“Padre Guerino Vilotti c. m. Bertiolo 1918-Verona 2006” di Pietro Meloni già vescovo di Nuoro
La Città di Sassari ricorderà sempre con gratitudine e ammirazione il missionario don Guerino Vilotti, che ha donato molti anni della sua vita alle Missioni Vincenziane in Sardegna e ha condiviso la vita dei più poveri tra i poveri nel quartiere di “Rizzeddu”, noto a tutti con il nomignolo di “Montelepre” per la sua realtà fortemente disagiata e dimenticata dalle istituzioni. Molti sassaresi hanno conosciuto la generosità di questo umile missionario verso tutta la gente, e soprattutto la sua gioiosa azione apostolica nel mondo della gioventù. Il ricordo riconoscente appare opportuno all’inizio del presente anno 2018, nel quale ricorre il “centenario” della sua nascita.
Don Guerino era un “missionario” autentico e un autentico “friulano”. Era nato nella provincia di Udine a Bertiolo il 10 settembre 1918, in una di quelle famiglie nelle quali si respirava la fede, la concordia e la preghiera. All’età di vent’anni entrò nella comunità dei “Missionari Vincenziani”, compiendo gli studi con passione nel Seminario di Scarnafigi, Chieri e Torino. Fu ordinato sacerdote nella Cappella dell’Episcopio di Saluzzo all’età di 27 anni dal vescovo Mons. Egidio Luigi Lanzo il 22 dicembre 1945.
Per qualche anno fu inviato a predicare le “Missioni” nel territorio della diocesi di Como, finché nell’anno 1948 vide coronato il suo grande “sogno” di partire missionario nella lontana e misteriosa Cina. La sua spiritualità e la sua giovialità gli consentivano di entrare facilmente in contatto con le persone, e gli fu facile imparare in breve tempo la lingua dei Cinesi, mentre svolgeva la sua azione missionaria nel Vicariato Apostolico di Kian. La formidabile capacità di “attaccare bottone” con tutti, gli consentì di imparare il cinese in pochi mesi, insieme ad altre lingue e alla indispensabile lingua inglese.
Il regime comunista lo teneva d’occhio per la sua tendenza a difendere i deboli e a ricercare la giustizia, e così avvenne che dopo tre anni fu espulso dalla Cina e fu costretto a malincuore a ritornare in Italia. E approdò a Sassari nell’ anno 1953 presso la Casa della Missione, dove si respirava ancora l’atmosfera del mitico Padre Manzella, la cui memoria era tenuta viva dai Padri Vincenziani e principalmente dal Padre Antonio Sategna.
Don Vilotti era desideroso di inserirsi in un ambiente che fosse simile alle tradizionali terre di missione, e lo scoprì proprio a “Montelepre”, il quartiere più abbandonato della città, dove già alcuni Missionari avevano tentato di rendersi presenti per un po’ di istruzione religiosa. Vi predicò una “missione” il Padre Gino Del Grosso, compagno di studi di Don Guerrino, che era giunto a Sassari nell’anno della sua ordinazione sacerdotale, avvenuta nella Cattedrale di Fossano il 22 febbraio 1946, ed è ancora vivente e attivo nella Chiesa delle Missioni.
L’ambiente di Rizzeddu-Montelepre era costituito da una serie di casermette militari, nelle quali erano state accolte nel dopo-guerra le famiglie che non avevano una casa e le famiglie sfrattate dalle loro abitazioni. La convivenza era assai ardua per la precarietà degli alloggi e per la scarsità della luce e dell’acqua: nelle poche fontanelle all’aperto vi erano a tutte le ore lunghe file di donne che cercavano di riempire d’acqua i loro recipienti per l’igiene e per la cucina.
Don Vilotti condivise in pieno la realtà di Montelepre, visitando tutte le famiglie e iniziando un’azione educativa e ricreativa per i bambini, i ragazzi e i giovani. Attorno a lui scattò gradualmente un’azione di volontariato, educativo e caritativo, con la collaborazione di alcune ardimentose insegnanti che già operavano nella scuola del quartiere, e del giovane educatore Pasqualino Salis. Anche noi giovani dell’Azione Cattolica della città di Sassari fummo subito al suo fianco per dargli una mano nella cura della gioventù.
Il nostro missionario riuscì a trasformare uno dei capannoni in “cappella” per le celebrazioni religiose e lo spiazzo dinanzi alle abitazioni in ”campo sportivo”, che non solo servì a unire e educare i ragazzi di Montelepre, ma divenne un punto di riferimento per i ragazzi della città, con l’organizzazione di tornei e campionati di buon livello agonistico.
Attraverso queste attività avveniva la bonifica dell’ambiente e l’integrazione con i giovani della città, che era ad un passo, ma fino a quel tempo non aveva intrattenuto rapporti con i giovani di quel territorio. Qualche anno più tardi il quartiere fu trasformato totalmente, furono demoliti gli antichi padiglioni e edificate case popolari, sorse la nuova Scuola Materna e la Scuola Elementare, e non lontano furono costruite anche grandi palazzine fino al Parco di Monserrato.
L’alto palazzo chiamato “la torre” ospitò per anni – al piano terra – la neonata comunità parrocchiale di San Giovanni Bosco, affidata temporaneamente a Don Gavino Unali e dopo la costituzione canonica nel 1970 a Don Marcello Brangi, sacerdote dal 1945. Preziose testimonianze sull’ambiente di “Montelepre”, dalle sue origini ai tempi recenti, sono state raccolte nel 2010 dal Prof. Carlo Pellizzaro nel libro “Rizzeddu-Monserrato ieri-oggi: 1936-2009”, che descrive lo stato delle scuole e dei capannoni, sottolineando l’isolamento del quartiere, tanto che gli abitanti andando in città dicevano: “oggi scendiamo a Sassari”:
Don Brangi con i suoi collaboratori, tra i quali Don Vittorio Varca, Don Bastianino Ferracciu, Don Angelo Demontis e Don Giampiero Satta, si accinse a costruire, anche lui con spirito missionario, la comunità ecclesiale. E sognava di edificare l’edificio della chiesa, ma non ebbe la gioia di vederla completata, perché morì il 19 aprile 2002 molto prima della sua inaugurazione. Fu il suo bravo successore Don Piero Bussu che riuscì a condurre a termine l’edificazione e l’arcivescovo Padre Paolo Atzei celebrò solennemente la dedicazione della chiesa, affidata successivamente a Don Angelo Demontis.
Era stato l’ardore missionario di Don Vilotti a trasformare il quartiere di Rizzeddu in una “grande missione permanente”. La sua dedizione all’educazione dei giovani si univa alla sua richiesta ai responsabili della società di una maggiore attenzione al mondo dei deboli e degli emarginati, nel quartiere di Montelepre e anche nel quartiere di Serra Secca, che a causa dei disagi in quel tempo era chiamato “Corea”, dove operò Don Peppino Lintas.
Nell’estate dell’anno 1957 con la “Gioventù di Azione Cattolica” di Sassari invitammo Don Guerino Vilotti a fare l’Assistente Ecclesiastico al Campo-Scuola Diocesano degli “Aspiranti” sul Monte Limbara. Lassù sulla montagna lui divenne il centro della comunità, costituita da oltre cento ragazzi, che stavano sempre attorno a lui, ascoltando i suoi vivacissimi racconti, ed entusiasmandosi alla narrazione delle sue imprese missionarie in Cina e delle imprese alpinistiche nelle montagne del Friuli.
Le celebrazioni tra le rocce del Giogantino e del Balestrieri erano esaltanti, come le scampagnate alle fontane di cui il Limbara era costellato. Don Guerrino si esibiva anche nei saliscendi della strada-mulattiera che conduceva alla città di Tempio con il suo mitico “Galletto”, la motocicletta che si arrampicava sulle scoscese stradette della montagna. Fu Assistente anche al Campo del Limbara nel 1958 assieme a Don Antonio Giuseppe Manconi, sacerdote anch’egli molto benvoluto dai ragazzi.
La disponibilità di Don Vilotti verso i giovani era proverbiale. Grande fu il rimpianto per la sua partenza da Sassari nel 1960, dopo i sette anni di servizio missionario a Montelepre, dove il servizio religioso fu assicurato per qualche tempo da Don Peppino Simula. Don Guerrino andò a Verona per un breve periodo pastorale e presto fu chiamato a Cagliari tra i poveri del rione di “Bingia Matta”.
Ritornò ancora a Sassari negli anni 1965-1968 come “Direttore” della “Scuola Apostolica”, che preparava i ragazzi a divenire missionari, ponendosi a loro pieno servizio come con i ragazzi di Montelepre. Il suo confratello Padre Giampiero Artitzu testimoniò che alle partite di calcio e ai giochi dei ragazzi, Don Vilotti “prendeva parte volentieri, tra l’altro con notevole agilità: si rovesciava la veste nella fascia e correva come un forsennato, qualunque fosse il gioco, anche se alla fine ci voleva una carriola per raccogliere tutta la polvere che aveva indosso”.
Lasciata definitivamente la Sardegna, continuò la sua opera educativa nelle missioni di Milano, Mondovì, Udine, Torino, Chieri e infine di Verona, dove morì all’età di 88 anni il 30 aprile 2006.
Il responsabile della Cooperativa Sociale di Verona, della quale Padre Vilotti fu collaboratore negli ultimi anni, lo rimpianse con queste parole: “Padre Guerino se n’è andato in silenzio ed umiltà, come aveva vissuto con uno spirito autenticamente vincenziano. Era forte, squadrato nella fede come i monti del suo Friuli, ma leggero e profumato come i migliori vini della sua terra, nei contatti con i giovani, anche con i più ‘difficili’, che vedevano in lui una guida rassicurante ed evangelica nel cammino della vita”.
Riposa nel cimitero del suo paese, Bertiolo, di oltre duemila abitanti, in provincia di Udine.