Categoria : memoria e storia

” Giovanni Soddu, noto Nino (1920-2006)” fondatore del PCI a Chiaramonti a cent’anni dalla nascita di Angelino Tedde

 Questo breve profilo storico lo debbo in parte all’amico chiaramontese Carlo Patatu e a Vincenzo Soddu figlio di Zio Nino, per la genealogia ad Andreina Cascioni e a Giovanni Soro. Li ringrazio tutti con riconoscenza. A.T.

Zio Nino era nato a Chiaramonti da Giovanni Vincenzo Soddu e da Gavina Fois giusto nel 1920, quando dopo il biennio rosso, il fantasma di Mussolini si faceva strada da socialista rivoluzionario a duce degl’Italiani. Fotografia di Nino Soddu dall’archivio di famiglia.

Visse nel suo palazzo non molto lontano dalla Bicoca e dal dirimpettaio palazzo dei Madau. Il padre, alto credo oltre 1,90, era stato carabiniere scelto presso il Re, quelli che poi divennero i corazzieri. Era uno dei sei fratelli maschi Soddu e dell’unica sorella Maria Chiara, mia nonna materna. La madre era Serafina Massidda, a sua  volta figlia di Giovanni e di Maria Domenica Chessa  e il padre, il vedovo Giovanni Maria  Soddu, figlio di Giuliano e di Clara Campus, sposi nel 1866. Il fratello Ottavio fu impiegato all’Intendenza di Finanza; un altro fratello, Antonio Maria, divenne maestro elementare e poi direttore didattico rurale a Olbia e a Sassari; un altro fratello, Giovanni, si fermò in paese e fece l’agricoltore; un altro, Apollonio, si trasferì a Nuoro come guardia forestale dando vita ai più noti Soddu di Nuoro. L’altro fratello  Giovanni Maria Soddu, con i figli ha dato luogo ai fratelli Soddu di Busto Arsizio  e finalmente mia nonna Maria Chiara, che si sposò, contro la volontà di tutta la famiglia, col furbo pastore di capre nulvese Michele Piras (1897.1976).

Zio Nino ebbe pure una sorella, Gavina, che visse nubile in famiglia. A 11 anni, forse su indicazione del parroco teologo dr. Pietro Dedola, vista la sua pietà di chierichetto, lo avviò in seminario dove fu ospite fino alla V ginnasio, nel 1942, quando i superiori gli consigliarono di lasciare la strada del sacerdozio zio Nino, con grande dispiacere della madre Gavina, rientrò a Chiaramonti.  Fotografia di Giovanni Vinecnzo Soddu dall’archivio di Mario Unali.

Probabilmente cominciò ad occuparsi di politica anche se, avendo uno spirito critico, guardò male il fascismo che era ormai agli sgoccioli. Infatti, nel 1943 il duce fu esautorato ed ebbe inizio in Italia  quel periodo burrascoso e confusionario, specie per chi aveva creduto al fascismo e alla società totalitaria che tendeva a promuovere. Fotografia di Gavina Fois dall’archivio di Mario Unali.
Zio Nino, tenente di complemento presso la base contraerea di Villa Seta, Agrigento, dopo lo sbarco degli alleati, approfittò della situazione di confusione creatasi in Italia per tornare frettolosamente in Sardegna e occuparsi delle attività di opposizione al regime.
Fotografia dell’archivio familiare di Vincenzo Soddu

Io entrai in contatto con zio Nino, (cugino di primo grado di mia madre e di secondo grado di mio padre) presumibilmente  a 8 anni, esattamente nel 1946. Il ricordo non è nitido, ma rammento la canzoncina che m’insegnò:

 

Maria Chiara Soddu
(1891-1933)

Sulla punta di questo stile
c’era scritto tre volte vile vile,
vile Vittorio Emanuele.
Evviva la Repubblica
abbasso abbasso il re.
E su e giù e su e giù che il treno va
evviva la libertà!
Su vigliacchi, scendete dal trono,
deponete le vostre corone!
Avanti popolo, rivoluzione!
Il comunismo trionferà!
Il comunismo trionferà!

Serafina Linda Piras (1917-1947)

L’altro episodio che mi è rimasto impresso è il ritorno a casa di mamma dopo il voto alle prime elezioni amministrative. Il voto doveva restare segreto e infatti mio padre non disse nulla in proposito; invece lei, rivolta a mio padre, esclamò:

-Ho dato il voto a Nino!-.

A questo punto, facendo una ricerca nel sito del mio amico Carlo Patatu, patatu.it, vengo a sapere che
“Il 22 febbraio 1946, in Chiaramonti, vennero presentate tre liste, ma ne erano state organizzate due. All’ultimo momento, i componenti della seconda, provocarono la spaccatura e così saltò fuori la terza: quella dei comunisti, che prima condividevano il progetto con socialisti, repubblicani e sardisti.

Cos’era accaduto: originariamente il progetto comprendeva la lista dei democristiani ed indipendentisti e quella dei socialisti, comunisti e repubblicani-sardisti. Qualche giorno prima, il secondo gruppo si divise provocando la fuoriuscita dei comunisti, che presentarono la loro. Così complessivamente furono trentasei i candidati in lizza.

Il logo dei democristiani, la prima lista, rappresentava una stella a quattro punte; la seconda, quella dei socialisti-repubblicani-sardisti, lo stemma sardo; la terza, dei comunisti, una spiga di grano. La lotta comunque era ad appannaggio delle prime due, a discapito dei fuoriusciti che dovettero arruolare, tamburo battente, altri candidati.

Il due seggi elettorali erano collocati nella chiesa del Rosario (sconsacrata nel periodo di guerra) e, su 1.447 aventi diritto, votarono in 1.113 con una percentuale alta, per allora: 76,91. Si poteva esprimere fino a dodici preferenze, anche distribuite in più liste. Le schede nulle furono 76. Per comparazione, nelle amministrative del 2017 gli iscritti al voto erano 1.408 -su 1664 residenti- ed unica la lista presentata: 12 componenti, compreso il candidato a Sindaco. Non si raggiunse il quorum, dando il benvenuto al Commissario Straordinario che entrò a palazzo con disinvoltura. A pieno titolo. Foto del palazzotto di zio Giovanni Vincenzo Soddu.

Il 10 marzo 1946 la lista n. 1 (democristiani ed indipendenti) vinse alla grande piazzando i 12 consiglieri: Madau Antonio Luigi, Puggioni Sebastiano, Rottigni Salvatore, Ruiu Francesco, Urgias Andrea, Canopoli Gavino, Scanu Giovanni Michele, Murgia Gavino, Canopoli Giovanni Agostino, Lezzeri Salvatore, Quadu Salvatore, Denanni Gavino.  In minoranza furono eletti: Accorrà Andrea e Baiardo Giuseppe del Partito Sardo d’Azione e Soddu Giovanni dei comunisti.  La terza lista, quella dei comunisti, era composta dai seguenti: Brundu Giuseppe di Sebastiano, Canu Lorenzo, Soddu Giovanni di Giovanni, Unali Giovanni di Andrea, Soddu Gavino fu Gavino, Putzolu Emilio di Salvatore, Coda Mario di Giacomo, Manghina Antonio fu Salvatore, Montesu Pietrino fu Antonio, Mureddu Antonio Maria fu Giovanni Domenico, Satta Matteo di Antonio, Murruzzulu Giovanni fu Pietro.

Il 17 successivo si riunì il Consiglio Comunale, per procedere all’elezione del Sindaco ed assessori. La presidenza dell’assemblea civica fu tenuta dal Madau A. Luigi che, preso atto dei voti attestati alla 1^ lista, dopo alcune contestazioni, passò alle votazioni: sindaco Madau Ant. Luigi, che ottenne 11 voti su 15 presenti. Eletti assessori, con 12 voti alla pari: Puggioni Sebastiano e Canopoli Gavino. Supplenti: Rottigni Salvatore, 10 voti e Ruiu Francesco con 8 voti.”

In breve zio Nino era stato eletto nella lista dei comunisti, partito che egli aveva fondato a Chiaramonti anche con mio suocero Matteo Satta e con altri compagni che confluirono nella lista: Brundu Giuseppe di Sebastiano, Canu Lorenzo, Soddu Giovanni di Giovanni, Unali Giovanni di Andrea, Soddu Gavino fu Gavino, Putzolu Emilio di Salvatore, Coda Mario di Giacomo, Manghina Antonio fu Salvatore, Montesu Pietrino fu Antonio, Mureddu Antonio Maria fu Giovanni Domenico, Satta Matteo di Antonio, Murruzzulu Giovanni fu Pietro.
Zio Nino, nelle more elettorali, tra il 1946-48 aveva partecipato al concorso per le Ferrovie Statali, che vinse. Dopo le elezioni lasciò Chiaramonti per trasferirsi a Cagliari dove prese servizio.

Successivamente la Congregazione  della Fede con svariati punti proibiva ai cattolici di votare il PCI che, con l’articolo 14 dello Statuto, aderiva al materialismo storico e un cattolico non poteva aderire al partito materialista. Zio Nino, ormai impiegato alle Ferrovie dello Stato, non prese più la tessera del PCI, anche se il suo orientamento fu sempre di Sinistra.

Quando anche a me , dopo 8 anni di seminario, fu consigliato di lasciare la strada del sacerdozio, dopo due anni di Giurisprudenza, dietro consiglio del Preside delle Scuole Medie  Carboni mi iscrissi a Cagliari nella Facoltà di Lettere e Filosofia, specie quando prendevo il treno da Porto Torres per giungere a Cagliari, ebbi modo d’incontrarlo più volte nel suo ufficio. Mi accoglieva con affetto e con orgoglio e mi offriva sempre qualcosa al bar. Così era solito fare con tutti i chiaramontesi che gli capitava d’incontrare alla stazione ferroviaria di Cagliari, dov’era il suo ufficio.

Lo persi di vista quando iniziai la mia carriera scolastica e universitaria, ma ebbi modo di contattarlo al telefono più volte. Un giorno, trovandomi a Cagliari, (era rimasto vedovo di Sara, nobildonna calabrese sposata il 15-12-1956), m’invitò a pranzo a casa sua e la sera e  ci recammo alla Messa insieme. Entrambi avevamo conservato la fede dopo tante peripezie. Seppi poi della sua morte avvenuta nel 2006; in questi ultimi anni ho avuto modo di conoscere  suo  figlio Vincenzo, professore di Lettere e scrittore di romanzi. Porta il nome del nonno paterno.

Del padre ricorda la  grande onestà intellettuale, che lo portava a scegliere sempre la strada più diritta, e il coraggio unico, che gli permise di crescerlo senza risposarsi nonostante la perdita dell’amata moglie. Il suo rapporto col padre è sempre stato nutrito di grande affetto e devozione, e il suo ricordo in lui è sempre vivo.
Un ricordo che porterà sempre in serbo riguarda la scelta dell’insegnamento, voluta fortemente dal padre contro ogni sua velleitaria pretesa artistica:
-Fai sempre per prima la scelta più concreta, poi, se sarai in grado, ci sarà spazio anche per quelle accessorie.-
Il comunismo fece sempre parte di lui, pur senza tessera, contro ogni ingiustizia gli si presentasse nella vita quotidiana, e nell’aiuto del più debole, sempre presente, sino alla fine dei suoi giorni. Avrebbe meritato di più? Forse sì, ma la strada dell’onestà e dell’orgoglio intellettuali, oggi, si sa, sono sentieri poco percorsi da chi dovrebbe attribuire i meriti.
Nel 1974 fu nominato Cavaliere della Repubblica.
Il palazzetto ereditato dai genitori è stato acquistato e ristrutturato da una famiglia inglese che periodicamente lo abita. Il figlio esercita la sua professione di docente e di scrittore a Cagliari, sposato con due figli.

 

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