Torniamo all’economia del porco: pane fatto in casa, formaggio di pecora e uova di galline! Acqua di sorgente, cenere per lavare i panni, candele ad olio, asini e cavalli per muoverci. Riempiamo i paesi vuoti! Fuga dalla città! Baratto!

Forse i due nostri collaboratori non hanno torto. Torniamo al mondo contadino e lasciamo perdere supermarcati, farmacie, luce elettrica, telefono (ci parliamo con i fuochi) e moriamo quando è ora senza quelle terribili terapie che ci fanno soffrire e morire dopo aver fatto spendere alla comunità un pacco di soldi così! (la Redazione)

La sincerità e, a quanto pare, la deontologia medica vuole che al malato si dica la verità sul suo stato di salute. Un tempo era anche corretto, ma oggi l’ammalato, a meno che non sia un uomo di fede, non ha che da disperarsi e la disperazione accresce l’angoscia dell’ultimo addio al mondo.

La grassa borghesia italiana, in questi giorni in cui fantasmi neri si aggirano tra le borse, invece di stare zitta, mugugna, alza la voce e sbraita come una lavandaia alla quale si rinfaccino i peccati di sesso. Tra queste locuplete borghesi ce n’è una che si comporta in modo tale da spingere gli operatori di borse a  gettar via i titoli italiani e i venditori ad impiccarsi.

Ci sembra che nel corpo di questa logorroica donna si nasconda l’anima bella di Ugo La Malfa che è stato una vita a dire di non accrescere il debito pubblico, ma gli altri non lo ascoltavano o al massimo battendogli la mano sulla spalla gli rispondevano: -Stai buono Ugo, vedrai che la situazione migliorerà!-

Ora il suo spirito è entrato nel cuore, nella mente e nelle viscere della Mercegaglia che non fa che sbraitare dalla mattina alla sera per scoraggiare i compratori ad acquistare i titoli italiani. La donna è spaventata e teme anche lei il ritorno all’economia del porco. Il premier ha annunciato le dimissioni, fra qualche giorno, appena il diktat dei maghi di Bruxelles  e per nostra fortuna del Presidente Napolitiano, sarà approvato da un Parlamento querulo, sgrammaticato, e non logorroico, ma diarroico.

Questi mille “porci ingrassati” come direbbe Obama, sono lì a guardarsi allo specchio, ad ascoltarsi come erano usi fare Peppone e don Camillo. A mio avviso non hanno capito che siamo all’ultima spiaggia e che occorre energia, rapidità di decisione e soprattutto fattività. Fra qualche giorno, l’asso della manica sarà un famoso tra gli addetti, Mario Monti, ma ignorato dalla stragrande maggioranza dei milioni d’Italiani.

Sinceramente mi ricorda il cavallo di Caligola fatto senatore e il prete per gli ultimi conforti al moribondo avaro che apprezza il crocifisso d’argento. Questi cialtroni non hanno capito che bisogna dimezzare il Parlamento, trasformare in museo mezzo Quirinale, licenziando la ventina di cuochi a 10 mila euro e passa al mese, ridurre lo stesso Parlamento ad una sola camera e il resto museizzarlo e cominciare a tagliare da lì per abbattere il debito pubblico.

L’austerità va praticata a cominciare da lì, tornando a togliere liquidazioni da capogiro ai vari Profumo delle banche (pensate che il poveretto che ora rischia la galera) oltre ad aver fregato il fisco, se n’è andato come “un porco ingrassato” con una liquidazione di 40 milioni di euro! Poveraccio non avrà tempo per goderseli, morrà sicuramente prima di averli consumati.

Per farla breve, riduciamoci pure all’economia del porco che non è poi così infame (pane e lardo a colazione, pane e formaggio a pranzo, un minestrone selvatico con qualche fagiolo la sera, una rapida buona notte e a nanna), torniamo alla stearica  e noi  aggiungiamo torniamo alle vigne, ai campi da coltivare a grano duro, ai pane fatto in casa come c’insegnano le nicchie contadine, all’allevamento degli animali da cortile. Signora Mercegaglia da lì veniamo e lì torneremo, mica siamo diversi dai falliti socialismi reali!

L’Italia è un paese da socialismo reale e sta implodendo, gridi pure che siamo alla buccia, si venda i migliori capi e torni alle gonne di lana di sua nonna con tanto di telaio in casa. Ma che ci frega della borsa se rientriamo nel mondo contadino da dove siamo scappati via troppo presto. La vita dell’uomo è breve e con la sobrietà lo attende la gloria eterna, così come stiamo vivendo, campiamo cent’anni a medicine costose, arricchiamo la classe medica che evade più di ogni altra categoria e, per le liti, facciamo opera di pace tra i litiganti, che anche gli avvocati, evasori quanto i medici, debbono tornare a ruspare per i campi.

Facciamo capire all’Europa che non ce ne frega nulla d’essere la sesta o la settima potenza del mondo che fa acqua da tutte le parti. Un sorso di buon vino non ci mancherà se ci daremo davvero all’economia del porco come fa un povero padre, nostro compaesano, che per campare una numerosa prole ci appesta con la brezza suina le ferie, brezza che sopportiamo, quando penso che su quella brezza suina ci campano i nipotini perché i figli o i generi sono una filiera di pelandroni, perciò a camparli ci pensa il nonno a pane e lardo , a salsicce a uova calde.

Fulgenzio Saetta e Rustico Cipolla

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