“Su Cantigu de sos cantigos” , capitulu ottavu e ultimu traduidu dae Maria Sale dae sa versione italiana CEI

Maria Sale

Oh si tue m’esseras unu
dae  mama mia allatadu!
Agatendedi ti dia ‘asare
e niunu mi diat  dispretziare.
A domo de mama mia deo gigher ti dia,
s’amore pro m’insinzare.
Binu lichitu a buffare, fagher ti dia cun sutzu
de sa melagrenada mia.
Sa manu manca m’est in su attile
e sa dresta m’est abbratzende.

S’ isposu

Bos ismarrano, fizas de Zerusalemme,
no ischidedes bois, ne sonnu li zinzighedes,
bois a s’amada mia,
fintzas chi issa no cherfat.

CONCLUOS

Chie est sa ch’est pighende dae su desertu,
a s’istimadu sou arrumbada?
T’apo ischidadu sutta s’arvure de sa mela,
inue inzenneradu t’aiat mama tua,
inue da-e mama tua ses naschìda.
Ponemi pro sizigliu in coro tou,
e che sizigliu subra ‘e bratzu tou,
pruite forte che-i sa morte est s’amore,
resinnàda che-i s’inferru  est sa passione:
sas apompadas suas sunt de fogu,
una fiama de su Segnore!
S’amore no b’at abba manna chi l’istudet,
e ne isistini rios chi lu trazen.
S’in giambu de s’amore unu ispozerat sa domo sua,
ateru non diat àere che dispretziu.

SUPRIMENTOS

Duos epigrammas
Amus una sorre minore e
ancora non tenet sinu.
Ite amus a fàghere pro sorre nostra,
sa die chi si nd’at a faeddare?
Si esserat unu muru,
l’àimus bardiada  e inghiriada de prata,
si  èsserat una gianna
l’àimus ben’affoltizada cun tàulas de chidru.
Deo so unu muru
e petorras mias che turres!
Gai sun a ojos suos
che  chie at tentu sa paghe!
Una  ‘inza àiat Salomone in Baal-Hamòn,
e b’at postudos tentadores,
donzunu li deviat dare, pro fruttu, milli dinaris.
Sa ‘inza mia, mia deaberu,
deo la tenzo addainanti:
a tie, o Salomone,
sos chi ti la tentan ti dian,
sos milli dinaris de frutu!

Ultimas annàtas
Tue ch’istas in sos giardinos,
-sos amigos istan iscultende-
faghemi  intendere sa ‘oghe tua.
“Fue, istimadu meu,
che crabolu o craba areste èsseras,
subra sos montes de totu sos nuscos”.

Testo in lingua italiana
Oh se tu fossi un mio fratello,
allattato al seno di mia madre!
Trovandoti fuori ti potrei baciare
e nessuno potrebbe disprezzarmi.
Ti condurrei, ti introdurrei nella casa di mia madre;
m’insegneresti l’arte dell’amore.
Ti farei bere vino aromatico,
del succo del mio melograno.
La sua sinistra è sotto il mio capo
e la sua destra mi abbraccia.

Lo sposo

Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,
non destate, non scuotete dal sonno l’amata,
finché non lo voglia.

EPILOGO

Chi è colei che sale dal deserto,
appoggiata al suo diletto?
Sotto il melo ti ho svegliata;
là, dove ti concepì tua madre,
là, dove la tua genitrice ti partorì.

La sposa

Mettimi come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul tuo braccio;
perché forte come la morte è l’amore,
tenace come gli inferi è la passione:
le sue vampe son vampe di fuoco,
una fiamma del Signore!
Le grandi acque non possono spegnere l’amore
né i fiumi travolgerlo.
Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa
in cambio dell’amore, non ne avrebbe che dispregio.

APPENDICI

Due epigrammi
Una sorella piccola abbiamo,
e ancora non ha seni.
Che faremo per la nostra sorella,
nel giorno in cui se ne parlerà?
Se fosse un muro,
le costruiremmo sopra un recinto d’argento;
se fosse una porta,
la rafforzeremmo con tavole di cedro.
Io sono un muro
e i miei seni sono come torri!
Così sono ai suoi occhi
come colei che ha trovato pace!
Una vigna aveva Salomone in Baal-Hamòn;
egli affidò la vigna ai custodi;
ciascuno gli doveva portare come suo frutto
mille sicli d’argento.
La vigna mia, proprio mia, mi sta davanti:
a te, Salomone, i mille sicli
e duecento per i custodi del suo frutto!

Ultime aggiunte

Tu che abiti nei giardini
i compagni stanno in ascolto –
fammi sentire la tua voce.
«Fuggi, mio diletto,
simile a gazzella
o ad un cerbiatto,
sopra i monti degli aromi!».

8 Fine.

Conclusione di un lungo articolo di Mons. Pietro Meloni, autore di un grosso saggio sul Cantico dei Cantici. Questa breve conclusione è tolta dalla Rivista Sandalion del 2006-2007, rintracciabile nel link su google (PDF) Sant’Agostino e il Cantico dei cantici | Pietro Meloni …www.academia.edu › SantAgostino_e_il_Cantico_dei_cantici

Conclusione
L’insegnamento di Agostino è orientato alla vita. Il vescovo valorizza il tesoro esegetico ereditato dai Padri dando un orientamento pastorale al Vangelo di Betania nel quale vede realizzarsi la profezia del Cantico dei Cantici.
Cristo è lo sposo che celebra il sacramento nuziale con l’umanità sua sposa. L’umanità attendeva l’abbraccio dello sposo celeste per divenire il suo “corpo” che è la Chiesa.
L’incarnazione del Verbo è il primo “bacio” che infonde nella sposa il desiderio dell’unione sponsale nella “stanza nuziale”54.
Lo sposalizio tra Dio e l’umanità è perfetto nella croce di Cristo e attraverso la sua risurrezione diviene amore eterno. Il Messia è 
“immortale nella morte” e dona alla Chiesa il suo “profumo d’immortalità”. Non c’è amore più grande di chi dà la vita: l’amore di Cristo fino alla morte guida gli uomini a vivere nella comunione della carità fino al dono della vita.
La fede dei cristiani consiste nel credere che Cristo è Dio perché nella morte è rimasto immortale. La divinità del Messia non è perduta quando Gesù muore sulla croce, bensì è effusa come un profumo e comunicata a tutta l’umanità. Quando tutti gli uomini possederanno la vita divina vivrà il “Cristo totale” nell’eternità della Gerusalemme Celeste. Gli uomini che credono alla “morte e risurrezione” di Cristo e vivono nella comunione fraterna effondono sulla terra il “profumo dell’immortalità”. La vita terrestre diviene pregustazione della felicità eterna del cielo: «Tutti nella pace eterna godranno della visione del volto di Dio … Tu amerai e canterai. Se smettessi di amare, smetteresti di cantare: ma non smetterai di amare … Se dunque un giorno ci sarà data questa ineffabile ed eterna dolcezza, o fratelli, essa che cosa chiede ora a noi, se non una fede sincera, una salda speranza ed una genuina carità?>~5.

54 Cant 1, 1-4.
55 E n a ” i n Ps. L X X X V , 24.

 

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