” E fugge il tempo e giovinezza, e primavera già finì/O spirto mio perché perché tanti sospiri in te/allegro de’cantar, allegro de’cantar” di Claudia Coda

Oggi, mi trovavo all’interno del camerino di prova di un negozio, alla ricerca spasmodica di un costume da mare, con indosso il quale lo specchio impietoso non restituisse di me l’immagine di un facocero.
È stata dura, trovarlo.
Ancora più dura capire che i miei occhi fossero, se possibile, più impietosi dello specchio stesso. E più dura ancora, se mai davvero possibile, pensare a quanto possano essere impietosi gli occhi di chi dovesse, per caso, rivolgere uno sguardo nei miei confronti. E poi di chi, gli occhi, li ha posati davvero, stamani, su di me, con indosso il mio costume, rigorosamente intero, di quelli da me da sempre odiati, ma a cui ormai mi son dovuta arrendere, per cercare di mascherare quel declino che avrei preferito arrivasse più in là nel tempo.
E mi son vergognata. Dio solo sa quanta fatica c’è voluta per ricacciare dentro le lacrime che affioravano dirompenti.
Mi sono sentita impotente, insicura e a disagio. E sì, mi sono vergognata.
Vergognata di pensare che io non possa più competere con una di vent’anni più giovane, ma neppure con una trentenne. E non voglio neppure farlo… Non c’è partita, perché il mio seno florido fatica ad opporsi alla legge di gravità; perché il mio sedere, non più sodo, è solcato da crateri; perché i miei fianchi abbondanti e la maternità hanno reso il mio bacino più accogliente.
Sì, il mio viso ed il mio corpo sono cambiati, portano i segni indelebili di tutti i miei trascorsi, fossero essi gioia, tristezza, vigore, fatica o, più semplicemente, effetti collaterali di una vita vissuta senza risparmiarsi . Oggi esprimono una nuova me stessa. Sono nuove curve, una nuova sensibilità e una nuova consapevolezza: che il tempo viaggia con scarpe di velluto, veloce anche se io non lo sento.
E se questo non è più sufficiente a farmi guardare con gli occhi che vorrei, se in me si vede solo quello che il tempo ha lasciato in superficie, non posso che arrendermi.
Ma io no, io devo continuare a guardare me stessa con gli occhi che merito, con gli occhi di chi ce l’ha fatta ad andare avanti, nonostante tutto…

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