“La fidanzata negata” di Nanda McScan

Ero solita prendere il bus n. 31 a Roma per recarmi al lavoro ed è proprio su quell’autobus che conobbi una signora romana di circa 55 anni, credo avesse pressappoco l’età’ di mia madre, la incontravo spesso e più’ di una volta in compagnia di sua figlia che le somigliava molto.
Un giorno mi chiese di dove ero, risposi che ero nata in un paesino della provincia di Sassari, “come si chiama il paese?” “Chiaramonti” risposi, notai subito nel suo volto una sorta di smarrimento e dopo un attimo di silenzio mi disse che da ragazza conobbe un giovane chiaramontese con il quale si sarebbe dovuta sposare ma che non ne seppe più’ nulla. Aggiunse che in preda alla disperazione si rivolse persino al parroco del nostro paese senza successo e che questa storia le provocò molta sofferenza.
Le chiesi il nome dell’uomo e lei mi diede anche il cognome.
Ne parlai con i miei genitori i quali mi dissero subito di chi si trattava anche perché in paese si conoscevano tutti ma non conoscevano questa storia perché all’epoca queste notizie non uscivano dal seno della famiglia. Mi dissero che si era trasferito al sud dell’isola, forse a Cagliari se non ricordo male. La voce di questa storia si sparse in famiglia e in quelle allargate. E’ lo zio di …. e la voce arrivò’ in un baleno al mancato sposo il quale, durante le mie brevi vacanze in paese, incuriosito, venne a trovarmi ma credo anche perché voleva, mio tramite, inviarle un messaggio.
L’uomo mi raccontò’ come andarono le cose partendo dal detto che nelle famiglie all’epoca vigeva il detto “mogli e buoi dai paesi tuoi” e in questo caso si trattava di una continentale ..peggio ancora.
Praticamente si recò in paese per annunciare la buona novella in famiglia e i suoi genitori non la presero bene. “E innoche no chen ada de bravas feminas, n’de la deves battire dae continente!” . Gli avevano ’isfasciadu su coju!” Gli proibirono di scriverle e lo ostrinsero a perderne le tracce. Cio’ avveniva mentre lei lo aspettava.
Non ricevendo alcuna risposta alle lettere che gli inviava, sicuramente intercettate dai familiari, la disperazione spinse la rivolgersi al parroco ma le cose non cambiarono.
“Era una brava e bella donna, di lei ho un ricordo molto bello, la dovetti lasciare in silenzio per colpa della mia famiglia anche se oggi sono felicemente sposato”. Mi prego’ di salutarla e di riferirle tutto, cosa che feci al mio rientro a Roma.
Di anni ne erano passati parecchi ma in lei la ferita era ancora aperta, si era sposata ma il suo matrimonio non durò’ a lungo

 

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