Angelino Tedde

Angelino Tedde

Coordinatore accademiasarda.it

email: angelino.tedde@gmail.com angelinot@tiscali.i

Angelino Tedde – Anghelu de sa Niera – Ange de Clermont

Angelino Tedde usa il proprio nome per firmare i contributi di carattere professionale di storico della scuola e della istituzioni educative. I contributi in sardo li firma Anghelu de sa Niéra, dal nome del rione di Chiaramonti in cui è nato e vissuto fino a 10 anni con i genitori; per la poesia e la narrativa in genere si firma Ange de Clermont, per il grande amore che nutre per il suo paese d’origine, Chiaramonti, anche se lo usa alla francese Clermont . I nomi d’arte sono ispirati dal desiderio dell’autore di non confondere la professione di studioso, con la passione per l’arte che è stata aspirazione impraticabile della sua vita, dati gl’impegni professionali e familiari. La passione artistica è stata relegata a momenti, a ritagli di tempo, mentre da pensionato vuole dedicare ad essa più tempo.

Curriculum studiorum et vitae

Docente di Storia della Scuola e delle Istituzioni Educative dal 1992 al 2002 del corso di laurea in Pedagogia e in Scienze dell’Educazione presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Sudi di Sassari.

Ricercatore confermato di Storia Moderna presso la stessa Facoltà (1980-1992). Contrattista (1974-1979) presso la Facoltà di Magistero dell’Università degli Studi di Sassari. Esercitazionista di Storia Moderna (1969-1974).

Professore ordinario di Lettere Moderne presso il Liceo Scientifico G. Spano di Sassari (1970-1974,1979), presso il Liceo Canopoleno (1969-70), presso la Scuola Media Statale di Chiaramonti (1961-62), di Stintino (1962-1965), di Sennori (1965-1969).

Ha svolto gli studi universitari presso l’Università degli Studi di Sassari nella Facoltà di Giurisprudenza(1959-61), sostenendo 5 esami; si è trasferito all’Università di Cagliari presso la Facoltà di Lettere e Filosofia (1962-1968) dove ha sostenuto la maggior parte degli esami; si è trasferito presso l’Università degli Studi di Genova, dove ha sostenuto l’esame di Storia Romana e di storia della Lingua Italiana e la tesi di laurea sul banditismo sardo nell’aprile del 1969 con i proff. Narciso Nada e Raimondo Luraghi

Maturità Classica da privatista presso il Liceo Ginnasio Domenico Cirillo di Aversa (Caserta), (1959); Licenza Ginnasiale da privatista presso il Liceo-Ginnasio Alberto Domenico Azuni di Sassari (1955). Licenza Media da privatista presso la Scuola Media Statale n. 1 di Sassari (1953).

Studi presso La Casa Apostolica dei Preti della Missione (1951-52); Presso Il Seminario Tridentino di Sassari (1952-1955); Presso il Seminario del Pontificio Istituto Missioni Estere di Aversa (1955-59); Licenza Elementare presso la Scuola Elementare di San Giuseppe (1947-48) e la sezione staccata della Casa Divina Provvidenza di Sassari (1948-1951); Scuola dell’infanzia presso l’asilo Falchi-Madau di Chiaramonti diretto dalle Povere Suore Scolastiche di Nostra Signora di Gorizia, di fondazione tedesca (1940-1943). Scuola dell’oralità (1937-1947) presso il rione sa Nièra di Chiaramonti (Sassari).

Altre attività

Giornalista pubblicista della “Nuova Sardegna” dal 1963 al 1995 con pezzi relativi a dibattiti sulla scuola, sullo sviluppo urbano, a cronache e reportages sull’edilizia cooperativa e turistica, e vari pezzi di tematiche letterarie in III pagina. Ha pubblicato poesie e racconti in italiano e in sardo.

Fondatore e direttore responsabile di Coopcasa, periodico della cooperazione edilizia e dello sviluppo urbano (1976-1986). Commissario della Federazione Regionale della Sardegna dell’Associazione Generale della Cooperative Italiane (AGCI). Presidente della Federazione Provinciale dell’AGCI della Provincia di Sassari dal 1985 al 1990. Consigliere comunale dell’opposizione democristiana dal 1970 al 1975 durante la prima Giunta socialcomunista di Carlo Patatu.

Ha promosso e realizzato programmi di cooperazione edilizia economica e popolare, con la costruzione di 500 alloggi cooperativi tra 1l 1981-87 in Sassari per famiglie monoreddito, con la collaborazione progettuale degli ingegneri Fiorenzo De Cherchi, Silvano Freschi e gli architetti Elia Lubiani e Piersimone Simonetti.

Tra i programmi più significativi quelli di Via Pala di Carru e Via Cosseddu presso la borgata sassarese di Li Punti; in città in Via Pietro Mastino 11 e 13 a Lu Fangazzu, in via Mores, via Manzoni, via Nulvi, via Parigi.

Ha promosso altresì cooperative di servizi e di produzione e lavoro soprattutto a Porto Torres su sollecitazione del sindaco Rodolfo Cermelli.

Lo scarso impegno dei politici del Comune di Sassari e poi di Stintino gli hanno impedito di realizzare il programma di alloggi a Stintino per famiglie originarie di Ponza.

Nascita a Chiaramonti (Sassari) il 10 gennaio 1937.

Angelino Tedde Work History

Teacher of School History and Educational Institutions from 1992 to 2002 in the degree course of Education in the Faculty of Humanities of the State University of Sassari. Confirmed researcher of Modern History in the above mentioned Faculty (1980 – 1992). Practiser of Modern History (1969 – 1974) and contract lecturer (1974 – 1979) in the Faculty of Education of the State University of Sassari.
- Arts teacher in the Liceo of Scientific Studies “G. Spano” of Sassari (1970 – 1974). Modern Arts teacher in the Liceo of Classical Studies “Canopoleno” ofSassari (1969 – 1970). Arts teacher in the Middle School of Chiaramonti (Sassari) (1961 – 1962); of Stintino (Sassari) (1962 – 1965); of Sennori (Sassari) (1965 – 1969).

Education

Graduated in Modern Arts in the Faculty of Humanities of the State University of Genova. Certificate of Classical Studies in the Liceo Ginnasio “Domenico Cirillo” of Aversa. Grammar school certificate in the Liceo Ginnasio “Domenico Alberto Azuni” of Sassari. Middle School certificate in the State Middle School N.1 of Sassari. Elementary School certificate in the Primary School “San Giuseppe” (1947 – 1948) and the Detached Department “Casa Divina Provvidenza” of Sassari.

Nursery School in the “Falchi – Madau School” of Chiaramonti (Sassari) directed by the Scholastic Sisters of Poverty of Our Lady. Orality School in the quarter Sa Niera of Chiaramonti (Sassari). Further job as a freelance journalist by “La NuovaSardegna” from 1963 to 1985. Published poems and tales in italian.

Fouder and editor of “Coopcasa”, a magazine dealing with building cooperation and urban development. Born in Chiaramonti (Sassari) on 10. January 1937.

Historical – Familiar Themes – Historical – Educational Themes-Catholic Movemento Themes – Cooperation Themes.

PUBBLICAZIONI

A. Tematiche storico-familiari

Angelino Tedde, Gianfranco Nuvoli (a cura di), Psicologia e Famiglia. Saggi e rassegne di studi in Sardegna, Delfino Editore, Sassari 1997 pp. 200.

Angelino Tedde, Per una storia dell’attività sociale delle donne in Sardegna, Editrice Diesse, Sassari 1989. pp. 30.

Angelino Tedde, Gianfranco Nuvoli, Note sulla famiglia in Sardegna, Editrice Diesse, 1978 pp.30

B. 
Tematiche storico-educative

Angelino Tedde, L’istruzione scolastica a Putifigari in M. Pinna (a cura di di) Istoria de sa Baronia de Potufigàri. Storia della Baronia di Putigigari, Edes, Sassari, 2009 pp-53-72

Angelino Tedde, La suola normale di Carlo Felice e di Carlo Alberto (1823-1841), in Fabio Pruneri, Filippo Sani, (a cura di), L’educazione nel mediterraneo nordoccidentale. La Sardegna e la Toscana in età moderna, Vita e Pensiero, Milano 2008, pp. 41-61.

Caterina Satta, Angelino Tedde, 
I doveri del cristiano nelle opere in lingua sarda del rettore di Ploaghe Salvatore Cossu (1799-1868)
La pedagogia di un parroco dell’Ottocento (1827-1868) Associazione culturale “A. De Gasperi”, Stampacolor, Muros 2006, pp. 200.

Angelino Tedde, Istruzione popolare in Sardegna dalla legge Casati alla legge Daneo-Credaro tra politiche locali e governative in Fabio Pruneri, (a cura di), Il cerchio e l’ellisse. Centralismo e autonomia nella storia della scuola dal XIX al XXI secolo, Carocci editore, Roma 2005 pp. 155-160

Angelino Tedde, Francesco Obinu, Gli esponenti della rivoluzione bianca a Sassari. L’impegno politico di Nino Giagu Demartini (1956-1980). Associazione culturale “A. De Gasperi”, Sassari 2004, pp. 328.

Roberto Sani, Angelino Tedde (a cura di ) Maestri e Istruzione popolare in Italia tra Otto e Novecento, Vita e Pensiero, Milano 2003, pp. 347-381.

Angelino Tedde, Pie sorelle educatrici di S. Giovanni l’Evangelista in F. Atzeni, T. Cabizzosu (a cura di) Congregazioni religiose e istituti secolari sorti in Sardegna negli ultimi cento anni, CUEC, Cagliari 2000, pp. 233-249.

Angelino Tedde, Protagoniste cattoliche di azione sociale in Sardegna tra Otto e Novecento, Il Torchietto, Ozieri 1998 pp. 224.

Angelino Tedde, Le congregazioni religiose femminili in Sardegna nell’Otto e nel Novecento in Tonino Cabizzosu, (a cura di), L’opera di Padre Salvatore Vico, Rubettino, Cosenza, 1998.

Angelino Tedde, Gli studenti della Facoltà di Teologia dell’Università di Sassari 1766-1873 in Gian Paolo Brizzi Jaques Verger, (a cura di) Le Università minori in Europa, Rubettino, Cosenza 1998.

Angelino Tedde, Iniziative assistenziali e educative per l’infanzia in Sardegna tra Otto e Novecento in Luciano Caimi, (a cura di), Infanzia, educazione e società in Italia tra Otto e Novecento. Interpretazioni prospettive di ricerca esperienze in Sardegna, Edes, Sassari, 1997, pp. 71-91.

Angelino Tedde, (a cura di) Cattolici per l’infanzia in Sardegna tra Otto e Novecento, Associazione culturale “A. De Gasperi”, Il Torchietto, Ozieri, 1997 pp. 218

Angelino Tedde, (a cura di), Iniziative sociali di G. B. Manzella e delle Congregazioni religiose in Sardegna nel Novecento, Associazione culturale “A. De Gasperi”, Il Torchietto, Ozieri, 1996, pp. 216.

Angelino Tedde, L’attività sociale delle Dame della Carità nel primo Novecento a Sassari. La Casa Divina Provvidenza 1910-1967, Il Torchietto, Ozieri 1994, pp. 176.

Angelino Tedde, «La Carità (1923-1934)» di G. B. Manzella in Cattolici in Sardegna nel primo Novecento, Associazione culturale “A. De Gasperi Il Torchietto, Ozieri, 1993 pp. 51-102.

Angelino Tedde, (a cura di) Cattolici in Sardegna tra Otto e Novecento, Associazione culturale “A. De Gasperi” , Il Torchietto, Ozieri 1993.

C. Tematiche sul movimento cattolico

Angelino Tedde, Prefazione, in Angela Baio, Cattolici per la famiglia a Sassari nel secondo Novecento. Il centro di preparazione alla famiglia di padre Giovanni Serafino Taddei (1967-1991) Associazione culturale ” A. De Gasperi”, Stampacolor, Sassari 2006.

Angelino Tedde, Viviana Onida, La diffusione cattolica degli asili in Sardegna dal 1848 al 1968, Associazione culturale “A. De Gasperi”, Stampacolor, Sassari 2005, pp. 192.

Angelino Tedde, Prefazione,
in Carlo Patatu, Chiaramonti. Le cronache di Giorgio Falchi, Studium adp, Sassari, 2004, pp. 19-34.

Angelino Tedde, Antonino Biddau (1897-1922), Salvatore Daddi (1862-1913), Luigi Desole (1904-1979), Francesco Doranti (1886-1973), Carlo Rugiu (1827-1912) in “Dizionario Storico del Movimento Cattolico in Italia 1860-1980” diretto da F. Traniello – G. Giorgio Campanini, Marietti, Casale Monferrato 1984.

Angelino Tedde, (a cura di)  Lo scautismo cattolico in Sardegna 1919 -1928, “Associazione A. De Gasperi” Stampacolor, Sassari 2000.

Angelino Tedde, (a cura di) Antonino Biddau (1897-1922) Formazione e azione di un protagonista della gioventù cattolica italiana della Sardegna, Associazione culturale “A. De Gasperi” Edizioni Gallizzi, Sassari 2000.

Angelino Tedde, Suor Luisa Emma Brambilla 1904-1976. Una vita per la Carità, Litotipografia Cav. Poddighe, Sassari 1977 pp. 18.

Angelino Tedde, Prefazione, in G. Zichi, Sorres e la sua diocesi, Collegium Mazzotti, Chiarella, Sassari 1975

Tematiche sulla cooperazione

Angelino Tedde, Le cooperative di pescatori, in G. Mondardini (a cura di) Pesche e pescatori in Sardegna, mestieri del mare e delle acque interne, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 1997, pp. 216-220.

Angelino Tedde, Per una storia dello sviluppo urbano in Sardegna, Editrice Diesse, Sassari 1989.

Angelino Tedde, Edilizia tra pubblico e cooperativo, in Marcello Lelli (a cura di)Sassari perché e per chi, Dossiers Libreria Dessì, Sassari 1978, pp. 3-18.

Varie

Angelino Tedde, Civiltà e lingua sarda in Tore Patatu, Contos de s’antigu Casteddu, Editrice Diesse, Sassari  1989, pp. 7-16.

Angelino Tedde, Fremiti, Roma 1978.

Per gli articoli giornalistici vedi La Nuova Sardegna 1963- 1985

Angelino Tedde, Giovanni Cau, in Colomo, Pittori sardi, Firenze.

Presentazioni a mostre di pittura Giovanni Cau, Frunzo e altri pittori.

Note biografiche

Dall’intervista rilasciata ad una mia ex allieva nell’ottobre del 2003

Intervista

L’età del Collegio.

D. Professore, può dirsi soddisfatto della sua non breve esistenza?

R. Posso dirmi pienamente soddisfatto di quanto la Provvidenza mi ha concesso, con tutte le riserve per le disgrazie avute, anche se per ogni disgrazia mi ha sempre riservato una grazia.

D. Accenni pure a qualche disgrazia e conseguente grazia.

R. Come lei sa sono nato nel suggestivo borgo di Chiaramonti e lì ho vissuto fino a dieci anni, quando per una delle solite tragedie familiari, ho perso entrambi i genitori e dovetti andare in collegio.

D. Che cosa può dire di questo periodo?

R. Da adulto ho appreso d’essere stato un ex bambino istituzionalizzato, altro stigma agli altri ricevuti dopo l’orfanezza. In realtà la Casa Divina Provvidenza che mi accolse con la varietà dei suoi ospiti era un vero e proprio villaggio, molto simile al mio paese: c’erano anziani e anziane, ragazze e ragazzi, pensionate importanti, e anche ragazzi e ragazze, “dolcini” come li chiamava la nostra educatrice Suor Luisa Brambilla.
Le Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli, di fondazione parigina, fungevano da educatrici e i Preti della Missione cercavano di formarci spiritualmente. Lo storico della Chiesa Mons. Damiano Filia celebrava sobriamente tutti i giorni la Santa Messa nella nostra cappella.
Per il resto ho frequentato per un anno la scuola elementare di San Giuseppe e poi la sezione staccata presso la Casa.

D. Certo non poteva sapere all’epoca che avrebbe scritto un libro sulla Casa e ce lo avrebbe fatto portare agli esami.

R. Già, ma la storia dell’infanzia non l’ho inventata io. D’altra parte l’infanzia non finisce mai d’essere a disagio. Pensi agli asili-nido, alle scuole-convitto dove i bambini passano le giornate dalle otto del mattino alle sei del pomeriggio perché le mamme sono donne in carriera.

D. Non svicoli, professore, e mi dica qualcosa sull’educazione collegiale.


R. Un’educazione suggestiva per tanti versi. Suor Brambilla era una bergamasca di origine borghese, affettuosa, ma irremovibile nella correzione delle mancanze. Inoltre era diplomata all’Istituto Tecnico di Bergamo per cui poteva aiutarci a fare I compiti e sapeva curare benissimo i rapporti scuola-famiglia.

D. E delle altre suore che cosa mi dice.

R. La maggior parte provenivano dall’Italia settentrionale. Suor Clementina Fontana, la direttrice delle ragazze, era emiliana, anche lei sapeva usare la bacchetta e la dolcezza con le ragazze più disinvolte.

D. E delle suore sarde?

R. Erano ossessionate dalla promiscuità tra ragazzi e ragazze e avrebbero voluto che fossimo dimessi. Questo era il pensiero anche di molte Dame della Carità, ma Donna Laura Segni, presidente della Casa, non la pensava così e la nostra Suor Luisa riuscì a tener testa alle altre suore e dame fino a metà degli anni Sessanta.

D. Sembra quasi che nel collegio abbia dimenticato il suo paese.


R. La nostalgia del mio paese, dei miei compagni, delle feste, dei miei falchetti e delle tortore che mio padre non mi fece mai mancare mi accompagneranno per tutta la vita.

D. Dopo gli oltre quattro anni trascorsi in collegio dove si recò.

R. In seguito alla lettura in classe della vita di padre Damiano De Veuster, l’apostolo dei lebbrosi, mi venne il desiderio di farmi missionario. Dopo aver insistito tanto con Suor Luisa, fui mandato a Scarnafigi nel Seminario Apostolico dei Preti della Missione dove frequentai il primo anno della scuola media.

D. E successivamente?

R. Data l’inclemenza del clima dovetti rientrare a Sassari e proseguire gli studi nel seminario diocesano.

D. Che cosa gli è rimasto di Scarnafigi e del Piemonte in genere.

R. Il bel ricordo degli amici settentrionali pur con i pregiudizi che avevano sull’Isola e sul Meridione, ma anche delle visite ai luoghi di Silvio Pellico, alle pendici del Monviso, al lago di Patria, a Torino. Tutti luoghi che ho avuto modo di rivisitare più volte anche da adulto.

D. Come visse i quattro anni dell’esperienza del Seminario Turritano?

R. Varia, intensa e impegnata. Vi trascorsi gli ultimi due anni delle medie e i due anni del ginnasio.
 
Eravamo in tanti e presi da un orario che non ti dava respiro: lezioni scolastiche, ore di studio, di meditazione e preghiera, di ricreazione e vacanze marine e montane. Come dimenticare il preparatissimo ed esigente professore di lettere delle Medie prof. Gavino Spanedda, che quando ti dava la sufficienza ti buttava il foglio per terra e dovevi raccoglierlo chinandoti per non darti troppe arie. Oppure il prof. Giuseppe Pittalis, ferrato in latino e in greco che sapeva farti sorridere tra una spiegazione e l’altra evocando i succulenti pranzi della Nurra. E poi il gigantesco professore di francese Alberto Santorre, missionario vincenziano già mio direttore a Scarnafigi. E il burbero-benefico Arcivescovo Mazzotti, spesso visitato dal padre Gemelli suo compagno d’armi.

D. E i suoi compagni?

R. Quelli diventati sacerdoti come il comboniano di Mores Paolo Serra, pio e attivo; quello spasso del canonico Pietro Desole, diventato professore di Lettere, poeta, scrittore e intenditore d’arte, l’ossese Salvatore Orani, canonico a Rapallo. I dirigenti scolastici scomparsi prematuramente scomparsi come Pietro Scarpa e Antonio Giorgio Satta, ma anche altri che si sono fatti onore come Gesuino Scano, per anni direttore dell’INPS di Sassari. Sarebbe lungo ricordarli tutti. I più sono usciti nel corso degli studi e hanno seguito carriere medio-alte.

D. E lei?

R. Io concluso il ginnasio, sono partito ad Aversa (Caserta) tra i missionari del Pontificio Istituto Missioni Estere dove ho frequentato i tre anni del liceo.

D. E finito in ambiente napoletano.

R. Già, in realtà vi erano siciliani, pugliesi, laziali: era rappresentato tutto il Meridione, solare, allegro, ironico e colmo di pregiudizi sul nebbioso Settentrione. Nui simme napulitana, guagliò, paziamme.
Ho imparato a non prendermi troppo sul serio e a tirà a campà. Ad essere meno permaloso e a prendere coscienza delle due italie antropologicamente diverse. Noi sardi per i meridionali eravamo dei selvatici.

D. E gli ideali missionari?

R. Ho cessato di sentirmi sardo e italiano per sentirmi uomo del mondo. Ho avvertito il relativismo culturale e la povertà diffusa. Le conversazioni con i missionari provenienti dalla Cina, dall’India, dalla Tailandia, dalla Birmania, dal Brasile mi hanno fortemente arricchito.

D. E gli studi?

R. La Neoscolastica ci inondava quotidianamente con le sue tesi e sillogismi, le sue problematiche lucidamente risolte. Inoltre con maggior piacere le materie letterarie. Più ostiche per me le materie scientifiche.

D. E i professori?

R. Il più brillante prof. Di Landa, da Mondragone, sacrificato alle missioni per noi studenti, ben preparato in Italiano, ma anche in Storia dell’Arte. Un uomo consacrato alle umane lettere. E poi lo scoppiettante prof. di Greco, padre Coppola, il paziente padre Taddeo, prof. di Fisica e Chimica e lo sferzante prof. di Filosofia padre Magnacca.

D. E dei Superiori?

R. Il rettore, la sofferenza umana, intensa quanto il perenne fumo delle migliaia di sigarette che fumava, il padre Miele, dominus et rex nella foresta Birmana per 30 anni, voglioso d’esserlo anche con noi, che non essendo giovani di foresta ci ribellavamo. Io, poi, senza censura gli andai a dire che era arretrato e incartapecorito. E lui paziente, buono e in sofferenza per le mie letture proibite fuori orario. In genere riviste cattoliche e Libertà, da lui definito un giornale di cronaca nera per impedirmene la lettura. Voleva rompere l’ultimo legame che mi univa all’isola della quale in quei tre anni provai una nostalgia profonda. In realtà nel quotidiano cattolico sassarese erano indicate anche le partite di calcio che lui si vantava di farci vedere nella neonata TV in binaco e nero . Il giornale lo metteva a nudo, quindi niente più Libertà.

D. Come mai dopo tre anni ha lasciato il PIME?

R. Un incauto padre provinciale mi mandò da un gesuita come da una Sibilla cumana e questi decretò che non ero pasta da fare ostie, ergo dovevo andarmene sia pure contro la volontà del buon padre Miele che ci vide il tradimento di una vocazione. In realtà era contro di me tutto il diritto canonico e l’eccessiva abbondanza di clero regolare in quegli anni.

D. Così da un giorno all’altro si vide sulla strada!

R. Mi vidi sulla strada, con i soldi per rientrare in Sardegna, ma che spesi per farmi un viaggio a Bergamo presso i parenti di Suor Brambilla che volevano sistemarmi come istitutore in un convitto. “Per carità, esclamai, con la clausura ho finito. Tornai in Sardegna, anzi a Chiaramonti, dove i miei parenti che mi avevano accolto da seminarista non mi accolsero da laico, perciò rientrai a Sassari dove per un mese dormii nei più disgraziati alberghetti di via Arborea, quasi sempre a pancia vuota, ma con una grande fiducia nella Provvidenza.

D. E le suore?

R. La Superiora del collegio, viste deluse le aspettative, non volle manco vedermi, soltanto Suor Brambilla da una finestra che dava sulla strada di via Sant’Anna mi passava ogni giorno un panino imbottito di prosciutto.

D. E in seguito.

R. In seguito fui accolto come studente lavoratore nel pensionato universitario della FUCI, diretto da don Enea Selis e per un anno fui a posto e potei iscrivermi in Giurisprudenza.

D. Tra I suoi appunti leggo che Donna Laura, al rientro dalla visita a Kennedy lo ricevette.

R. Mi chiese del mio stato e m’incoraggio ad andare avanti sotto la guida di don Enea che nel frattempo mi invitò a frequentare la FUCI allora formata dalla migliore gioventù cattolica universitaria sassarese.

D. Come si trovò in quell’ambiente?

R. Pessimamente. I gruppi erano consolidati e inconsapevolmente gli sconosciuti non vi erano accolti. Non così nel pensionato dove si poteva familiarizzare a tavola e fuori.

D. Perché andò via dalla pensionato universitario?

R: Fui chiamato dal sindaco di Chiaramonti come avventizio al Comune. L’esperienza durò cinque mesi e me ne andai sbattendo la porta. A quel posto aspiravano più di cento altre persone compresi alcuni parenti degli impiegati. Capìta l’antifona me ne andai senza manco salutare. Non desideravo elemosine, potevo fare anche da me.

D. Così si ritrovò ancora sulla strada?

R. No. Mi campai con le lezioni private e dal momento che le scuole medie erano alla ricerca di universitari mi presentai ad una preside locale (prof. Carboni, preside di Ploaghe e di Chiaramonti) per avere un incarico. Mi rispose testualmente: -Lasci Giurisprudenza, si iscriva in Lettere e avrà l’incarico come insegnante di Lettere. Senza indugiare eseguii il suoi consiglio, iscrivendomi a Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Cagliari.

D. E così con lo stipendio di docente poté mantenersi all’Università e risolvere i problemi del vivere.

R. L’insegnamento mi permise anche di mettere su famiglia e di mettere al mondo tre figli prima della laurea e un quarto subito dopo.

Con gli studenti di Stintino (1961-1965)


D. Non ha messo troppe cose in cammino?

R. Certamente, tuttavia tra i 24 e i 30 anni si possono fare molte cose; del resto ero temprato all’impegno costante dall’educazione seminaristica. Le dirò di più, in quegli anni cominciai a scrivere su La Nuova Sardegna” e, più tardi fui iscritto all’albo regionale sardo dei giornalisti pubblicisti.

D. Quali approcci ebbe con docenti dell’Università di Cagliari.

R. Positivi anche se sporadici per via dei miei impegni scolastici. A tenermi informato su tutto ci pensò una collega cagliaritana, ma di origine tempiese. Svolse per me un servizio eccellente a tal punto che senza lei difficilmente avrei potuto prendere le firme, procurarmi le dispense e sostenere gli esami.
Fu il mio angelo cagliaritano: da lei ebbi modo di conoscere tutti i docenti prima di averli ascoltati, le loro “fissazioni”, le tendenze e così via. Svolse per me un vero servizio d’intelligence che mi permise di sostenere sia pure con due anni supplementari quasi tutti gli esami.

D. Dei professori che cosa ricorda.

R. La nobiltà d’animo del prof. Alberto Boscolo, la supponenza marxista del prof. Giuseppe Petronio, la preziosità del prof. Vincenzo Ussani, la bontà del prof. Emilio Vuolo, la serenità del prof. Marcello Lostia, la competenza del prof. Corrado Maltese, la pignoleria del prof. Bruno Luiselli, la grande competenza del prof. Piero Meloni, solo per citarne alcuni. Anzi a causa della difficoltà dell’esame di quest’ultimo mi lasciai convincere da una collega a trasferirmi a Genova dove diedi l’esame di Storia Romana con il prof. Mario Forni e la prof. ssa Angela Franca Bellezza e potei laurearmi con il prof. Narciso Nada e Raimondo Luraghi.

D. So che il prof. Piero Meloni lo ha sbattuto fuori.

R. Non era facile superare quell’esame fatto di date e numeri. Il prof. Meloni badava molto al quantum ed io con tutti gl’impegni che avevo non potevo ricordare il numero delle navi romane e cartaginesi della prima guerra punica o le date di nascita dei vari personaggi romani.


Con gli studenti di Sennori (1965-1969)

D. Accenni a qualche soddisfazione.

R. L’esame di filologia romanza con il prof. Emilio Vuolo e quello di storia dell’arte con il prof. Corrado Maltese mi riempirono di soddisfazione. Due professori competenti, di alto livello culturale, capaci di leggere nel linguaggio degli studenti le competenze acquisite senza ricorrere a pedanterie.

D. Dica della laurea a Genova.

R. Eravamo nell’aprile del ’69 e i sequestri imperversavano in Sardegna. L’argomento della tesi trattava del banditismo sardo di metà Ottocento. La Commissione di laurea mi sollecitò a parlare sull’argomento per tre quarti d’ora. Fu una conversazione così piacevole e stimolante al punto che, entrato con 91 punti, ne uscii con 99 su 110. Era il 21 aprile e fu per me e per i miei familiari una giornata radiosa.

D. E dopo, professore.

R. Successivamente passai ad insegnare al Liceo Convitto Canopoleno e quindi al Liceo Scientifico “Giovanni Spano” di Sassari. Di lì a qualche anno mi abilitai a Cagliari in Lettere per l’insegnamento nei Licei.

Gli studenti del Canopoleno (1969-1970)

D. Una bella soddisfazione.

R. Una soddisfazione di breve durata: io come docente percepivo circa 250 mila lire, un impiegato della Sir con diploma ne percepiva 300 mila. Con moglie e tre figli a carico, pagando 40 mila d’affitto non si riusciva a vivere. Si ricorreva alle ripetizioni che per l’abolizione degli esami di riparazione vennero drammaticamente meno. “Carmina non dabant panem”. Per soli duemila lire svolgevo lezioni di Storia moderna presso la neonata Facoltà di Magistero. Per fortuna mi commissionarono delle ricerche di vario genere: economia, diritto, urbanistica, antropologia culturale: furono la mia salvezza. In Quattro anno scrissi così tanto che per altri cinque , data la saturazione, non riuscii a scrivere molto per me.

Universitario

D. Come ebbe inizio la sua carriera universitaria.

R. Più che una carriera fu una stazione, la prima. Non appartenevo alla media o alta classe dirigente sassarese. Avevo studiato fuori. Non avevo legami di sangue.. Fu il prof. Manlio Brigaglia che su sollecitazione del prof. Pierfranco Catalano membro del primo Comitato Tecnico della Facoltà di Magistero mi invitò a fare l’esercitazionista per questa Facoltà per la cui nascita avevo partecipato al dibattito cittadino.

Per questo merito quadriennale potei accedere al concorso di contrattista con borsa di studio di circa 250 mila lire al mese e conseguente servizio di tre mezze giornate all’Università. Fu una svolta: nel rimanente tempo libero potevo fare altro per tirar su la famiglia. Mi misi in condizioni per accedere dopo 5 anni di contratto al concorso di ricercatore confermato. Divenni così ricercatore senza mai ottenere uno straccio di incarico per qualche disciplina del raggruppamento di storia moderna per accedere poi ad associato. Alle mie spalle ci furono alcuni che pensarono al momento opportuno ad affossarmi, mentre giungevano di tempo in tempo oves et boves con incarichi e affidamenti disciplinari che permisero loro di far carriera. Non mi lamento con la Provvidenza dalla quale ho ottenuto sicuramente più di quanto meritassi, ma mi ha seccato l’indifferenza e l’ostilità di alcuni colleghi della buona borghesia sassarese o di altri fortunati “accudiddi” invidiosi e livorosi.

D. Concluso questo periodo che altre attività ha svolto.

R. Mi son dedicato totalmente alla ricerca oltre che alla didattica.

D. Quali ambiti di ricerca ha curato?

R. Soprattutto la storia dell’infanzia e dell’istruzione in Sardegna.

D. Verso quali modelli ha guardato nelle metodologie delle sue ricerche.

R. Non ho avuto maestri universitari, ma ho tenuto presente modelli che ho avuto modo di incontrare nel tempo all’interno della Facoltà quali i professori Gian Paolo Brizzi, Luciano Caimi; dei locali sicuramente per la metodologia della ricerca archivistica il prof. Raimondo Turtas.

D. E degli esterni a chi ha guardato.

R. Sicuramente alla scuola di Luciano Pazzaglia per le tematiche storico-educative cattoliche; alla scuola di Andrea Riccardi, per le tematiche sul movimento cattolico; a Giorgio Campanini, per le tematiche sulla famiglia.

D. Troppi continentali e un solo sardo.

R. Forse mi sono riconosciuto più vicino allo spirito e agli ideali della mia formazione cattolica.

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