Categoria : letteratura sarda

Giovanna Campus: una fine pittrice claramotana ora iconografa anche in Corsica di Ange de Clermont

Giovanna Campus è chiaramontese e dipinge da ragazza rose e fiori e altri soggetti, ma non ha fatto mai vanto e pubblicità al suo impegno artistico  di pittrice silenziosa e raffinata. Da tempo oltre ai soggetti più amati si è data all’iconografia e con pazienza certosina. Per fare un’icona ci vogliono tecnicamente circa sei mesi. Le misure dell’icona sono simboliche ,il legno duro e stagionato, febeau, africano tagliato dal falegname.Si pulisce con l’alcol denaturato, quindi, l’autore prega con una formula tradizianale tramandata da secoli. Prende la tavola e scrive a matita le benedizioni a favore del committente.
Compiuto questo rito  si prende la colla di coniglio e si stende sul legno e successivamente si applica una tela di lino per 10,15 giorni. Dopo che asciuga si passano col pennello sette strati di gesso di Bologna per icone e si lascia asciugare per sette giorni. Passati i quali si  disegna l’icona così come tramandata dai monaci.

Giovanna ha già dipinto l’icona che è posta al centro dell’ambone della Parrocchia di San Matteo, protettore di Chiaramonti.

Ad un certo punto dell’intervista, mi racconta:

-In Corsica ho una sorella e alla morte di mio cognato ho notato che nella parrocchia c’era un’icona non ben riuscita e allora ho fatto la promessa di farne una migliore. Dopo mesi d’impegno e di minuzioso lavoro, terminata l’opera e compiuti scrupolosamente tutti i riti, al sacerdote è piaciuta tanto che l’ha fatta collocare sul tabernacolo dell’altare maggiore, irraggiandola con luci adatte così che brillasse nella sua sacralità.-

Scrive a proposito Letizia Villa sul a Nuova Sardegna

 “Un’icona da Chiaramonti alla Corsica
A osservarlo con attenzione vi si scorge quello che l’artista vuole trasmettere: una sacralità che attraversa ogni fase e ogni singolo gesto che porta alla sua realizzazione, durante una lavorazione lunga sei mesi e carica di significato. Lo sguardo del Cristo Pantocràtor nell’icona realizzata dalla chiaramontese Giovanna Campus è severo. Sembra seguire chi si sofferma ad osservarlo. Come spiega l’autrice stessa dell’opera «l’icona è dentro di te, è parte di te. Non sei tu che guardi l’icona, ma è l’icona che guarda te». Una suggestione speciale, che nasce da un forte senso religioso, che fa sì che l’artista nutra per la sua opera un sentimento particolare. Da qualche giorno una icona del Cristo Pantocràtor ha lasciato la casa di Giovanna Campus a Chiaramonti, dopo i sei mesi di lavorazione che la raffinata tecnica richiede e che l’autrice padroneggia ormai da diversi anni, per andare a dimorare a Porto Vecchio in Corsica, nella chiesa di San Giovanni Battista per la quale l’artista l’ha creata. Un evento che è stato sottolineato e festeggiato durante una bella cerimonia celebrata dall’abate Constant. «Ci vogliono sei mesi per fare una icona – racconta la pittrice spiegando la tecnica di derivazione armena di quell’arte bizantina insegnatale da una suora che, a sua volta, l’aveva appesa da un prete ortodosso –. È una procedura lunga: si prende un legno stagionato, anche le misure sono simboliche, vi si scrivono le preghiere e i nomi se la si vuole regalare a qualcuno, poi si stende un telo di lino, si danno sette passate di gesso, si incide e poi si inizia a dipingere, fino a dare quattro strati di colore, dal più scuro al più chiaro, alla fine si danno le luci. L’ultimo strato di colore si dà dopo sei mesi». Oltre al Cristo Pantocràtor nella chiesa di Porto Vecchio, opera di Giovanna Campus è anche l’icona di San Matteo Apostolo che da qualche anno impreziosisce il leggio sull’altare maggiore della chiesa parrocchiale di Chiaramonti intitolata appunto al Santo.”

 

 

 

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