Le impressioni sulle dimissioni del Papa scritte in latino e tradotte in italiano dal prof. Giuseppe B. nato a Cagliari, ma sassarese di adozione

Ho chiesto all’amico Giuseppe (preferisce restare anonimo) di scrivermi le sue impressioni in latino sulle dimissiomi di Benedetto XVI. Mi ha accontentato e lo ringrazio di cuore. Capita ogni tanto che ci scriviamo in latino delle email per il gusto di tenerci in esercizio.

Joseph natione calaritanus sacerensis adoptione suo amico dilecto Angelino salutem.

 Hodie, die undecima mensis Februarii, hora sexta, nuntium ex interretiali situ vidi et audivi de Summi Pontificis abdicatione; factum quod ephemeridis scriptores et auctores colloquiorum percontativorum in voce et in video, ab omnibus mundi partibus, certe insurget. Non mihi iuvat vanas immagines disserere – nec mihi fas esse reputo -, sed amico brevem aliquam meditationem confidere malo.

 Loqui nolo de rationibus quae Benedictum XVI induxerunt ut hunc acciperet consilium, ceterum mea non interest absolute. Verum est quod usualis non sit in Ecclesia hoc genus solutionis; si excluditur Celestinus V, cuius historia bene novimus, non esse aliud exemplum referendum mihi videtur. Et ideo puto dolores et cruciatus a decessore toleratos in vitae eius novissimus diebus, in quibus magna difficultas exprimendi et impossibilitas cum fidelibus communicandi sub omnium oculis erant, non extraneos fuisse tali lectioni. Sed haec hactenus!

 Prior mea cogitatio, quae tibi propono, maioris signi et gravior haec est: sincere credo Summum Pontificem fecisse praesertim actum amoris pro Ecclesia, actum amoris qui sequitur audaciae actum cum electionem acceptaverit nunc octo anni sunt. Opinor,enim, illum credere paulum conveniens ministerium fidele et continuum pro Ecclesia cum pauca valetudine et aetate nimis praegressa.

 Benedictus XVI, optimus theologus, perfecte comprehendit Pontificem servum servorum Dei semper et ubique esse debere; et etiam necesse esse omne momentum existentiae suae ad hoc servitium assiduum… usque ad mortem. Sed si haec mors non venit tempore apto ad liberandum corpus ab omnibus terrenis laqueis, dum vigilis et compos sui homo adhuc est, pro bono Ecclesiae videtur necessaria abdicatio.

 Altera cogitatio vergit in argumentum similem et his verbis explico: amor Ecclesiae a Pontifice profusus liberum facit eum pro futuris optionibus, id est cum hic amor ipse periclitaretur a morbo et aetate nullum esse. Magnam dilectionem nos omnes vidimus in apostolicis itineribus, in variis interventibus secundum opportunitatem, in paterna deditione erga pauperes et ab omni fortuna derelictos totius mundi, quibus semper dicatus est. Pulchrum esset recordare aliquot exempla, sed hoc meis cogitationibus longe est.

 Sed aliud cogitatum me ducit ut explicem theologicam sapientiam presentem in labore apostolico et in suo pontificali magisterio: in iis pater est cui filii fiduciose confugere possunt. Sapientia magna quam effecit pluribus annis studiorum reconditorum et adsiduorum, adumbrationem teologicam in omnibus orationibus et prasertim in scriptis suis posuit. Mihi videtur iustum ipsum referre in numerum Patrum Ecclesiae qui dicuntur, et eum adsociare Ambrogio, Augustino, Basilio, Gregorio et aliis qui cum ipso pastorale onus partiti sunt; quod onus ipsi exercitaverunt non solum beneficio suae dioecesis sed pro tota Ecclesia.

 Ergo cur quaerere debeo motivationem huius acti? Ego transeo ultra, sileo, cogito et oro pro particulari discrimine quod Ecclesiae obstat. Vale.

 TRADUZIONE IN ITALIANO

Al suo caro amico Angelino  salute.

 Oggi, 11 febbraio alle ore 12, ho appreso da internet la notizia delle dimissioni del Sommo Pontefice; un fatto che scatenerà giornalisti e intervistatori di ogni parte del mondo. A me non piace dilungarmi in fantasticherie – penso neppure mi sia lecito – ma preferisco affidare ad un amico qualche breve riflessione in merito.

 Non mi soffermo sulle motivazioni che hanno spinto Benedetto XVI a prendere questa decisione, ed in verità neppure mi interessa tanto. Certo non è usuale nella Chiesa una soluzione di questo genere: se escludiamo Celestino V di cui conosciamo bene la storia, non mi pare ci sia altro esempio da menzionare. Perciò ritengo che le sofferenze vissute dal suo predecessore negli ultimi giorni di vita, durante i quali si poteva notare la sua difficoltà di espressione, e il suo dolore per non poter comunicare con i fedeli, non deve essere stata estranea alla sua scelta. Ma di ciò basta!

 La mia prima riflessione, la più sentita ed importante, è la seguente: credo sinceramente che il Sommo Pontefice abbia voluto compiere soprattutto un atto d’amore verso la Chiesa, atto d’amore che segue l’atto di coraggio quando aveva accettato l’elezione al Pontificato otto anni fa. Suppongo infatti ritenga non sia compatibile il servizio fedele e continuo alla Chiesa con uno stato di salute precaria e con un’età troppo avanzata.

 Benedetto XVI, da buonissimo teologo, sa molto bene che il Papa è il servo dei servi di Dio, sempre e dovunque, e come tale è necessario che ogni momento della sua esistenza sia per il servizio indefesso della Chiesa santa di Dio fino alla morte. Ma se questa morte non viene a liberare il corpo dai suoi legami terreni quando l’uomo è ancora vigile e consapevole di sé, sembrerebbe necessario lasciare la carica per il bene della Chiesa.

 L’altra riflessione è simile al precedente e lo spiego così: che l’amore profuso verso la Chiesa dal Papa lo renda libero nelle sue scelte future, cioè quando questo stesso amore rischierebbe di essere annullato dalla malattia e dall’età avanzata. L’amore l’abbiamo visto nei suoi viaggi apostolici, nei suoi interventi diversi secondo l’occasione, nella dedizione verso i poveri ed i derelitti dei quali si è sempre interessato; sarebbe bello poter ricordare alcuni di questi esempi, ma ciò esula dalla scelta della mia riflessione.

 Ma un altro pensiero mi spinge ad evidenziare lo spessore teologico nella sua fatica apostolica e nel suo impegno pontificale di padre al quale i figli si possono rivolgere con fiducia. Col suo enorme bagaglio culturale, realizzato in anni di studi assidui e profondi, privilegiava il taglio teologico nei suoi interventi soprattutto quelli attuati per iscritto. Mi pare certamente lecito annoverarlo tra i Padri della Chiesa di antica data e accomunarlo ad Ambrogio, Agostino, Basilio, Gregorio ed altri che hanno condiviso con lui l’impegno pastorale, un impegno paterno che trascendeva il proprio territorio episcopale per raggiungere tutta la Chiesa.

 Perciò io vado oltre, faccio silenzio, rifletto e prego per il particolare momento che può creare qualche ostacolo alla Chiesa. Ciao.

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