L’istituzione della Facoltà di Magistero in Sassari di Angelino Tedde

I. Il momento istitutivo e le ragioni della fondazione della facoltà umanistica.

Il dibattito sull’opportunità di istituire Facoltà di Magistero era iniziato alla fine degli anni Cinquanta negli ambienti cattolici per iniziativa dell’Arcivescovo Arcangelo Mazzotti e del suo segretario don Enea Selis . Entrambi pensavano all’istituzione in Sassari di una sezione staccata della Facoltà di Magistero dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, per dare ai giovani maestri, e non solo a loro, una formazione integrale della persona umana secondo una concezione sempre più alta della scienza dove la conoscenza fosse messa al servizio della società in prospettiva etica .
In ambienti laici ne aveva auspicato l’istituzione il noto intellettuale e docente universitario Antonio Pigliaru , che considerava la Facoltà una fucina formativa per i maestri, chiamati in prima persona a combattere l’analfabetismo .
La questione fu ampiamente dibattuta in Comune, Provincia, Università, Camera di Commercio, Banco di Sardegna, nella stessa Regione Autonoma della Sardegna, ma soprattutto dalle associazioni universitarie, dagli universitari-maestri elementari, dagli studenti dei diversi istituti magistrali della provincia, dai variegati movimenti studenteschi , dai partiti politici e dai sindacati-scuola.
Il quotidiano cittadino La Nuova Sardegna riecheggia gli eventi tra il 1967-69 con ben 70 articoli tra cronache, notiziari e interventi di pubblicisti di vari ambienti culturali.
A promuovere il discorso in Parlamento, richiamandosi al disegno di legge Gui che prevedeva in varie sedi, compresa Sassari e Arezzo, l’istituzione della Facoltà di Magistero, pensarono all’epoca deputati e senatori sardi, particolarmente il democristiano senatore Francesco Deriu , e il socialista senatore Nino Castellaccio , facente parte della sottocommissione della Pubblica Istruzione .
La prima sede del dibattito sul piano istituzionale fu il consiglio comunale . Gli schieramenti politici portarono avanti in gruppi contrapposti le loro rispettive tesi: da una parte comunisti, liberali, e repubblicani, decisamente contrari all’istituzione di una Facoltà di Magistero a Sassari, dal momento che quella di Cagliari, attiva fin dal 1939, ritenevano che fosse sufficiente a rispondere alle esigenze dell’Isola ; l’altro gruppo formato da democristiani, socialisti e socialdemocratici invece, apportava le ragioni a favore, denunciando l’eccessiva lontananza della sede di Cagliari dai posti di lavoro dei maestri che insegnavano nella provincia di Sassari e di Nuoro, sostenendo che il territorio del centro nord Sardegna aveva bisogno di maestri laureati, per dare risposta alle esigenze che provenivano dalla scuola delle due province centro settentrionali, data la carenza di personale dirigente scolastico e di insegnanti per la recente istituzione della media unica . All’obiezione di chi riteneva che si volesse promuovere una fabbrica di disoccupati, si rispondeva con la denuncia dell’arretratezza dell’Italia e quindi dell’Isola sul numero dei laureati, rispetto alle altre nazioni europee e al bisogno di accrescerlo, per consolidare lo sviluppo economico e sociale ormai avviato nei poli dell’industria petrolchimica e nei comprensori turistici, che non si potevano bloccare incautamente .
I principali protagonisti accademici di questo dibattito, a livello universitario cittadino, furono indubbiamente in posizioni contrapposte, il prof. Salvatore Piras , ordinario di diritto civile, con altri colleghi universitari, compreso il giovane assistente Luigi Berlinguer e nella posizione contraria il noto intellettuale Antonio Pigliaru, suo collega nella stessa Facoltà di Giurisprudenza. Spesso sia presso l’Università sia al Teatro Civico queste due posizioni si scontrarono in modo abbastanza vivace senza lasciare spazio ad alcuna mediazione, così come del resto avveniva a livello regionale nella varia pubblicistica facente capo all’altra Università dell’isola. Gli studenti sassaresi medi e universitari andavano agitandosi risentendo sia della vivace temperie che proveniva dalla rivoluzione culturale cinese sia da quella più vicina del Sessantotto francese e peninsulare, ma soprattutto risentendo del disagio delle strutture scolastiche insufficienti; basti leggere manifestini , documenti e tazebao del periodo per rendersi conto del clima infuocato che attraversava il mondo studentesco .
Degl’interventi firmati da 18 pubblicisti su La Nuova Sardegna tra coloro che manifestarono perplessità contro l’istituzione della Facoltà, cattolica o statale, figurano i giovani assistenti universitari, il primo, assistente di Storia Romana a Cagliari, Guido Clemente e l’altro assistente di Diritto amministrativo a Sassari, Giorgio Cugurra , sassaresi entrambi. Il primo si sofferma a deprecare l’eventuale opportunità dell’istituzione della Facoltà da parte della Cattolica di Milano con finanziamenti regionali, a suo dire, inammissibili a favore di un ente privato, auspicando più risorse economiche ed edilizia universitaria a favore degli studenti non residenti. Richiama anche il piano Gui sull’istituzione di sezioni staccate di Magistero dell’Università di Cagliari, dal momento che, a suo dire, “Il mondo universitario si è da tempo pronunciato contro il provvedimento e, dopo quanto si è detto i motivi paiono chiari: il pericolo di frazionare le Università esistenti sotto la pressione dei campanilismi locali, in tante sezioni staccate il cui unico compito sarebbe quello di dare diplomi in loco “.
L’intervento di Cugurra non fece che ribadire l’opposizione all’istituzione di una sezione dell’Università Cattolica a Sassari, invitando i politici ad una attenta analisi dei costi e aggiungendo: “non è di troppo tuttavia dubitare anche dell’opportunità di una Facoltà di Magistero a Sassari comunque ad essa si giunga. Prima di tutto perché l’istituzione di una Facoltà deve trovare la base in esigenze effettivamente provate, attraverso un’analisi che consenta la precisazione del numero dei laureati richiesti dalla società e l’individuazione delle misure più idonee e meno costose per la loro preparazione; in secondo luogo perché è per lo meno avventato parlare di nuova istituzione di Magistero in un momento in cui, da più parti, si mette in rilievo la scarsa utilità di questo corso di laurea della quale si chiedono profonde modifiche” . Dello stesso parere è lo studente Michele Zolo ; inoltre, contro l’istituzione di una Facoltà Cattolica è contrario il maestro-studente universitario Carlo Patatu sottolineando che forse la Cattolica di Milano vorrebbe risanare i propri bilanci con i soldi dei Sardi, anche Nicola Oppes è dell’idea che il Magistero arrecherebbe più danni che vantaggi, meglio sarebbe stato potenziare le Facoltà esistenti; sulla posizione di Patatu è anche Aldo Flore che mette in risalto “il governo lontano della Facoltà qualora questa fosse istituita come una sezione della Cattolica di Milano”.
Fortemente contrari all’istituzione della Facoltà umanistica anche professori e studenti della Facoltà di Giurisprudenza .
A fronte di questi oppositori si ha la completa adesione all’istituzione della Facoltà a Sassari di uomini di scuola, Michelangelo Delogu , Bruno Deliperi , Francesco Sassu , Luigi Tola , Ignazio Canu , Angelino Tedde , Mario Ximenes , Luciano Mastino , Mario Olivieri . Angelino Tedde si dice favorevole all’immediata istituzione della Facoltà anche se Cattolica, purché si passi dalle parole ai fatti.
Nel corso del ’68 avevano deliberato il proprio assenso il Consiglio Comunale di Sassari e i sindacati scuola SNASE e SINASCEL , gli universitari del BUT e i lavoratori aderenti alle ACLI , con l’eccezione della CGIL-Scuola e la collaterale associazione universitaria ORUS .
Tra la fine del ’68 e per tutto il ’69 le manifestazioni e i dibattiti a favore della Facoltà non si contano più. Si va avanti con raccolte di firme, con l’invio di cartoline Pro Magistero , con mozioni favorevoli e con dibattiti a vari livelli politici e istituzionali. Si può affermare che le ragioni dei più favorevoli all’istituzione della Facoltà siano state compendiate nel libro bianco , curato da alcuni noti docenti dell’Istituto Magistrale “Margherita di Castelvì”: Marco Antonio Aimo , Arrigo Ségneri, Giovanni Varsi, dai maestri-studenti universitari Aldo Flore e Salvatore Virdis. Nel libro si sosteneva il diritto inalienabile per i maestri allo studio, le ragioni di coloro che erano contrari, le motivazioni che spingevano alla sua istituzione, i bisogni della scuola e soprattutto l’apporto economico che la Facoltà di Magistero avrebbe prodotto per la città con l’incremento della popolazione universitaria.
Il dibattito, le manifestazioni degli studenti, la posizione di intellettuali autorevoli, la raccolta di dati convincenti, la stessa pressione del mondo cattolico, gli interventi degli stessi autorevoli uomini della Regione Autonoma della Sardegna di formazione fucina e dossettiana (Dettori, Soddu, Giagu) , il fatto che nel Piano Gui fosse già prevista una sezione staccata di Cagliari non solo a Sassari, ma anche ad Arezzo di Siena, spinse gli uomini di governo all’istituzione delle due Facoltà in Sardegna e in Toscana. Il 23 dicembre del 1969 il ministro Ferrari Aggradi firmò il Decreto istitutivo n. 42, e il rettore Giovanni Pau dell’Università di Sassari, che pure era stato contrario, dovette procedere all’istituzione della Facoltà umanistica, nominando il primo dei due comitati tecnici che gestì i primi tre anni accademici della neonata Facoltà .

(I continua)

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