Categoria : cultura

Sardammonia di Paolo Amat di San Filippo

300px-Coghinas04Nell’ambito del progetto che portò alla realizzazione in Sardegna, degli impianti idroelettrici connessi con la diga sul Tirso, in provincia di Cagliari, e con quella sul Coghinas, in quella di Sassari, la Società Sardammonia, consociata con il Gruppo Elettrico della Sardegna, costruì nel 1925 due stabilimenti, uno in prossimità della diga del Coghinas, e l’altro vicino alla stazione di Oschiri, per la produzione di solfato e nitrato ammonici.

Nell’impianto presso la diga veniva sintetizzata l’ammoniaca, mentre la salificazione avveniva nell’impianto di Oschiri.

La sintesi dell’ammoniaca avveniva secondo il processo brevettato dall’ing. Giacomo Fauser nel 1922, a 250-300 atm., e a 500 °C, con catalizzatori a base di ferro ridotto. L’ammoniaca prodotta veniva captata da una pioggia d’acqua, e recuperata come soluzione d’idrossido d’ammonio al 20-30 %.

250px-LagoGusana.JPGL’idrogeno necessario per la sintesi era prodotto elettrolizzando acqua alcalinizzata, mentre l’azoto veniva prodotto liquefacendo l’aria e separandolo per distillazione frazionata, oppure bruciando l’idrogeno in aria.

L’elettrolisi avveniva in due batterie di celle, ciascuna di 144 celle, anch’esse brevettate dal Fauser, che operavano con elettrodi di ferro nichelato con una intensità di corrente di 10.000 Ampère complessivi.

La soluzione ammoniacale veniva inviata, mediante una conduttura di 16 Km. allo stabilimento di Oschiri, dove operava, sia un impianto d’acido solforico a camere di piombo tipo Moritz-Kaltenbach, che utilizzava l’anidride solforosa prodotta nell’arrostimento di piriti in forni tipo Lurgi, della potenzialità di 6 tonnellate/giorno di pirite, e un impianto d’acido nitrico, anch’esso brevettato dal Fauser, che bruciava cataliticamente l’ammoniaca gassosa in corrente di ossigeno, anch’esso prodotto dall’elettrolisi dell’acqua.

Nell’impianto di Oschiri, riscaldando la soluzione ammoniacale con il vapore prodotto da una caldaia Cornovaglia a doppio focolare, si riotteneva l’ammoniaca gassosa che veniva fatta gorgogliare nelle soluzioni di acido solforico o di acido nitrico. I rispettivi sali ammonici, solfato o nitrato, allo stato cristallino, venivano separati dalle acque madri per centrifugazione. La concentrazione della soluzione di sale ammonico era agevolata dal calore svoltosi nella reazione di salificazione, ed il vapore prodotto veniva riutilizzato nel processo.

Quotidianamente venivano prodotti:

20.000 mc. d’idrogeno, 6.000 mc. d’azoto, 1.500 mc. d’ossigeno, 100 quintali d’ammoniaca anidra, 400 q.li di soluzione d’idrossido d’ammonio al 25%, 500 q.li d’acido solforico a 50° Beaumè; 10 q.li d’acido nitrico a 36° Beaumè, e 400 q.li di solfato ammonico. Una certa quantità d’acido nitrico veniva utilizzata, a Cagliari, nello stabilimento per la produzione di superfosfati della Società Montecatini a Santa Gilla, per la produzione dell’acido solforico con il processo a camere di piombo .

Intorno agli anni 1938-39, a oschiri fu messo a punto, dal professor Giulio Natta, un processo per la produzione di metanolo. Quest’alcole veniva prodotto con le stesse apparecchiature della sintesi dell’ammoniaca, a partire da ossido di carbonio, ottenuto gassificando carbone vegetale, e l’idrogeno ottenuto dall’elettrolisi. L’ossigeno prodotto contemporaneamente all’idrogeno, nell’elettrolisi, veniva utilizzato per ossidare il metanolo a formaldeide, la quale poi serviva per la sintesi della pentaeritrite, materia prima per esplosivi da guerra. Sopraggiunta la seconda guerra mondiale, di quest’impianto non si divulgarono notizie perché il prodotto era considerato materiale strategico, e costituiva un segreto militare.

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