Categoria : memoria e storia

“Isola Rossa 82” Numero unico, ormai storico, curato e scritto da Angelino Tedde

isola-rossa_nCominciai a frequentare l’Isola Rossa dal 1971 e ogni anno predisponevo interviste e pezzi giornalistici  dal momento che penso che per un lavoratore intellettuale non esistano vacanze assolute. Sull’Isola Rossa ho pubblicato tanti servizi apparsi sulla Nuova Sardegna, particolarmente nell’agosto del 1974 e 1975, le due grandi pagine centrali, con foto e qualche poesia oltre che servizi. Nel 1982 decisi di pubblicare un numero unico con gli articoli che l’amico Antonio Maria Murgia da Pinerolo ha avuto la pazienza di copiare scrupolosamente. Tra non molto mi manderà anche le foto apparse su questo numero unico. Oggi questi pezzi, essendo passati ben 34 anni, possono considerarsi storici. Peccato che non possa recuperare tutti i servizi pubblicati sulla Nuova Sardegna che accrescerebbero sicuramente il prezioso bagaglio storico di questo numero unico dal titolo “Isola Rossa 1982”. Ricordo che la moglie del  pescatore Morlé, la signora Carmela Vitiello, vedendo il giornale, di 6 pagine, illustrato da tante fotografie dei pescatori e degli operatori, mi disse:- Professò, chissà quanti soldi ha fatto da questo giornale?- Risposi:-Signora, senza contare il mio lavoro, ci ho rimesso nella tipografia di Tempio, per 3000 copie, ben 700 mila lire!- Nella vita non tutto si fa pensando al denaro, ma ci sono ben altri e più nobili motivi per fare un lavoro intellettuale.-

Questi testi li offro a chi ama sapere la storia dell’Isola Rossa, spero che oggi (2016) qualcuno abbia il piacere di completarla scrivendo sul Porticciolo realizzato, sulla sabbia aumentata sia nella Spiaggia Longa sia all’ingresso del centro abitato. Allora si temeva che il Porticciolo avrebbe fatto scomparire la sabbia. Così non è stato, anzi è avvenuto il contrario!

L’Isola Rossa

La località dell’isola Rossa, situata a metà strada tra Sassari e Santa Teresa di Gallura, e ad appena 30 chilometri da Aggius e da Tempio. non è un’isola, ma una penisola, anzi la più bella tra le penisole che tempestano la costa che va da Castelsardo a Santa Teresa. Il nome deriva dall’isolotto rossastro, scoglioso, ma facilmente accessibile che le sorge d’avanti. Nel promontorio dell’Isola Rossa sorge una suggestiva e ben conservata torre costiera simile per forma e dimensioni a quella di Vignola e di Santa Teresa di Gallura. Da questa torre si ha una visione completa della penisola il cui dorso divide il mare in due bacini, quello della Marinedda a nord e della spiaggia “grande” a sud. Il centro urbano si estende per circa due chilometri quadrati e gravità sul versante sud della penisola, a ridosso sul mare. Le prime case e magazzini di pescatori sardi e ponzesi, sono sorte verso la fine dell’ottocento e i primi anni del novecento all’ombra della torre spagnola. Queste modeste abitazioni, negli ultimi anni, sono state man mano demolite e al loro posto sono sorte le case mono famigliari allineate, caratteristiche dei piccoli centri rurali e marinari che di anno in anno sono state sopraelevate e che oggi caratterizzano il primo nucleo storico dell’isola Rossa. Amministrativamente questo minuscolo centro marinaro è frazione del Comune di Trinità d’ Agultu da cui dista appena 6 chilometri. A 4 chilometri sono situate però le frazioni di Paduledda, più popolata dell’isola Rossa, e della Scalitta, più stazzo che frazione. Il centro urbano tuttavia, nei trent’anni, ma soprattutto nell’ultimo decennio, si è talmente sviluppato da assumere i connotati di un piccolo centro marinaro paragonabile per estensione territoriale al centro territoriale di Stintino, col vantaggio però delle due spiagge, al posto della della scogliera stintinese. Eppure l’isola Rossa conta appena 120 abitanti stabilmente residenti, le cui famiglie, quasi tutte imparentate tra loro, superano appena la decina. La quasi totalità degli abitanti si dedica stabilmente alla pesca, una minima parte, all’attività alberghiera e commerciale.

L’Isolotto

L’Isolotto, Latitudine 71°0’8” Longitudinale 8°5’8”. E situato a Nord Est e a 8 miglia da Castelsardo. Il fondo basso sui 10 metri tra l’Isola e la costa permette l’ancoraggio di piccoli natanti per un buon ridosso di venti di ponente e maestrale. Oltre la punta estrema dell’Isola il fondo sui 30 metri scende ai 50 metri. La zona battuta da cacciatori subacquei e da pescatori dilettanti con palamiti e tramagli non è più ricca di pesci come vent’anni fa, ma conserva ancora buone prede: saraghi, anche di peso riguardevole, corvine, spigole; sono presenti cefali e orate, sopratutto grosse ombrine. Ciò vale non solo per i subacquei, ma anche per i pescatori sportivi di canna che praticano surcasting col mare mosso da ponente. Nelle buche adatte i bolentinisti possono fare ricchi carnieri di pagelli e di pizzornie, ovvero di pagelli di fondali. Per i trainisti le occhiate di superficie e soprattutto dentici con le traine a fondo.

Il più dolce paese estivo

torre-isola-rossaL’isola Rossa è tutta qui, sul lungo mare e sulla spiaggia “Grande” per chi prende le vacanze come momento di sosta e riposo dalle fatiche durante undici mesi. I bambini e i ragazzi non più incasellati negli alveari cittadini spaziano liberamente. I giovani si organizzano a gruppi e, quasi appartati, si scambiano simpatia e amore. Gli anziani sotto gli ombrelloni leggono i giornali e discorrono pacatamente. Non divette sessuali e procaci ma madri dolci e serene. Non padri nervosi e irritati, ma ingenui fanciulloni alla scuola dei bambini nel costruire torri e castelli di sabbia. Non fatui “bulli” da spiaggia, ma energici dilettanti navigatori di piccole barche e gommoni. Una grande festa di “piccola gente” che si ritrova a contatto col mare. Un ritrovato buon senso, uno scoprirsi “paesani” un conoscersi e uno scambiarsi sommessi saluti. Vengono dall’isola e dal continente dal Lazio e dalla Toscana; dal Piemonte e dalla Lombardia a quest’oasi di acqua cristallina, e di tiepido sole. Né le tipiche cadenze romanesche o fiorentine, né il concitato dialogo meneghino o torinese turbano questa pace. La sera, dopo che il sole è scomparso dietro l’isolotto, ha inizio una silenziosa passeggiata, di grandi, di giovani, di piccoli che la musica delle due discoteche non turba. Per chi lo desidera, lo Scoglio Rosso di Pitreddu o il Coc-codrillus di Ciano Terzitta o il bar di zio Martino che si affacciano sul mare., dove i giovani ascoltano musica e ballano e i grandi coi piccoli sorseggiano bibite fresche, sono a portata di mano. Così nel riposo, si consuma ogni estate all’Isola Rossa per tutti coloro che hanno scoperto il senso semplice delle cose senza impazzare alla ricerca di sensazioni effimere di una civiltà consumistica che la gente isolarossana ha lasciato alle spalle.

Lo sviluppo urbano

baraccheAll’Isola Rossa, come in tutte le piccole località rurali e marine della Sardegna si è costruito nel passato in regime di “libertà”. Le prime concessioni edificatorie ai primi residenti di questa località (occorre risalire agli anni ‘30) furono rilasciate dalle autorità marittime. Perciò le prime modestissime casette e magazzini dei pescatori che dovevano dare origine a questo centro sorsero per la comprensione di qualche maresciallo o capitano della finanza marittima. Successivamente fu il Comune di Aggius, di cui l’Isola Rossa era frazione, ad autorizzare le costruzioni. Subentrò nel 1958 il neonato Comune di Trinità d’ Agultu. Perciò tutto ciò che è stato costruito nell’ultimo ventennio (1958-1962), circa duemila vani, fu permesso o autorizzato in modo diretto o indiretto   da questi amministratori. In particolare alle giunte Addis P. (1960-65), Cossu (1960-70), Maoddi-Addis (1970-72), Liperi (1970-73) commissario Lussu-Addis A. (1973-78), Prunas-Carta (1978-82), è da imputare l’attuale sviluppo urbano e turistico.

sindaco-cartaL’ultima giunta, per la verità, ha cercato di sanare gli sconci del passato e di adeguare alla nuova normativa nazionale e regionale vigente sia il piano particolareggiato dell’Isola Rossa, giunto ormai alle ultime battute. Finché l’iter burocratico di quest’ultimo piano non sarà concluso, all’Isola Rossa non si potrà costruire e, purtroppo, non potranno essere eliminati certi sconci, quali ad esempio l’abusiva baracca in blocchetti di cemento che guarda la spiaggia “grande” e nemmeno quello scorcio sul lungomare rimasto a metà tra una baracca e una casa. Col decollo del piano particolareggiato l’Isola Rossa potrà eliminare con le ruspe gli sconci, creare gli spazi per i servizi pubblici. Sono previsti, infatti, parcheggi, e parco giochi. lungomare e belvedere, campi da tennis e campi da bocce, piazzette e sopratutto il sospirato porto. L’Isola Rossa, infatti, con la creazione di un porto peschereccio e turistico, potrà collocarsi come un vero e proprio punto di forza per il decollo economico del suo Comprensorio. Il Consorzio di Costa Paradiso, Baia delle Mimose e tutte le le altre iniziative a porto Leccio, Porto Bello,ex Consorzio Belga, Punta Canneddi, Punta Tinnari guardano alla costruzione del porto dell’Isola Rossa come al naturale polmone dello sviluppo turistico delle già intraprese iniziative. Alla realizzazione del porto guardano con secolare sconforto gli ottuagenari pescatori Pirodda e Ugnutu, padri fondatori della località, e i loro figli e nipoti, mentre l’ altro fondatore dell’Isola Rossa, Carmine Vitiello, ponzese, è scomparso più che ottuagenario agognando il Porto. L’avvenire dell’Isola Rossa, dotata ormai di tutti gli strumenti urbanistici che ne salvi la bellezza naturale, è a portata di mano. Agli amministratori del futuro spetterà una rigorosa funzione di controllo per evitare gli abusi e l’uso distorto di questo meraviglioso lembo di terra.

Il sospirato porto

barce-a-secco-Hanno ragione i pescatori!- esclamano i Sindaci Prunas e Carta.
-Se fosse dipeso direttamente dal Comune, a quest’ora il porto sarebbe cosa fatta. Invece la costruzione di un porto chiede l’approvazione da parte di una litania di Enti. Ciascuno di questi con le sue specifiche richieste, le sue “dimostrazioni”, i suoi “suggerimenti”, i suoi ritardi, rallenta ulteriormente l’iter burocratico. La Comunità Montana, il Ministro della Marina Mercantile, il Comune, il Comprensorio, la Regione ,la Sovrintendenza alle Belle Arti, e alcuni altri ancora che debbono dare il loro parere alla commissione, il loro assenso, il nullaosta, l’approvazione al progetto e, infine, il finanziamento, non sono enti da poco. Ciascuna ha le sue specifiche finalità alla realizzazione o no di questo porto. Uno dei padri fondatori dell’Isola Rossa, Carmine Vitiello (1989-1981), ha lasciato questo mondo agognando il sospirato Porto. I suoi coetanei pescatori sardi, anche essi padri fondatori, oggi ottuagenari, sperano di vedere l’inizio dei lavori e non vogliono crederci più. Le attuali famiglie di pescatori, i Vitiello, i Morlè. gli Ugnutu, i Pirodda, gli Aunitu, i Muretti, i Mossa, se lo potessero, mangerebbero vivi i politici che nonostante le periodiche promesse in periodo elettorale, dimenticano poi di sollecitare la realizzazione del sospirato porto. Ad ogni buon conto, il primo Ente si è mosso, nonostante i sarcasmi dei pescatori: -Può una Comunità montana preoccuparsi di un porto?- E’ stata la Comunità Montana, che è l’ente committente dell’unico progetto in via di approvazione.

porto-vecchioEsattamente il 13 giugno 1980 l’ing. Raimondo Marras di Sassari ha presentato alla Comunità Montana il progetto del porto insieme ad uno stralcio di realizzazione per 140 milioni. La Comunità Montana ha atteso forse un po’ troppo, ma infine lo ha presentato al Genio Civile alle Opere Marittime, che rappresenta il Ministero della Marina Mercantile. Dopo alcuni mesi il “Genio” ha richiesto un supplemento di dimostrazioni e verifiche sia sull’orientamento dei venti sia sull’agitazione. E qui il discorso si fa talmente tecnico che al giornalista vien meno la penna. Il progettista vorrebbe soddisfare le richieste sia del genio sia della Capitaneria di Porto Torres entro settembre-ottobre. Successivamente il progetto riprende la navigazione verso la Regione Sarda, la Sovrintendenza alle Belle Arti, e verso il Comune di Trinità d’Agultu che, non essendo il committente, potrebbe soffrire il fatto che non sarà l’ente locale a realizzarlo. Sia Prunas che Carta, sindaci, sono disposti a destinare circa 200 milioni l’anno alla realizzazione dell’opera. Bisogna vedere però se questi soldi sono disposti a farli amministrare dalla Comunità Montana o se addirittura il Comune non ingaggerà una lotta per affossare l’attuale progetto e predisporne un altro. Sarebbe in tal caso la fine di ogni speranza. Ad ogni modo non saranno gli attuali amministratori comunali a creare difficoltà alla realizzazione del del porto: ci penserà la burocrazia ministeriale o regionale ad affossarlo se la Comunità Montana non dovesse nominare una specie di assessore delegato al porto che muova la pratica da un ufficio all’altro e riesca quindi a far decollare questo polmone peschereccio e turistico di qui si avvantaggerebbe tutta la comunità montana e quella costiera da Codaruina a Rena Majore. L’ing. Marras, per dare ampia informazione ai pescatori è disposto, da settembre in poi, a portare le carte all’Isola Rossa ed a illustrarle. Del finanziamento, per ora assai modesto, si parlerà dopo il decollo del progetto. In genere, sostiene l’ingegnere, dopo il primo stralcio, si riesce sempre a ottenere i finanziamenti per l’intera realizzazione dell’opera.

Corallo, addio

Nino Micheloni 35 anni, da Orbetello è il corallaro per ecellenza, qui, all’Isola Rossa. E’ scapolo “zitello e pure acido” sostiene. Mi accorgo subito che la sua acidità dipende dal fatto che, essendosi integrato con la piccola comunità del luogo, ne vive in prima persona i brucianti problemi. Particolarmente seccato è dal burocratismo esasperato che gli comporta la sua attività. E’ costretto a passare almeno 50 giorni all’anno in capitaneria e a fare lo scrivano dopo ogni uscita. La Regione Sarda, poi ha scambiato il corallo per un pesce e ne ha limitato i periodi di attività in modo irrazionale. Può capitare cosi che nei giorni in qui la pesca del corallo è permessa, il tempo gli vieti di uscire e viceversa. L’assessore regionale competente in fatto di corallo ne sa quanto la comunità montana in fatto di porto. Da undici anni anche lui è costretto come tutti i pescatori del luogo a tirare in secco il motoscafo, quando il mare è mosso, e a calarlo in mare a forza di spalle, quando torna il bel tempo. Sarebbe uno spettacolo interessante vedere tutti i politici che anno promesso il porto spingere a spalle le barche. Ad ogni buon conto è tempo di emigrare. Col corallo siamo alla fine in Sardegna. Quando ce n’era in abbondanza veniva pagato poco, ora che non ce n’è lo pagano meglio. D’altra parte ogni discesa comporta il consumo di almeno cento mila lire di gas, senza contare il costo del motoscafo, delle attrezzature e del marinaio. Da sottolineare che nonostante le vessazioni burocratiche, le limitazioni ottuse, questa attività assicura due posti di lavoro. Certamente questa alta professionalità (si lavora da 60 a 120 metri di profondità) potrebbe essere utilizzata in modo oculato e intelligente dallo Stato e dalla Regione a salvaguardia dell’habitat marino, ai fini della salvaguardia ecologica per la prevenzione dell’inquinamento, ma quando mai i politici si preoccupano di utilizzare le potenzialità capacità di questi esperti sommozzatori! Ci si rivolge ai francesi o ai papuasiani contro l’inquinamento, un po’ come ci si rivolge a Rovelli per l’occupazione. I danni combinati sotto il mare i politici non vanno a vederli. Eppure nonostante le arrabbiature, le contrarietà, gli scarsi riconoscimenti, la mancanza di un porto il mare è libertà. A centoventi metri di profondità un corallaro non cerca soltanto un prodotto prezioso da vedere, ma cerca quella meta agognata da tutti, quella sensazione indefinibile, che, a stento, il concetto di libertà esprime.

I pescatori della speranza: i pionieri

spiaggia-longaI pionieri dell’Isola Rossa, secondo la tradizione orale, furono i Pirodda, proprietari della parte più consistente della penisoletta; a questi con matrimoni si unirono gli Ugnutu, di origine badesana, e un altro ramo dei Pirodda. Coloro che valorizzano al massimo questa località, fin dalla metà dell’ottocento, furono alcune famiglie di pescatori di Ponza, quali i Vitiello, i Di Meglio, i Pagano, i Morle. Agli inizi con presenze stagionali, che andavano da aprile ad agosto, poi stabilendosi definitivamente e costruendo il primo nucleo urbano. Ad accogliere e ad ospitare i primi pescatori ponzesi furono Salvatore Pirodda, e Pietro Ugnutu. I Vitiello e i Morle furono i primi a resiedere all’Isola Rossa, insieme ai Pirodda e agli Ugnutu. La residenza la presero per prima, fra i ponzesi, i Vitiello il cui patriarca fu Vitiello Carmine (Ponza 1895- Isola Rossa1981) verso gli anni ’30, a costoro si aggregarono, e più tardi s’ imparentarono, i Morlè. Carmine Vitiello è ricordato come il maestro dei pescatori di origine sarda. Infatti, gli stessi Pirodda, gli Ugnutu, si formarono alla sua scuola. Agli inizi degli anni ’50 accanto alla seconda generazione dei Vitiello e dei Morlè, cominciarono a dedicarsi alla pesca i fratelli Muretti, i cugini Muretti, le barche e le attrezzature dei benefici regionali. Seguirono, sempre tra i sardi, a metà degli anni sessanta. i fratelli Mossa. Gli attuali fratelli Vitiello sono figli e nipoti di Carmine e continuano con onore l’attività degli avi dal momento che i Vitiello trafficano l’Isola Rossa da almeno duecento anni. Salvatore Pirodda e Pietro Ugnutu concessero ai Vitiello le prime aree edificabili cosi nei primi anni ’50 cominciò a sorgere quel primo nucleo urbano, che guarda l’Isolotto e che costituisce il centro storico dell’Isola Rossa, già frazione di Aggius e dal 1958 frazione del neonato comune di Trinità d’Agultu. Delle vecchie case dei pescatori ne è rimasta solo una e proprio in questi giorni sta per essere abbattuta. Ed è un peccato perché potrebbe essere restaurata come monumento storico insieme ai vecchi attrezzi da pesca. Attualmente i pescatori sono oltre una ventina, nella maggioranza sardi. Le barche sono sedici, di varia lunghezza, 5 e 8 metri. Le barche dei Vitiello e dei Morlè hanno in genere un capobarca e due marinai: si tratta generalmente di equipaggi famigliari. L’origine di questo piccolo centro e lo sviluppo che esso ha avuto nel settore della pesca è esemplare. Con tutto ciò i pescatori sono sprovvisti di porto e di servizi essenziali per rendere più umana e meno brutale la loro attività.

Sulle orme dei padri

I figli e i nipoti di Salvatore Pirodda e di Pietro Ugnutu, entrambi ottuagenari, continuano a dedicarsi alla pesca come del resto fanno anche i discendenti e i Morlé imparentatisi con loro. il fascino del consumismo e della vita militare non ha distolto i giovani Morlé e i giovani Vitiello dalla pesca. Pietro Ugnutu (18 anni) Angelo e Mauro Morlé (25 e 21 anni) Carlo e Fausto Vitiello  (25 e 18 anni), Rolando Mossa (27 anni) costituiscono certamente l’avvenire della pesca all’Isola Rossa. Saranno certamente loro a dimenticare che cosa significa  tirare le barche in secco e soprattutto metterle in mare a forza di spalle. Spetta a loro organizzare meglio e aggiornare le attrezzature e i mezzi necessari per la pesca. Questi giovani vanno fieri del loro mestiere e. in un certo senso, si sentono padroni dell’Isola Rossa, tanto che a volte, a detta degl’isolarossani, cioè di quelli che vengono all’isola Rossa nel periodo estivo, si mostrano permalosi e nelle discoteche a volte rivelano la potenza dei loro muscoli. I loro nonni e padri non si mostrarono così con gli ospiti ponzesi, altrimenti oggi l’Isola Rossa sarebbe un deserto. E’ una fortuna che questi giovani continuino a dedicarsi alla pesca e aumentino il fascino di questa meravigliosa località turistica, tuttavia dovrebbero “saperci fare” con gli ospiti estivi, evitando scazzottature e, favorendo, invece, quell’amicizia che ha unito i pescatori di Ponza agli ex coetanei e pastori di Vacileddi.

Un lembo di Ponza

Già il nonno e il padre di Carmine Vitiello (1895-1981) erano di casa all’Isola Rossa, per cui questa famiglia traffica in questa località da almeno duecento anni. Oggi il maggiore dei Vitiello è Aniello (come Aniello è il maggiore dei Morlè), tuttavia colei che conserva intatta la memoria storica è Carmela, la moglie di Aniello Morlè. Ha conservato l’orgoglio dei figli del mare, è consapevole di quanto il padre, il nonno il bisnonno hanno fatto per l’Isola Rossa, è felice di abitare in questo meraviglioso lembo di terra ed è buona amministratrice del lavoro di suo marito e dei suoi figli. Il marito, Aniello Morlè, la ascolta con un po’ di pazienza e le sopporta l’orgoglio d’essere un Vitiello “storica”: tutti i meriti ai Vitiello, dunque? -Lasciamo perdere, diamo qualcosa anche ai Morlè, alla fine sei pure mia moglie, no!-

Gli uomini nuovi

Primi fra costoro si colloca Moretti Vittoria con un negozio di abbigliamento su cui dice dovrà mettere una bella targa. Pietro Pileri col bar discoteca aperto ai giovani squattrinati come a dire “poveri, ma belli”, Mario Terzitta, esempio tipico di operatore serio e intelligente, con esperienza internazionale, che ha saputo e sa mettere a frutto all’Isola Rossa l’esperienza acquisita sia nel bar-Tabacchi Pizzeria insieme al suocero sia nel suo scintillante ristorante “Smeraldo”  dove pranzano tra gli altri i numerosi sposi che durante l’anno scelgono lo Smeraldo per il pranzo di nozze. Ciano Terzitta, policommerciante, pare da quando aveva cinque anni, musica dai quindici anni, e ora altre cineserie. Se vendesse di meneo, forse guadagnerebbe di più. I turisti si lamentano di provare la sensazione d’sser costretti a pagare.  Più allegria, Ciano, e meno soldi. L’Isola Rossa se ne avvantaggerà! Seguono Addis Giommaria coi generi alimentari, Addis Giovanni col market e con molta cortesia: si spende poco e si mangia meglio. Da non dimenticare infine Panu Tomaso, alias Vittoria Ferretti che vendono-si dice. corallo e simpatia. E dulcis in fundo la frutta e verdura  di Stangoni Pietro e la Pizzeria di Michele Linaldeddu. Non dimentichiamo il macellaio Giuseppe Addis. Tutti questi hanno il merito di aver creato occasioni di lavoro e soprattutto i servizi che all’Isola Rossa mancavano.

Gli operatori del coraggio; i pionieri

Gli operatori economici dell’Isola Rossa, nel settore alberghiero e commerciale sono stati, secondo la tradizione orale e sulla base delle licenze concesse, in ordine di tempo, Comita Pirodda per ristoro e albergo e Pietro Ferretti. Questi due operatori, venuti da fuori, l’uno sardo e l’altro genovese, si sono imparentati con le famiglie dei padri fondatori: Comita ha sposato Caterina Pirodda, figlia di Salvatore (nato il 15 sett. 1898) e Pietro Ferretti ha sposato Antonia, figlia di Pietro Ugnutu (1896). E’ opera di Comita Pirodda (Pirodda secondo) l’albergo Corallo; è opera di Piero Ferretti il Vitty Hotel. Questi due uomini hanno saputo guardare con preveggenza al futuro dell’Isola Rossa e hanno creato i servizi essenziali, quali sono gli alberghi, in questa località. A giusto titolo possono definirsi i pionieri del terziario. Da notare che fino al agli anni sessanta all’Isola Rossa si arrivava con difficoltà, mancando ogni via di comunicazione, si giungeva tramite una mulattiera a cavallo o con i buoi, che, per la verità in estate fino al 1975 facevano la loro comparsa, in pieno agosto all’isola Rossa. Comita Pirodda, purtroppo, è scomparso prematuramente ed è subentrata nell’esercizio la figlia Domenica, sposata con l’ex sindaco Lusso. Con ciò si spiega oggi la gestione del Corallo Pirodda-Lusso. Altro pioniere è Giovanni Maria Muretti, proprietario del ristorante-pensione Miramare. Successivamente è arrivato, circa 25 anni or sono, Martino Addis, che ha avuto in concessione il tabacchino dell’Isola Rossa. Tutti costoro possono dirsi a pieno titolo i pionieri dell’Isola Rossa. A costoro si aggregarono negli anni sessanta il folto stuolo dei fratelli Muretti, parte dei quali, con Rosa in testa, si sono dedicati al commercio e parte alla Pesca. Tutti costoro gestiscono, forse con un certo impaccio, ma sicuramente con molta cortesia, gli esercizi commerciali dell’Isola Rossa. Hanno il merito di aver creato una tradizione commerciale e alberghiera, che però dovrebbero affinare attraverso una migliore rappresentanza sia dei locali sia dei modi, che, a detta di qualche turista, potrebbero essere ancora più ingentiliti. L’esempio dato dai pionieri non è stato vano: tra gli anni sessanta e ottanta hanno aperto attività ricreative, ristoratrici e commerciali altri abitanti di Trinità.

L’ isolarossano

L’isolarossano è zio Pauleddu, Matteucciu, ma anche il prof. Minneo e le sue venticinque figlie. E’ isolarossano Giuseppe Gana e la sua variopinta prole. E’ isolarossano il prof. Tedde e i suoi 4 figli: Matteo Emma, Luca e Marco. Isolarossano è Giuseppe Sassu e le sue compagne stagionali. Isolarossano è il rag. Macis e i suoi amici toscani, quali Paolo Parolieri e la sua prosperosa Luciana, sempre in compagnia di Romolo e Remo, Alias Massimo e Leonardo. Isolarossano è chiunque abbia preso l’incurabile male che lo spinge a legarsi con i nodi indissolubili all’Isola Rossa, che ci va da più di vent’anni, che conta di passarci la vecchiaia, che vorrebbero morire come un nufrago sull’isolotto. L’isolarossano, come del resto l’isolarossana, sono coloro che evitano le Hawai, le Seychelles, per recarsi all’Isola Rossa. La sig. Domitilla Satta per esempio, non rinuncerebbe per nessuna cosa al mondo al suo paese estivo, all’Isola Rossa: la ha imposta al marito, ai figli, e alla discendenza futura. Arriva smpre carica di bambini, li sguinzaglia per la località e sa che ad un richiamo rientrano a casa. Isolarossano, insomma, è quella gente affetta da monomania per l’Isola Rossa che è ormai attaccata a questa località come alla propria pelle. Isolarossano è, ad esempio, il Paolo Canavese, colui che è riuscito a convincere Bertini, Mitterand, Reagan ad assaggiare la zuppa di pesce del ristorante Muretti.

I problemi

-Manca l’acqua , manca una sala da ballo per adulti, manca una chiesa, manca la luce in tante strade, mancano alberi, manca la pulizia, manca un’agenzia turistica, manca la guardia medica, mancano i bagnini sulla spiaggia, manca una barca autorizzata a fare giri turistici intorno all’isolotto e lungo la la costa, mancano tante cose, insomma. Manca un porto,mancano le piscine,le docce e i gabinetti pubblici. Le manchevolezze sono tante, almeno quelle lamentate dai villeggianti. Gli amministratori, quelli degli ultimi quattro anni, i sindaci Prunas e Carta sostengono che mai l’Isola Rossa è stata tanto pensata in termini di servizi dagli amministratori locali. Sarebbero disposti ad esempio i turisti a pagare la tassa di soggiorno? Certamente si, rispondono tutti, a patto che essi vengano spesi per l’Isola Rossa. Perché non creare una Circoscrizione per i problemi estivi oltre che per quelli invernali? Perché ognuno da il suo in idee e in denaro? I giovani, ad esempio, potrebbero gestire una cooperativa di servizi: sicurezza sulla spiaggia, pulizia nel paese, animazione culturale, gestione di locali ricreativi ecc. occorre raccogliere le idee della gente, coordinarle e realizzare tutto ciò che è possibile. I problemi si risolvono non solo con un moto dall’alto verso il basso, ma sopratutto dal basso verso l’alto. Soltanto allora l’estate diventa fiesta del luogo e di tutti, gioia di vivere, salute e allegria per tutti.

Paese, dolce paese

Il mare è calmo stasera:è giornata di pesca. Sciamano le barche ad una ad una, salpano i Muretti e gli Aunitu, mentre i barconi dei Vitiello e dei Morlè scompaiono all’orizzonte. Seguono i fratelli Mossa e i cugini Muretti. Più tardi si muovono Ugnutu e Pirodda e poi gli altri, in silenzio: nessuno li nota né di loro si curano i villeggianti. Soltanto Carmela e Nicoletta e la signora Caterina, con un lieve gesto salutano i loro uomini: figli e marito. Dolce paese, paese estivo. Ciao Gianni, buonasera zio Marti, allegro zio Paulè, salve Rosa, auguri Giovà, salve prufissò, buona festa Matteù: un risuonare di saluti, di auguri di ciao. Un ritrovarsi uomini legati ad un lembo di terra e di mare. Un mormorio sommesso di marmocchi sulla spiaggia “Grande”, un chinarsi sui capolavori effimeri di sabbia dei piccoli, un lasciarsi trascinare dai ricordi, una nostalgia struggente per gli anni trascorsi che si ritrovano nella salsedine marina. Scompaiono preoccupazioni e pene col ricupero dell’umano. Tu, madre, un tempo, accostandoti alle onde risenti le tenere voci dei tuoi aquilotti ormai volati lontano, sulle dune di sabbia, con fanciulle dalle chiome dorate e dalla pelle profumata di giovinezza. Si scambiano baci e sogni. Tu tacita ti lasci bagnare dalle onde con una stretta di cuore. Troppo in fretta sono cresciuti. Non inseguire fantasmi bruciati dal tempo. Tu padre, invano cerchi torri e castelli di sabbia che il mare ha cancellato. Potevi giocare di più, con loro, e non lo hai fatto: è inutile ora inseguire i sogni nei fondi marini. Leggi “La Nuova” e il “Corriere”, non inseguire le lucciole. Vieni mia dolce compagna, amica, moglie, tenera amante, madre. Leggi anche tu. Quel tempo è salpato, stasera. Tornerà ad approdare la prossima estate come i nuovi gabbiani sull’isolotto.

Le fografie sono una sessantina e speriamo prima o poi di postarle.
Mancano anche la tabelle dei pescatori con l’inizio attività e col pescato; la tabella degli operatori commerciali con l’inizio attività e con i generi venduti.

 Isola Rossa

Ampia distesa
d’argento
che sfuma
nell’abbraccio
azzurrino
dei monti
dell’Anglona
e l’asprezza
rossastra
dell’Isolotto
dietro cui
va scomparendo
rosseggiando
il sole.

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