“Gavino Mariotti, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Sassari infangato gratuitamente da inquirenti “buccia di giogga”di Fulgenzio Saetta

E’risaputo che in Italia tutta la squadra che qui e là persegue dei presunti malavitosi spesso prende abbagli come è avvenuto per il povero Tortora e per tanti altri come lui. Certamente è giusto che gli “avvocati dello Stato” come sono i pubblici ministeri e le forze dell’ordine loro braccio destro si diano da fare per scovare i rei, successivamente da assolvere o da condannare da parte della magistratura giudicante. Nessuno lo mette in dubbio, ma è sommamente ingiusto colpire le persone oneste la cui vita si può dire è stata sotto gli occhi di tutti per anni, guadagnandosi la stima se non di tutti, di numerosi cittadini. Conosco il prof. Gavino perché è stato compagno di studi con un mio familiare per vari anni. L’ho conosciuto come esperto nel cercare e riuscire a catturare i consensi elettorali sia da studente sia da professore universitario. Si potrebbe dire che nel corso dei suoi studi ha rappresentato spesso nei consigli democratici a cui possono accedere gli studenti con successo. Si tratta di una persona simpatica, a volte spiritosa, ma ben lontano dalla mala vita.

E qui ricordo che si sa che le banche come Vespasiano raccolgono denaro e si sa che il denaro anche se procurato strozzando il prossimo con l’usura a cui molti ricorrono senza tanti scrupoli non puzza, non emette odori nauseabondi, per cui le banche accolgono
i depositi senza mettersi problemi, badando certo che le banconote non siano false. Io che sono ricorso spesso alle banche per dei prestiti personali non ho colpa se mentre pagavo le rate mensili accanto a me c’era un imprenditore che quel denaro che versava era frutto di gravose usure. Speriamo col tempo di arrivare a delle monete robot che raccontino i loro percorsi così da distinguere il denaro pulito da quello sporco.
Altro esempio, con dei colleghi ricordo d’essermi recato in carcere per esaminare una brigatista che doveva sostenere un esame universitario. Due guardie restarono fuori della porta  a vetri con i mitra spianati. Già questo spettacolo mi fu indigesto, mentre non lo fu la sagoma fragile non attraente dell’esaminanda. Facemmo l’esame, segnammo il voto nel libretto e nel registro che ci siamo portati dietro, salutammo l’esaminanda e ce ne andammo. Di certo non ci resto addosso alcuna puzza o qualche tendenza ad uccidere per motivi politici qualcuno.
Altro esempio ancora. Più volte per motivi turistici andammo ad Orgosolo e in altri paesi della cosiddetta “zona delinquente” di sicuro nel ristorante di Prato Comunale o dello stesso centro di Orgosolo banchettavano dei malviventi, forse ci sdrusciammo anche il braccio o raccogliemmo qualche posata che era caduta ad un vicino di tavola che a nostra insaputa faceva il guardiano di qualche sequestrato. Non per questo vale il detto “dimmi con chi mangi e ti dirò chi sei” quasi a dire “chi va con lo zoppo impara a zoppicare”.
Altro esempio. Ero studente universitario in un pensionato cattolico, ma all’Università facemmo amicizia con qualche compagno dall’irrefrenabile voglia di recarsi frequentemente nei numerosi bordelli che a Sassari non mancavano. Era talmente preso che arrivò a vendersi i libri per procurarsi i soldi da dare alla maîtresse del bordello da lui prediletto. Io e un altro amico ci facemmo delle grasse risate esortandolo a non compiere quel misfatto, ma lui non ci diede ascolto. Noi non eravamo di certo frequentatori di bordelli e col compagno eravamo semplicemente compagni di studio. Non per questo avremmo meritato
l’epiteto di puttanieri.
Altro estremo esempio. In uno dei tanti paesi dell’Anglona sovente veniva l’ex galerante Mesina  ospite da un sedicente amico, il quale invitava alla mensa dei convitati irreprensibili per pura curiosità. Quando poi vennero alla luce i reati che il re del Supramonte compiva, visto che da re si era trasformato in narcotrafficante, non per questo fecero la retata di persone oneste che non sapevano di certo del sotterraneo traffico del vecchio re del Supramonte.
Per concludere, se il  magnifico rettore, è andato a cena nel sotto o nel supramonte con persone a sua insaputa malavitose o che credeva redente non per questo gli si deve porre l’etichetta di malavitoso e associato a dei mafiosi. A me pare che le ipotesi che possono farsi sono due: o chi lo ha messo sotto indagine non lo conosce bene o lo ha fatto per fare un favore a qualche altro candidato politico che gli sta a cuore ed eliminare Gavino Mariotti  oppure è persona talmente tonta che ha preso fischi per fiaschi.
Purtroppo tra i pubblici ministeri questo male non è raro.

 

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