“Giovanna: l’allevatrice di vitelli” di Ange de Clermont
Giovanna continua ad allevare vitelli, gestendo le mucche e un toro furioso con molta cautela. L’apprendimento dell’arte fin dall’infanzia. L’eredità dei genitori: lei chiaramontese e lui bonese.
Giovanna alleva mucche, per produrre vitelli da vendere, in una valle quasi inaccessibile. Arrivarci è un problema quotidiano a causa della sterrata sempre in movimento. Si leva alle cinque d’estate e d’inverno per nutrire il suo bestiame che deve mangiare, essere fecondato e partorire a volte pericolosamente anche nelle ore più impensate. Ogni nascita è un problema a volte facilmente risolvibile, a volte difficile. I vitelli nascono, succhiano il latte dalle mammelle materne e poi occorre alimentarli per piazzarli nel migliore dei prezzi all’acquirente. Occorre salire sul trattore, caricare le balle di fieno e poi offrirle anche al famelico toro. Al tempo della semina occorre inerpicarsi sui pendii della valle erta e seminare quanto serve a nutrire il bestiame. Stessa operazione al tempo della mietitura.Occorre competenza, slancio e forza, ma a Giovanna non mancano queste doti: un lavoro duro che a lei piace e fa parte della sua natura di allevatrice. Dalla nascita ha visto al lavoro la madre e il padre, il fratello e la sorella che un bel giorno se ne sono andati per mettere su famiglia. A lei però come sorella maggiore occorreva assistere i genitori e vadano pure a carte quarantotto eventuali pretendenti alla sua mano. Il dovere è dovere. Occorre anche governare i maiali e assicurare loro il cibo e saperli immettere sul mercato al momento opportuno. Una volta libera da queste incombenze il resto della giornata non la trascorre di certo in ozio, ma come pia donna deve dare una mano alle compagne per arredare e tenere in ordine la parrocchia, prepararsi le letture domenicali e soprattutto caricarsi i ragazzi della prima comunione o della cresima: il lavoro poco conosciuto della preparazione alla fede dei nostri figli e nipoti. Di tutto questo Giovanna non è paga. Avendo una bella voce deve dare il suo contributo al coro parrocchiale diretto dal maestro Carlo Moretti, finisse qui, no! E il coro Doria, formato dalle voci più belle del paese a chi lo si lasci? Giovanna fa parte anche del coro Doria in paese e talvolta anche in trasferta. Quando arriva l’ora del riposo non ha bisogno di certo di sonniferi o di attendere il sonno. Il sonno l’avvolge subito perché all’ora segnata deve alzarsi e correre al lavoro mentre il paese dorme pigramente. Le mucche non aspettano e i vitelli debbono succhiare del buon latte da mamme ben nutrite. A volte è l’alba, a volte è l’aurora, ma dopo il solstizio di settembre le stelle brillano ancora nella notte in attesa che il sole risorga con comodo, Giovanna però è già al lavoro tra orazioni e richiami al bestiame e alla sua voce risponde l’eco nella valle dai pendii dove il sole a tratti non si affaccia e il fiume Bados de Lové scorre mutando il canto col trascorrere delle stagioni.