Risultato della Ricerca

“Vita quotidiana e morte a Chiaramonti nell’anno del Signore 1826 (agosto-dicembre)” di Angelino Tedde

Squarci storici

Premessa

Dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo (1814), i sovrani europei avevano imposto, con fini strategie, la restaurazione del potere assoluto e l’alleanza fra il Trono e l’Altare.

Un’altra  Europa sotterranea però covava come il fuoco sotto la cenere: massoni, carbonari e altre società segrete oltre che giovani pensatori del livello di Giuseppe Mazzini (Genova 1805-Pisa 1872) e giovani combattenti per la libertà come Giuseppe Garibaldi ( Nizza,1807- Isola di Caprera 1882) allo scopo di rovesciare i sovrani dai troni e imporre la democrazia sperimentata durante la rivoluzione francese.

L’attività della famiglia vincenziana in Sardegna di Angelino Tedde

imagesGiovanni Battista Manzella 1855-1937

1.1. Una vocazione adulta

G. B. Manzella nasce a Soncino in provincia di Cremona il 21 Gennaio del 1855, sei anni prima della proclamazione del Regno d’Italia.

La sua era una modesta famiglia artigiana al pari di tante altre del cremonese: il padre Carlo e la madre Laura Zanardi esercitavano la professione di materassai, attività che permetteva loro di mandare avanti la famiglia costituita da tre figli.

Come avveniva in tutte le famiglie dell’800 i ragazzi si formavano tanto al catechismo quanto frequentando le scuole elementari.

Il Manzella inizia a frequentare tale scuola proprio nel 1861, allorché le scuole del neonato Regno d’Italia dovranno unifor¬marsi alle disposizioni della legge Casati.

Successivamente, sempre a Soncino, frequenterà le scuole tecniche di primo e di secondo grado, ultimate le quali, si trasferisce con la famiglia a Castello sopra Lecco, dove a sedici anni inizia a lavorare come commesso in un negozio di ferra¬menta presso la ditta Cima.

Nove anni più tardi lo ritroviamo a Cremona, presso la ditta Vignolo Spreafico, dove la titolare gli aveva affidato per intero la gestione del proprio negozio di ferramenta che, per quattro anni, il giovane gestisce con perizia e scrupolo meritandosi una grande stima.

Di quel periodo si ha notizia della sua assiduità alle confe¬renze maschili di Carità, (fondate a Parigi nel 1833 dal giovane storico francese F. Ozanam e istituite a Livorno dallo stesso nel 1855), della sua capacità di animatore di gruppi giovanili grazie alla sua abilità di prestigiatore.

II. Vita quotidiana e morte apparecchiata a Chiaramonti nell’Ottocento (1827) di Angelino Tedde

 Premessa

Chiesa di San Matteo Claudio Coda

Chiesa di San Matteo Claudio Coda

Nel 1827, nella Comune di Chiaramonti, come in tutti gli altri quasi 300 villaggi della Sardegna, la vita si svolgeva soprattutto intorno al campanile di San Matteo al Monte verso cui le strade principali del paese tendevano a convergere, quali i carruggi, chiamati con vario nome: carruzzu longu, carruzzu ‘e ballas, carrela longa, piatta, carrela de su putu. Qualche sentiero campestre convergeva verso il Cunventu de sos Padres de su Carmine, detto appunto Caminu de Cunventu; altro carruggio saliva al contrario verso s’Oratoriu de su Rosariu, mentre dalla Piatta si scendeva verso s’Oratoriu de Santa Rughe e quindi a s’istradone che pericolosamente, a forma di serpente, da sa Rughe costeggiava la vasta e profonda conca, o depressione, di Putugonzu fino agli spuntoni di roccia alla periferia dell’allora centro abitato e poi proseguiva pericolosamente come sterrata lungo il pendio del monte per confluire nella sterrata prediale per Martis, passando per Erva Nana.
A sa Niera si stagliava superba, rispetto alle poche case basse adiacenti, quella che era stata il palazzo della nobile e grande possidente, mezzo chiaramontese e mezzo nulvese, donna Lucia Delitala Tedde, passato nelle mani agli oriundi ozieresi nobili Grixoni. Più a valle, a non molti metri di distanza dal palazzo Grixoni, si stagliava il palazzo dei possidenti Migaleddu che più tardi, con l’alleanza matrimoniale con un maresciallo dei carabinieri toscano, costituiranno la fortuna dei Rottigni, promotori come si sa della modernizzazione del villaggio tra Otto e Novecento. I beni di donna Lucia, valutati in 10 mila scudi, nel 1760 (probabile anno della sua morte violenta) erano stati devoluti, secondo testamento, dalla nobildonna, grazie all’assistenza spirituale di un gesuita, dopo l’esilio a Villafranca di Piemonte, al collegio gesuitico di Ozieri. I resti del patrimonio, dopo la soppressione della Compagnia di Gesù nel 1773, amministrati da una commissione apposita ozierese, che li dissiperà, giungeranno alla mensa vescovile di Sassari e successivamente, questi resti dei resti, verranno devoluti alla costruzione dell’attuale Chiesa di San Matteo e della Santa Croce nell’area di sedime dell’abbattuto omonimo oratorio.

I. Vita quotidiana e morte a Chiaramonti nell’anno del Signore 1826 (agosto dicembre) di Angelino Tedde

 Premessa

WaterlooDopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo (1814), i sovrani europei avevano imposto, con fini strategie, la restaurazione del potere assoluto e l’alleanza fra il Trono e l’Altare.

Un’altra  Europa sotterranea però covava come il fuoco sotto la cenere: massoni, carbonari e altre società segrete oltre che giovani pensatori del livello di Giuseppe Mazzini (Genova 1805-Pisa 1872) e giovani combattenti per la libertà come Giuseppe Garibaldi ( Nizza,1807- Isola di Caprera 1882) allo scopo di rovesciare i sovrani dai troni e imporre la democrazia sperimentata durante la rivoluzione francese.

L’Italia era divisa in 7 Stati: Regno di Sardegna (gli Stati dei Savoia), Regno lombardo Veneto (Austria), Ducato di Parma e Piacenza (Maria Luisa d’Austria, moglie di Napoleone) Ducato di Modena e Reggio(Asburgo d’Este), Granducato di Toscana (Asburgo Lorena), Stato della Chiesa (Pio VII), Regno delle Due Sicilie (Ferdinando I di Borbone).  Da questa divisione dell’Italia erano passati 11 anni.

Chiesa San Matteo al Monte ChCo Foto A.T.

Chiesa San Matteo al Monte ChCo
Foto A.T.

I Savoia, che già possedevano il Ducato di Savoia, il Principato del Piemonte, la Contea di Nizza, il Genovesato,  dal momento in cui erano diventati re di Sardegna (1720), continuavano a governarla per mezzo di vicerè che si avvicendavano di triennio in triennio con residenza Cagliari. Tra i più noti e attivi viceré, dal 1735 al 1738, si era contraddistinto, per la sua determinazione repressiva Carlo Amedeo Battista Marchese di San Martino, d’Aglié e di Rivarolo, già severo comandante delle sabaude galere. Non se ne stette a dare ordini da Cagliari, ma a capo di un discreto contingente militare, visitò i villaggi più turbolenti dell’Isola, gettò nelle carceri ben 3000 pregiudicati, ne fece impiccare con rituali efferati 400 ed esiliò anche gl’intoccabili nobili divisi tra fautori della Spagna, dell’Austria e nuovi fautori del Piemonte. Le visite ai paesi dell’Anglona e della Gallura lo videro severo nei confronti dei capifazione di Nulvi e di Chiaramonti (i Tedde e Delitala) che mandò al confino per un biennio. Più tardi ci volle l’opera missionaria del gesuita piemontese Giovanni Battista Vassallo dei Conti di Castiglione che abbandonato l’insegnamento universitario a Cagliari si diede a predicare la parola di Dio tutti i villaggi della Sardegna e a promuovere le paci tra famiglie rivali, tra le quali i Tedde e i Delitala di Chiaramonti e Nulvi, e altre della Gallura. Tra l’altro compose un catechismo e dei gosos ai santi patroni in sardo logudorese. Chiudiamo, per ora, questa finestra sul Settecento e torniamo all’Ottocento a cui si riferiscono gli atti notarili

Protagoniste cattoliche di azione sociale in Sardegna tra otto e novecento di Angelino Tedde

Angelino Tedde

Angelino Tedde

Angelino Tedde, Protagoniste cattoliche di azione sociale in Sardegna tra Ottocento e Novecvento, Il Torchietto, Ozieri 1998 pp. 203

(libro postato digitalmente, si raccomanda la citazione qualora si utilkizzassero parti o l’intero testo)

INDICE

 Introduzione di Angelino Tedde

 SEZIONE I – STUDI E RICERCHE

 La tradizione storiografica medievale tra sante e principesse devote

 Restituta (IV sec.)
Giusta (V sec.)
Georgia De Carvia (XI sec.
Giusta di Torres (XI sec.)
Marcusa di Torres (XII sec.)
Massimilla (XII sec.)
Maria De Thori (XIII sec.)
Giovanna di Gallura (XIII-XIV sec.)

Principesse nobildonne e monache

Anna Fara
Caterina Flos
Margherita Tavera
Lucia Zatrillas
Margherita di Castelvì
Maria Rosalia Merlo
Cristina Maria di Savoia

Aristocratiche e alto borghesi Dame di Carità

Genoveffa di Santa Croce (XIX sec.)
Luigia Ledà Boyl (XIX sec.)
Luigia Romano (XIX sec.)
Natalia Pirisi-Siotto (1865-1911)
Gerolama Mannu Ledà nota Momina (1845-1834)
Ignazia Dettori(1833-1944)
Eugenia Solinas Serra(1861-1940)
Maria Pittalis Zirolia (1871- 1952)

Figlie della Carità: le vie per chiostro

Maria Calcagno (1839-1916)
Giuseppina Nicoli (1863-1924)
Suor Fior( 1867-1949)
Anastasia Biassoni (1870-1951)
Adele Aresi (1871-1955)
Maria Elisa Gotteland (1873-1940)
Emma Brambilla (1904-1976)
Suor Sodano (1880-
Redenta Dorigo (1882-1964)
Giuseppina Bava (1879-1949)
Angela Lacelli (1902-1939)
Giuseppina Caldi
Annetta Manca

Contemplative in azione: confondatrici e fondatrici di Congregazioni

Angela Marongiu (1854-1936)
Giovanna Maria Ghisaura (1864-1943)
Rita Orrù (1894-1985)
Pietrina Brigaglia(1900-1985)
Paola Muzzeddu (1913-1971)
Eulalia Palmas (1905,vivente)

 Sezione II- Documenti

L’attività di Donna Gerolama (nota Momina) Manno Dettori nell’Archivio del “Rifugio Gesù Bambino” di Sassari di Lucia Tortu e Angelino Tedde

Atti e Statuti

Regesti dei verbali del Consiglio di Amministrazione (1905 – 1920)
Regesti delle lettere (1905-1927)
Regesti dei lasciti (1907-1964)
Introduzione

A partire dalla metà dell’Ottocento e per quasi tutto il Novecento, vere e proprie protagoniste della creazione e direzione delle opere assistenziali ed educative in tutto il mondo cattolico occidentale furono le donne. In Italia quest’attività “sociale” femminile risulta particolarmenter vivace.

Le iniziative per l’istituzione di un asilo infantile a Chiaramonti di Cristina Urgias

Casa Comunale-Scuola di Chiaramonti (1874)

Casa Comunale-Scuola di Chiaramonti (1874)

Esaminando le carte comunali si  apprende che già dal 1862 l’amministrazione di Chiaramonti è invitata ad istituire in questo comune un asilo infantile. In una lettera del settembre del 1862 il Regio Ispettore delle Scuole Primarie e Magistrali di Sassari scrive:

L’esperienza di parecchi anni ha dimostrato al sottoscritto che la maggior parte dei genitori obbligati a valersi dell’opera dei loro figlioli, appena questi sono atti a qualche fatica, li tolgono troppo per tempo dalle scuole elementari e li privano così di quella istruzione che deve essere il patrimonio di tutti (…)”[1].

Egli propone quale rimedio a questa situazione l’istituzione di un asilo infantile, concepito come struttura assistenziale e preparatoria alla scuola primaria.  Egli continua dicendo:

“(…) L’utilità di queste scuole, ove essi accolgono i bambini di ambo i sessi da 4 a 6 anni, è così universalmente riconosciuta che il sottoscritto ritiene inutile ogni parola in proposito (…)”.

Lo stesso fa presente inoltre che il Ministro della Pubblica Istruzione aveva istituito un fondo, con cui si sarebbe potuto far fronte alle spese di primo impianto, da suddividere come premio tra i comuni che si sarebbero dimostrati più solleciti nell’istituzione di tali scuole   Inoltre il Consiglio Provinciale Scolastico era disposto a concorrere al pagamento dello stipendio della maestra.

L’ispettore conclude con la raccomandazione di istituire, per il nuovo anno scolastico, se non un asilo, almeno una scuola per i bambini di entrambi i sessi, affermando che il comune, con questa iniziativa, si sarebbe reso utile alla patria e non avrebbe tardato a vedere i benefici di questo atto.

Salvatore Daddi (Gavoi, 1862- SS,1913) un protagonista del movimento cattolico in Sardegna tra Otto e Novecento di Sabrina Fara

 1.1. Il movimento cattolico da Pio IX a Pio X.

Veduta di Gavoi

 Non si può capire la figura di Salvatore Daddi, focoso esponente del movimento cattolico della Sardegna centro settentrionale, vissuto tra il 1862 e il 1913, se non lo si colloca in quell’epoca di forte contrapposizione ideologica tra le istanze cattoliche della “questione romana” e la vera e propria sopraffazione del neonato Stato italiano liberaldemocratico, sorretto da una vera e propria élite anticlericale e massonica, autoritaria e accentra­trice, insensibile ai ceti meno abbienti, fortemente oligarchica e, in tanti settori mirante a spazzare via per sempre l’eredità cri­stiana e cattolica dei vecchi stati costretti, per tanti versi coatti­vamente, ad unirsi ad una entità nazionale secondo i dettami monarchico-piemontesi.

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