Categoria : letteratura sarda

“Donna Lucia Tedde Delitala tra sacro e profano. Lotte fazionarie a Chiaramonti e Nulvi nel primo Settecento” di Angelino Tedde Andreina Cascioni Giovanni Soro” recensione

Donna Lucia  Tedde Delitala tra sacro e profano,
Lotte fazionarie a Chiaramonti e Nulvi nel primo Settecento. di A.Tedde A.Cascioni G. Soro

Tas Art Printing, Sassari 2025  pp.184

Lucia Tedde Delitala, nacque a Nulvi tra il 1695/1696 secondo il il viceré Rivarolo visse e risiedette nel paese natale fino a 21 anni. A 18 anni fu gravemente offesa, ma non sappiamo come, da un suo cugino don Giommaria Tedde. Fu vendicata daj giovanissimo Giovanni Fais e da un suo fratello, che ci rimise la vita, con l’uccisione dell’offensore. Condannato alla pena capitale dal Tribunale di Sassari il giovanissimo Giovanni Fais si diede alla latitanza formando una sua banda con altri malavitosi. Donna Lucia probabilmente scese in campo in modo anonimo o palese per dare manforte al suo difensore, creando intorno a sé un alone di amazzone leggendaria, per quanto non esistano fonti sicure su queste vicende, dal momento che di fatto visse coi fratelli e le sue sorelle maggiori nel sontuoso seicentesco palazzo di Nulvi e nelle terre possedute dal padre Andrea Tedde e dalla madre Marietta Delitala. Visitò sovente Chiaramonti dove la sorella, maggiore di 12 anni, risiedeva nel palazzo seicentesco ereditato dal defunto marito Giovanni Battista Delitala. Per ben tre volte svolse anche il ruolo di madrina. Alla morte prematura della sorella Gerolama Tedde in Delitala, trentaduenne, Donna Lucia ventunenne, entrò in possesso del palazzo, di varie altre case e di tutti i pos- sedimenti appartenuti alla sorella che nel testamento l’aveva dichiarata sua erede universale, pur largheggiando anche con le altre sorelle e fratelli nulvesi.

Donna Gerolama legò molti beni alla costruzione della sua cappella patrizia nella chiesa del Convento dei Carmelitani antico ordine di Chiaramonti per esservi seppellita e suffragata con messe piane e cantate. Nel 1716 Donna Lucia divenne un personaggio di spicco in Chiaramonti controllando i barracelli, alleandosi a mezzo atti di comparatico con parecchie famiglie, coi notabili e col clero.

Osteggiatissima dai Tedde chiaramontesi, nobili e no, pensò di eliminarli del tutto dal paese con l’aiuto dei suoi alleati nulvesi. I Tedde riuscirono a scappare nottetempo, restò solo un certo Matteo Tedde col figlio Giovanni Michele, che i nulvesi su suo ordine eliminarono brutalmente

Per dar conto di queste vicende il viceré Marchese Gerolamo di Castagnole e di Barolo, la precettò a Cagliari, dove la nobildonna, accompagnata dal cognato Giovanni Maria Satta, suo tutore, si presentò decisa a evitare o quanto meno a rendere meno pesante la condanna che il tribunale dei sette nobili avrebbero potuto irrogarle.

Condannata a 5 anni di arresti domiciliari e a mille scudi di penale, morto precocemente il Castagnole e subentratogli come supplente il fratello arcivescovo di Cagliari Marchese Raulo di Castagnole e di Barolo, Donna Lucia, ottenne la commutazione della pena detentiva in pena pecuniaria. Pagò cinquecento scudi e tornò libera nel suo palazzo di Chiaramonti, evitando di immischiarsi nelle lotte fazionarie anglonesi, vivendo pacificamente nel suo plazzo e dedicandosi agli affari verso cui si sentì sempre fortemente portata.

Si spense nel suo palazzo il 24 luglio del 1755 e fu sepolta il giorno dopo accanto alla sorella nella cappella patrizia costruita accanto all’altare maggiore del Convento dei Carmelitani.

La maggior parte dei suoi beni, per testamento, li devolse alla Compagnia del Collegio Gesuitico di Ozieri e alle sorelle e ai nipoti, al fratello Giovanni e a tutti coloro che l’avevano servita e riverita a Chiaramonti e a Cagliari. Escluse in assoluto il fratello maggiore Tommaso che aveva osato affrontarla in armi in casa sua e nella pubblica piazza di Nulvi.

È indubbio che questa decima figlia di Andrea Tedde e Marietta Deitala emerse sia nella fazione dei Tedde Delitala, ma soprattutto tra le numerose donne settecentesche che amazzoni o no scesero in campo partecipando alle zuffe anglonesi dell’irrequieta Anglona del Settecento. Il saggio oltre alla sua personalità cerca di ricostruire le personalità di Giovanni Fais e della moglie Baingia Unali non meno avvincenti di Donna Lucia.

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