Categoria : narrativa

La danza di Black di Ange de Clermont

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Black, il cane di Silvia, la sua padroncina, che per lui avrebbe dato anche la vita, avvertito il freddo che lo circondava sotto il grande albero di pero, si affacciò alla porticina della sua casetta, ma non si mosse. Finalmente, stanco di osservare i rami secchi degli alberi, si addormentò e cominciò a sognare. Sognò e sognò un mare di coccole da parte della sua padroncina che, da un bel pò tempo, appariva e scompariva: partiva alle prime luci dell’alba e rientrava a notte inoltrata, ignorandolo quasi. Si era legato d’affetto molto di più al suo rude compagno poco amante di coccole, ma largo di passeggiate sui sentieri irti e boscosi. Non aveva bisogno di sognarlo il suo vicepadroncino, lo vedeva spesso e lo accudiva. Anche Blach capiva che nei fatti era più curato dal rude compagno della sua padroncina cortese e imperiosa.

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Una mattina però Black si svegliò e si accorse che gli spazi intorno erano ricoperti da un manto bianco e così le colline lontane. Sentì dentro un euforia, una gioia incontenibile di danzare. Miracolo dei miracoli comparve come una fata all’improvviso la sua padroncina. Si avvicinò a lui, lo accarezzò dolcemente e poi sciolse la catena della sua prigionia. Black, incontenibile, baciò delicatamente il viso della padroncina e via in mezzo a quel manto bianco sotto i suoi occhi iniziò la danza della neve. Finalmente felice cominciò a sentire la flebile musica della neve e si lasciò trascinare da quelle note che gli umani non potevano sentire. La sua padroncina, incantata, lo guardava; dalla finestra lo guardò anche il vicepadroncino.

– Balck, Black ! – gridò- ma Black vedendolo continuò a danzare felice sulla neve e quasi dalla gioia incontenibile il suo cuore non rischiò di fermarsi.pict0047

I padroncini, forse, qualche volta, avevano mandato in vacanze la loro anima, ma Black no, l’anima ce l’aveva fortemente avvinta al suo cuore.

La neve, poi, si sa, spesso manda in euforia e uno vorrebbe danzare, volare e sognare d’essere un fiocco bianco che un’invisibile brezza manda qua e là per gioco. 

Black! Black! Sei il più splendido dei cani. Da dove vieni e un giorno dove andrai?

 

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