Categoria : letteratura sarda

Mons. Salvatore Isgrò (1930-2004): la vita di un vescovo  per l’edificazione della Chiesa di Mons. Pietro Meloni già vescovo di Nuoro.

Il tempo liturgico della Pasqua Gesù Risorto ha bussato alla porta del suo “buon pastore” Mons. Salvatore Isgrò e lo ha chiamato a celebrare la Pasqua di Risurrezione nella liturgia del cielo. Un’ombra di tristezza è nel cuore dei sacerdoti e dei fedeli della Chiesa di Sassari e della Sardegna. Le lacrime sono il segno dell’affetto e della riconoscenza verso il vescovo e padre che ha guidato i suoi figli nelle vie della fede e della carità. La luce del Risorto trasfigura oggi il dolore accendendo la speranza della vita: “se crediamo che Gesù è morto ed è risuscitato, noi sentiamo che Dio condurrà con Gesù quelli che sono morti in lui” (1 Tessalonicesi 4,14).

      La storia della Chiesa Turritana ricorderà Mons. Salvatore Isgrò come l’arcivescovo che ha portato a compimento il rinnovamento pastorale decretato dal Concilio Ecumenico Vaticano II, già avviato dal suo predecessore Mons. Paolo Carta. La “nuova evangelizzazione”, che ha visto i sacerdoti insieme con il vescovo ispirarsi alla testimonianza apostolica del Papa Giovanni Paolo II, ha aperto anche alla vita della società orizzonti di concordia e solidarietà. L’azione pastorale di Mons. Salvatore Isgrò, sapiente e instancabile nei ventidue anni della sua presenza a Sassari, continuava l’impegno profuso per sette anni nella Chiesa di Gravina e Altamura, nella fedeltà al progetto del suo motto episcopale: in Ecclesiae aedificationem!

       Le radici umane e familiari, nelle quali si fondeva la vivacità delle isole gemelle di Sicilia e Sardegna, avevano infuso in Salvatore Isgrò un forte temperamento e un istintivo entusiasmo per la missione. La sua famiglia cristiana e la sua Chiesa di Oristano furono il fertile campo nel quale germogliò e portò frutto la sua vocazione sacerdotale. Gli studi teologici e giuridici al Pontificio Seminario Regionale di Cuglieri e alla Pontificia Università Lateranense di Roma impressero in lui il sigillo del buon pastore, che, dopo aver guidato una grande schiera di giovani al sacerdozio nel seminario Diocesano Arborense, obbedì alla voce del Papa che lo chiamava al ministero episcopale.

       L’ansia di “ripartire da Cristo”, che divenne il suo “testamento spirituale” nel messaggio per la quarta ed ultima Visita Pastorale Diocesana, ha affaticato la sua azione pastorale e ha saziato la sua sete missionaria. “Per un vescovo non è facile risparmiarsi, neanche quando i medici glielo prescrivono”, ha scritto il giornale di Sassari “La Nuova Sardegna”.

       Ed è vero. Mons. Salvatore Isgrò ha portato sulle spalle ogni giorno il dolce e pesante giogo della responsabilità episcopale, raggiungendo tutte le persone e le comunità che attendevano il dono della sua vicinanza, edificando la comunione nel presbiterio e nel popolo, circondando con una premurosa predilezione i Seminaristi e il Seminario, ravvivando la spiritualità evangelica con il “Sinodo Diocesano” e il “Congresso Eucaristico Diocesano”, ponendo al centro delle sollecitudini pastorali la famiglia e la gioventù, volgendo sempre lo sguardo al mondo della cultura e della sincera religiosità popolare. E nella Chiesa di Sardegna ha contribuito profondamente all’unità tra le comunità diocesane, soprattutto nel servizio alla “Caritas” e al “Concilio Plenario Sardo”.

       Nel tempo recente, dopo un periodo di visibile debolezza, l’arcivescovo sembrava aver riguadagnato le energie della salute ed aveva ripreso il cammino con l’ardore di un nuovo sorriso. La domenica 18 aprile, nella grande celebrazione dell’ordinazione episcopale del nuovo vescovo di Ales, pareva non accorgersi del vento gelido che attraversava la grande piazza di Ozieri, ed era raggiante per aver superato se stesso, non mancando al grande appuntamento della Chiesa Sarda. Era una gioia simile alla festa delle ordinazioni sacerdotali dei suoi presbiteri e dell’ordinazione episcopale del suo sacerdote Pietro Meloni il 10 settembre 1983 a Sassari.

       La sua forza segreta era l’amore a Dio e alla Madre di Cristo. La Madonna misteriosamente lo attendeva all’abbraccio della gioia eterna. Il Mese di Maggio dedicato alla Vergine Maria era al suo primo albore, quando il Padre della Vita ha chiamato a sé il suo figlio fedele e buon pastore Mons. Salvatore Isgrò. Alla festa della Madonnina delle Grazie l’arcivescovo di Sassari si unirà dal cielo al suo popolo per rinnovare il voto di ringraziamento fatto da Mons. Arcangelo Mazzotti per chiedere a Maria la salvezza dalla guerra. Lui pregherà il Signore perché conceda a tutti i suoi fedeli la gioia della vita e la salvezza eterna. E il Signore dolcemente gli dirà: “A chi ha sete io darò gratuitamente l’acqua della fonte della vita” (Apocalisse 21,6).

✠ Pietro Meloni

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