Nicolao Manchia (dicembre 1936-marzo 2019): un coetaneo che se ne va di Angelino Tedde
L’addio a Nicolàu
Il tuo nome lasciava nell’aria l’eco di una voce che chiamava qualcuno dalla Grotta del Mercante a Bidda Noa. Il tuo riso smagliante e il tuo abito di fustagno, firmato, non passavano in silenzio. La tua memoria tenace andava ripetendo versi su versi di poeti grandi e piccoli. Ti piaceva scherzare con gli amici ai quali davi un fremito di allegria. Ma un giorno davanti al Municipio ti vidi in bacolo. mortificato. Era scomparso il tuo sorriso ed eri preso da un male che non perdona. Dovevo venire a trovarti, ma come al solito non ho trovato il tempo, caro compaesano e coetaneo. Son venuto come tanti altri compaesani a darti l’ultimo addio nella Chiesa del Carmelo. Avrei voluto cantarti “La pace dei santi concedi o Signore”, ma la mia pur bella voce d’un tempo è ormai afona e allora te l’ho cantata col cuore. Ora giaci rinchiuso nel cofano di noce, nell’avello della tua tomba di famiglia, per sempre. La tua anima però vaga tra i pascoli selvaggi di Pentuma dove hai passato gran parte della vita e da là, dalle tanche di asfodelo. prenderà il volo per cercare la Misericordia immensa del Signore. Ti sia benigno l’incontro anche se come tutti avrai modo di purificarti nell’amore struggente di una breve lontananza dai raggi dell’appagante Eden. Torni polvere il tuo corpo, crocifisso dalla malattia, ma la tua anima purificata, chiamata col tuo bel nome, Nicolau, dalla Vergine Maria, salga per godere in eterno, nel Cielo dei santi. A presto, compaesano e coetaneo, a presto, per ridere insieme nella luce e nel canto del Cielo infinito.
Alla consorte, ai figli, ai familiari e ai compaesani il mio cordoglio profondo.