Categoria : letteratura sarda

“Jibril e le sue capre!” di     Mario Nieddu

Il gregge riposava all’ombra e il giovane Jibril osservava l’orizzonte.
Si sentì chiamare ad alta voce. Si voltò e vide uno sconosciuto del suo stesso colore, ma con abiti puliti e costosi.
-Jibril, sono tuo cugino Mahdi, ti ricordi di me?-
-Certo, mi ricordo di Mahdi, ma non ti conosco-
Erano passati almeno venti anni da quando il cugino Mahdi era sparito.
Aveva sempre ritenuto che quel cugino più grande di lui fosse morto.
Non aveva dimenticato il suo  volto, ma non lo riconosceva…
Tutto si era svolto in un attimo. Jibril, ubbidendo alle urla
terrorizzate della madre, si era nascosto all’interno di un cespuglio
polveroso. Prima urla e minacce, poi tutto tacque e si fece notte.
Rimase per tre giorni nel suo nascondiglio, assetato e senza forze,atterrito dalle urla di dolore e di odio che gli riempivano la testa.
Una capra brucava tranquilla nel suo cespuglio mentre allattava il suocapretto. Il bambino intuì che tutto era finito e subito dopo,girovagando attorno al rudere della capanna abitata dai cadaveri dilaniati della madre e dei due fratelli, capì che era finito anche il suo mondo.
Era da solo. Non riusciva a piangere. Seguì il capretto ecome lui si alimentò direttamente dalla mammella della capra…

Jibril e le sue capre      Mario Nieddu-Dunque, Jibril, sei vissuto sempre qui scalzo e malvestitoincompagnia di  serpi e di scorpioni e destinato a morire di stenti come le tue capre?-
Jibril non gli rispose e osservò Mahdi. Sapeva che si trattava proprio di lui, ma niente della sua nuova identità corrispondeva ai ricordi che aveva mantenuto vividi nella sua mente.
-Tu, piuttosto, com’è che sei vivo?-
Mahdi gli raccontò di aver assistito all’assassinio di tutta la tribù e allo stupro delle donne. Lo avevano risparmiato, non si sa perché e anche lui era convinto che Jibril fosse morto.
-Come vedi, io sono vivo e sto bene, i soldi e gli amici non mi mancano. Ora vivo lontano, molto lontano. C’ è un luogo incantevole in Europa, chiamato Italia, in cui i prati e le montagne sono verdi tutto l’anno, poi ci sono il mare, i fiumi i laghi. La gente è strana, ma imbelle ed innocua e a volte anche generosa… Ho aiutato  molti malridotti come te ad arrivare proprio lì e hanno fatto fortuna, come me.-
Jibril seguiva, un po’ incantato, un po’ incredulo la narrazione di altre civiltà, di libertà, di ricchezza. Ascoltava di viaggi in mare.
Qualcuno gli aveva parlato di quella immensa distesa di acqua, in grado di contenerne più di tutti i fiumi del mondo; a volte l’avevanche sognato il mare, ma non l’aveva mai visto.
I vari racconti di Mahdi gli parvero inverosimili, ma la sua salute fisica, il suo abbigliamento e le lingue straniere usate per rispondere all’incessante squillare del cellulare fugarono tutti i
dubbi.
Anch’egli avrebbe voluto cambiare vita, fuggire dalla sete, dalla fame, dalla  aridità dei suoi luoghi. Ne aveva il diritto. Mahdi gli fece capire subito che anche i sogni che si avverano hanno un costo.
Poteva sempre vendere il suo gregge… glielo avrebbe comprato lui. Era proprio generoso e altruista.
Così Jibril parti con Mahdi. Salì per la prima volta su un fuori strada rumoroso che lasciava una scia di polvere. Dopo qualche oraa rrivarono ad una specie di casermone all’interno di un grande patio sterrato, ben recintato con reti molto alte. Incontrò in pochi minuti più gente di quanta ne avesse vista nella sua vita. Erano quasi tutti giovani, molti anche poco più che adolescenti.
-Vedi, Jibril, anche loro devono andare in Europa. Fra qualche giorno partirete con una nave. Buona fortuna !-
Mahdi toccò il braccio destro di Jibril in segno di saluto e scomparve…
Da qualche tempo Jibril passa le giornate con un bicchiere di plastica in mano e la notte dorme alla stazione adagiato su cartoni. Non vede l’orizzonte, né più l’alba, ora annunciata dalle commesse che lucidano le vetrine dei negozi, né il tramonto, ora segnato dalle serrande che si abbassano.
Pensa spesso all’inganno di Mahdi, il quale però non aveva mentito sull’Italia quando parlava di gente strana, imbelle e a volte generosa,
Nelle notti in cui il sonno è profondo riesce perfino a sognare. E, quando è fortunato, sogna le sue capre.

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