V. Il viaggio di nozze: le prodezze della sposina a Firenze in Piazza delle Signorie di Ange de Clermont

Mi scuso con i visitatori del blog, ma tante cose mi hanno distratto ed io ho lasciato perdere il diario di nozze di Andrea e Priscilla di 50 anni fa, lo riprendo su rschiesta di più amici. (AdC)

ProserpinaI due sposini erano arrivati a Firenze e avevano trovato su indicazione dei passeggeri del treno una pensione all’angolo della stazione. Dopo aver pranzato e riposato lasciarono la pensione e si avviarono verso il centro della città dantesca. La prima chiesa che visitarono fu Santa Croce e così entrambi si entusiasmarono per le tombe dei grandi italiani: Galilei, Foscolo, Vittorio Alfieri e altri, ne ammirarono la facciata e il campanile e poi si diressero alla cappella medicea dove la sposina restò estasiata di fronte alle quattro sculture delle stagioni e alla ariosa costruzione michelangiolesca. Andrea finalmente fu soddisfatto, la sposa dopo i giorni di apnea col pupetto ora si dava all’arte, parlava d’arte e restava finalmente stupita di tanto genio.  Capitarono tra una chiesa e l’altra in Piazza delle Signorie. La sposina non ci pensò due volta a salire sul piedistallo del ratto di Prosperpina e farsi fotografare quasi aerea, non bastò, vide la mole di un leone e in men che non si dica, con un’agilità inusitata, salì sul monumento e vi si sedette sopra. Inutile dire le paure di Andrea sia perché la sposa appena diciannovenne rischiava di cadere sia per i vigili urbani che comparendo da un momento all’altro potevano affibbiarle una bella contravvenzione.

sul leoneSi sa che sui monumenti non si deve salire e tanto meno si possono usare come cavalli a dondolo. Per fortuna i vigili non comparvero, ma comparvero due sardi, uno giovane e l’altro più vecchio, per brevità li definiremo il gatto, quello grasso, e la volpe, quello magro. Erano due pubblicista del quotidiano locale che ci proposero di unirci a loro per raggiungere San Marino. Andrea subodorò il pericolo e declinò ogni invito dicendo che loro avevano una tabella di marcia e non potevano allontanarsi da quella e che soprattutto erano in viaggio di nozze e non in gita scolastica. A Firenze visitarono Santa Maria novelle e una serie di altri monumenti che qui non sto ad enumerare. Per farla breve Andrea fu davvero pieno di entusiasmo per la full immersion nell’arte fiorentina,  Gli sposini comprarono un servizio da tavola all’americana, una cravatta per Andrea e due capelli di paglia per la sposa e per lo sposo che in quanto a cappelli era un appassionato. Nella pensione furono compiti e gentilissimi, ma dopo tre giorni fiorentini il viaggio di nozze proseguì per Padova!  Di buon mattino salirono sul treno che li avrebbe portati nella città del santo dei miracoli e i due, dotati di buone speranze, di un pupo in viaggio, non possedevano altro; né casa, né mobili, né lavoro sicuro e tanto meno soldi all’infuori di quelli del viaggio di nozze recuperati durante il pranzo freddo organizzato dopo la cerimonia: centocinquanta mila lire. L’atmosfera mondiale, italiana e paesana erano pervase dall’entusiasmo, in America governava Kennedy, in Russia Krusciov, a Roma era papa Giovanni XXIII, insomma, si era in buona compagnia. Andrea guardò l’orologio: erano le 9 del mattino del  17 settembre 1963, luna nuova, martedì. Trovarono posto in uno scompartimento di gente sorridente, per lo più di mezza età. Gli anelli brillavano e la gente sorrideva e quasi accarezzavano gli sposini con gli occhi. La sposina, con abito dichiaratamente premaman, lasciò che fosse lo sposo a sistemare la valigiona, e si sedette accanto al finestrino. I suoi occhi cangianti brlllavano, i capelli castani ondulati erano ben sistemati su una fronte ampia e un volto romantico, il sorriso tra l’accogliente e l’ironico per via di due denti leggermente accavallati. Si sedette accanto anche lo sposo,   magro, dal volto ascetico e dal sorriso largo e gli occhi quasi neri penetranti. I compagni di viaggio sorridevano e non vedevano l’ora di sapere il perché di quegli anelli che brillavano. Il treno fischiò e lasciò Firenze, felicissima tappa nuziale.

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