“Al prof. Gian Paolo Brizzi il riconoscimento dall’International Association for Hungarian Studies” e convegni internazionali 2021 promossi dal CISUI

L’Assemblea generale dell’International Association for Hungarian Studies si è riunita a Budapest, lo scorso 25 agosto, e ha eletto tra i membri onorari il prof. emerito dell’Università di Bologna Gian Paolo Brizzi.
Il prof. Brizzi, emerito di Storia dell’Alma Mater dal 2018, è stato professore ordinario di Storia Moderna in Unibo fino al 2015 dove ha ricoperto diversi incarichi istituzionali nel corso della sua carriera. E’ stato Presidente di vari Corsi di Laurea, Presidente di Commissioni per il finanziamento delle attività di ricerca universitarie e di selezione dei dottorati di ricerca. E’ stato Direttore del Dipartimento di Discipline Storiche Geografiche e Antropologiche, membro e presidente di dodici concorsi per ricercatore, professore associato e professore ordinario.

Ha diretto l’Archivio storico dell’Università di Sassari (1989-1996) e l’Archivio fotografico dell’Università di Bologna (1996-1999). Ha ideato e diretto
il Museo europeo degli studenti-MEUS dell’Università di Bologna e diretto il “Centro di Servizi per le attività didattiche e scientifiche Archivio storico” dell’Alma Mater (1999-2016). E’ stato Direttore del Centro interdisciplinare per la storia dell’Università di Sassari (1988-1996), Direttore del Centro interuniversitario per la storia delle università italiane-CISUI (1996- 2017), Vice-presidente del progetto Heloise – European Network on Digital Academic History e Rappresentante dell’Italia (dal 2005) e Membro onorario (dal 2015) dell’International Commission for the History of Universities. È autore di oltre 300 contributi (monografie, curatele, articoli, recensioni).
Tra i riconoscimenti, è stato nominato nel 2002 membro dell’Accademia Peloritana dei Pericolanti; nel 2020 ha ricevuto il Premio “Pro cultura Hungarica”, conferito dal governo d’Ungheria su proposta dell’Accademia delle scienze di Budapest e dell’Università di Szeged.

Prof. Gian Paolo Brizzi

Noi sassaresi abbiamo avuto l’onere di avere per 11 anni il professore come titolare ordinario di Storia Moderna e inoltre fondatore del Centro Studi Interdisciplinari dell’Università di Sassari, in sigla CISUS. Con vari studiosi ha dato vita ad una serie di pubblicazioni sulla storia dell’Università di Sassari che oggi grazie a lui può contare su una serie di ricerche che illustrano al lunga storia della nostra Università a decorrere dallo Studium Generale del 1562 al 1612 quando lo Studium Generale Sassari ricevette il placet del Papa per conferire lauree in Teologia e nel 1632 la possibilità di conferire le lauree in Teologia, in Diritto e in Medicina.
Quando lasciò Sassari per l’Università di Bologna, come direttore del Centro interuniversitario per la storia delle Università Italiane CISUI con sede a Bologna e la rivista “Annali della Storia dell’Università Italiana” ha dato largo spazio alla storia dell’Università Sassarese che in tal modo venne conosciuta anche a livello nazionale e internazionale.
Attualmente il prof. emerito dell’Università di Bologna continua la sua attività come Presidente del Comitato scientifico del CISUI. Nel corso di quest’anno ha promosso due convegni internazionali, il primo dedicato alla storia dei corpi accademici europei (docenti e studenti) dalle origini delle università ad oggi; il secondo su Università e stregoneria. Da notare anche la pubblicazione di un ponderoso volume di 700 pagine sulle fonti sparse dell’Alma Mater Studiorum di Bologna.
Per il professore pare che il tempo non voglia passare e imperterrito continua i suoi studi in concerto con gli specialisti di Storia delle Università non solo europee.

L’Università davanti alla stregoneria in Europa tra medioevo ed età moderna

Convegno internazionale Bologna, 9-10 settembre 2021

Il Centro interuniversitario per la storia delle università italiane (CISUI) promuove il convegno “L’Università davanti alla stregoneria in Europa tra medioevo ed età moderna”. Il tema è il coinvolgimento dell’Università “in quanto istituzione” nel dibattito sulla stregoneria dal medioevo all’età moderna in tutta l’Europa, occidentale e orientale, cattolica e protestante.
Le determinazioni accademiche ebbero un significativo impatto culturale e sociale, permanendo nel corso dei secoli. Fu il caso, ad esempio, del responso emesso dal Collegio dei teologi dello Studio di Parigi nel 1398, i quali approvarono ventotto articoli che condannavano non solo le insidie di Satana, i contratti diabolici e la pratica della magia, utilizzata per soggiogare i diavoli al proprio servizio, ma anche l’incredulità di coloro che negavano l’efficacia di tali atti. Intellettuali “in quanto professori”, ma anche forme e pratiche dell’essere studenti davanti alla stregoneria, così come le tesi dottorali e le dissertazioni prodotte nell’ambito della didattica universitaria, accanto alla comparsa di lezioni aventi la stregoneria come oggetto specifico. Nello spirito di quanto sopra e a titolo indicativo, le principali fonti (secoli XII-XVIII) su cui si attendono proposte di papers sono:

1. reazioni di Università davanti a casi di propri studenti o docenti quali oggetto di inquisizione per stregoneria;
2. lezioni e responsa / consilia da parte di Università in materia di stregoneria;
3. dissertazioni di dottorato in tema di stregoneria;
4. pratiche studentesche e stregoneria (es.: bestemmie e superstizioni arieggianti la stregoneria; disposizioni di statuti di collegi universitari; disposizioni su comportamenti e feste di studenti; composizioni satiriche).

Poitiers2012 Bologna2013 Bern e Lyon2014 Madrid2015 Perugia2016 Utrecht2017 Lisboa2018 Leipzig2019 Bologna 2021 X Atelier Héloïse – European Network on Digital Academic History

L’Europa delle Università: contesti comuni e peculiarità locali attraverso l’esame delle fonti (origini-XX secolo)

Convegno internazionale Bologna, 29-30 marzo 2021

All’interno del progetto Héloïse che, da ormai dieci anni, accoglie studiosi che affrontano temi di ricerca riconducibili alla Storia dell’Università utilizzando le tecnologie informatiche per la raccolta e l’analisi dei dati, il X Atelier si propone sia di compiere una ricognizione dello stato d’avanzamento delle ricerche già in atto sia di proporre alla comunità scientifica come tema principale dell’incontro contributi che evidenzino la varietà delle fonti, istituzionali e non, ma anche la presentazioni di nuovi progetti e la partecipazione ad eventuali future collaborazioni trasversali.

Un viaggio comune all’interno del sistema università, affrontato con gli strumenti informatici tipici del gruppo Héloïse, non può prescindere dalla consapevolezza di cosa unisca o

differenzi le diverse esperienze europee, affrontate sino ad ora singolarmente dai vari gruppi di ricerca: l’esame delle fonti utilizzate o utilizzabili costituisce un passaggio ineludibile per stimare La strutturazione di un progetto comune richiede la preliminare individuazione di un oggetto di indagine chiaro e quanto più possibile definito. Il panorama universitario europeo, in un lasso di tempo assai esteso, qual è quello affrontato dai diversi gruppi di ricerca del network Heloise, comprende momenti di continuità e fratture, elementi comuni e peculiarità locali. L’esperienzauniversitaria, che nasce in Europa e costituisce un tratto comune e distintivo di un organismo per altri versi assai frammentato, quale fu l’Europa medievale e moderna, è nondimeno caratterizzata da peculiarità sul doppio piano del tempo e dello spazio, variazioni relative a flussi di scambio (di persone, idee, conoscenze), profili istituzionali, contenuti culturali e funzioni.

Tenendo presenti queste considerazioni, in occasione del X Atelier Heloise, programmato a Bologna, si propone di dedicare l’incontro ai nuovi materiali e metodi per lo studio delle prosopografie accademiche dal medioevo fino ai nostri giorni.
Allo scopo si richiamano alcuni suggerimenti su temi che riteniamo importanti alla luce delle considerazioni appena espresse, auspicando accanto:

1) banche dati e storiografia:
– presentazione dei risultati dell’incontro di Leipzig dello scorso anno;
– prima dei database: il rapporto tra i diversi database e le tradizioni storiografiche di riferimento (continuità-discontinuità/analogie-differenze…);
– accanto ai database: il contesto storiografico in cui sono nate le esperienze di ricerca dei singoli gruppi di lavoro e descrizione dello stato d’avanzamento dei singoli progetti.

2) banche dati e linguaggi:

– il linguaggio informatico di una comune banca dati (web semantico o altro?)

– una o più lingue per una comune banca dati: problemi di normalizzazione linguistica e semantica nell’ottica di un prodotto informatico comune (quali lingua utilizzare per un comune database? Le diverse lingue nazionali? Il latino fino all’età moderna? Quali categorie? …);

3) fonti per la storia delle Università:

– quali fonti per quale storia: fonti disponibili e fonti utilizzate per le specifiche ricerche storiografiche alla base delle diverse banche dati del gruppo Heloise;

– fonti seriali e non, “istituzionali” e non: tradizione e nuove prospettive dell’uso delle fonti (inclusione di fonti legate alla memorialistica, epistolari, discorsi celebrativi, lapidi commemorative, iscrizioni funebri, ecc.); fonti giudiziarie, fonti ministeriali, letteratura odeporica, professioni di fede, iconografia accademica, libri amicorum, etc.;

– analisi delle fonti con riguardo a percorsi formativi alternativi, ad es. attività di insegnamento superiore esterna alle università praticata privatamente da professionisti in virtù della licentia ubique docendi; convitti riservati alla nobiltà e all’alta borghesia; lauree extra- accademiche (conti palatini, protonotari apostolici, collegi professionali con prerogativa di addottorare);

– il problema della critica delle fonti all’interno delle banche dati. Come rendere la complessità dell’approccio alla fonte, tipico degli studi storici, superando la rigidità degli strumenti informatici attualmente a disposizione? Come tener adeguatamente conto della lacunosità e della frammentarietà delle fonti a disposizione quando si lavora su dati presentati in una modalità, come quella informatica, che (forse più che le modalità tradizionali) tende a evidenziare i “pieni” della storia e a occultare i “vuoti”?

– eterogeneità e disponibilità delle fonti in relazione alla qualità dei dati informatici, alla loro analisi sul piano quantitativo e alla loro visualizzazione su quello grafico.

 

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