Dal mar Tirreno muovasi tzunami/e mandi lo stivale giù nel fondo/ di Ghigno di Tonca

Nel 1992-93 la Procura di Milano con una temerarietà insolita ha affossato la Democrazia Cristiana, Il Partito Socialista e altri partitini che bene o male avevano governato fin dal secondo dopoguerra. Una legge ad hoc salva la sinistra, già sinistrata dall’89 con il crollo del muro di Berlino, altrimenti ci sarebbe da scommettere tra cooperative rosse e soci svizzeri l’identica procura avrebbe seppellito quanto restava del vecchio “glorioso” Partito Comunista. E non si sarebbero fermati lì se, forse, rendendosi conto di esagerare, non si fossero fermati davanti ai noti datori di tangenti ai partiti, se non erro, per dieci miliardi un certo Romiti e un certo De Benedetti, per meglio intenderci gli amministratori delegati della Fiat e dell’Olivetti. A rigor di legge anche i manager dell’una e dell’altra industria sarebbero finiti come i compianti Cagliari e C.

I piemme, di alta cultura giuridica quanto la espresse il contadinotto abruzzese, avrebbero messo le manette a tutta la classe dirigente italiana. Il fatto è però che i piemme non solo hanno espulso dalla scena politica la DC, il PSI, il PSDI, il PRI, il PLI, ma appena si è sviluppato un sistema più sofisticato di intercettazioni ambientali, non sono andati tanto per il sottile e, per un nonnulla hanno messo sotto controllo decine e centinaia di famiglie. Infine, questo metodo, lo hanno usato anche per il capo del governo onde indagarne le frequentazioni maschili e femminili e iscriverlo nel registro degl’indagati, per istigazione alla prostituzione. Immaginare un presidente del consiglio che si da da fare per mettere su dei bordelli nella sua vasta villa d’Arcore è qualcosa di fantascientifico. I piemme non si fermano a tanto e siamo certi che fra non molto indagheranno anche sull’efficienza o sulla deficienza sufflatoria dello stesso presidente onde iscriverlo sul registro degl’indagati per inquinamento atmosferico e disastro ambientale. La fantasia dei piemme di stanza nella Procura di Milano da vent’anni ha preso le redini di quest’Italia fellona. Il più bieco giustizialismo va estrinsecandosi in mille modi. Per fortuna non ha messo sotto sequestro le due Camere, ci ha già pensato, l’imbecillità di un noto emerito professore della “Sapienza” di Roma. Un altro luminare si è preoccupato poi di dire il fatto suo al  75% degl’Italiani che indulgono sulle nefandezze vere o presunte di Berlusconi. E così siamo serviti, senza disturbare quell’altro barbuto stipendiato dal villeggiante di Dogliani, che crede d’essere diventato il padreterno per la carezza sulla barba del cardinal Martini, (emerito anche lui). Con queste stridule e affette da demenza senili voci e con una Procura iperattiva va l’Italia. Così è se vi pare. Ah, dimenticavo, e un Presidente che cerca, per quel che può, di governare le zuffe tra i partiti e l’irruenza dei vari organi della cosiddetta magistratura giustizialista con suasioni benevoli. Altro, Napolitano non può fare, toccherebbe agl’italiani in sede elettorale, ma anche questa sede ha ormai i teorici della loro inutilità. Che pena, questa Nazione, a 150 dall’Unità.

Dal mar Tirreno muovasi tzunami/e mandi lo stivale giù nel fondo

e gl’italiani al petto battansi le mani/ e se no, restin tutti nel profondo!

D’un’Italia rissosa e senza fede/prendiamo il via con veloce piede!

Niun si salva di codesta bolgia/se del viver niuno cambia foggia!

 

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