Categoria : storia

“Alcune fonti scritte della società ed economia di Esterzili” di Francesco Carboni

Esterzili1.Il Consiglio comunitativo: il pascolo nei vacui della vidazzone;la provvista di grano;alcuni problemi con le comnità di Sadali e di Seui;la viabilità ed i ponti;i conti degli esattori e le opere pubbliche;i dritti in orzo per la Curia;l’esenzione dalle dirame comunali;l’incompatibiltà e la rimozione del segretario comunale;la rimozione dei consiglieri;il salario del sindaco e del flebotomo; la nomina del camparo addetto ai boschi;alcune contestzioni territoriulai con poaesi finitimi.
2.Il ghiandifero nella contabilità feudale della Barbagia di Seulo del Duca di Mandas(pagina 11).
3.Le cause criminali di Esterzili ed il processo per usura contro don Salvatore e donna Francesca Capece(pag.15).
4.Il protocollo del discreto notaio Francesco Ignazio Deplano negli anni 1846.1847(pagina 24).
5. I toponimi della Barbagia di Seulo nel secolo XVII(pag.43).

-1.Questo lavoro di ricerca non può essere esaustivo. Si fa perciò riferimento , per gli interessati e pazienti lettori, ad altri lavori dell’autore condotti in passato:
a) Clero, popolo e decime nell’Ogliastra:relazione inedita di un ecclesiastico del XVIII secolo (sta in Annali della Facoltà di Magistero dell’’Università degli studi di Cagliari, Nuova serie, Vol.VI, parte II, 1982), pagg.95-183;
b)La giustizia nella Barbagia di Seulo del secolo XVII:il “desistiment” dal “clam criminal” per omicidio (sta in annali della Facoltà di Magistero di Cagliari, Nuova serie, vol.XV, 1991-1992, miscellanea in onore di Jordi Carbonell), pagg.223-333;

c) La giustizia civile in Sardegna: la “corona de bons homens”nella Barbagia di Seulo del XVII secolo (sta in Studi e ricerche, in onore di Girolamo Sotgiu, vol. primo ,1992), pagg.69-145;
d) Per una geografia dei terreni feudali nella Sardegna(sta in Annali della Facoltà di Magistero, Quaderno n.40, Cagliari, 1995),pagg.1-126;
e)La definizione generale dei diritti feudali dell’’agricoltura in Sardegna(sta in Annali della Facoltà di Scienze della Formazione, Vol.XXIV, Cagliari 2001), pagg.1-52;18)
f) Per una geografia dei pesi e delle misure nella Sardegna sabauda del ‘700 (sta in Quaderni Bolotanesi, n.28, anno 2002, pagg.299-349);
g) I diritti feudali dell’’allevamento secondo le deliberazioni della Regia delegazione Feudale del 1835 (sta in Annali della Facoltà di Scienze della Formazione, Nuova serie , Vol.XXV, Cagliari 2002, pagg.147-204);
h)La definizione dei diritti feudali personali e giurisdizionali della Sardegna(sta in Annali della Facoltà di Scienze della Formazione, Nuova serie,Vol.XXVII, Cagliari 2004) , pagg.237-272.
i)La Barbagia di Seulo nel periodo barocco:politica, economia e società(sta in Studi Ogliastrini, Cultura e società,IX, Cagliari 2008, Zonza editori ).
Altre ricerche aspettano l’impegno degli studiosi per illuminare la Barbagia di Seulo, periferia trascurata ma intonsa e molto interessante della Sardegna.
Occorre tener presente che una lira sarda antica vale 20 soldi ed un soldo vale 12 denari.Le posteriori lire nuove di Piemonte sono i cosiddetti franchi(francus in sardo). Un reale vale 5 soldi sardi; uno scudo sono lire 2 e 10 soldi sardi; un cagliarese sono due denari.Le misure vedono uno starello( o mou) composto da 16 imbuti; 2 imbuti sono un cartucciu; 4 imbuti sono un cartu; 8 imbiti sono una carra o cuarra. La misura di estensione di uno starello equivale a mila metri quadri.Un ettaro , di 10 mila metri quadri,sono due starelli e mezzo (carra).
1Il Consiglio comunitativo di Esterzili tra fine 1700 e prima metà dell ‘Ottocento offre una visione dei problemi del paese.La fonte scritta specifica è presente in Archivio di Stato di Cagliari, Segreteria di Stato e di Guerra , serie seconda , vol.392.
Il teatro della vita economica era in gran parte il terrenop della comunità(su monti cumunu), Occorre tener presente che il terreno comunale era sottoposto al pascolo ed alla coltivazione.Una piccola parte di pascolo(pardu), vicina al paese, era riservata al bestiame manso: gioghi di buoi per l’agricoltura, cavalli ed asini.La vidazzone era la parte del terreno comunale (su monti cumunu) adibita a seminerio alternativo.Il paberile era il terreno per il pascolo.Le selve ghiandifere seguivano un altro regime.
Il pascolo del bestiame domito nei vacui della vidazzone è un problema importante in tutta la Sardegna.In data 29 maggio 1830 da Mandas scrive Gessa Intendente della provincia di Isili (Archivio di Stato di Cagliari, Segreteria di Stato e di Guerra , serie seconda . Vol.392): “il ricorso di Esterzili è basato sulla verita e sta di fatto la necessità di prevalersi dei pascoli dei vacui della vidazzone pel sostentamento del bestiame domito a scanso di maggiori inconvenienti . Si tratta di luoghi montuosi per posizione e per natura e coltivati solamente a piccolissimi tratti, cosicchè siffata introduzione di bestiame , colle debite cautele, non potrà produrre alcun pregiudizio ai seminati.Tanto devo accertare nell’atto che ho l’onore di protestarmi con predistinto ossequioso rispetto. Umilissimo , devotissimo , ubbidientissimo servitore l’Intendente della provincia, Avvocato Gessa”.
Per l’estimo delle ghiande scrive l’intendente Gessa da Mandas il 28 novembre 1838:
“In Esterzili, come in tutti gli altri paesi dove esistono selve ghiandifere ,è uniforme la pratica. Dopo praticato l’estimo delle ghiande e stabilito il numero dei porci cui possono bastare , si preleva il quantitativo necessario per quei del paese e sul di più si cercano delle persone fra le più accreditate e risponsali del paese che vogliano incaricarsi di procurare dei porci in altri paesi e di corrispondere l’importare del valore delle diverse cussorgie o regioni ,giacchè ,senza questo ripiego, sarebbe continuo il disordine d’introdurre a capriccio ed alla rinfusa il bestiame, Non sussiste quindi l’esposto nell’unito ricorso che ciascun anno però non può aver luogo questa pretesa , giacchè l’abbondanza delle ghiande in molti luoghi ha fatto che quei di Esterzili non abbiano potuto trovare dei porci e vi sia tuttora posto per altri 1300 capi, come dev’essere a notizia anche del ricorrente senza chè abbia motivo ad ulteriore richiamo se il concetto in cui è tenuto presso quel pubblico non permise che abbia avuto fin da principio la bramata preferenza, Mi pregio quindi con ben distinto rispetto di Vostra Eccellenza l’ Intendente Provinciale Gessa”.
Il giorno 22 gennaio 1848 si tratta di approvvigionamento dei grani .
Il vicerè scrive all’Intendente della Provincia di Isili:” attese le circostanze da vostra signoria riferitemi in foglio del 18 corrente intorno all’approvvigionamento del grano che intende fare il comune di Estrezili, cui concerne la qui unita risoluzione d giunta del 9 di questo mese , io lascio che ella disponga come meglio crederà perchè abbia effetto tale provvista e desidero che il signore…”
Alcune differenze di vedute animano i rapporti fra Esterzili e Seui in merito alla dislocazione della vidazzone.
In data 8 febbraio 1848 il sindaco di Esterzili scrive al vicerè:”Eccellenza .
Il Sindaco e consiglio comunitativo di Esterzili unitamente alla Giunta locale come rilevasi dall’atto consolare che pur si unisce , col dovuto rispetto rappresentano all’Eccellenza Vostra chei i seuesi capricciosamente vogliono costringere questo misero comune a dover arare pel venturo seminerio nel salto di Orboredu, luogo questo ove la comune di Seui vi terrebbe soltanto un piccol tratto di terreno, essendochè la vidazzone destinata per Esterzili è quella del luogo Suttamonti. Essi vassalli di Seui non lo fanno per altro fine che per mero capricio e quindi non essendo lecito di metter in scompiglio ambi le comuni , perciò è che supplicano si degni l’E,V. prendere in benigna considerazione l’esposto, con provvedere allo stesso tempo la vietazione ai seuesi d’arare pel venturo seminerio nel salto di Orboredu, come ancora far loro scontare la penale nella quale sarebbero incorsi.Grazia “.
Da Cagliari il 7 marzo 1848 scrive Floris Avvocato Fiscale Generale Patrimoniale al comune di Esterzili : “ il miglior modo di appianare la differenza fra i due comuni limitrofi di Estrezili e di Seui in risposta alla destinazione della futura vidazzoni sarebbe quello di autorizzare il Giudice del Mandamento a chiamare a sè i due Consigli e tener modo di conciliare le parti procurando di porli d’accordo in proposito, Che se ciò non riusciva, ne dovrebbe far redigere un atto consolare complessivo in cui distintamente siano esposte le ragioni dei due comuni per destinarsi piuttosto una che altra regione delle due di Arboredu e di Suttamontii accompagnandone l’atto coi suoi speciali rilievi”.
In data 14 marzo 1848 il vicerè scrive al sindaco del Mandamento di Seui:”poichè sentito l’ufficio Fiscale Generale Patrimoniale relativamente all’oggetto rappresentato nello unito atto consolare di Esterzili in data 4 scaduto febbraio , il miglior modo di appianare le differenze insorte tra questo Comune e l’altro di Sehui si è riconosciuto quello di mettere le parti di accordo , io commetto a Lei di chiamare a se i due rispettivi Consigli e tener modo di conciliarli .E ciò non riuscendo dovrà ella redigere un atto consolare in cui siano distintamente esposte tutte e singole le ragioni di due surriferiti comuni per destinarsi piuttosto una che altra regione delle due di Arboredu o di Suttamonti per la futura vidazzone e quindi trasmettersi l’atto di cui si tratta accompagnato dalle speciali di lei osservazioni”.
I limiti con Sadali si agitano verso il 1833.
Il giorno 8 giugno 1833 ,a Seui, scrive Matteo Mura Delegato di Giustizia :”Eccellenza mi faccio il dovere di informare alla medesima che fin da quando nell’ultimo scorso mese di febbraio si suscitò qualche disputa tra la comunità di Esterzili e quelle di Sadali per ragionevoli limiti territoriali non mancai di adoprarmi con tutto calore per impedire qualunque disordine potesse seguire anzi feci unire il Consiglio comunitativo dell’uno e dell’altro villaggio perchè sentendo le ragioni dell’una ed altra parte potessi adottare qualche misura e dare qualche provvidenza ; siccome pero le pezze che mi vennero dimostrate non parlano affatto di limiti di territorio, in cui cadeva la disputa, ordinai loro che non si innovasse cosa alcuna, ma che ricorressero al Magistrato della Reale Udienza, per far valere le loro ragioni” Il giudice dichiara poi che si è poi impegnato” per non lasciare campo ad inconveniente alcuno”.
Il giorno 31 maggio 1834 il vicerè scrive al Delegato di Seui : il Consiglio di Esterzili chiede “ provvidenze per contenere nei limiti fissati dalla Reale Udienza li abitanti di Sadali relativamente a questioni territoriali che esistono tra le due comunità essendomi timoroso che le parti vengano alle mani, mentre la causa è pendente ; ho stimato conveniente di incaricare lei di invigilare perchè non scendano a vie di fatto dette comunità con impedire rispettivamente ogni innovazione fino ad aversi provvidenze del Magistrato”.
Il 21 aprile 1830 ad Esterzili si riunisce il Consiglio comunitativo:“Essendosi congregato questo Consiglio comunitativo in casa dell’attuale sindaco previo avviso , colla presiedenza (sic) del Maggiore di Giustizia , per l’assenza del signor Giusdicente di questo Mandamento e coll’assistenza del sottoscritto segretario, il sindaco propone che non essendosi finora curato questo Regio Esattore di dare i conti dell’esattoria fin dall’ anno 1824 allo scaduto 1829, ad eccezione del detto anno 1824 e 1826, avendo lasciato il 1825 in vacuo e li rimanenti anni a fronte di tanti eccitamenti fatti al signor Intendente Provinciale e per costringerlo alla resa dei conti dei prefati anni, perchè in seguito si potesse determinare di impiegare le somme residuali in utilità e vantaggio del comune, massime in dover riparare il pubblico fonte e le strade che sono onninamente dirocate e rovinate, sovratutto il primo , donde s’attinge l’acqua per bevere e trovandisi in siffatto stato si teme che non possa in progresso provenirne qualche epidemia per lo sconcerto notabile del recipiente dove colla massima facilità si introduce e mesce ogni immondezza.E’ altresi ragionevole che si accomodi la strada che conduce dalla parrocchia all’abitato poichè è si scoscesa e piena di dirupi che il parroco a stento può amministrare il santissimo viatico, tanto è in obbligo proporre a questa giunta il sindaco, onde risolver quanto stimerà più opportuno ed analogo alla proposizione fatta su dell’oggetto suddivisato.
Il consiglio dunque , dopo d’avere seriamente riflettuto, che l’affare propostosi dal sindaco, oltre d’esser giusto e reale è anche importantissimo a questo comune, unanime e senza discrepanza, risolve doversi sul pronto ricorrere all’Eccellenza Sua il signor vicerè, perchè si voglia compiacere e costringere il prefato signor Esattore alla resa dei conti delli anni surriferiti, giacchè dopo tante instanze e preghiere fatte al signor Intendente Provinciale non si ha finora avuta dal medesimo alcuna provvidenza ,mentre quella somma si è stabilita impiegarsi nel riattamento del pubblico fonte, da cui s’attinge l’acqua per bere , sendo manifesto che detta fontana trovasi in istato che ,non venendo riparata, potrà un giorno o l’altro derivarne qualche epidemia con danno notabile ed evidente della pubblica salute comune ;è pur giusto che la strada conducente dalla chiesa al popolato venga accomodata stante che attualmente trovasi tutta guasta per cui si rende difficile di poterla transitare a massime di nottetempo ,a di cui oggetto questo parroco ne avrebbe per più volte promosse vive istanze presso il Sindaco e Consiglio con protestarsi che ,se detta strada non venisse riparata non potrebbe piu amministrare i santissimi sacramenti ,che è quanto.
E si soscrivono i soli cosiglieri Luigi Serra e Pietro Vincenzo Lobina non meno che il Maggiore di Giustizia, non però il Sindaco e gli altri consiglieri perchè illetterati bensì croci segnansi del che
fatta lettura Giovanni Moi sindaco , Raimondo Olianas consigliere , Priamo Dessi, Luigi Serra, Pietro Vincenzo Lobina ,Gio Antioco Dessi Maggiore di Giustizia.
Notaio Francesco Ignazio Deplano segretario”.
Nel 1839 la comunità lamenta la necessità di “ripararsi le pubbliche strade che sono intransitabili :”Addi 9 agosto 1839 Esterzili-
Adunatosi questo consiglio comunitativo previo avviso nel luogo e forma consueti colla presidenza del signor Giudice di questo Mandamento ed assistenza del sottoscritto Segretario comunale , il Sindaco espone che si sarebbe da buona pezza ricorso presso il signor Intendente dela Provincia avvocato Francesco Gessa onde eseguirne il mandato sulle somme portate dalli atti consolari riguardanti la necessità estrema di ripararsi i pubblici cammini che sono intransitabili affatto e d’ergere un ponte nel rivo Bentili ,salto ghiandifero e dì agricoltura del presente villaggio, senza la quale operazione non potrebbe pei motivi addotti nell’atto relativo questo comune più sussistere; ma il sullodato Intendente ben lungi di spedire il richiesto mandato per la riscossione delle rispettive somme , ommise fina di contestare alli eccittamenti o lettere che in proposito gli si sarebbero per delle volte drizzate da questo Consiglio.Non si può attribuire un tal ritardo e noncuranza praticata dal teste mentovato signor Intendente a difetto di mezzi poichè la comunità di Esterzili si presume d’avere dei fondi un po’ vistosi; e dato pure che questi fossero insufficienti a completare le somme che sui contemplati oggetti richiedonsi potrà si fatto difetto supplirsi col quantitativo avanzerà detta comune dietro il trascorso di tanti anni , in cui gli esattori protempore di questo Distretto non avrebbe resi i dovuti conti sulla rispettiva loro esazione, cui l’anzidetto Intendente dovrà da chi di ragione presentemente pretendere, onde venirsi a giorno dei fondi che potrà fin qui avere la comunità per disporne a seconda dei bisogni che alla medesima potranno affacciarsi; quindi sarebbe in senso di ricorrere presso l’E.V. il signor Vicerè onde impetrare la spedizione dei mandati relativi alle somme addimandate per le operazioni retroaccennate e fare rendere i conti in questione. La Giunta pertanto ,sentita e bene maturata la proposizione del Sindaco ,non dissente di doversi per li oggetti sovraccennati ricorrere presso il signor Vicerè giacchè si rende necessario e necessarissimo di provvedere indilatamente tanto alla riparazione delle strade di quest’abitato, quanto alla costruzione del ponte in discorso che è quanto e si segnano i membri letterati crocisegnamdosi come si crocisegnano lì illetterati , del che.
Segno di Pasquale Lai Sindaco
segno di Rafaele Serra consigliere
Efsio Bandino consigliere
Vincenzo Olianas consigliere .
Gio Antioco Dessi consigliere assente
Visto Pusceddu giudice
Notaio Francesco Gregorio Deplano Segretario del Comune.
Corrisponde Deplano Segretario”.
Un’altra lettera del sindaco è del 19 agosto 1839:
“Eccellenza
Il Sindaco e Consiglio Comunitativo del villaggio di Estrezili col dovuto rispetto presenta l’unito atto consolare. Supplica si degni all’E.V. ,in vista delle esposte ragioni, provvedere coerentemente nella proposta domanda . Grazia”.
Il giorno 28 agosto 1839 da Mandas l’Intendenza di Isili scrive in questi termini:
” Eccellenza, esistono in questa Tesoreria circa lire 100 appartenenti all’intiero distretto di Sadali da che vi vennero depositati dall’ora defunto esattore Sulis Bartolomeo, che tenne quell’esattoria dal 1833 in appresso. I conti degli antecessori Valle Domenico dal 1824 al 29 e Diana Vincenzo dal 1830 al 32 trovansi in esame presso l’Ufficio di Intendenza Generale ed, a mio credere ,vi averà il Distretto degli avanzi che io non saprei accertare per non aver le carte. Ricorrono con frequenza i Comuni di questo Distretto credendo d’avere i fondi disponibili del 1824 in appresso, ma io non potei dar loro altro appagamento che di accertarli dì esser i conti nell’Ufficio Generale.
Nell’attuale circostanza d’entrare in esercizio un nuovo esattore che non ha i fondi di sortire alcuna e stante l’occorrenza dell’imminente visita Pastorale in quel Distretto col piccolo accennato deposito, penso far fronte alle spese inerenti per l’intiero Distretto. Nell’avvisare di tanto ho l’onore di riprotestarmi col predistinto rispetto ed ossequiosa divozione.”
Il 27 agosto 1839 il Vicerè scrive all’Intendente Provinciale di Isili in merito alla costruzione del ponte sul fiume Bentili:”Il Consiglio Comunitativo di Esterzili nel supposto si esisteva in quella Cassa comunale disponibili fondi è a me ricorso implorando la viceregia autorizzazione onde poterne recuperare la somma che a termini dei relativi atti consolari si riconobbe necessaria per la costruzione del ponte sul fiume Bentili e pel riattamento di quelle strade comunali resesi già intransitabili.Mi rivolgo pertanto alla S.V. interessandola di favorirmi le informative che con sollecitudine attendo, tanto sui fondi che possano trovarsi disponibili attualmente nella casa comunale come su i reliquati che appartenensi al Comune “.
Il giorno 23 aprile 1843 vi è un’altra riunione di Consiglio:
“Nella sessione del giorno d’oggi tenuta da questo Consiglio Comunitativo col personale intervento non meno di questo molto reverendo signor Vicario parrocchiale sacerdote Vincenzo Melis e del Censore locale scrivente Giuseppe Luigi Lobina, colla presidenza dell ‘infrascritto Luogotenente di Giustizia ed assistenza del sottoscritto Segretario comunale nel luogo e forma consueti ,il Sindaco nanti la stessa Giunta espone che in vista dei gravissimi danni che si provano da questi abitanti tanto in riguardo al lor personale quanto rapporto al bestiame che si mena da una parte all’altra di questa riviera di Bittili per pascolare o trasporto di esse bestie per altro uso per non avere tutttora potuto ottenere da quegli, presso cui sarà altra volta ricorso, il permesso di fabbricare un ponte per andare al riparo delli inconvenienti molteplici che occorrono in tempo massime d’inverno o di alluvione non riuscendo punto gravosa a questo comune l’erezione di si fatto ponte, giacchè si intende di stabilirlo in un locale apportata con risparmio di non poche spese, che si richiederebbero, ove il posto non favorisse e supposto sempre che l’anzidetta comunità può occorrere alle spese relative si fatta operazione pei fondi e casuali che avanza . Il sindaco quindi sarebbe in senso di ricorrere presso chi di ragione per implorarne il permesso di poter procedere all’operazione in discorso trattandosi di un oggetto utile anzi troppo necessario non solo alla popolazione del presente villaggio , ma eziandio ad altri popolati, li quali per recarsi da uno ad altro luogo sono costretti varcare la precitata riviera di Bittili. Questa Giunta pertanto conoscendo come pienamente conosce che la proposizione del Sindaco riguarda in vantaggio di questa Comune ed altre popolazioni sull’erezione del ponte retrospiegato non le adombra punto di asserire e di risolvere a concordi voti di doversi sul pronto ricorrere presso chi converrà per implorarne il permesso di piantare ed ergere il ponte nel rivo di Bittili, con ordinare in pari tempo che si versi la somma relativa all’operazione più volte contemplata a mani e potere dei Consiglieri richiedenti od impresario che sia per addossarsi e convenire sull’oggetto sovranunciato . Che è quanto che e si segnano i letterati crocisegnando come si crocisegnano lì illetterati.
segni di Antonio Ghiani Sindaco , di Valentino Olianas consigliere, di Priamo Dessi, Luigi Depau di Rafaele Olianas.Vincenzo Melis Vicario Parrocchiale, Giuseppe Luigi Lobina Censore,
Lobina Luogotenente Giudice.Notaio Francesco Ignazio Deplano Segretario”.
In data 11 maggio 1843 “.
Il 26 luglio 1843 scrive l ‘Avvocato Gessa :
“ E ‘ degna di accoglienza favorevole la domanda del comune di Esterzili per un ponte sul piccolo fiume di Bettili che d’inverno è spesso pericoloso non che incomodo tanto più che l’opera potrebbe combinarsi con spese più vistose e ben adattate alle strettezze locali oltre le grandissime agevolezze e facilitazioni che si trovano sul posto ma ,prima di tutt’altro ,in mio senso è necessario che il Comune conosca a punto fisso i fondi su cui possa disporre a vista della liquidazione dei conti esattoriali dal 1824 sino al presente, giacche in quel Distretto per infelici combinazioni quella contabilità soffrì incagli grandissimi che sussistono tuttodì ,il di cui sviluppo dipende dall’ufficio dell ‘Intendenza Generale in cui riposano tutte le carte relative. Tanto posso attestare sulle pezze che unisco, mentre mi pregio con predistinto rispetto e pari ossequio”.
In data 15 agosto 1843 si tratta ancora del ponte sul fiume Bittili.
Scrive il vicerè all’Intendente Provinciale di Isili , a Mandas :” Immediatamente alla informativa che la S.V,. mi porse con foglio del 26 pro passato luglio n.35 intorno alla domanda fatta dalla comunità di Esterzili per la erezione di un ponte sul piccolo fiume di Bittili io domandai schiarimenti all’Intendente Generale sullo stato delle liquidazioni dei conti esattoriali del Distretto dal 1824 a questa parte onde conoscere i fondi che poteano essere disponibili a favore della ricorrente comunità. Esso ufficio mi riscontra che soltanto dal 1824 fino al 1835 furono esaminate le contabilità in discorso con essersi depositati in cotesta Tesoreria i fondi risultati esistenti presso gli esattori che ebbero la gestione per detti esercizi; e come per essersi da cotesta Intendenza Provinciale impiegati i fondi di deposito nella estinzione di vari mandati, non potrebbe il comune di Esterzili avere alienato somma disponibile per l’oggetto sovra indicato. Mentre quindi la stessa Generale Intendenza mi soggiunge che va ad eccitare l’Esattore distrettuale di Sadali a presentare lo stato generale dei residuati morosi per potersi definitivamente assestare quelle contabilità fino a tutto il 1840 ,io trovo intanto opportuno che ella faccia conoscere al Consiglio Comunitativo di Esterzili che non risultando disponibili alcun fondo per imprendere l’opera che intende di eseguire fa di mestiere lo stanziamento nel bilancio ed il riparto della somma per l’oggetto necessario, da stabilirsi da persona dell’arte, onde non eccedere quella che sarà precisamente bisognevole all’uopo”.
I documenti d’archivio segnalano altri problemi della vita amministrativa di Esterzili:
il pagamento delle dirame comunali si affronta in data 26 maggio 1839:
il 20 febbraio 1841 si discute sui conti del già esattore Valle:
il 10 agosto 1832 viene approntata la lista delle esazioni.
Il 3 dicembre 1843 a Mandas si agita il problema del pagamento di imbuti due di orzo per i ministri della Curia,L’Intendenza di Isili scrive :” nel villaggio di Sterzili non che in tutti gli altri del Mandamento di Seui vigeva l’antico costume di contribuire annualmente ciascun vassallo due imbuti d’orzo ai ministri della Curia ed in compenso i curiali erano tenuti eseguire gratis quelle piccoli lavori e segnatamente le intime che si eseguivano a voce dai giurati od altri inservienti.Cessati ,col recente sistema ,in tutte le Curie i proventi in natura anche l’orzo in questione a titolo di orzo di corte, dovrebbe cedere a favore della Regia Cassa ,come così venne praticato da qualcheduno di quei villaggi nelli ultimi anni scorsi, perchè neppure i ministri eseguirono mai più gratis il benchè menomo lavoro.Intanto l’attuale Giudice del Mandamento pretende a viva forza quell’orzo e rimase così paralizzato l’ordine di quest’Ufficio di convertirsi in denaro e versarsi il prodotto in questa Tesoreria come fu praticato nelli ultimi scorsi anni dacchè cessò la giurisdizione baronale.Consultai altra volta l’oggetto coll’Ufficio superiore e non ebbi finora la desiderata decisione necessaria a scanso d’inconvenienti ed ora vieppiù dacchè anche quel feudo è rientrato nel Regio Demanio in quest’anno .Pare questo un dritto giurisdizionale che fin dal 1836 sarebbe ceduto a favore del Regio Erario come tutti gli altri che erano in uso sotto nomi diversi e non vedesi che un abuso nei ministri che tirarono a se questo prodotto all’insaputa dell’autorità economica. Con tal avviso ho l’onore di riprotestarmi con predistinto rispetto e pari ossequio. Avvocato Gessa.”
Il giorno 2 luglio 1829 don Giuseppe Cardia e donna Vittoria e donna Ncoletta sorelle Cardia di Tortoli, don Luigi Tolu del villaggio di Sterzili e dippiu eredi del fu Vicario di Seui don Salvatore Tolu scrivono al vicerè:”All’E.V. rispettosi rassegnano che sono sul punto di prendere il vantaggioso progetto che hanno avuto per la vendita della casa che tengono in detto di Seui per la sola ragione che in questa casa che tengono in detto di Seui si trovano accasermati i Carabinieri Reali.Le pretestate difficoltà o dalli stessi Carabinieri che mal soffrono di vedersi sloggiare da un sito verso il quale hanno contratto qualche affezione ,oppure vi trovano maggiori comodi che in altra qualunque casa.Ad ogni modo però il compratore per prima e principale condizione chiede di esser immesso nel libero e vacuo possesso della medesima ,come è giusto. E’ la quarta volta che i rassegnanti ricorrono per lo stesso oggetto, ma i savi provvedimenti del Governo sono stati sempre contrariati o dalla comunità dall’obbligo che le corre della somministranza dei detti alloggi nè i dritti del proprietario sono da posporsi ai comodi dei Carabinieri i quali devono contentarsi di quelli alloggi che può offrire il paese.Epperò umilmente di nuovo ricorrendo supplicano si degni E.V. dare sul proposito quelle più efficaci provvidenze che nella di Lei saviezza e giustizia stimerà convenirsi grazie. Il 27 luglio 1829 Colonnello dei Carabinieri reali interviene sul locale “capace” degli eredi di don Salvatore Tolu .
La risposta del vicerè è la seguente :
“Cagliari dal Regio Palazzo ,4 agosto 1829 Randacciu: mentre dall’Uffizio di Intendenza Provinciale di Isili vanno a prendersi gli opportuni concerti per la traslazione della caserma di cui si tratta ad altro comodo locale dovranno i ricorrenti attendere dette premure del prelodato uffizio”,
In data 2 luglio 1839 non viene accolta la supplica del chirurgo Migalli per essere esente dalle dirame comunali per l’avanzata età .La competenza è di Guirisi Avvocato Fiscale Generale Patrimoniale che istruisce la pratica.
Il 7 aprile 1828 nei documenti vi è anche traccia di una “dissensione “tra Consiglio Comunitativo ed il Segretario notaio Raimondo Locci.
Una serie di decisioni del Consiglio Comunitativo sono interessanti:
rimozione di Ignazio Marcello da sindaco di Esterzili(3 settembre 1832);
rimozione da segretario del notaio Salvatore Ghiani di Seui(17 aprile 1838);
rimozione del consigliere Giuseppe Marceddu e dello scrivente Gio Antioco Marcello (1 luglio 1845);
rimpiazzo di un consigliere(10 ottobre 1845);
stipendio al sindaco(16 febbraio 1846);
stipendio al sindaco,lo scrivente Luigi Depau(8 novembre 1846);
stipendio al sindaco(28 marzo 1848);
si pone il problema del flebotomo(13 ottobre 1846) .
Per i gravami nella formazione del nuovo catasto provvisorio ricorrono don Diego Locci e la madre donna Francesca Capece di Esterzili (21 aprile 1843).
Da Mandas in data 5 aprile 1848 l’Intendenza di Isili così scrive al Vicerè in merito al salario del sindaco : “Eccellenza, trovo equitativo che al sindaco di Esterzili venga assegnato un salario annuo come per legge fu generalmente stabilito fin dalla istituzione dei Consigli nell’isola , sebbene in più luoghi, e massime in paesi piccoli, non si fosse messa in uso tal pratica come accadde lo stesso sui salari del censori locali che seguirono l’andamento dei salari fissati ai Sindaci.Dacchè però nel 1843 fu estesa tal pratica indistintamente a tutti i Censori ed assegnate lire nuove 48 a quello di Esterzili , io non vedrei perchè ugual somma non debba assegnarsi al Sindaco che a paralello del Censore ne sarebbe doppiamente degno , sia perchè l’anno del sindacato è sempre accompagnato da gravi incomodi e preceduto da un corso di servizio per più anni ugualmente incomodo e senza emolumenti di sorta , sia perchè il censore locale ha due vantaggi oltre lo stipendio dal primo giorno che imprende il servizio.Rimando col presente la pezza// che vi ha rapporto ed ho l’onore di protestarmi con predistinto rispetto e pari ossequio dell’Eccellenza vostra umilissimo ,devotissimo obbedientissimo servitore avvocato Gessa”.
Michele Madeddu Luogotenente Giudice da Seui il giorno 15 novembre 1845 scrive al vicerè che “lo scrivente Giovanni Antioco Marcello di Esterzili fa ricusa dall’impiego di consigliere di Esterzili, prima accettato di buon animo e senza indugio presentando il giuramento ;mi incarica però a palesare alla medesima E.V. esser due i motivi che lo trattenevano d’ abbracciare un si importante e critico impiego ;uno cioè che credensi esente per mezzo delle Patenti di furiere della Compagnia Miliziana speditagli d’ordine di S.E. in data del 1 marzi 1840 ;l’altro poi fu che niuna cura né interessamento si ha dai membri componenti quel Consiglio per il pubblico bene e tranquillità dello stesso paese , oltre a non tener relate le cose che si trattano colla massima segretezza nelle congreghe in cui si risolvono li affari comunali , il tutto opposto al dovere dell’impiego ed ai di lui sentimenti”.
In una lettera da Mandas del 7 aprile 1828 l’avvocato Gessa tratta di dissensi tra consiglio di Esterzili ed il Segretario notaio Raimondo Locci.In data 6 febbraio 1828 : “non scrivendovi alcuno di lui particolare mancamento” In data 20 gennaio 1828 il Consiglio di Esterzili scrive sulla condotta del notaio Raimondo Locci segretario :” non pochi disordini ed irregolarità nell’esercizio scandalosamente le sue funzioni , cioè formazione delle liste esattoriali, cioè non una giusta proporzione nel ripartimento delle somme da pagare da ciascuna delle qualità di prima ,seconda e terza classe; sono formate a capriccio e senza intervento del Sindaco e Consiglio;alla seconda e terza qualità una somma maggiore della prima; ha ignorato il Sindaco e farli sentire che non era necessario il suo intervento e consenso nella formazione delle liste che lui non intendeva dimostrare al medesimo gli ordini superiori e che non era suo ufficio immiscuirsi in tali affari;riparto fatto a suo genio in detto catasto di cui ha dovuto negarne la visura ad altri postulanti possidenti beni e per non venire in tale visura scoperte le sue inumerabili irregolarita , chiede la rinnovazione del nuovo catasto” .
Il 16 marzo 1845 il vicerè scrive che il consigliere Rafaele Serra di Esterzili “sarebbe un soggetto di non tanto lodevoli qualità morali ,concubinario ,processato usurpatore di terreni comunali e si resiste al pagamento dei regi contributi ed intima agli altri comunisti(abitanti del Comune ndr) di far altrettanto “.
Il giorno 10 ottobre 1845 il Consiglio di Esterzili lamenta presso il vicerè che l’Intendente si sarebbe arbitrato d’avere apportato per camparo , cioè funzionario addetto alla salvaguardia del bosco di questo villaggio il gabellotto(rivenditore di tabacco ndr) Antonio Ghiani qui domiciliato “senza punto dipendere dal voto di questo corpo consolare conforme si sarebbe praticato in tutti gli altri luoghi dove il superiore governo ingiunge di doversi costituire un soggetto di tal fatta pel buon ordine, giacchè il predetto Ghiani non può esercire cosifatto impiego per essere un membro odioso, provocativo, petulante e sfrenato nelle sue azioni ed operazioni tanto che riesce sempre pregiudiciale verso i naturali e stranieri; quindi la nomina dipende dal Consiglio che conosce ben addentro la qualità condotta di ciascun abitatore ,ricorre il consiglio al vicerè”.
In quel torno di tempo , Prence, Podatario del Duca di Mandas attua la rimozione di Ignazio Marcello da sindaco di Esterzili,
In data 16 febbraio 1846 il Consiglio di Esterzili propone in bilancio scudi 10 al sindaco e per il segretario l’aumento di scudi tre ,con ciò però che venga la presente vidimata da sua Eccellnza il vicerè,Sono presenti :Luigi Depau sindaco .consiglieri Rafaele Olianas, Pasquale Lai, Gio Antioco Marcello, Efisio Bandino,Maggiore di Giustizia ,Priamo Puddu,segretario del comune Antonio Marci, probi uomini Vincenzo Olianas, Giuseppe Marcello, Gio Antioco Dessi, segno di Antonio Dessi Melis,segno di Valentino Olianas.
.Il giorno 8 novembre 1846 il Consiglio di Esterzili lamenta che il sindaco scrivente Luigi Depau “vuole profittare di mercede”.
Il vicerè in data 6 novembre 1848 fa presente che, a seconda del noto regolamento sulle milizie del regno ,spettando ai Sergenti e Caporali ed altri graduati la esenzione dagli impieghi di consigliere e sindaco : “incarico la S.V.di disporre onde l’anzidetto Marcello, ove lo voglia ne venga esentato , eccitando in pari tempo il consiglio a proporre altro idoneo soggetto”.
In data 20 ottobre 1846 vi è copia del Parere del Protomedico generale in data 13 ottobre sull’assalariamento di un flebotomo in Esterzili “in coerenza all’articolo 309 degli ordinamenti universitari non oltrepassi i limiti delle attribuzioni flebotomiche”Firma Boy Protomedico Generale; trasmette al vicerè Gessa Intendente Provinciale il 21 settembre 1846 .
Il giorno 10 agosto 1832 il Consiglio di Esterzili scrive che “l’impiego di Commissario Economico e di Segretaro sono impieghi fra di loro opposti ed in uno stesso soggetto incompatibili per la stessa ragione il suaccennato Ghiani non potrebbe a questa comunità nè ad altra prestar nella qualità premessa la sua attendenza , giacchè darebbe a sospettare nell’esercizio dell’impiego di una qualche frode; è anche a capo della comunità di Sadali colla quale Esterzili sostiene da buona pezza una strepitosa lite (…) macchinare anche inganno in pregiudizio di Esterzili per cui anche se debba vincere , perda sifatta lite; quindi l’Intendente Provinciale sospenda la rimessa del mandato pel salario dovutogli fino ad udienza verbale del Consiglio di Ghiani dal Delegato Speciale.
In data 4 ottobre 1832 scrive il notaio Matteo Mura Delegato da Seui :”il notaio Salvatore Ghiani di Seui è segretario a Sadali e ad Esterzili, vi sono problemi massime la vertenza di una lite tra queste due comunità, debba indicare a quale dei due posti intende egli dismettere”.
Il 20 novembre 1840 si tratta dello stipendio dovuto al nuovo segretario notaio Salvatore Ghiani di Seui ,che rimpiazza il notaio Francesco Ignazio Deplanu dismesso per ordine viceregio;il Musio è Avvocato Fiscale Generale Patrimoniale.
In un altro fondo d’archivio , sempre nell’Archivio di Stato di Cagliari,in particolare Regio Demanio, Feudi ,vol.154 ,si agitano contestazioni territoriali di Esterzili coi paesi limitrofi,Sadali e Seui .Nel decreto 19 maggio 1846 ad altra posteriore vi è una supplica per consegnare le carte annesse al segretario Carboni il 27 aprile 1846,perché “si veda se siavi modo di comporre le contestazioni alla scorta dei documenti e in caso contrario si presenteranno essi di nuovo”.
Un documento è del seguente tenore:”Giovanni Lobina sindaco di Sadali alla Eccellenza Vostra. Colle testè eseguitesi delimitazioni tra i territori della comunità che rappresento e quelle dei limitrofi villaggi di Esterzili e di Seui venne la prima non poco pregiudicata essendole stata contro ogni principio di ragione e giustizia tolta una non poca estensione di terreni ed assegnata ai comuni dei menzionati villaggi.Nell’eseguirsi quella fissazione di limiti non si diede molto alla ragione del Consiglio comunitativo a di cui nome il rassegnante ricorre, nè ai periti probi uomini che sono primamente informati delle pertinenze del villaggio di Sadali e si volle anche prescindere dall’esaminare i documenti giustificativi che presenteranno su i quali dovea basarsi appunto perchè non ammettono contestazione alcuna. Per rapporto alla limitazione tra i territori di Esterzili e di Sadali doveano aversi presenti le sentenze della Regia Delegazione dei 12 aprile 1779, 17 febbraio 1789 nonchè i decreti successivi dei 24 marzo 1789, 16 aprile 1819 contenuti nelle pezze marcate a , sentenze e decreti… che non poteano disattendersi senza ledere i dritti delle parti e senza // distruggerla senza legale che aveano acquistata ;risulta da quei documenti e precisamente al foglio 2 r(ecto) lettera a di spettare alla comunità di Sadali e territorio situati in ambe rive del fiume di Sardasai fino al vado di Sadali. Quale risultanza riportata nella succalendata sentenza 12 aprile 1779 non può rivocarsi più a dimessione, basata essendo nella deposizione e testimoni escussi nella causa tra le comunita di Esterzili e di Sadali, cui appartengono le menzionate sentenze e tosto perciò venivano assegnati alla prima comunità i territori detti malasasai, sa serra de sa spina, sprunzia (?) annus ossia masoni de cabras, sedda de congiolu, niu de crobu, is funtanas deperda mangianu, sa tria, sa perda de s’orroli, e porzione de canna tueru (?) sa sedda de sa stoa. sa sedda de ludu, sa scala de sa encessa , su tacu de Antiogu Esi , liori, su tacu de su sperrau, su corongiu arrubiu ,essendo situati tra le rive del sovradetto fiume di Sardasai ed il vado di Sadali doveano seguendo il portato di quelle sentenze e dei successivi decreti assegnasi alla comunita di Sadali.
Ferme erano anche le basi sulle quali dovea poggiare la delimitazione tra i territori di Seui e di Sadali, dietro gravi e continue contese ed usurpazioni accadute nella prima metà dello scorso secolo e nel principio della seconda onde finalmente porre riparo ai tanti danni che ridondavano da quelle dispute e prepotenze e per rappattumare gli abitanti dell’uno e dell’altro villaggio, per ordine del signor Reggidore nominasi dai Consigli Comunitativi persone probe e perite per designare i limiti, designazione che ebbe luogo nel 3 novembre 1769 ,come appare dal documento marcato b che presenta; furono fissati de sa piscina de su filieru ,serra serra// de su fenugargiu a su truncu mannu de is enas que baja a asortu a lenza ala guardia manna que mira a funtana de mela y ala piedra de su suerzu de hally alenza a su furchiddu dela agua que baja de gienna de mordana y dela fuente sivadina que esta en el camino de hally errizolu errizolu hasta su accu que esta sobre dicha fuente del camino en arriba, de hally a la fuente de su filixieru y de su iscovargiu a lenza a su accu limpiu que haze lano (?) al riu de procargius de halli lenza a is perdas arrubias que estan bajo de freguledda de hally a lenza dende encuentran la agua que baja de matianu a su truncu de las piedras que estan a essa parte de su piscau de hally passando a su arquizolu de su campu que esta a esta parte de arriba de su mortorgiu de sa femina de hally a lenza a la tanca de Sehulo come è a vedersi nel, foglio 2 dalla lettera a alla lettera b .La quale fissazione dei limiti nel contesto approvato da ambe le comunità valore anche ricevette dal decreto di Sua Eccellenza Conte don Francesco Lascaris, emanato nel 15 maggio 1780. come risulta dal foglio 3 r.
In forza di questo convenio appartengono alla comunità di Sadali i territori che de sa costa de su uau de soddana, compreso quello de sa perda de sulana con tutte le vigne del luogo detto de sa corti de crabas , s’estendono fino a sa sedda de is pirastus de sa guardia che fait claru a funtana mela a sa perda de su scurzu a sa funtana siccadina de s’arcu de iscudinzeddas fino a sa funtana de s’orroli, sa funtana de predi Orlando, sa perda de matianu a s’assiu de su piscau a s’arcu limpiu de su mortorio de sa femina. Niente di meno però furono oltrepassati i limiti e furono assegnati alla comunità di Seui i sovradetti territori che costituiscono una gran parte del territorio di Sadali .//Si fece all’atto della delimitazione presente al Giudice Mandamentale di Seui Avvocato Francesco Naitana il quale assisteva a quell’operazione in qualità di Delegato Speciale il danno che arrecavano alla comunità di Sadali, ma egli se ne disbrigò colla acida risposta che non avea tempo da perder nel leggere le sovradette pezze.Essendo pertanto chiara di esser stata lesa la comunità di Sadali essendole stati tolti molti territori dei propri, perciò il ricorrente dietro autorizzazione avuta dal Consiglio Comunitativo di ricorrere alle.V. C.come consta dalla risoluzione di Giunta dei 26 maggio ultimo scorso, che presenta.Supplica degnarsi la medesima provvedere di doversi eseguire una nuova perizia a limitazione da basarsi sulle pezze presentate delegando a tal uopo, ove credesi opportuno ,quella persona che si crederà di maggiore disinteresse. Grazia .”.
Un altro documento è del 1845:
“Addi 26 maggio 1845 Sadali.
Radunatosi il consiglio comunitativo di questo villaggio, composto dal sindaco Giovanni Lobina e dei consiglieri Giovanni Maria Faa, Priamo Contu, Giuliano Vargiu e Giovanni Boi ed essendo così congregati propone detto sindaco che in vista di esser questi abitanti non poco pregiudicati nell’assegnamento dei limiti territoriali le comunità di Seui e di Esterzili perchè una buona porzione dei pochi territori appartenenti a Sadali ne vien usurpata in questa nuova limitazione dalle anzidette due comunità senza badare nè ascoltare la deposizione degli antichi periti per tall’oggetto destinati e senza neppure leggere gli stromenti pubblici stipolati circa un secolo di comun accordo ove chiaramente vengono spiegate le designazioni dei limiti, onde restare ciascuna comunità in buona armonia nella possidienza dei rispettivi territori ,sarebbe tutto giusto ricorrere a chi duoppo implorando una nuova perizia per la giusta limitazione a scanso di qualche costosa lite ed i detti consiglieri vedendo le giuste doglianze dei poveri vassalli unanimi e concordi aderiscono alla anzidetta proposta autorizzando il sindaco di ricorrrere a chi sarà conveniente onde mettere argine ad un tal pregiudizio che è quanto risolvono e non si segnano per asserirsi illetterati tutti e perciò fanno la solita sottosegnanza di croce del che segno del sindaco Giovanni Lobina segno di Giovanni Maria Faa ,di Priamo Contu , di Giuliano Vargiu e di Giovanni Boi consiglieri notaio Vincenzo Anedda segretario comunitativo.
In data 28 gennaio 1847 il vicerè scrive al Prefetto di Isili :
“Il consiglio comunitativo e la Giunta locale di Esterzili col suo qui unito memoriale mi parla di non so quale pretesa di obbligarsi il comune di Seui alla chiusura e riattamento della frontiera nel luogo chiamato sa porta de is seuesus d’ordini dati da codesto Tribunale di Prefettura al Giudice di Mandamento per farsi luogo all’avvanzata domanda e finalmente della renitenza di quest’ultimo a compiere le avute ingiunzioni.Interessandomi di avere sul proposito informative ed osservazioni ne faccio richiesta alla S.V e desidero “.
Il 18 febbraio 1847 il Regio Tribunale di Prefetura sedente di Isili , in risposta ad Eccellenza al Palazzo , prese le debite cognizioni sul portato della qui unita istanza del consiglio comunitativo e Giunta locale di Esterzili e pezze relative che piacque alla Eccellenza Vostra comunicarmi ,ho dovuto rilevare che stava di fatto la consuetudine in vigore allegata dalle giunte ricorrenti in virtù della quale il comune di Seui era in dovere di chiudere la frontiera che limita i salti di ambe comunità nella regione detta Orboredu, ben inteso allorquando essa regione faceva parte della vidazzone di Esterzili; mi risulta del pari che in quest ‘anno si voleva innovare per parte del comune di Seui che diede motivo ai richiami fatti dal comune di Esterzili ed alle provvidenze lasciatesi dalla Curia mandamentale con ingiunzione 4 propassato dicembre e da cui con decreto del 5 successivo gennaio qui rispettivamente annesso rileva eziandio che quel Giudice mandamentale non eseguiva di fatto le prefate provvidenze desiderando ad un tal effetto l’autorizzazione del Superior Governo.Finalmente ho dovuto conoscere che a scanso dell’introduzione del bestiame di Seui in detta vidazzoni di Esterzili , per non essersi curati i seuesi di chiudere siffatta frontiera, il censore locale di Esterzili vi suppliva a sue spese e diligenze ben inteso con riserva di venire da chi di dritto indennizzato.Ora in questo stato di cose pare a me che stia al Giudice di far osservare la predetta consuetudine in vigore e provvedere a un tempo istesso che nulla si innovi dal solito praticarsi da tanti anni a questa parte con fare indennizzare detto censore locale delle spese da lui fatte nella chiusura della frontiera e rimettendo le parti presso il Tribunale competente ,ove intendano pretendere dei dritti in via giudiziaria.Ho intanto l’onore di essere con distinto rispetto e venerazione..Scano Regio Prefetto”.
In data 25 febbraio 1847 Floris,Avvocato Fiscale Generale Patrimoniale , scrive che il Giudice “meriti il solenne rimprovero ed è il caso di ingiungere allo stesso Giudice che prontamente provveda a termini della legge si per fare indennizzare il censore locale di Esterzili delle spese da lui avute ,ove ciò sia vero, si per far chiudere in effetto detta frontiera qualora realmente non lo sia stata ancora”.
Il giorno 27 febbraio 1847 vi è un decreto di indirizzo al Giudice di Seui :
“se da un canto io riconosco giusta la provvidenza da Lei lasciata con suo decreto del 10 dicembre scorso anno di doversi far chiudere dal sindaco di Seui la frontiera sotto la propria risponsabilità per la violazione operata dal consiglio di Seui della consuetudine costantemente osservata di dover cioè chiudere a proprie spese la frontiera che limita i salti di quella e della vicina comunità di Esterzili negli anni in cui detta frontiera corrisponde alla vidazzone di quest’ultima comunità, dall’altro non posso che altamente disapprovare d’aver lei lasciato ineseguito di fatto tale decreto che dopo i provvedimenti limitativi del Prefetto della Provincia. le ingiungo pertanto che prontamente provveda a termini della legge sia per far indennizzare il censore locale di Estrezili delle spese da lui fatte ove ciò sia vero, sia per far chiudere in effetto detta frontiera qualora realmente lo sia ancora in attuazione de un cenno (sic) del di lei pronto operato desidero “.

-2.Il ghiandifero di Esterzili è una voce importante della contabilità del feudo.
Nell’Archivio di Stato di Cagliari( Fondo del Regio Demanio, volume 131) vi è la” nota dei porci esteri introdotti nelle montagne ghiandifere di Sterzili nel 1826
…su polu de su boi, ertessu ed axina rubia porci introdotti
mardiedu 531 arquisorgi 405
Nurazola de sa serra de leteni (? )fino a roperis 290 360
mamasatullu de sa sirbixedda
fino a sa coa de bacu a u ? 385 280
perdedera 75 80
bittili 880 590
Più in mezzo ai naturali del signor Francesco Demuru di Nurri e notaio Desi di Mandas ed Antonio Piras di Nurri 50 65
totale 2221 1780
dritto spettante al Barone capi 111 capi 89

Si certifica qualmente dagli 89 capi di aquisorgi che risulta nella casella dei dritti spettanti al barone se ne detragono(sic) numero quattro per non essere li estratti dalla montagna di bittili 590 ma bensi 510 per cui si fa carico al signor notaio Ghiani del numero di 111 capi di mardiedu e di 85 capi di acquisorgi. Del che
Seui li 18 febbraio 1827
Avvocato Nurra Delegato Provinciale
Ignazio …. notaio
11 v
Carico che si fa il notaio Ghiani nella consegna di detti porci al signor notaio Garau
mardiedu
primo numero coi porci venduti 15 a scudi tre e mezzo caduno fanno scudi 52. reali 5
n. 28 a scudi tre caduno compreso uno dato per vulgo detto pezza de fogu scudi 81
n.2 venduti a scudi quattro caduno scudi 8
n.3 venduti per scudi cinque e mezzo 5 .5.
totale scudi 147
n. venduti mardiedu 48
n. perduti 2
n. morti 2
totale 52 quali sottratti dalla totale
rimane a carico 59
Conto degli aquisorgi
n. 41 venduti a vari prezzi che secondo nota risulta essere esatto scudi 50 reali due
capi 9 morti tra Esterzili e Seui
capi 5 dati per fitto di case
capi 55
resta a carico di Ghiani aquisorgi 30
Conto del denaro scudi 147
degli aquisorgi 50.2
totale 197.2
da bonificare Ghiani di opere fatte secondo nota 29.5.3
resta 157.6.2
consegnato al signor notaio Garau
in effettivo 144.9.0,8
rimane a carico del notaio Ghiani per li non esatti 22.5.1.4
carico dei porci di Sterzili 59 mardieu 30 aquisorgi
più consegnatili dal ex maggiore di Seui capi porci di mardiedu 18, aquisorgi 12
Porci di Praxolu consegnatili dalla Curia 3 mardiedu 4 aquisorgi
carico totale 80 mardiedu 46 aquisorgi
consegnati al signor Garau 75 mardiedu 40 aquisorgi
rimane a carico del Ghiani 5 mardiedu e 5 aquisorgi
perduti un aquisorgiu
resta a carico 5 mardiedu 5 aquisorgi
14 r Nota delle spese fatte dal sottoscritto sull’attendenza dei porci di Sterzili e Seui
Primo in Sterzili per ghianda lire 17
più agli uomini di accompagnamento e per la traduzione dei medesimi a questo di Seui lire 2.10
per la custodia di 5 giorni due uomini a soldi 10 caduno lire 5
dal primo febbraio fino al 17 di ghianda starelli 35 a soldi 12 lo starello lire 21
per la custodia di 16 giornate a due giornalieri ogni giorno a ragione di due reali ciascuno giornaliere lire 16
datto(sic) a Sebastiano Boi per ghianda pei porci di Seui lire 7.8.0
per tre uomini di accompagniamento(sic) per condurli in Isili lire cinque 5
totale lire 73.18
Quali lire 73.18 sono state dal sottoscritto spese come sovra
Seui 18 febbraio 1827
Notaio Salvatore Ghiani

Addi 12 8bre 1831 Sterzili
Essendosi i periti Antioco Zedda del villaggio di Isili ed Ignazio Locci di questo villaggio
personalmente trasferti alle montagne ghiandifere di questo detto villaggio per riconoscerle e rilevare lo stato attuale delle medesime e per accertare la precisa quantità di porci che nel presente anno vi si può ingrassare, mediante giuramento che hanno rispettivamente prestato nella solita forma della legge a mani e delazione del sottoscritto Delegato presente il notaio infrascritto ed il sindaco Raimondo Olianas e la maggior parte dei proprietari dei porci di questo stesso villaggio, riferiscono averle trovate come n appresso
nella montagna denominata su erterzu vi possono ingrassare robba corrente porci 265
nella montagna detta su polu de su boi sino asu bau de pauli trigus vi possono ingrassare porci 205
nella montagna di brabussai sino alla a sa coa de is amortas ? vi possono ingrassare porci 315
nella montgna di linus arbus porci 65
nella montagna de sa pirera con sa susulia porci 518
nella montagna di nuraciola fino asu bau de sa sirbixedda porci 505
nella montagna di puncias sino abau laccu con mama satulu porci 200
nella montagna di carradas con casteddu de nuxisis porci 15
nella montagna di perdadera porci 105
nella montagna di axina rubia porci 57
nella montagna di massonassio sino a Riolus porci 300
nella montagna di bettile porci 800
nella montagna finalmente di crocoleddu porci 40
per un totale di porci 3390.
Il qual numero di trecentotrentanove porci robba corrente riferiscono i suddetti periti di poter ingrassare in queste montagne ghiandifere secondo lo stato attuale in cui le hanno trovate e le hanno avvalorate per la perizia che hanno in simili estimi, attesa la loro professione di porcari in Dio , loro coscienza e pel giuramento prestato e non si segnano perchè dicono ignorarlo del che.
Notaio Matteo Mura Delegato.
Detto giorno Sterzili
Stamane i porcari naturali hanno preso per loro, compresa la ghianda necessaria per le montagne di brabussai fino a sa coa de is amostas (?), quella di axina rubia, quella di masonassiu e quella di bettili e crocoleddu del che.
Mura Delegato , Cicalò notaio.
Detto giorno 12 8bre 1831 Sterzili.
Attestiamo noi sottoscritti Delegato e notaio qualmente tutte le montagne che avvanzarono ai porci naturali per introdurvi porci forestieri, sono state accordate allo scrivente Giuseppe Saturnino Lobina di questo villaggio che le ha chieste per un tal oggetto massime in vista degli ordini dell’Ill.mo signor Podataro, che ordinò di preferire il suddetto Lobina che ha promesso di ammettere anche alla società quelle altre persone che vorrebbero interessarsene. Del che.
Mura Delegato ,notaio Cicalò
carta 52
Porci introdotti nel ghiandifero nel 1831 a Esterzili
porci introdotti da don Salvatore Capece di Sterzili
di don Francesco Muntoni di Scalaplano 40 mardiedu e 40 aquisorgius
di Francesco Marongiu di Escalaplano 10 mardiedu
di Giuseppe Demontis di Escalaplano 10 mardiedu e 10 aquisorgius
totale 60 mardiedu e 50 aquisorgi.
Pagando la metà importarono un capo e mezzo di mardiedu ed un annicolo ed un quarto;il mardiedu
in ragione di lire otto il capo importa lire 12; e l’annicolo e quarto in ragione di 15 reali, 4 lire soldi 12 e denari 9 ;ed in tutto lire 16, soldi 12 e denari 9.
scrivente Luigi Serra, 20 mardiedu e 20 aquisorgi
un capo di mardiedu per lire otto ed un annicolo per reali 15
importano lire 11 e soldi 15
carta 89 r
Sterzili 1833
Addi 17 ottobre 1833 Esterzili
All’oggetto di praticarsi l’estimo della montagn ghiandifera di questo villaggio sono stati precetati i periti Giovanni Zedda e Giovanni Antonio Pilia del villaggio d’Isili e Priamo Corrias di questa di Sterzili ai quali poi dal giorno 13 di questo mese si è ingiunto di doversi personalmente transferire nella anzidette montagna e di doverle riconoscere una per una ed indi riferire il preciso numero dei porci che vi possono ingrassare in questo anno ed i suddetti periti Zedda Pilia e Corrias dopo di essersi transferiti alle riferite montagne e di averle separatamente riconosciute e visitate a luce chiara di giorno mediante giuramento alle mani rispettivamente prestato nella solita legal forma a mani e delazione del suddetto Delegato presente il sindaco scrivente Luigi Serra e la maggior parte dei porcari del luogo, previa ammonizione loro fatta a mente dell’ articolo 1572 delle nuove Leggi, unanimi riferiscono aver ritrovato le montagne suddette dello stato seguente.
Nella montagna denominata suirtessu vi possono ingrassare in quest’anno 50 capi di porci roba corrente 50
in quella denominata su polu de su boi 300
in quella denominata is areus (? )cioè de sa scala de is areus a quella de suergiu capi 50
in qualla denominata brabussa 220
in quella denominata linus arbus 40
in quella denominata sa pirera (?) 250
in quella denominata nurazzola capi 150
in quella denominata mamasatulo e sa sirbixedda capi 200
in quella denominata perdedera capi 150
in quella denominata ascina arrubia capi 50
in quella denominata masonasia a sa funtana pissieddu e sino a sa funtana de is orcus capi 150
in quella denominata arriolus capi 150
in quella denominata cucureddu capi 100
in quella denominata bettili fino alla tanca capi 500
e nel rimanente di essa montagna 200
totale 2540 capi
Questo riferiscono i predetti periti esser lo stato attuale delle montagne ghiandifere di questo villaggio ed il preciso numero dei porci che nel presente anno si possono ingrassare per averle conosciute tali in Dio con coscienza e per il giuramento rispettivamente prestato e non si soscrivono per asserirsi illetterati e soscrive solamente il sindaco del che, fatta lettura
notaio Matteo Mura Delegato
Luigi Serra sindaco.
Detto giorno Esterzili.
Essendo risultato di ascendere il numero dei porci naturali a quello di mille quaranta quattro, cioè seicemtosessant’otto di mardiedu, cento quaranta due annicoli e undici mannaliti e duecento ventitre che secondo la consuetudine si devono computare per i fetti nascituri il sindaco per parte della comunità ed i porcari del luogo hanno preso per loro le montagna di su polu de su oi, de is arcus de brabussa, de linus arbus, de sa pirera e quella di riolus e suertessu e tutte le altre sono rimaste per i porci forestieri .Del che.
Mura Delegato.
Cossu notaio
carta 101 r
Addì 26 novembre 1833 Sterzili
Costituiti personalmente nanti li sottoscritti Delegato e notaio lo scrivente Giuseppe Luigi Lobina di questo villaggio in seguito alla facoltà accordatali nella distribuzione delle cussorgie e montagne ghiandifere di questo stesso villaggio di potere introdurre dei porci forestieri nel ghiandifero di nurazzola , mamasatulu e bettili si obbliga pagare i dritti dovuti tanto alla signora Duchessa che a questa Curia corrispondenti al numero dei porci che vi ha introdotto non menchè i furti e danni a mente della legge e per cautela di quanto sovra dà per cauzione il pastore Pasquale Lai di questo detto villaggio cognito il quale pronto trovatosi ed il carico dì una tal fidanza volontariamente accettando sulla sua persona e beni promette solidariamente al prefato Lobina di pagare gli mancati dritti, furti e danni, come cosi entrambi lo promettono e affermano e confermano e si sottoscrivono il prefato Lobina non però il predetto Lai per asserirsi illetterato, essendo presente per testi lo scrivente Pietro Usai che si sottoscrive ed il contadino Tomaso Usai che non sottoscrive perchè illetterato del che., Giuseppe Luigi Lobina.
Pietro Usai ,notaio Matteo Mura Delegato
Mauro Muroni notaio,
Porci forestieri introdotti ad Esterzili nel 1833
lo scrivente Giuseppe Luigi Lobina, Antonio Ghiani e Pasquale Lai ed altri del villaggio di Esterzili hanno introdotto 250 porci di mardiedu e 150 annicoli di pertinenza del causidico Gabriele Satta, di Sebastiano Melis e di Giuseppe Marras di Sorradile., di Francesco Mura di Bidoni e di Giuseppe Pitzolu di Ardauli, dei quali deghinanti al 4 per cento spettarono all’erario dieci di mardiedu e sei annicoli e venduti questi di mardiedu a lire otto l’uno importarono lire 80 e gli aannicoli a lire tre e soldi 15 l’uno, importarono lire 22 e soldi 10 ed in tutto lire 102.10.
Più i medesimi hanno introdotto 300 porci roba corrente di pertinenza di Giovanni Pintori ,di Nicolo Flori e Giuseppe Carta, di Francesco Daga e di Francesco Peddio del villaggio di Desulo, dei quali deghinati alla detta ragione del 4 per cento onde spettarono dodici all’Erario i quali venduti a lire 6 l’uno importarono lire 72.
Lo scrivente Luigi Serra di Esterzili ha introdotto 97 porci di mardiedu e sei annicoli di Sebastiano Melis del villaggio di Nurri e passati i sei annicoli per tre di mardiedu e deghinati al 5 per cento(sic) ne spettarono cinque all’Erario e passati al prezzo di lre nove e soldi 10 l’uno importarono lire 47.10
Don Salvatore Capece di Esterzili ha introdotto 5 porci di mardiedu e 5 annicoli di pertinenza di Antonio Usai di Scalaplano, dei quali al 5 per cento spettò all’Erario un quarto di mardiedu ed altro annicolo e passati il primo per uno scudo e l’altro per una lira importarono lire 3.10

Porci introdotti nel 1835.
Lo scrivente Luigi Serra, lo scrivente Giusepp Luigi Lobina ed i loro soci di Esterzili hanno introdotto i seguenti porci:
dello scrivente Salvatore Carboni di Isili mardiedu 71 annicoli 47
del Collegio dei reverendi padri Scolopi di Isili mardiedu 36 annicoli 13
dello scrivente Francesco Ledda d Gesturi mardedu 25 annicoli 10
di don Efisio Tolu di Gesturi mardiedu 20 annicoli 20
di don Efisio Puddu di Gesturi mardiedu 25 annicoli 5
di don Antioco Paderi di Villanovafranca mardiedu 50 annicoli 26
di Giacomo Montixi di Villanovafranca mardiedu 40 annicoli 15
di Francesco Perria di Villanovafranca mardiedu 33 annicoli 22
totale mardiedu 300, annicoli 160.
Spettarono al Barone 15 di mardiedu ed 8 annicoli e venduti i primi a lire 5 l’uno importarono lire 75 e gli altri a lira e soldi 15 l’uno importarono lire 14 ed in tutto lire 89
di Fedele e Giuseppe fratelli Marci di Mandas 70 di mardiedu e 90 annicoli
ne spettarono al Barone 3 e mezzo di mardiedu e 4 e mezzo annicoli e venduti quei di mardiedu a lire 7 l’uno importarono lire 24 e soldi 10
e gli annicoli a scudi l’uno importarono lire 11.5 ed in tutto lire 35,15,
Rafaele Serra di don Giovanni Demuru di Suelli per 15 capi di mardiedu che ne ha introdotto i ¾ spettanti al Barone sono stati rilasciati per reali 15
in tutto lire 128,10”.

-3.In Archivio di Stato di Cagliari, nel fondo della Reale Udienza ,Cause Criminali, classe III, Serie seconda ,abbiamo un quadro di alcuni problemi di ordine pubblico:
Causa n.442 Cucca Elia :ferite d’armi da fuoco ed altri reatu (1815);
n.632 Marceddu Ignazio :minacce (1823);
n.615 Lai Giovanni di Seui: porto d’arma proibita (1824);
n.1008 bis Boi Efisio: furti vari (1826);
n.1449 ignoti: omicidio (1829);
n.1379 Valle Domenico :ingiurie (1826);
n.1545-1547 Valle Domenico di Tempio :ferite ed altri reati (1828);
n.2227-2228 Valle Domenico :tentato omicidio (1828);
n.2180 Desogus Salvatore di Seui: grassazione di effetti vari (1829).
n.4660 Depau Antonio: porto d’arma proibita (1838);
n.4949 Tolu Giulio: furto di una vacca (1838);
n.5424 atti sulla morte di Vicenzo Depau di Esterzili (1840);
n.5955 Muntoni Giuseppe ed altri :ingiurie (1841);
n.6430 Cocco Francesco ed altri :furto di effetti vari (1829);
n.6431-6432 Murgia Priamo ed altri: omicidio (1839);
n.6464 Serra Maria: ingiurie (1839);
n.6731 ignoti :spari ad una casa (1843);
n.6843-6852 Tolu don Giulio ed altri :omicidio ,grassazione ed altri reati (1822);
n.7424 ignoti :incendio di una catasta di legna (1845);
n.8189 Olianas Rafaele: usura (1843);
n.8259 Boi Felice d altri :furto di un toro (1843);
n.9411 Lobina Giovanni ed altri di Sadali :furto di 3 scrofe ed altri reati (1848);
n.8902 Lai Barrili Giovanni di Seui :omicdio(1844);
n.8948-8950 Tolu Giovanni ed altri di Tertenia: furto di pecore ed altri reati (1847);
n.9063 Mulas Rafaele di Lanusei: furto di buoi (1848);
n.10525 Marcello Maria ed altri :rimozione di confini (1822).

Una piaga sempre diffusa è l’usura. Esaminiamo una causa contro i Capece di Esterzili,Il notaio Sebastiano Carboni roga in quegli anni atti debitori al tasso d’interesse del 20% ufficiali, salvo altre salassi ed angherie non messe per iscritto.Ad esempio il notaio Sebastiano Carboni.
in data Seui 7 febbraio 1866 roga un atto debitorio della somma di lire 500, passata dalla nobile donna Maria Chiara Dedoni di Escalaplano n favore del proprietario Antonio Levanti,La Dedoni promette di restituire per il 7 febbraaio 1869 pagando ogni anno gli interessi del 20(sic) per cento, se non paga gli interessi il Levanti” ha facolta di spedire lo stromento in forma esecutiva ,anche per la restituzione del capitale coi danni e spese a suo carico, coll’ipoteca di tutti i beni presenti e futuri”.
In calce all’atto si appone il segno croce della Dedoni, e la firma di Meloni Giovanni Battista
e di Fortunato Gaviano,
In data “Lanusei 29 novembre 1872 Spedita copia in forma esecutiva il proprietario Antonio Levanti di Seui(a norma dell’art. 557 dl C..P. Civile si fa la presente annotazione Giua notaio delegato).
Ancora in data 11 febbraio 1866 a Seui il notaio Carboni roga un atto debitorio della somma di lire 500 fatto da pasquale Aragoni di Gairo in favore del proprietario Antonio Levanti di Seui. Aragoni deve restituire la somma il giorno 11 febbraio 1869 , ma ogni anno coll’interesse del 20 per cento.
In data 25 marzi0 1866 sempre il discreto Carboni roga un atto debitorio della somma di lire 386 e centesimi 50 stipolato dall’agricoltore Luigi Puddu in favore del proprietario ferraro Giovanni Carcangiu ,ambi di Sadali.La restituzione è fissata nel termine di anni 5, ed intanto eve corrisèpondere gli interessi del 20 % annuo e la porzione che gli spetta del dritto di Riccehezza Mobile .Lasciando un anno di corrispondere gli interessi,” sarà in facoltà del creditore Carcangiu di fare spedire la copia del presente stromento in forma esecutiva per tutta la somma .Il Carcangiu elige il domicilio di pagamento a Sadali,In forma di sicurezza e garanzia della somma e degli interessi il debitore ipoteca due stanze terrene nel popolato di Sadali e vicinato detto di Chiesa che confina da una parte a Maria Carta ed altra parte a Sebastiano Carta, alla strada;ancora ipoteca quella piccola vigna in luogo maniusu(sic), che confina da una parte a Giuseppe Argiu,d’altra parte a Priamo Piroddi e da due parti a Sebastiano Carcangiu:;infine ipoteca il terreno di spodda della estensione di un ettaro ed are 20 che confina a due parti con Valentinio Pilia ed a Priamo Piroddi

Ad Esterzili una causa per usura è intentata nel 1832 contro i Capece Salvatore ed altri di Tempio (sono fogli 103):.
Archivio di Stato di Cagliari , Reale Udienza, Cause criminali , Classe terza , serie seconda,n.3685.
Leggiamo prima la sentenza e poi vediamo lo svolgimento della causa.
La sentenza è dichiarata in Cagliari il 20 luglio 1835 a carte 103:
“In questa causa il Regio Consiglio
Udita la relazione degli atti compilati dipendentemente dalla querela proposta dal contadino Pietro Andrea Deiana di Esterzili contro don Salvatore e donna Francesca padre e figlia Capece dello stesso villaggio ,denunciandoli come usurai e sentito il Regio Fisco nelle precedenti sue conclusioni , ha dichiarato e dichiara doversi i medesimi don Salvatore e donna Francesca Campece(sic) inibire come nanda inibirsi d’ufficio allo stato degli atti d’ogni genere di molestia pei delitti d’usura di cui furono inquisisti , paghino le spese e si notifichi.Cagliari 20 luglio 1835.
Floris relatore Rattu. Salaris S.A.F. G.le di Sua Maestà Pintori Porcu,Grecco (sic)

La denuncia è ammessa in data 30 maggio 1832 ed è la seguente :
“Eccellenza il causidico sostituto procuratore ed a nome del contadino Pietro Andrea Deiana di Estrezili come dal mandato che presenta espone che nel 1831salvo errore avendo preso a titolo di mutuo da don Salvatore Capece e sua figlia donna Francesca ambi domiciliati in detto villaggio starelli 8 grano coll’obbligo di restituirlo nel raccolto stesso anno, fu stabilito per patto espresso l’enorme interesse del quarto su caduno starello di capitale che valeva starelli due, oltre di doversi restituire l’istesso capitale a misura colma, sebbene sia stato mutuato a misura rasa.
La sterilita del raccolto di quell’anno avendo inabilitato il principale del comparente alla restituzione del capitale ha corrisposto soltanto gli interessi nella quantità sovradetta e cosi ha operato negli anni successivi fino all’ultimo scorso raccolto in cui attesa la fatalità dell’annata non ha potuto corrispondere neppure questo. Questa impotenza che dovea determinare ad un condono totale giacche nel giro di pochi anni quegli starelli otto avevano dato di vantaggio di starelli 20 ha inasprito vieppiù quegli inumani creditori padre e figlia Capece i quali non hanno avuto rossore di chiamarlo in giudizio nanti la Curia locale ove il principale del comparente ha per liberarsi da tale vessazione d’una volta addotte le prove di si enormi usure , quali però non si sono volute ascoltare come ne anche la querela contro quegli usurai manifesti intentata col pretesto di trattarsi di delitti di regalia, ma in buona sostanza per paura della casa Capece non si fa tenere e rispettare anche dalle autorità giudiziaria subalterna..
Non il solo principale del comparente è in Esterzili la ultima di quelle enormi usure , sono molte le famiglie che oggi gemono ridotte ad un estrema indigenza per le usure medesime: Raimondo Boi, Piga fra gli altri ha dovuto pagare nel breve periodo di alcuni anni starelli 30 grano per gli interessi di soli starelli 5 di capitale, ma tuttora se gli pretende.E in questo modo ,Eccellenza, che la casa Capece è diventata strabocchevolmente ricca e lo diverrà ancora di piu, ove non si metta un argine a si ingiuste riscosssioni a tale oggetto il comparente a nome del suo principale propone una // formale querela contro dei suddetti padre e figlia Capece purchè però sia tenuto segreto a termini dell’articolo 1952 delle nuove leggi ciocchè non potrà altrimenti ottenersi che con destinarsi l’istesso segr(eta)ro criminale al governo di quella causa almeno fino ad ultimarsi l’offensivo come anche per riuscire nelle prove sarà necessario che per delegato informante venga destinata una persona di tutta integrità e segretezza che interinalmente pendente il tempo dell’informazione vengano i suddetti usurai esiliati da quel villaggio affinchè i testi siano in grado di deporre liberamente la verità mentre se la casa Capece ha saputo subornare dei testi con dadive (sic )e promesse per riuscire nel suo intento nelle cause dattrici interesse, quali raggiri e gabale non si impiegheranno in quella causa che riflette proprio personale interesse per occultare la verità. Basta leggere la causa matrimoniale compilatasi in questa Curia Metropolitana tra la zitella Chiara Cucca e lo scrivente Giuseppe Saturnino Lobina ambi di Esterzili per convincersi chiunque di quali intrighi si suol servire la casa Capece per subornare dei testi; ciò è dimostrato protettore apertamente della Cucca consigliandola ,patrocinandola, raccomandandola ad altri procuratori e delto(sic) ai quali dal proprio ha corrisposto l’onorario ;nè dissimile dal padre è sua figlia donna Francesca che è giunta la punto di sborsare dette grandiose somme e di formare delle doti e fardelli a delle donne purchè deponessero nel modo che verrebbe da essa suggerito come in fatti vi è riuscita come un tutto si rileva dai suddetti atti al quale il comparente si riferisce e che, se potrà chiamare per averli sott’occhio ,onde appurare la verità di si fatte circostanze.
Ed intanto in prova si è addotto il comparente a nome del suo principale, deduce i seguenti articoli colle solite legali riserve :il primo dei quali tendea provare quali siano i mezzi e gli intrighi dei quali si prevale la casa Capece per riuscire nel fine che si propone.E’ vero che don Salvatore e sua figlia donna Francesca Capece sono pubblicamente ritenuti e reputati dalla maggiore e più sana parte e non solo del villaggio di Esterzili ma anche da tutto il circondario per persone prepotenti e solite impedire il libero corso della giustizia prevalendosi dei mezzi più iniqui ed illeciti per difendere i
malviventi // che si affidano alla loro protezione ,subornando dei testi con dadive e promesse afine di riuscire nelle lor trame obbligando le parti offese con minacce e raggiri al desistimento o distraendole con dadive e promesse dal querelarsi onde liberare i veri rei protestando dei furti ad essi commessi ad oggetto di far cadere in disgrazia della giustizia le persone che odiano o quelle alle quali hanno divisato estorquire delle somme come diffatti estorquirono da Antonio Depau e di Mauro Lai di detto villaggio delle somme non indifferenti per supposto furto di bestiame di loro pertinenza e la somma dci scudi 50 da Francesco Usai di Tommaso per supposto furto di un porco senza che mai di questi supposti furti ne abbiano dato relazione alla curia , mentre amministrano da loro stesso la giustizia a loro talento comune di un tutto ne deporranno i testi dell’ articolo colle più convincenti ed appaganti ragioni di scienza che daranno.
2.E’ vero che i suddetti padre e figlia Capece da 10,20 e più anni a questa parte sono diffamati in materia di contratti illeciti e massime usure avendo somministrato a molti abitanti di Esterzili che verranno indicati dai testi sull’articolo non meno di starelli mille tra orzo e grano a titolo di mutuo coll’obbligo oltre la restituzione del capitale a misura colma sebbene accreditando a misura rasa, di corrispondere per interesse il quarto del capitale all’anno come di tutto lo esigettero da Raimondo Boi Piga e da Gio e Antonio Dessi e da quelle altre persone che verranno dai testi menzionate e quando occorrerà di non poter corrispondere gli interessi questi accresceranno il capitale. In guisa che nell’anno successivo riscuotevano interesse degli interessi non corrisposti nel modo sovradetto, quale riscossione di interesse e contratto usurario sogliono fare anche con persone fuori di Esterzili, mediante però cauzione fideiussoria delle medesime come lo diranno i testi dell’articolo ,che indicheranno il nome dei contraenti , la qualità dei capitali mutuati dando d’un tutto le opportune ragioni di scienza.
3- E’ vero che don Salvatore Capece unitamente alla di lui figlia donna Francesca mutuarono al principale del comparente nel 1821 e preciso giorno dai testi esprimendi starelli 8 grano a misura rasa coll’obbligo di restituire esso capitale nel raccolto dello stesso anno a misura colma e mediante l’interesse di un quarto per // starello di capitale e questi starelli 8 di capitale non si sono potuti restituire nel suddetto anno 1821 nè nei successivi fino al presente, non si sono però lasciati di corrispondere gli interessi annualmente nella quantità sovradetta all’epoca del raccolto d’ogni rispettivo anno, che vennero dai suddetti Capece ritirati ad eccezione però di quest’ultimo scorso raccolto in cui la sterilità attesa la sterilità del medesimo non si sono potuti corrispondere per cui venne il principale del comparente chiamato in giudizio come lo diranno i testi dell ‘articolo che sono informati di questo contratto e delle annuali corrisponsioni di interesse che si son fatte per la ragione di scienza che ne daranno.
1. Epperò ,detta querela ammessa quale il comparente è pronto di giurare in animam sui principalis in forza delle clausola speciale apposta nel mandato.
2. supplica si degni l ‘E.V. a suo tempo dichiarare condannando li suddeti padre e figlia Capece nelle pene nelle quali sono incorse per quelle usure ed in tutte le spese e danni e per ora provvedere che la presente si intimi al Regio Fisco Generale di Sua MAESTà
3. Col dovuto rispetto Dessi
4. Soro procuratore
Si intimi il Procuratore Fiscale Generale.
Cagliari 3 maggio 1832 Floris.
//carta 3//La procura ad Antonio Soro è rogata in data 13 dicembre 1831 con atto del notaio Andrea Usai pubblico notaio in Esterzili; i testi sono lo scrivente Giuseppe Saturnino Lobina e contadino Raffaele Serra.
//4 r//Vi è la “Nota dei testi da esaminarsi “ sugli articoli dedotti dal sottoscritto per parte di Pietro Andrea Deiana contro don Salvatore e donna Francesca padre e figli Capece tutti di Esterzili”.Essi sono:
Giuseppe Saturnino Lobina
Gio Antioco Marcello
Giuseppe Marcello
Giuseppoa Rita Usai
Francesca Boy ,
don Giuseppe Cardia,
Francesco Usai Locci
scrivente Gio Antioco Dessi
il fabbro Giovanni Moi
lo scarparo Luigi Secci
tutti sul primo articolo;
il contadino Salvatore Melis
lo scrivente Giuseppe Saturnino Lobina
lo scrivente Gio Antonio Dessi
lo scrivente Efisio Bandino
don Giuseppe Cardia suddetto
la vedova Rosa Lai
sul secondo e terzo articolo”.

// 5r// Il libello è presentato il 3 maggio 1832 :” si intimi il P.F.G.
Floris.
//6r// Il Procuratore Fiscale Generale ordina :” si ricevano informazioni sugli articoli 2 e 3 purchè la diffamazione in materia di usura si appuri con testi d’ufficio e non chiamisi ad esame lo scrivente Giuseppe Saturnino Lobina essendo egli sotto processo per querela del detto Capece, contraddico però al primo articolo sia perchè non propose nel modo e forma dalla legge prescritta sia perchè i fatti nel medesimo enunciati non ragguardano all’interesse del querelante In data 4 aprile 1832 Picinelli S,A.F.G di S.M.”.
Nel maggio 1832 Soro scrive:” qual querela non la da per odio o malevolenza che il detto suo principale comparente abbia contro Capece ma soltanto perchè la giustizia vendicativa reprima simili delitti” .
Il segretario ,a Cagliari, è Puxeddu.
//7r// Il giorno 18 maggio 1832 il causidico Soro presenta la “” nota dei confidenti e diffidenti dei commissari da destinarsi per l’informazione degli articoli proposti nella causa di usura contro don Salvatore e Francesca Capece”.Egli aggiunge che il giudice relatore” si è rifiutato di fare la Delegazione” ed ora bisogna “far cadere la nomina su persona senza sospetto, quale si è l’avvocato Giuseppe Perra . Se questo vien accettato non manca altro che di distendersi il concordato, se non si accetta, il comparente ha preparato la nota che si unisce, ed è indifferente il soggetto che voglia destinarsi ,purchè non del numero dei diffidati”.
//8 r//La “Nota dei confidenti e diffidenti per delegarsi nella causa di usura intentata contro i Capece”” è la seguente:
“ Confidenti
Avvocato GiuseppePerra
Regio Prefetto di Isili
Avvocato Efisio Cadeddu
Regio Prefetto di Ogliastra
avvocato Satta Minutili
il delegato di Nurri notaio Emanuele Mereu
il notaio Stanislao Cugia
il notaio Paolo Floris Coiana
il notaio Giuseppe Maria Cara notaio del Regio Consiglio
il notaio Felice Deplano del Regio Consiglio
Diffidenti
I notai del Regio Consiglio Ruggeri, Moi e Tolu e loro sostituiti ,i delegati di Esterzili e circondario di Isili, di Gergei”.
Il procuratore Soro sottoscrive la nota .
//carta 9 r// Il Picinelli Procuratore Fiscale Generale insta si nomini il ministro di giustizia di Nurri il notaio Mereu (21 maggio 1832).
In data Cagliari 5 giugno 1832 Floris ordina :”si delega per le precedenti informazioni il Prefetto della Provincia di Isili e si spedisca”.
Il 12 giugno 1832 si ordina che Agostino Puxeddu segretario del Regio Consiglio “vada con assistenza del notaio di cause da lei elidero e non sospetto alle parti e seli conferisce tutta quell’autorità di dritto abbisognevole eziandio a procedimenti d’ufficio”.
//12r// In data 19 giugno 1832 Soro chiede l’esilio per i Capece “unitamente alla sua moglie. La sola presenza di queste persone basta per incutere un timore tale nei testi che li impedirà di rispondere . Basta tener sott’occhio la causa matrimoniale tra Chiara Cucca e Giuseppe Saturnino Lobina vertente nella Curia Arcivescovile”.
//carta 30 v -32r// Giovanni Antioco Dessi del fu Luigi di 42 anni massaio così depone: “i Capece possedendo un vistoso fondo di grano e di orzo sogliono da molti anni a questa parte negoziarlo a titolo di mutuo a questi abitanti ed altri villaggi come Ussassai ed è certo e pubblica voce e fama(sic) constante da vari anni che la maggiore e più sana parte di questi abitanti si è detto e si dice che in tal contratto di mutuo viene incluso l’interesse di un quarto per ogni starello di granaglie di capitale ,in modo tale che accreditando uno starello di grano nell’inverno od alla stagione del seminerio come sogliono sempre darlo i nobili suddetti , nel doverlo a patto espresso restituire nell’agosto nel pagare detto starello di capitale, paga ancora un quarto di grano di interesse e capitando di non pagare nel primo anno tanto il capitale come gli interessi si consolidano questi in quello e resta allora il fondo capitale uno starello ed un quarto per cui nel successivo (31v) anno d deve corrspondere gli interessi di un tutto e cioè interessi di interessi e per il primo fondo non pagato nel tempo prefisso e per gli interessi degli interessi non corrisposti ugualmente e quanti anni lascia di realizzare il fondo altrettanto cresce e l’aumento con interesse di interesse ed ecco quanto io posso dire appoggiato alla pubblica suddetta voce, dandone in me ancora una prova particolare perchè ora otto anni, salvo errore avendo io preso a mutuo da don Salvatore Capece come dalla figlia donna Framcesca del grano non sovvenendomi della quantità melo diede collo stesso contratto di pagare il quarto per ogni starello di capitale come cosi l’ho corrisposto e lo ricevettero i nobili creditori anzi avendo dovuto saldare un piccolo debito di grano dato cosi a mutuo a don Salvatore a mio suocero fu Giovanni Secci i di cui quantitativi ed epoca non espresso per non ricordarne , estinsi un tal debito capitale cogli interessi suaccennati del quarto per ogni starello ed in altra epoca che non nomino per l’antedetta ragione essendomi incaricato di pagare starelli tre grano mutuato come // 32 r/// sopra don Salvatore e donna Francesca per il fu Nicolo Secci di Ussassai pagai bensi tre starelli grano di capitale ma mi sono resistito al quarto di interesse che avevano pattuito col vero debitore Secci tuttochè mi abbiano fatto delle vive instanze i nobili creditori per pagarli”.
In un’altra risposta il teste dichiara di non essere informato sul debito di Pietro Andrea Diana e che non ha mai sentito che il grano “ lo abbiano a misurare per riceverlo a misura colma i Capece , ma più presto davano e ricevevano a misura uguale”.
Aggiunge poi che non è parente dei Capece e conosce Diana “per averlo parlato” //32 v//.
Il giorno 21 agosto 1832 ad Esterzili si praticano le informazioni.Nello stesso giorno
i ministri di giustizia di Gergei ordinano di allontanare dal villaggio i Capece e di esiliarli a Gergei.
//17r// Risulta dagli atti processuali che Don Giuseppe Cardia di Esterzili è residente a Nurri.
//50r// Il causidico Francesco Floris è procuratore dei Capece e il suo sostituto è Coghe (25 settembre 1832).In data 5 maggio 1832 a Seui viene rogata una procura presso il notaio Antonio Pilia (signum tabellionis sembrerebb un cane o volpe con lunga coda).
//52r// L’avvocato Floris presenta il certificato di Francesca Capece per giustificare la separazione del marito don Francesco Locci di Tortoli .Il giorno 4 gennaio 1826 la Curia ecclesiastica di Ogliastra emette la sentenza nella causa ,ora a Cagliari , presso la Curia arcivescovile dal 1 dicembre 1830, per via di Appello.
//54 r// In data 7 settembre 1832 ad Esterzili vi è una procura al Floris , rogata dal notaio Francesco Ignazio Deplano.
//57// Il Regio Consiglio il 15 ottobre 1832 concede il beneficio di fidanza a don Salvatore Capece “purchè presenti persona idonea e risponsale anche donna Francesca”.
//58// Il Floris ,causidico dei Capece, propone la cedola sulla d idoneità della cauzione di Francesco Baire..I testi abbonatori sono :Francesco Antonio Pixedda e Girolamo Dessì ambi di Capoterra ;essi costituiscono la “ fidanza” dello scrivente Francesco Baire Deidda di Capoterra per la somma di scudi 2 mila ,in più bestiame grosso e minuto.
//59//La lista dei testi sull’articolo dedotto dai Capece comprende Francesco Antonio Pixedda, Girolamo Dessi entrambi di Capoterra,
In data 10 dicembre 1832 a Cagliari sono presenti nella Regia Segreteria il notaio Giovanni Contini ,Procuratore Generale e Fiscale ed il causidico Floris : devono concordare un commissario per assumere le informazioni proposte dai nobili.Essi nominano di comun accordo i ministrri di giustizia di Capoterra .Questi dichiarano: che il Baire è “possidente di scudi 2 mila in stabili e bestiame”.
//66// A Cagliari il 15 febbraio 1833 il causidico Floris è intimato dallo sbirro Domenico Fino(Tino ?).
Il giorno 15 luglio 1833 è stipulato lo instromento di cauzione dallo scrivente Francesco Baire e dal notaio Francesco Antonio Baire Regio Avvocato e Procuratore dei poveri in qualità di procuratore dei Capece.
//67// Il Procuratore Fiscale Generale il 6 novembre 1833 scrive : “chiameransi ad esame Giuseppe’Anna Cocco, Maria Anna Usai e suo marito Francesco Usai, Agostina Melis, Maria Angela Cuca ,donna Rosa Demuru, Caterina Manca Murtinu, Girolamo Boi ; i primi tre nella contestazione di Efisio Bandino e gli altri contestati da Giovanni Antioco Marcello per la materia degli articoli 2 e 3 proposti da Diana .Si deleghi per questi supplimenti il Prefetto della provincia di Ogliastra , con facoltà anche di procedere d’ufficio”.
Il 30 agosto 1834 a Lanusei si nomina per attuaro il notaio Francesco Mameli
E così a carte 69-89 vi sono i verbali dei testi interrogati .
//carta 70 v// Priama Porcu dichiara che “attende agli affari di casa ,conosce molto bene donna Francesca // 74 r . Mio marito Domenico Cuccca Piras contrasse nell’inverno 1831 un debito di uno starello grano verso la predetta donna Francesca essendone io informata per la ragione che vado in appresso ad indicare: il marito era all’attendenza di capre ed ingiunse a me di portarmi a casa di donna Francesca Cepece per domandare uno starelo di grano a patto di restituirlo alla prima raccolta. Questa subito aderì alla domanda e mi diede lo starello di grano con restituzione di un solo imbuto di interesse. Io ritirai lo starello del grano ,ne notiziai mio marito nell’interesse pattuito come infatti al tempo della restituzione nell’agosto lo stesso marito diede ordine di portare il grano a donna Francesca e l’imbuto di interesse. Dopo pagato nel magazzeno mi soggiunse che potevo aver 71 v /7 di ripettere quel credito giusta il prezzo che correva all’epoca della consegna, mentr’era più vantaggioso dell’altro corrente al tempo della restituzione, ma compassionando la povera circostanza di mio marito, si contentava del solo imbuto datoli di più del capitale. Mi ricordo che mi domandò della scrittura di obbligo ed ho presente di avergliela data distesa a nome di mio marito ma non mi sovviene più l’estensore di essa ne se spiegasse oltre il capitale il predetto pattuito interesse”. //72 r //.
//76 v// Sempre ad Esterzili la teste Maria Angela Cucca , cognata di Domenico Cucca del fu Felice, anni 40, dichira che “ attende come donna agli affari di casa ed ha in beni più di scudi 25:che//77r da cinque o sei anni a questa parte ho dovuto contrarre annualmente dei debiti per occorrere ai miei bisogni e così sempre verso la nobile donna Framcesca Capece di questa .La suddetta signora unitamente al padre don Salvatore suole annualmente dare a respiro una gran quantita di grano e d’orzo ancora a questi bisognosi popolatori , distribuendo la massima parte nell’inverno col patto espresso di restituirlo nel nuovo raccolto di ogni rispettivo anno e sebbene senta e sia noto al pubblico un tale negozio non saprei presentemente indicare i patti e condizioni che vi unisce, giacchè non ne ho alcuna prova particolare delle persone, che li hanno concertati e soltanto posso parlare di me solamente che contrassi dei debiti verso la predetta donna Francesca. Nelli scorsi anni massime da 5 o 6 a questa parte , quando mi è occorso il bisogno sono ricorsa alla predetta Dama ed avendole domandato del grano , me lo dava nell’inverno a respiro per restituirlo in denaro al mese di agosto ; all’atto della consegna non mi spiegava mai il prezzo e solamente mi diceva che lo pagherei al prezzo corrente, allorquando però mi // 77v// presentavo nel rispettivo mese di agosto di ogni anno a fare il pagamento in denaro la predetta dama Francesca mi diceva vi ho dato tanto grano, dunque giusta il prezzo allora corrente mi dovete restituire in denaro tanto, in modo che fissava una somma, io vi stavo, mentre la credevo giusta e la pagavo.Qual sia la quantità specifica tanto del grano che ricevetti, come del denaro che pagai in quei anni, io non saprei fissarla, per non ricordarmene e solo ho presente i patti ed il modo con cui esigeva come l’ho spiegato già; devo poi soggiungere che un solo anno non ricordandomi precisarlo, la predetta donna Francesca nell’inverno mi diede starelli 4 grano senza fissarmi prezzo, dicendomi solamente che l’avrei pagato all’agosto al prezzo che l ‘avrebbero pagato gli altri debitori, come infatti nel raccolto ho restituito alla nobile i creditrice quattro starelli datomi in specie ed 8 imbuti per interesse delli stessi, facendo mi conoscere che sebbene da prezzo a prezzo potesse giustamente pretendere per compenso imbuti per ogni starello pure compassionando la mia povertà intendeva ridurre tali interessi a due imbuti solamente per ogni starello. Equità che avea fatto anche a tutti gli altri suoi debitori, Che è quanto io posso solamente dire , non essendomi//78 r noto alcun altro contratto coi nobili suddetti.
Aggiunge poi : “ non mi ricordo se all’atto di tale contratto e pagamenti da me fatti a donna Francesca vi siano state presenti delle altre persone;mi ricordo però bene che dei soli 4 starelli di grano su accennati fui obbligata dalla nobile donna creditrice a dichiararlo in una scrittura privata, come infatti essendomi presentata al signor Giovanni Antioco Marcello di questa lo informai di un tale debito e lo pregai distenderne la scrittura obbligatoria, come fece ed io stesso consegnai lala predetta a donna Francesca .Qual fosse il tenore di essa scrittura e con quai termini e patti siasi distesa non posso indicarlo per non averlo presente e soltanto ho presente che saldai quel debito cogli interessi da me sovr’indicati”.Ancora risponde:
//78v// “non posso dire che donna Francesca abbia a me dato grano a prezzo fisso di reali 24 lo starello ed allorquando ne ho pagato in denaro ho abbracciato quel prezzo, che mi fissava la stessa donna Francesca, non avendo fatto mai alcuno strepito, mentre lo credevo giusto, sul resto mi riferisco a quanto ho sovradetto”.E conclude:
“ mi venne da donna Francesca restituita la detta scrittura nel corrente anno e siccome mi disse che potevo disporne come volevo la diedi ad un piccolo ragazzino di anni tre per trattenersi e la smarrì non avendola più veduta.Non è parente , creditrice, debitrice , affine, consanguinea o familiare dei nobili e di Pietro Andrea Deiana”.
Il 31 agosto 1834 ad Esterzili sono presenti Satta Regio Prefetto e il notaio Francesco Mameli.
//89v-102 v// Il Procuratore Fiscale Generale scrive “in questi atti si eseguiranno gli in appresso supplimenti . Cucca Piras e Priamo Mereu previa lettura e conferma delle rispettive deposizioni rinunceranno con speciale giuramento all’interesse che possono avere nella presente causa.Gio Antonio Dessi spiegherà previa lettura e ratifica della sua testimonianza il preciso tempo della compra della porzione di vigna di Nicolo Secci e della morte del Mauro Giovanni Sulis, esso Dessi rinuncerà all’interesse..Si chiamerà ad esame la moglie del precedente teste per saper se abbia udito dai suoi genitori che don Salvatore Capece abbia loro dato grano a prestito in quel tempo a presenza di chi e con quali patti.Si porrogheranno i Capece sule risultanze degli atti.Insto si compiaccia V.,S,. delegare i ministri di giustizia di Esterzili per quanto sovra, dando loro facoltà di procedere anche d’ufficio spedendosi .Ufficio 14 gennaio 1835 Picinelli Sostituto Avvocato Fiscale Generale di Sua Maestà”.
//90// Il giorno 22 gennaio 1835 a Seui si verbalizza l’arrivo di una missiva:”è pervenuta col corriere di ieri unitamente agli atti relativi del che .Salvatore Mura Delegato.Narciso Cossu notaio”.
//carta 91// Il 26 gennaio 1835 a Esterzili il Mura e il Cossu procedono :”Onde eseguirsi quanto precedentemente si ordina ,i sottoscritti sonisi dal villaggio di Seui recati a questo avendo impiegato ore due di viaggio”.Il documento così continua:
“Detto giorno Esterzili. Domenico Boi scrivente di questa Curia ha intimato //90 v// Gio Antioco Dessi, Marianna Sulis e Priama Porcu di questo villaggio per comparire in questa Curia per esser sentiti in testi di verità e sotto le rispettive pene di 15 giorni di carcere se disubbidiscono”.
In data 27 gennaio 1835 Giovanni Antioco Dessi del fu Luigi , di 44 anni, contadino è di fronte all’Avvocato Giammaria Satta Regio Prefetto della provincia di Lanusei e Delegato Speciale dei predetti atti:Si è fatta lettura in volgare e egli “dà piena intelligenza // 91 r// dei due esami a carta 30 dei presenti atti poi 32 r e quindi 76 r- 88 r”. Gli si chiede ancora se è lo stesso verbale.La risposta è affermativa , per cui ratifica la deposizione sull’acquisto della vigna di Nicolò Secci di Ussassai nel mese di giugno del 1826 ,salvo sbaglio e la rinuncia a qualsiasi interesse verso i Capece.
//92// La teste Marianna Sulis di Esterzili del fu Giovanni dichiara che il padre defunto disse di aver preso a credito dai Capece 2 starelli di grano per volta a titolo di mutuo con la restituzione del grano //93 r// “ con pagargli 4 imbuti di interessi per ogni starello mutuato e ciò per averlo inteso da esso mio padre”.Ed aggiunge :” non sono stata presente, e maneggiò tutti gli affari mio marito Giovanni Antioco Dessi ,essendo io figlia unica”.
//94 r//La testimone Priama Porcu del fu Antioco di 35 anni, maritata ,conferma la carta 70 dei presenti atti.
Il 28 gennaio 1835 ad Esterzili don Salvatore Capece del fu Vincenzo , nato ,a Tempio // 95 v//, di anni 52,. dichiara di avere in patrimonio più di mille scudi.
A domanda risponde : “conosce lo scrivente Giovanni Antioco Marcello ,ma non ha il menomo contratto; per semplice corrispondenza gli ha dato grano per macinare non per semina”.
Aggiunge che “non può negare che i debitori siano andati da Marcello per distendere scritture di obbligo in mio favore per grano ed orzo per seminerio e della qualità scelta dal debitore pagando al prezzo che correrebbe nel mese di maggio, alla raccolta od in denaro// 96 v// al prezzo corrente al tempo del raccolto, essendo il grano serviente per altro uso di pagarmelo cosi stesso al prezzo al tempo del raccolto che correva il giorno che lo somministravo o in denari o in grano al prezzo che correva cosi stesso al tempo della raccolta ed a scelta del debitore. Non ha avuto contratti con Giovanni Antioco Dessi e non gli ha venduto il grano al prezzo di lire 2 e soldi 8 lo starello ;da 10.12 starelli di pere secche che porto egli a vendere al villaggio di Guasila e altri di quei contorni // 97//ha pagato Dessi a mia figlia il prezzo di 2 starelli di grano ,di 4 anni prima, che mia figlia aveva dato a credito a uno di Ussassai ,da cui il Dessi comprò una vigna e dal prezzo di quella vigna pagò l’importare del detto grano al prezzo pattuito che correva quel giorno e senza interesse alcuno. //97 v// Al defunto Giovanni Sulis vendeva grano ,orzo, fave ed anche denaro, ma sempre senza il menomo interesse, per cui mi portavo assai bene e me ne servivo per molti oggetti pagandogli la mercede .Quando morì mi doveva solamente mezzo starello di grano ma non mi ricordo se l’abbia pagato la figlia Marianna Sulis o la superstite sua moglie Geltrude Loi //98 r e v//. Conosce la vedova Agostina Melis ed ebbe una società di porci col marito Boi, gli somministrò grano senza interesse alcuno”.
Elia Rosas di Escalaplano nel gennaio 1831 gli” ha venduto un porco grasso a credito che importava scudi 7 in ragione di mezzo reale la libbra//99//, mori nel mentre e resta non pagato.Conosce Francesco Usai di Tomaso”.
//99v// Donna Francesca Capece nata a Esterzili , di anni 26 , risponde: “sono maritata , in beni più di scudi 100. Conosce i giugali Cucca Piras e Porcu e quasi annualmente con loro fa contratti e vendite di grano ,orzo e fave ed altri commestibili-Il grano è al prezzo che correva al tempo della vendita, anche accadeva in autunno e nell’inverno , al tempo del raccolto in denaro o in grano a loro scelta ,ma ,se in grano ,al prezzo corrente al tempo dello stesso raccolto ;ma nè con loro nè con altri non sono stata mai a questo rigore di variazione di prezzo e mi contentai della metà ed anche di meno di quello che mi poteva giustamente spettare ,giusta la disposizione di legge per detta variazione di prezzo. Ciò da un anno che ebbi il mio bambino gravemente ammalato e feci la promessa e voto per la di lui guarigione di fare tutti i possibili condoni e massime ai poveri di ciò che potevo giustamente esigere dai medesimi in guisa che i prefati giugali Cucca Piras e Porcu per i grani venduti per la variazione di prezzo da quello che correva al tempo della vendita a quello che correva al tempo del pagamento dovevano dare due starelli e più di grano ed io mi accontavo di un solo imbuto che sopravanzò da una misura all’altra e remisi loro il rimanente compassionando lo stato di povertà dei medesimi. Non ho avuto il minimo contratto con Giovanni Antioco Dessi; mi pagò 3 starelli di grano a scudi 2 per ogni starello e mezzo starello di fave a 12 reali lo starello che due anni prima ho venduti a credito a Nicolo Secci di Ussassai, e che egli non saldò interamente e perciò non gli feci più eccitamento alcuno.Conosce Mariangela Cucca”.
//102r //Domenuico Cucca Piras di Gairo domiciliato ad Esterzili di anni 32 ,massaro ha beni scudi 50 e ratifica la deposizione a carta 30 e carta 69.
//103// Il Procuratore Fiscale Generale scrive :”Questi atti non somministrando prova sufficiente per la contestazione di Salvatore Capece di Tempio e domiciliato ad Esterzili e della figlia Francesca epperciò sono in senso che possa loro inibirsi molestia colle spese 11 luglio 1835 Picinelli. Poi vi è la sentenza in data 20 luglio 1835che abbiamo riportato all’inizio.

-4.Il Notaio Francesco Ignazio Deplano di Esterzili negli anni 1846-48(A.S.C. Tappa di Mandas ,vol. 124.atti originali) roga una serie di atti che delineano la società e l’economia di quegli anni.Lo studio dei documenti è volutamente aderente al lessico del testo Sono atti che hanno il seguente oggetto:7 testamenti;1 atto debitorio;3 mandati; vendita di 9 chiusi, 2 tancati,3 vigne,3 case o dominario,; 1 riappalto; 2 permute;una donazione per secolarizzazione di un domenicano;3 censi; 1 affidamento di porci 1 vendita di tori;1 donazione remunerativa; un inventario di beni a garanzia dei minori; 2 quietanze.
Vi è qualche toponimo( la numerazione è duplice, sia per atto che per carte o pagine):

7 r Pinna Corona
8 Pinna porceddu
13 tanca di Monti Nieddu
15 pala arigau
18 vigna a tuddai
19 genna satulu
21 terra per camposanto
367 baralucci su muntoni de urrussai
368 pinna corona
371 v chiuso a cucuroni
376v sardasai
377 chiuso di sardasai , case di geccas
381 v indice degli stromenti pubblici contenuti nel presente volume
vigna a funtana de idda
384 piras lobadas/sa nuxedda
387 v vigna gennasatulu
394 cucureddu
397 vicinato sa de perdu

400 genneidda
404 masoni de beranu strada per Seui
405 sa perda de sali
406 toponimi su strumpu vigna a nuxi, piras lobadas, vigna a serra , pirerargiu ?
Truiscu, cerasia
416 chiuso a Giuanni Lai
417 chiuso a cannedu
419 v toponimi vari
425 chiuso a S,Elisabetta o cortisigoni
426 v contrada de mulas
428 indice

In data 24 maggio 1846 vi è il testamento della vedova Maria Ignazia Muceli di Sterzili(sic) carta 1
Nella sua casa di abitazione posta in questo popolato e contrada di genneidda dichiara :” non lascia niente all’ospedale viciniore, al monte nummario e di soccorso di Esterzili,all’orfanotrofio delle figlie della Provvidenza od altro corpo qualsiasi”; lascia 3 scudi al cero per la pompa funerari: le spese per la sepoltura deducende dai beni; i buoi, cavalla e case sono alienati per pagare i debiti del defunto coniuge Pasquale Puddu; curatore ed esecutore testamentario il figlio Luigi Puddu; ratifica la donazione alla figlia Greca Puddu(territori ,robe ,terra aratoria di imbuttadorgiu nella vidazone di cucureddì al figlio Luigi; il rimanente delle terre di s’imbuttadorgiu ai figli del defunto figlio Salvatore Puddu chiamati Anna e Monserrata sorelle Puddu “ per ripartirle fra diesse sorelle per eguali porzioni”;lascia in favore della sua nipote Angela figlia della trapassata figlia Raimonda il letto dove la testatrice al presente giace inferma “ fornito di un matterazzo di lana , coperta, lenzuola ed altresì tavole, che le si consegnino, pervenuta la suddetta legataria all’età legittima tutti li utensili lasciati da la fu sua zia Maria Puddu consistenti in due padelle, grande una inferiore l’altra è a dire e due spiedi”;. “Ordina ed espressamente ingiunge che niuno dei prefati eredi anzi rammerati (sic) abbia a formalizzarsi della presente sua disposizione, ma rimangano bensi in pace e si dividano fra loro, pagate prima tutte le debiture che potranno tuttora esistere, tutti i beni di sua mera spettanza”.
Il testamento è letto in volgare cioè in sardo alla testatrice Muceli che “compresolo conforme asserisce lo loda e conferma in tutte e singole le sue parti poichè dice di essere stato disteso a seconda della sua volontà e pronuncia fattane né firmasi per ignorarlo del che.
Si aggiungono i territori di genna ruina che si dimenticò spiegare quando trattasi”. I testi sono Giovanni Antioco e Pietro Maria padre e figlio Marcello , lo scrivente Vincenzo Olianas ed Antonio Guiani Mameli non chè Antonio Gaviano seuese tutti comoranti in Esterzili,, firmano solo i Marcello ed Olianas e gli altri sono illetterati, Il notaio esige di salario lire nuove tre e centesimi 84, lire una e centesimi 92 per la Regia Cassa ed una lira e centesimi 44 per l’Insinuazione.
Il 7 luglio 1846 si roga un atto debitorio di scudi sardi 207 che sono lire nuove 993 e 60 centesimi “passato” dal signor notaio Sebastiano Carta di Isili verso lo scrivente Efisio Bandino di Esterzili
per il valore di 24 tori; la metà il Carta pagherà a maggio 1847 e l’altra ad agosto 1848 .Sono testimoni Francesco Moi Piras , Battista Deplano e mastro Francesco Moi Piras e mastro Battista Deplano Mura di Seui ed in questo paese lavorant( carta 3).
In data 20 luglio 1846 vi è la sostituzione di mandato conferito dal molto reverendo Vicario parrocchiale di Esterzili sacerdote Vincenzo Melis inverso il sacerdote Salvatore Carboni vice parroco di Esterzili carta 4:
“ciò per riscuotere le pensioni non che pretendere i diritti all’Opera pia dell’accennato paese appartenenti, per ragione del cronico morbo che in oggi più che mai lo travaglia e rende quasi ad ogni esercizio inabile .libera facoltà con lettere patenti dei 8 maggio 1846 dove il reverevendissimo monsignor Vicario generale capitulare della Diocesi di Ogliastra canonico Luigi Mulas riconfermasi di sostituire e poi spedire verso li solventi e segnare in pubblica forma od in privata le rispettive quitanze sulla somma o somme riscosse, comparire nanti qualsiasi giudice o tribunale ed ivi a voce od in iscritto far valere le sue ragioni in contradditorio di quegli o quelli che si renitessero al pagamento delle dovute pensioni producendo in proposito le pezze o documenti relativi alla giustificazione della pretesa qualsisia promuovendo e progredendo in tutte quelle istanze ed eccittamenti che in caso di lite occorreranno in causa fino a sentenza definitiva e sua finale esecuzione”.
Il giorno 20 luglio 1846 il notaio Deplanosi roga un testamento di Giuseppa Rosa Olianas di Esterzili nella sua casa contrada di Pinna corona : nomina curatore il marito lo scrivente Battista Migali di Esterzili; il chiuso di sardasai e segnatamente posto in sa scala de su lostincu si impieghi per la pompa funebre ed il rimanente in sufraggi per l’anima sua e dei suoi trapassati antenati; al marito lascia il materasso nuovo e tutto il saio sardo ossia orbace della sua casa di abitazione e gli lascia la metà che le spetterebbe rapporto al salario come quasi flebotomo nella languente annata per acquisto fatto durante la comunione coniugale; alla sorella Rita Olianas lascia il calderone volendo come vuole che tutte le altre robbe ed utensili si distribuiscane e vengano divisi in parti uguali fra la sorella Rita e l’altra sorella Solomea ed i terreni in qualunque distretto della vidazzone si dividano tra le sorelle ed il fratello Bernardo Olianas (carta 5).
Il 7 agosto 1846 si procede alla vendita di un orto attuata da Domenico Melis dì Ulassai , come procuratore generale della moglie Maria Rita Boi ed Antioco Serra di Osini padre e legittimo amministratore dei beni della figlia pupilla Marianna pure della medesimo abitatori(previo decreto del Tribunale della Barbagia di Seulo,Segretario Efisio Luigi Artizzu in data Seui 6 agosto 1846) ad Eduardo e Giovanna sorelle Boi di Esterzili . Il piccolo orto, era di pertinenza un tempo dell’or difunto loro cugino Cosimo Boi dello stesso luogo, sito dentro questa villa e contrada denominata pinna porceddu ; i confini sono le case della vedova Mariangela Lobina, Francesco Usai del fu Francesco e case della vedova Rosa Lecis.L’orto è stimato dal muratore Battista Deplano in scudi sardi nove in favore di Edoarda e Giovanna sorelle Boi di Esterzili (carta 8).
ciò tenendo conto dell’”attendenza apprestatogli nel trascorso di non parecchi anni rapporto a delle convenienze e vantaggi che non ponno andar discosti dal bene alla vita animate confluente e siccome le rammenorate(sic) sorelle e nipote del trapassato Boi non potrebbero altrimenti compensare i lavori ed attendenza già divisati come legittimi eredi perciò le hanno dato il predio in discorso in realizzazione e compenso dei serviggi qualsisiano abbiano potuto le aqcuisitrici cessionarie sorelle Boi prestare in pro e vantaggio del defunto cugino con animo e proposito di non più pretendere dalle testè menzionate eredi d’or innanzi la benchè menoma cosa o rimunerazione circa quanto avranno esse operato sull’oggetto questionato siccome paghe e contente dichiaratesi”.
In data 7 agosto 1846 gli stessi venditori fanno vendita perpetua alla vedova Mariangerla Lobina di Esterzil di una stanza terrena col suo soffitto di tavole di spettanza un tempo del trapassato Cosimo Boi fratello e zio rispettivamente delle predette donne, posta nel popolato di contrada pinna porceddu e stimata in scudi 27 e mezzo (carta 9).
Il giorno 14 ottobre 1846 è rogato il riappalto della tanca detta Monit Nieddu eseaguita dal proprietario Giuseppe Rocco Moru di Gadoni,appaltatore, inverso Rafaele Serra ed i pastori Francesco Boi… e Cristoforo Dessi di Esterzili per un triennio in prezzo di scudi sardi 150 pari a nuove lire 720, “servendosi i nuovi conduttori dei pascoli, terreni arabili ed alberi che vi sono dell’istesso modo dalli altri conduttori tenuto ed osservato con espresso divieto ben inteso di tagliare o guastare siffatti alberi.. e di mantenere nello stato in cui attualmente ravvisasi e consta tanto in riguardo alli alberi esistenti che all’assiepatura che cinge il predio in discorso.. per restituirlo nel medesimo modo che contestualmente li si consegna, ogni anno devono corrispondere al Moru la somma di scudi sardi 50, per il primo anno entro il gennaio venturo 1847, le altre rate per la festa di san Lussorio nel mese di ottobre comprensivamente alla metà pure della somma relativa all’indennizzazione del danno che avrebbero cagionato nell’anntecedente mese di ottobre nel tancato anzidetto per cui ai suddetti pastori conduttori vennero tenturati due branchi porcini appartenenti a diversi proprietari di Escalaplano ed una cavalla. Durante il triennio Moru ed il nipote Battista Casula di Gadoni possono introdurre le pecore a metà del mese di novembre con avvisare i novelli conduttori e dopo sarà in lor balia (carta 13)introdurre in detta tanca altre pecore naturali od estere;arrivando il Moru ed il nipote sarà in questo caso a parte del prodotto convenuto su tal fitto; se però non venisse ed introducesse il bestiame ne sarà escluso dal compenso riguardante quest’ultimo accordio.I testi sono Lussorio Cucca ed Antioco Melis di questo paese.
In data 21 ottobre 1846 il discreto Deplano roga la vendita di una porzione di chiuso pervenutale dalla trapassata sua madre Vincenza Puddu in zona pala arigau coerente da un capo col cammino reale conducente al villaggio di Seui, da un lato con predio di Donna Giuseppa Muntoni dall’altra con porzione di chiuso di spettanza di Paola sorella della venditrice in prezzo di scudi sardi 20 dalla contadina Agostna Usai inverso il pastore scrivente Raimondo Dessi Loi di Esterzili.La stima è operata dall’agricoltore esperto Giovanni Antioco Dessi.Vi e anche l’annuenza del marito della Usai ,il ferraro Giuseppe Porcu.
La cessione libera non è soggetta a sorte alcuna di carico e servitù colle clausole ad avere e del constituto possessorio . I testi sono il notaio Raimondo Locci e lo scrivente Antonio Marci di Esterzili (carta 15).
Il 21 ottobre 1846 avviene la vendita perpetua di una vigna col suo vacantino in prezzo di scudi sardi 52 e mezzo pari nuove lire 252 passata dal pastore Raimondo Dessi Loi a favore del ferraro Giuseppe Porcu di Esterzili ( carta 18).
Emmanuele Laconi vende a Raimondo Lai di Esterzili una vigna sita in Esterzili “in luogo tuddai e confina con chiuso da capo di spettanza della vedova Mariangela Lobina da un lato con predio della stesso esproprietaro (sic) dai piè con chiuso di Antonio Dessi Melis e dall’altra col camino reale”.L’acquirente deve pagare ogni anno la quota del Regio donativo come pagavasi pere l’addietro dal venditire.I testi sono il notaio Raimondo Locci e lo scrivente Antonio Marci.
In data 24 ottobre 1846 ad Esterzili si roga la vendita perpetua d”una metà del chiuso per scudi sardi 21 conferta da Emmanuele Laconi verso Raimondo Lai entrambi di Esterzili.
La metà del chiuso in regione genna satulu è pervenuta dalla defunta sua madre Anna Vincenza Lai ed è coerente da un lato e da pie con predio dello stesso acquisitore dall’altro lato con porzione di chiuso d ella vedova Agostina Lai e da altri canti con predi appartenenti ad Antonio e Francesco Lai”(carta 19).
Il giorno venti dicemebre 1846 il notaio roga il testamento di nuncupazione esplicita disposto dal proprietario lo scrivente Efisiso Bandino di Esterzili , nella casa d genneidda (carta 21).Il curatore è la moglie Rita Lobina. Non lascia elemosine ad altri corpi. Qualsiasi acquisto durante la comunione coniugale ed anche prima del contratto di matrimonio “tutto lega in favore della retrocitata sua diletta moglie ,poichè essa possa anzi debba possiedere ,usufruire ed a sua posta e volere disporre d’un tutto anche per atto d’ultima volontà od in altro qualsivoglia modo o via“.I testi sono il flebotomo Giovanni Porcella qui degente ed i contadini Antonio Saturnino ed Antoneddu padre e figlio Ghiani, non chè Giovanni Antonio Usai.
Il 20 dicembre 1846 il notaio roga una permuta di due predi ,seguita tra la parrocchiale Chiesa e il notaio Raimndo Locci di Esterzili in prezzo di scudi sardi 60 ambi possessi ( carta 21): permutare il chiuso ossia orto della chiesa col chiuso del Locci attiguo al piazzale della parrocchia” dove può bene stabilirsi il camposanto per seppellire i defunti di questo paese previo il permesso del Illustrissimo e Reverendissimo monsignore Vicario Generale capitolare della Diocesi d’Ogliastra. Costituitisi quindi in persona del Vicario parrochiale il sacerdote Vincenzo Melis ed il sindaco diq questo Comune lo scrivente Luigi Depau di fronte al notaio e i testi ,il vicario ed il sindaco cedono perpetuamente al notaio Raimondo Locci tutto l’orto (ortu de funtana) che la chiesa possiede a funtana deidda(coerente colla strada pubblica ,con possesso di Valentino Olianas e con orto di Giovanni Antioco in prezzo di scudi sardi 30; il notaio Locci rilascia in favore della chiesa parrocchiale tutto quel chiuso di bingia de cresia (confinante col piazzale della parrocchia, colla strada pubblica, col ruscello di maistu Antoni e con vigna del prefato sindaco Depau ,in prezzo di scudi 30”.I testi presenti sono lo scrivente Giovanni Antioco Marcello e lo scrivente Battista Migali.
A Seui in data 25 giugno 1845 i si roga una donazione:”dovendosi secolarizzare il reverendo padre sacerdote Domenico Naittana dell’ordine dei padri Predicatori a vista del Breve pontificio spiccato a Roma da Sua Santità addi 11 febbraio del volgente anno ,dovendo essere giusta i sacri canoni provveduto dell’ecclesiastico patrimonio ,si sarebbero mossi da santo e cristiano zelo in proposito determinati li proprietari contadini Pietro e Luigi fratelli Gaviano, Giovanni Ballicu, Giovanni Todde, Priamo Onanu. Cristoforo Carboni non chè Antonio Congiu grande, tutti del villaggio di Seui esibirgli a titolo di donazione tra i vivi pura e semplice e irrevocabile i predi o stabili infraspecificandi, ai quali beni donati dovrà da cinque probi uomini ed esperti separatamente darsi il valore e quanto d’annuo reddito ciascuna ipoteca ,dedotte le spese di cultura, produce, onde, vita durante, o fino ad acquirere un qualche bveneficio ecclesiastico possa in ogni qualunque evento avere annualmente il prodotto non meno di scudi 60 pari a lire nuove 288.
L’anno del signore 1845 ed alli 25 giugno, Seui. I proprietaari contadini Pietro e Luigi fratelli
Gaviano, Giovanni Ballicu, Giovanni Todde, Priamo Onanu, Cristoforo Carboni ed Antonio Congiu grande ,tutti di Seui cedono perpetuamente e rilasciano verso il sacerdote padre Domenico Naittanna dell ‘ordine dei Predicatori del convento di Cagliari presente e coi dovuti ringraziamenti accettante durante vita beninteso e fino ad asseguire e venirgli conferto un qualsiasi beneficio ecclesiastico i predi e stabili descrivendi dai quali possa in ogni e qualunque evento ritrarre il prodotto annualmente non meno di scudi sardi 6 pari a lire nuove 278 inerendo in proposito alla
disposizione dei sacri canoni e portata dalla sinodo finora nella diocesi di Oristano osservata cui egli il padre Naittana appartiene il predetto Pietro Gaviano è a dire gli cede e dona tutto quel tratto terreno arativo di estensione tre quarre seminerio di grano sito in Seui e distretto appellato fundu de corongiu (cerente con terre comuni, con terre dell’espressa eredità Gaviano e di più ,estimato
da cinque periti in scudi sardi 10 coll’annuo reddito , prelevate le spese di cultura, di reali 15 pari a lire nuove 7 e centesimi venti; starelli 13 terreno similemente aperto esistente a pauliseoni giurisdizione di Esterzili confinante da una parte con con terre della eredità Lobina, con terre di Giovanni Lacunu a piè e col cammino conducente a cuccureddì mannu ,estimati in scudi sardi 75, coll’annuo prodotto di scudi sardi sette , pari a lire nuove 33 e centesimi 60, prelevate le spese di cultura; altra di starelli 4 terreno arabile nella regione denominata genna lacesu li quali coerenziano col fonte che colà giace con terre del trapassato Pietro Vincenzo Lobina da un lato con e dall’altro con terre della eredità Olianas avvalorati scudi sardi 20 coll’annuo prodotto di scudi sardi 4, dedotte le spese di cultura.
Luigi Gaviano dona e cede il primo chiuso che terrebbe e possiderebbe a gennelessi territorio di Seui confinante da capo col cammino comunale da un lato con vigna di Pietro Gaviano e dall’altro con chiuso d’Antonio Deidda di Rafaele e da pie con un chiuso e vigna del medesimo donatore valutato in scudi sardi 60, col prodotto annuale di scudi 4, prelevate le spese di cultura; tratto territoriale di estensione starelli dieci che possiderebbe a fundu de corongiu confinante con terra del fu Giovanni Gaviano da un lato e con altre terre comunali dalle altre parti, estimati in scudi sardi 30 col prodotto annuo di scudi sardi 6; l’orto di funtana de jossu conterminante con orto di Priamo Lecis da un lato con orto della signora Grazia Lobina ,da capo e con orto di esso donante in scudi sardi trenta con prodotto annuale di scudi tre; il piazzale finalmente situato dentro questa popolazione, attiguo a case e piazzale di Cristoforo Boi ,da un canto e con case e piazzale di Giovanni Melis dall’altro e stimato in scudi sardi 50 coll’annuo prodotto di scudi 3, prelevate le spese.
Giovanni Ballicu cede e dona all’istesso titolo di patrimonio ecclesiastico la terra di funtana de Sadali in suergiu , estensione di starelli due a seminerio di grano che coerenzia da capo con terra di GiovannI Maxia, con terra di Giovanni Denurci ,da piè di Giovanni Caredda Deidda, estimata in scudi sardi 100 coll’annuo reddito di scudi sardi 10, finalmente di bregau il quale delimita da capo con chiuso di Giovanni Sulis di Pietro, da piè con terra di Francesco Mameli e muro frammezzo da un lato col cammino o viottolo piuttosto comunale e dall’altro canto con chiuso del donatore medesimo ,estimato in scudi sardi 60 e coll’annuo prodotto di scudi sardi 6.
Priamo Onanu cede e dona il chiuso posto dietro le case che attualmente abita ,coerente con il chiuso di Giovanni Carboni, da capo con chiuso di Maria Cocco di Giovanni Deidda ,da un lato e stimato in scudi sardi venti coll’annuo reddito di scudi due, dedotte le spese; dona pure il dominario coi rispettivi piazzali posti dentro questo abitato e contrada della parrocchiale Chiesa contigui con casa di Antonio Carta carracciola da un canto con case dall’altro fianco di Lucia Moi e da capo con orto di Vincenzo Melis estimati in scudi sardi 150 coll’annuo reddito di scudi sardi nove.
Cristoforo Carboni dona starelli dieci arabile situato nel luogo detto Parti coerente con terre comunali de s’arcu de genna gerci ,serra a s’arcu de genna serra fino a su bau de santu Perdu rizzolu a sa funtana de stillai, a lenza tirada a funtana laleni(sic), riu a genna gerci estimati scudi sardi 50 , con reddito annuo scudi sei, prelevate le spese di coltura.
Antonio Congiu grande dona e cede il chiuso sito in funtana de scascia o corti de mesu d’estensione di uno starello a seminerio di grano coerente da capo ,lato e da più col cammino(sic) reale ,estimato scudi trenta coll’annuo prodotto, prelevate le spese di coltivo di scudi due.
Giovanni Todde finalmente assegna e dona in favore del testè lodato reverendo padre Naittana donatario col suespresso titolo di donazione patrimoniale tutto quel tratto di terreno d’estensione di starelli due a seminerio di grano che si possiede in questi salti e luogo precisamente appellato nerrili, estimati in scudi sardi 80 coll’annuo reddito di scudi sardi 6 ,prelevate le spese di coltura; quel tratto di terra confina con chiusi delli eredi di Priamo Aresu, con terra d’Angelo Mameli da piè , e da un lato con chiusi delli eredi di Priamo Degiana(sic).
Ai quali predi tutti od ipoteche sovraccennate e descritte si sarebbe dai cinque probi uomini ed estimatori il signor notaio Salvatore Ghiani e li contadini Antonio Maria Carboni, il signor notaio Vincenzo Anedda, mastro Luigi Mameli e mastro Sebastiano Boi di questo medesimo luogo separatamente fissato il giusto intrinseco valore colla sola pianta(sic) delle rispettive ipoteche soggiogate e donate senza far punto merito del valore e frutto delle piante che ponno in alcuni od in tutto dessi predi esistere con avere in pari tempo fatto rilevare il prodotto o reddito che possa annualmente dare ciascuna ipoteca assegnata con deduzione pria delle spese di cultura di scudi sardi 765 pari a lire nuove 3672 siccome, astanti li sottoscritti testi ne hanno a mani e delazione dell’istesso sottoscritto notaio prestato, moniti, il giuramento espressamente interrogati dal notaio stipolante, presenziando non meno di essi testi i prefati donatori Ballicu ,Gaviano, Carbon , Congiu , Todde ed Onanu se detti beni siano o no affetti e sottoposti a qualche carico o servitù a censo, vizio ,enfiteusi, locazione, livello, società & capacitatisi di quanto concerne la domanda, contestano di non essere cosi fatti stabili a titolo o causa di patrimonio ecclesiastico al presente ceduti verso il più volte mentovato donatario e donati a sorta alcuna di peso o gravame, trattone l’obbligo che d ‘oravanti incomber debba al testè lodato donatario il reverendo padre Naittana di continuare e perseverare nella corrisponsione della quota che riguarda il Regio donativo…. I testi sono Antonio Congiu minore, ed Angelo Mameli che si segnano assieme alli estimatori notaio Ghiani ed il chirurgo Anedda col reverendo donatario Domenico Naittana e non però gli altri estimatori Carboni, Boi e Mameli per asserirsi illetterati al pari dei donatori Ballicu, Gaviano, Todde, Congiu, Carboni ed Onanu”.
In data 9 febbraio 1846 il notaio roga il testamento disposto dalla nobile donna Narcisa Dedoni del villaggio di Esterzili, nella sua casa a baraluci o piuttosto de su muntoni de urrussai:
“ sul riflesso che un giorno o l’altro debba rendersi il tributo alla natura, “ ora trovandosi gravemente ammalata : il nipote don Emilio Dedoni di Gesico è nominato curatore e lo scrivente Giuseppe Saturnino Lobina di Esterzili: il primo eseguisca e adempia ai doveri che gli incombono nella premessa qualità ed il secondo ben badi ed osservi li andamenti in rapporto alle cose che la nobile testatrice sarà per eseguire., poichè a tempo e luogo sia per supplire ai notabili difetti quai si siano;non lascia niente si soliti corpi;per la pompa funebre scudi sardi 15 con uffici e messa relativa, ; rattifica e conferma il legato della trapassata sorella Donna Raimonda Dedoni verso Santa Barbara di Esterzili ammontante a scudi sardi 20 cosi fatta somma dei beni di entrambe , ove non basti l’annua pensione dipendente dal capital censo onerato nelle case del fu notaio Pietro Antonio Sulis di Gergei per la celebrazione in ciascun anno e solennizzazioni della festività di essa santa; lascia in favore dell’arcangelo san Michele di questo paese la somma di scudi sardi sei da consegnarsi al procratore pro tempore di questa parrocchiale Chiesa; lascia un trentenario per l’anima della sorella e dei suoi antenati, a seconda della consuetudine locale o piuttosto sinodo vigente in questa diocesi; lega verso i meri poveri di questo abitato 4 ettolitri e mezzo di grano, eguali a starelli 10 , poichè dal sumentovato nobile curatore vengano dietro il suo obito distribuiti e consegnati in pro e suffragio della di lei anima non che dei suoi antepassati; lega a don Emilio Dedoni due posate d’argento di quelle appunto che riposano contestualmente presso di se ed altra posata simile d’argento lascia alla di lui nipote donna Giuseppa Dedoni pure di Gesico; lega a don Emilio Dedoni capi 37 caprini, salvo essere di quei capi che la prefata nobile testatrice terrebbe
accomunato al capraro Antonio Cucca di questa di Esterzili onde ne disponga a suo piacimento.. essendo in comunione con la sorella Raimonda , l’aumento nel patrimonio venga diviso in pari porzioni in quattro distinte parti; una ai figli della fu donna Francesca Luisa Dedoni domiciliata una nel villaggio di Nurri, Don Giovanni Antonio, Emanuele, Saturnino, Marianna, Eduarda, Rita e Girolama, fratelli e sorelle Cardia e dai figli del fu don Emmanuele di Gesico don Emilio, Minnia e Giuseppa fratelli e sorelle Dedoni del suddetto villaggio di Gesico; le pecore che terrebbe attualmente accomunate con Raimondo Boi del presente villaggio vuole assolutamente che senza la menoma rimostranza siano ripartite fra don Emilio Dedoni e donna Giuseppa di lui sorella di Gesico in eguali porzioni.Che si debba restituire verso i figli della prementovata donna Francesca Luisa Dedoni comorante a Nurri, 104 scudi sardi , deducendo siffatta somma dai beni di detta testatrice e dai beni della trapassata sorella Raimonda. Tutti gli altri beni istituisce eredi i nipoti figli di don Emanuele Dedoni ed i figli di donna Francesca Luigia Dedoni di Esterzili domiciliata a Nurri, da dividersi in eguali porzioni”.
I testi sono il proprietario Raffaele Serra, il contadino Antonio Ghiani, il fabbro Giuseppe Porcu, Luigi Lai Mameli e lo scarparo Giacinto Ligas tutti comoranti e viventi in Esterzili, niuno dei quali firma da un colla predetta testatrice per asserirsi tutti illetterati.
Il 19 febbraio 1846 avviene la vendita perpetua di una stanza terrena col solaio di tavole , piazzale ed orto corrispondente in prezzo di scudi sardi 70 passata dallo scrivente Luigi Migali verso il pastore Battista Lai entrambi del villaggio di Esterzili: “in contrada pinna corona attigua detta stanza da dietro con case di Giovanni Diana Barzadera, da un lato col piazzale della casa di spettanza di Cristoforo Lai ed un tenmpo di questa parrocchiale chiesa ,dall’altro lato con case dello scrivente Battista Migali e piazzale e la parte dell’orto corrisponde con altra porzione di orto del predetto Migali da settentrione , da levante con piazzale di detto Cristoforo Lai e davanti con lo stillicidio delle case del Vicario Parrocchiale sacerdote Vincenzo Melis.L’ estimo è praticato dai periti muratori Raimondo Loi di Seui e Giovanni Antioco Dessi di Esterzili”. I testi sono Priamo Mameli e lo scrivente Vincenzo Olianas.
Il giorno 20 febbraio 1846 si roga la vendita perpetua di una vigna in prezzo di scudi sardi 40 passata da Salvatore Usai Muceli inverso Emmanuele Laconi ambi del villaggio di Esterzili:” la vigna era di spettanza dello zio trapassato Antioco Usai che avrebbe inceduto verso il ferraro Luigi Porcu e da questi ceduta in eredità dopo al predetto esproprietario Usai Muceli sotto il 10 precorso agosto si asserisce che possiede tra questi vigneti e regione appellata su bau de su preidi coerente con vigna di Vincenzo Puddu e di più da un lato con tancato di Francesco Loi e da capo col cammino reale. L’estimo è operato dai periti contadini Francesco Usai del fu Francesco, dallo scrivente Giovanni Antioco Dessi dello stesso paese”. I testi sono Antonio Dessi ed Antonio Deiana di Esterzili, illeterati come i contraenti.
In data 15 maggio 1846 il notaio roga l’ investitura di scudi sardi 12 ,stipulato fra il contadino Giovanni Loi Puddu e l’attuale procuratore della chiesa parrocchiale di Esterzili notaio Raimondo Locci di Esterzili, a titolo di censo onerativo e mediante i patti e condizioni portate dalla bolla di Pio V di felice memoria “si obbliga per se ,suoi eredi e successori di corrispondere ogni anno da oggi in avvenire e nel giorno della scadenza verso la Chiesa e suoi aggenti(sic) la pensione di lire nuove tre e centesimi 46 sulla ragione del 6 per centoo da portarsi fino a casa di essi aggenti pro tempore sotto obbligo di tutte le spese anche di fuori lite e del consueto avvocato e procuratore in caso di pensioni maturate e non soddisfatte come pure di restituire in intero tanto il capitale come li accessori portati tutti dall’accennata bolla Piana. Per maggiore cautela intanto del censo e della sua creditrice Chiesa al nome del constituto precario ipoteca specialmente le case di sua abitazione e piazzale// corrispondente poste ad una delle estremità di questa popolazione e contrada appellata de Marras, attigue alla casa delle sorelle di esso debitore censuario chiamata Elia Lai Puddu e di Bernardo Olianas da una parte, col cammino comunale conducente a vari possessi di questi popolani e dall’altra parte con orto di Valentino Olianas; non che ipoteca il chiuso che possiede in cucuroni coerente con chiuso degli eredi della signora Maria Anna Serra e di signora Rita Lobina e di Francesco Usai di Tommaso, nei quali predi assicura di non esistere altro peso di sorte alcuna e salve queste ipoteche, obbliga ed assoggetta tutti gli altri suoi beni presenti e futuri; coll’espressa facoltà ben inteso di poter redimere e variare, motivo per cui assolutamente rinuncia alla legge che prima il creditore & e all’altra che pure dice mentre il creditore …Promettendo intanto, come promette d’osservare puntualmente quanto si è precedentemente detto.il tutto afferma e conferma alla presenza dei testi Michele Marcello e Valentino Olianas di questo medesimo luogo cogniti & che non si segnano per essere illeterati al pari del debitore censuario Lai Puddu ,firma il procuratore Locci.lire nuove 1 e 44 centesimi per salario del presente atto, centesimi 72 per la Cassa Regia una lira e 34 all’Insinuazione”.
Il 10 marzo 1846 vi è la supplica al Viceré :”Eccellenza.
Giovanni Lai Puddu del villaggio di Esterzili ossequiosamente alla Vostra Eccellenza rassegna che non potendo in altro modo sopperire alle calamitose ed urgenti circostanze della sua povera famiglia avrebbe opinato prendere a titolo di censo la somma di scudi sardi 12, qual somma niun altra persona se l’avrebbe a questo titolo potuta soccombere se no la Chiesa Parrocchiale dello stesso villaggio e non vi esisterebbe maggior somma di questa dedicata e pubblicata nella medesima qualora alcuno ne volesse fare acquisto.Epperò il supplicante accertato di questa circostanza ne prega l’innata bontà e clemenza dell’Eccellenza Vostra acciò si degni impartire un favorevole decreto rapporto all’esposto che della grazie.
Divisione 4 sezione 2 n. 240.
Si accorda la opportuna dispensa per la stipulazione dello stromento di censo di cui si tratta.
Cagliari dal Regio Palazzo 14 marzo 1846
G.De Launay”
Un’altra supplica è indirizzata al Vescovo di Ogliastra per far seguire la pratica dal Vicario Capitolare di Ogliastra Questi ,a sua volta, scrive al vicario Parrocchiale in questi termini:
“il molto reverendo Vicario della Parrocchia di Esterzili prenderà giurata informazione mediante cinque probi uomini sul valore e libertà delle esibite ipoteche ed in vista della risultanza lascieranno le ulteriori provvidenze .Tortoli 30 aprile 1846, Mulas Vicario Generale Capitolare”.I probi uomini si riuniscono e si verbalizza in questo modo:
“Addi 4 maggio 1846 .Esterzili. Chiamati e comparsi personalmente alla presenza del sottoscritto li seguenti cinque probi uomini cioè Valentino Olianas, Elia Olianas, Antonio Dessi Melis, Giovanni Moi e Raffaele Olianas tutti nativi d questo di Esterzili ed interrogati sul valore e libertà del chiuso che Giovanni Lai Puddu possiede nel luogo detto cucuroni salto di Esterzili, che intende soggiogare per ipoteca speciale alli scudi sardi 12 che vuole onerarsi a censo, dicono essere detto chiuso del valore di scudi 17 e le case che tiene site in questo popolato di scudi 50, senza che siano affetti d’altro peso e lo dicono per cosi conoscerlo in Dio , loro coscienza e giuramento prestato in mani del sottoscritto e non si sottoscrivono per essere illetterati del che in fede. Vincenzo Melis Vicario Parrocchiale.
Tortoli 10 maggio 1846.
Viste le avanti scritte risultanze accordiamo al supplicante i chiesti scudi 12 da onerarsi sulle case e chiuso enunciati mediante pubblico stromento a spese del medesimo. Mulas Vicario Generale Capitolare”.
Il 15 naggio 1846 vi è un’altra investitura di scudi sardi 15 seguita fra il contadino Pietro Antioco Olianas e l’attuale Procuratore della Chiesa di Esterzili notaio Raimondo Locci entrambi di detto villaggio. La pensione è lire nuove quattro e centesimi 32 “da portarsi fino a casa degli agenti di detta Chiesa quai che siano sotto obbligo di tutte le spese anche di fuori lite e del solito Avvocato e Prouratore in caso di pensioni maturate ed incorrisposte, come pure di restituire per intero tanto il capitale come gli accessori portati dall’accennatta bolla Piana..Com al solito si ipoteca specialmente il chiuso tutto che si possiderebbe frà qesti territori e regione denominata sardasai coerente da un canto(carta 375) con vigna di Antonio Ghiani, col cammino reale,dall’altro e da piè con predi di Antonio Efisio Usai e Valentino Olianas… Si dichiara che non vi esiste altro peso.
Divisione 4 sezione 2 ,n. 262.
Si accorda la opportuna dispensa per la stipulazione dello stromento di censo di cui si tratta.Cagliari dal Regio Palazzo 20 marzo 1846 .G.de Launey”.
(carta 376)In data 20 aprile da Tortoli il Vicario Capitolare Mulas scrive al Vicario della Parrocchiale di Esterzili: “ prenderà sommaria giurata informazione mediante cinque probi uomini sul valore e libertà della esibita ipoteca ed in vista della risultanza si lascieranno le ulteriori provvidenze”,La pratica continua con la convocazione dei probi uomini;
“Addi 4 maggio 1846 Esterzili Chiamati e personalmente comparsi presso il sottoscritto li cinque seguenti probi uomini, cioè Valentino Olianas, Antonio Dessi Melis,, Elia Olianas, Giovanni Moi, e Raffaele Olianas tutti nativi di questa di Esterzili ed interrogati sul valore e libertà del chiuso che Pietro Antioco Olianas possiede nella regione detta di sardasai salti di Esterzili che intende soggiogare per ipoteca speciale alli scudi sardi 15 che vuole onerarsi a censo, dicono essere detto chiuso del valore di 35 per 40 scudi a non andare soggetto a schiavitù (sic)alcuna e la dicono per esser così in Dio loro coscienza e giuramento prestato a mani del sottoscritto dei quali niuno si sottoscrive per essere illetterati. Del che in fede
Vincenzo Melis Vicario Parrocchiale.
Tortoli 4 maggio 1846
Attesa la risultanza dll’avanti scritta informazione del signor Parroco di Esterzili accordiamo al supplicante li scudi 15 di cui trattasi sopra l’indicata ipoteca mediante rogito di pubblico stromento a spese del medesimo
Mulas Vicario Generale Capitolare”.
(c,377) In data 17 maggio 1846 si roga un atto di capital censo di scudi sardi 15 oneratosi dall’armarolo Francesco Usai Locci in favore della Parrocchiale Chiesa di Esterzili
il procuratore della chiesa è il notaio Raimondo Locci, la pensione per scudi 15 è lire nuove 4 e centesimi 32 della ragione del 6%, ipoteca il chiuso in sardasai conterminante da più con chiuso di donna Francesca Capece, della vedova Anna Rosa Pisu da capo e da un lato con cammino reale, oltre ad ipotecare le case che si compongono di due stanze terrene, col piazzale aderente ed angusta loggetta o stalla attaccata alla stanza cucina che fa parte del succitato piazzale, attigue siffatte stanze da dietro, rispettivamente a case del pecoraio Martino Loi, da una parte con stanza appartenente a Giuseppe Farci e dall’altra con case del fabbro ferraro Giuseppe Porcu ed il piazzale colla su espressa stalla e loggetta delimitano colla strada conducente al dominario dello scrivente Saturnino Lobina situati sifatti stabili dentrro questo popolato e contrada di geccas”.Il vicere risponde alla supplica in data 28 marzo 1846 dal Regio Palazzo
Div 4 s.2 n.286
Si accorda l’opportuna dispensa per la stipolazione dello stromento di censo di cui trattasi.
Il 30 aprile 1846 Mulas Vicario Generale Capitolare concede a condizione della perizia di 5 probi uomini che sono Valentino Olianas, Antonio Dessì Melis, Elia Olianas ,Giovanni Moi e Raffaele Olianas tutti di Esterzili.
In data Tortoli 4 maggio 1846 Mulas Vicario Generale Capitolare scrive:
“Viste le avanscritte risultanze accordiamo al supplicante i chiesti scudi 15 da onerarsi sule case e chiuso suespressi mediante pubblico stromento a spese del medesimo.”.
Carta 383 In data 4 gennaio 1847 il notaio Deplano roga la vendita perpetua di una vgna quasi distrutta eseguita da Valentino Olianas verso il notaio Raimondo Locci di Esterzili in prezzo di scudi sardi 31 (carta 23):” la vigna quasi distrutta in luogo funtan’e idda coerente da una parte col piazzale di questa Chiesa Parrocchiale, da un lato col cammino pubblico, dall’altro con predio dello scrivente Luigi Depau e da più con orto appartenente al prefato acquisitore Locci. Il prezzo si deduce dall’estimo dell’esperto Antonio Ghiani di Seui qui domiciliato”.I testi sono Elia Olianas ed Antonio Depau.
384 Il giorno 26 gennaio 1847 si registra l’atto su una vendita perpetua d’un chiuso passata dallo studente Nicolo Dessì a favore del fratello Raimondo Dessi Loi entrambi di Esterzili ( carta 24) in prezzo di scudi sardi 53. Il tutto previo il permissivo decreto spiccato dall’autorità locale e col personale intervento ed assistenza del suo curatore dativo il contadino Priamo Dessì Loi dell’istesso abitato. “il chiuso tutto che da prefato esproprietario si possiede entro questi territori e preciso
distretto appellato piras lobadas ad esso venditore pervenuto dal fu suo padre Raimondo e spettatogli con divisione seguita sotto li 8 aprile 1835 rogato notaio Matteo Mura in detta di Esterzili, il qual predio coerenzia da capo col cammino conducente a Seui, da un lato con chiuso delli eredi di Giuseppe Dessì, dall’altro con chiuso delli eredi Francesco Giuseppe Usai e da pie col tancato de sa nuxedda acquistato non ha guari da Raimondo Lai.
Il prezzo ammonta secondo l’estimo praticato da periti agricoltori mentovati nel decreto”. I testi sono Michele Marcello e Luigi Puddu Usai.
(carta 385 (25),La lettera di Nicolò Dessì è del seguente tenore:” Illustrissimo signor Giudice Mandamentale.
Lo scrivente Nicolo Dessi di Esterzili con assistenza del di lui curatore Priamo Dessi del medesimo luogo, attesa la sua minore età, col dovuto rispetto a V,.S Illustrissima rassegna che avendo stimato opportuno d’abbandonare lo stato di religioso nella religione dei PP Conventuali di Cagliari ed abbisognado a tal uopo di qualche somma onde doversi provvedere si degli rispettivi abiti , tetto non che ancora onde saldare alcuni debiti che starebbe dovendo verso alcuni individui di Sterzili(sic) quali sarebbero considerati per costringerlo a tal versamento per mezzo di questo Tribunale avrebbe a tal oggetto il rassegnante ideato coll’assistenza bensi del suddetto curatore di dover alienare una possessione che legittamente si possiede in questa giurisdizione di Esterzili e luogo denominato Piras lobadas, Supplica si degni V S Ill.ma accordare al rassegnante permesso e facoltà di poter eseguire tal alienazione con autorizzare in pari luogo qualunque pubblico notaio per stipolare l’opportuno stromento .Grazie Nicolò Dessi Lai
Risultando si procederà Seui 29 dicembre 1846..
Riva Giudice.
Detto giorno Seui fatti personalmente comparire Raimondo Dessì, Francesco Moi Deplano nella qualità di prossimiori parenti del ricorrente Niccolò Dessi di Esterzili . Ai medesimi è fatta lettura della supplica e “ sono stati dimandati del loro sentimento se convenga o no eseguire la vendita di cui si parla in detta comparsa e dopo d”aver fatto matura riflessione dicono che non dissentono di potersi eseguire per le stesse ragioni che sentono”.Compaiono poi Francesco Usai di Tommaso e Vincenzo Puddu e mediante giuramento che hanno prestato nella solita forma di dritto e previa ammonizione sull’articolo di legge 1759 i predetti periti ,compreso quanto sovra ,riferiscono avere valutato in scudi sardi 53 pari a lire nuove 144 e centesimi 80 così avendolo conosciuto e giudicato e non firmano per ignorarlo del che .Riva Giudice ,Segretario Artizzu.
In detto giorno a Seui è fatto comparire Francesco Usai del fu Tommaso, nato e domiciliato in Esterzili che dichiara: “conto di mia età 74 , sono contadino ed in beni più di scudi 100”; mediante giuramento prestato nella solita forma del dritto è stato interrogato sul contenuto della precedente comparsa a tale che capacitato. ,risponde :”conosco essere utile nonchè neccessaria la vendita che si propon nella comparsa onde con tal prodotto possa il comparente minore Dessi ovviare ai bisogni che si avranno”. Compare anche Vincenzo Puddu del fu Gregorio, nato e domiciliato in Esterzili, di anni 45: giura ed interrogato risponde “che per le stesse ragioni di fatto… giudica opportuno e necessario che si devenga alla proposta vendita onde con tal mezzo possa il minore ricorrente soccorrere ai bisogni allegati e non concorrendo col medesimo in alcuna circostanza .Non firma per ignorarlo,
Riva Giudice, Artizzu segretario”.Gli atti proseguono in questi termini:
“ In vista del risultato delle precedenti sommarie informazioni e del favorevole sentimento opinato dai due prossimiori parenti, si accorda al supplicante minore con assistenza del procuratore dativo Priamo Dessì di poter effettuare la vendita del predio di cui nella rassegnanza che precede al giusto prezzo bensì risultato dall’estimo e con ciò che venga impiegato nella realizzazione dei debiti ed altri oggetti in detta rassegnanza indicati ed in questi termini e non altrimenti si autorizza qualunque pubblico notaio richiesto al rogito dell’opportuno atto. Seui 29 dicembre 1846 Riva Giudice , Efisio Luigi Artizzu segretario”,
In data 30 gennaio 1847 Luigi, Giovanni ,Valentino e Domenica fratelli e sorelle Lai. assistita questa dal marito Pasquale Dessi “anche qua comorante “, fanno rogare la vendita perpetua di due stanze terrene col piazzale aderente in prezzo di scudi sardi 64 “ conferto verso Salvatore Lai loro fratello germano di Esterzili (carta 27).Trattasi di due stanze terrene di cui una è a mezzo soffitto di tavole col piazzale davanti e pergolato che si osserva contigue dette due stanze da da capo con case delli eredi di Raimondo Dessì, da un lato con ingresso delle case della vedova Rosa Lecis e dall’altro con casupola spettata alla sorella di detti Lai chiamata Maria e davanti col cammino comunale”..L’acquirente deve pagare la quota del Regio donativo.. Si fa presente che per la somma di scudi 64, ha già sborsato e consegnati scudi 13 contestualmente; scudi 10 confessano di aver avuti e ricevuti di anticipo sulla tangente del prezzo” spettava al compratore della vigna di genna satulu ,motivo per cui rinuncia al beneficio del denaro non numerato ,della cosa non ricevuta e non consegnata, da cui pure debbesi scomputar la porzione del valore fissato a detti stabili al presente venduti ,spettata al medesimo acquisitore; e scudi 37 rimane dovendo .E poi si obbliga e promette di pagare ai prefati venditori nel termine di anno e mezzo da contare dal giorno dì oggi, giacchè detti contraenti paghi e contenti si dichiarano del presente contratto sia dai venditori verso il compratore ogni dritto azione, possesso e pieno dominio delle stanze e piazzale aderente al pergolato coll’obbligo di evizione e delli altri loro rispettivi beni presenti e futuri” .I testi sono Raimondo Locci notaio e Efisio Luigi Olianas.
Una lettera è indirizzata al Giudice del Mandamento :”le contadine Maria ,Damiana e Mariantonia Lai Laconi sorelle germane di Esterzili assistite dai loro rispettivi mariti Raimondo Boi, Pasquale Dessi e Salvatore Deiana pure degenti in questo paese espongono che hanno ereditato dal padre Antonio un chiuso a nolutu che in oggi si possiederebbe in comunione con gli altri loro fratelli Luigi, Giovanni, Salvatore e Valentino e siccome cosi fatto predio non ammette comoda divisione, avrebbero stimato di comun accordo opportuno dispropriarsene ed investirne il prodotto che sarebbe di scudi 20 in vista dell’estimo praticatone dai contadini Francesco Usai di Tommaso e Valentino Olianas dello stesso di Esterzili in altro acquisto; vogliono vendere le rispettive loro porzioni e tangente nella casa e piazzali corrispondenti e poste nel vicinato pinna porceddu pervenuti del pari dal suaccennato loro padre ,state non a guari valutate dai muratori Battista Deplano di Seui e Giovanni Antioco Dessi di detta di Esterzili in scudi 90 la di cui porzione di prezzo pensano riporla non meno in altri acquisti giacchè avrebbero propria casa di abitare epperò suplica Vostra Signoria Illustrissima impartir loro il permesso di poter alienare le case e chiuso e facoltà a qualsiasi notaio,// 389 v// richiesto di stipolare l’atto relativo. Il Giudice Riva annota:
“Risultando si provveda .Esterzili 6 gennaio 1847” . Detto giornbo Esterzili ,fatti comparire Giovanni e Giuseppe e Tommaso Lai nella qualità di prossimiori parenti, fatta lettura e volgare spiegazione della comparsa ,sono stati domandati del loro patrimonio sulla vendita di cui si tratta e capacitatisi dicono e non dissentono di potersi eseguire e non firmano per ignorarlo, compare Valentino Olianas ed i muratori Battista Deplano e Giovanni Antioco Dessi mediante giuramento. procedono all’ estimo dei predi di cui nella precedente comparsa; moniti dell’importanza dello articolo 1572 i periti si sono capacitati della loro fatta interpellanza. Il perito Olianas dichiara che il chiuso di nolut si è del valore di scudi sardi 20 e la porzione di case e sue aderenze site in vicinato di pinna porceddu li presenti periti Battista Deplano e Desii l’hanno valutata in scudi sardi 100 ,cosi avendolo rispettivamente conosciuto e giudicato e non firmano per ignorarlo ,del che . Detto giorno fatti comparire Cristoforo Boi del fu Raiomondo ,nato , domiciliato in Esterzili// 390 r// di anni 40 contadino ed in beni più di lire 100 mediante legale giuramento interrogato, risponde che la vendta è utile. Compare poi Salvatore Melis del fu Giuseppe di anni 60 ,contadino ,di beni piu di lire 100.. e ,interrogato,risponde che “ non vi è dubbio d’essere utile la vendita delli stabili di cui nella lettami comparsa eseguendosi dalle venditrici l’acquisto che propongono di altri stabili”.Il giudice provvede: “Si accorda alle supplicanti il permesso di passare alla vendita delli stabili indicati nell rassegnanza che precede,con assistenza dei rispettivi loro mariti ,dal giusto prezzo rispettivo risultatato dall’estimo e non altrimenti autorizzando in tal modo qualunque pubblico notaio richiesto al rogito dell’opportuno atto”.
In data 30 gennaio 1847 si roga l’investitura di scudi sardi 20 ,eseguita tra il ferraro Giuseppe Porcu e il Procuratore della Chiesa Parrocchiale notaio Locci Raimondo di Esterzili (carta 31). Per maggiore cautela intanto del capital censo e della sua creditrice Chiesa a nome del constituto precario, ipoteca specialmente le case di sua solita abitazione ,poste dentro questo popolato e contrada di geccas ,contigue da un lato col camino centrale di detta villa e dall’altro con case dell’armarolo Francesco Usai, da capo con case delli eredi di Luigi Loi e da piè con ingresso conducente ad altre dei popolani nonchè la vigna cui non a guari acquistò da Raimondo Dessi Loi confinante da un lato con predi della vedova Mariangela Lobina e del predetto Dessi Loi, da più con chiuso di Antonio Dessi Melis e da altro lato col cammino conducente a Sadali . Astanti gli stessi testi, espressamente, addimandato dal notaio, asserisce di non esistere altro peso. I testi sono Sebastiano Puddu e Rafaele(sic) Serra. Vi precede l’istanza al Vicerè di Giuseppe Porcu e la risposta del De Launay n.1075(d.4 s.2): “si accorda l’opportuna dispenza per la stipolazione dello strumento di censo di cui trattasi, Cagliari dal Regio Palazzo addi 28 8bre 1846”.
Una altra istanza di Giuseppe Porcu è diretta al Vicario Mulas che risponde:”ove esiste disponibile la somma di cui si tratta e da una sommaria informazione risulti pure idonea l’esibita ipoteca, il signor Vicario di Esterzili coll’intervento del procuratore della Parrocchia accorderà al supplicante i chiesti scudi 20 media!nte pubblico stromento a spese del medesimo postulante. Tortolì 19 novembre 1846 .Mulas “.
Il 29 novembre 1846 in Esterzili il Vicario Melis scrive :”fatte dal sottoscritto le debite indagini sulla idoneità del chiuso in Tuddai che Giuseppe Porcu acquistò da Raimondo Dessi Loi nonchè del corpo di case che detto Porcu possiede ed abita nel vicinato detto di geccas ,essendo risultato da persone degne di fede essre tanto il chiuso accennato, quanto le case e predi idonei a sopportare la proprietà di scudi sardi 20, il sottoscritto non dissente che il procuratore di Chiesa dai fondi della medesima consegni la prelodata somma al postulante Giuseppe Porcu che a titolo di censo intende onerarsene con soggiogare le due dette ipoteche stipolandone il pubblico stromento che per cautela. Vincenzo Melis Vicario Parrocchiale.”
Il giorno 16 settembre 1847 ad Esterzili si roga la vendita perpetua di due stanze terrene e piazzale davanti ,in prezzo di scudi sardi 100 conferta da di Greca e Maria sorelle Serra in favore del contadino Pietro Dessi di Esterzili (carta 34):” quelle due stanze terrene di cui una fornita di solaio intavolato e piazzale davanti che van poste entro questa popolazione e contrada di cucureddu contigue da dietro col cammino comunale, da un lato con case d Cristoforo Lai ed il piazzale con sue case e piazzale del medesimo Lai e con case di Angelo Usai col libero ingresso, del quale carico esso acquisitore si assume e promette dorinnanzi corrisponderne la relativa pensione verso detto creditore censuario annualmente e nel giorno portato dalla creazione di esso capitale e suoi eredi e successori insino alla totale estinzione del medesimo, si obbliga pagare il Reale Donativo come si pagava per lo passato da esse esproprietarie, libero però di ogni altro particolare peso o servitù,
colla clausola ad avere e del constituto possessorio.Il prezzo delle stanze e piazzale è di scudi 100. dalla qual somma dedotti li scudi 15 di proprietà censuaria per pensioni corrisposte e altri scudi 17 confessano aver avuti e ricevuti d’anticipato per cui espressamente rinunciano all’eccezione del denaro non numerato , rimanendo la somma di scudi sardi 60 di cui scudi tre si consegnano contestualmente e rimangono scudi 57 da pagarsi in futuro il 29 dell’andante mese scudi 17 e scudi 40 il 21 marzo 1848”. I testii sono lo scrivente Giuseppe Marcello e l’armarolo Francesco Usai, In data 3 agosto 1847 le sorelle Greca e Maria Serra avevano inoltrato una istanza al Giudice del Mandamento: “non potevano pagare per la mancanza di mezzi l’annua pensione corrispondente al capitale censo di lire nuove 72 ,onerato sulle proprie case che ereditarono dal lor comune genitore Francesco, nel vicinato di cuccureddu ,avrebbero divisato di alienare le medesime case ed impiegare il residuo del prezzo nel’acquisto d’altre case, chiedono il previo permesso”. Il Giudice ordina sommaria informazione sul’utilità che ridonda alle medesime ed in vista del risultato impartire loro il permesso di poterne effettuare la vendita dando in pari tempo facoltà a qualsiasi notaio di rogarne l’oportuno stromento senza incorso di pena,Seui 12 luglio 1847 Riva Giudice., Si fanno poi comparire i muratori Francesco Moi e Battista Deplano, che giurano e poi è”stato loro ingiunto di indicare il quantitativo in cui valutarono lo stabile, e riferiscono il preciso valore, avuto riguardo allo stato ed al sito, è di scudi 100.In data 3 agosto 1847 compaiono poi Saturnino Lobina e Luigi Depau come parenti più prossimi delle supplicanti sorelle, giurano e spiegano il loro sentimento sulla vendita, e questi, resi capaci, riferiscono che le sorelle non sono in grado di realizzare la corrispondente annua pensione, costituite in stato di assoluta indigenza e stimano necessaria la vendita che intendono farne e perciò non dissentono che venga loro accordato il
permesso che chiedono. Pasquale Lai del fu Giovanni di anni 80 pastore ed in beni lire 100 ,teste citato giura sul contenuto della rassegnanza che le sorelle non potendo pagare la pensione corrispondente alla proprietà censuaria onerata sulle case di cui nella rassegnanza dichiara che “non posso che stimare necessaria la vendita che le medesime intendono fare liberandosi in tal modo di un tale peso”. Lo stesso giorno Lussorio Cuca del fu Giovanni ,di anni 60, contadino in beni lire più di 100, giura e stima necessaria la vendita. “Il giudice” in vista del risultato della precedente sommaria informazione e del favorevole sentimento spiegato dai due prossimiori parenti si accorda alle supplicanti sorelle il permesso di passare alla vendita dello stabile di cui nella rassegnanza che precede al giusto prezzo bensì risultato dall’estimo e con ciò che venga quello impegnato nell’acquisto di altre case ed in tal modo si autorizza qualunque pubblico notaio richiesto al rogito dell’opportuno atto.Esterzili 3 agosto 1847”.
Il giorno 20 ottobre 1845 il notaio roga la vendita perpetua di are 60 di terreno chiuso passata da Francesco Pilia verso Luigi Corrias di Esterzili per scudi sardi 28 (carta 37).” un tratto di terreno chiuso di estensione are 60 facente parte del chiuso che si possiede in vicinanza di questo abitato e locale appellato sa de perdu coerente col cammino conducente a riu de ranas da capo, da un lato con ortu e lepuri, dall’altro col rimanente di detto chiuso di esso venditore, col capitale censo di scudi 10 verso questa parrocchiale Chiesa di cui egli l’acquisitore si assume ed obbligasi ogni anno dorinnanzi nel giorno portato dalla creazione di esso censo corrispondere la relativa pensione, tolti li scudi 10 della di proprietà censitiva residuano scudi 18 che il venditore Pilia confessa di aver ricevuti preventivavamente; il prezzo è fissato dai periti Elia Olianas e Francesco Usai del fu Tomaso mediante giuramento che prestarono a richiesta delle parti, astanti i testi a mano e delazione del notaio”.I testimoni sono Giuseppe Porcu e Pietro Luigi Usai di Esterzili.
(Carta 398) Il giorno 10 novembre 1847 si procede “all’affidamento di porci in numero 93 tutti di mardiedu seguito tra lo scrivente Valentino Pilia di Sadali verso lo scrivente Giuseppe Lai Lobina e Rafaele Serra di Esterzili (carta 38).: 93 porci sono di mardiedu di diverse setole onde con tutta cura, attività disimpegno abbiano i prefati obbligati Lobina e Serra a custodorli e pasturarli, pendente il tempo della grassa in queste montagne ghiandifere ; qual numero di bestiame essi obbligati si esibiscono e promettono pascolare tosto deliberatosi dall’Illustrissimo signor Intendente della Provincia le ghiande di questa villa in favore dei progettanti chiunque si siano, rendendosi i teste mentovati Lobina e Serra tenuti collocare detto numero di porci in un posto o locale che abbondi di ghiande in modo da impinguare che in detto sito non si carichi ed introduca maggior numero di porci. Terminato poi il tempo della grassa si obbliga pagare il succennato proprietario dei porci in discorso verso li obbligati Lobina e Serra se gli obbligati richiedessero di venir pagati nella specie si rende tenuto pagare al 16 per cento; se poi in denaro reali 6 per ogni capo di mardiedu, pari a lire nuove 288 e tre reali d’ogni achisorgiu pari a lire una e 40; in questo modo intanto hanno convenuto e non altrimenti convengono le parti siccome in quanto ad ognuno di essi rispettivamente contraenti giurano ,affermano e confermano alla presenza dei testi che sono Giuseppe Porcu e Vincenzo Dessi che non si segnano”.(carta 400)
In data primo marzo 1850 il notaio roga la donazione remuneratoria di due stanze terrene, di cui una col mezzo solaio intavolato e piazzale aderente estimati di scudi sardi 70 passata dal contadino Antico Melis in favore della propria figlia Francesca, entrambi di Esterzili:“ spontaneamente e scientemente per se stesso, suoi eredi e successori cede in perpetuità verso la di lui figlia Francesca presente e coi dovuti ringraziamenti accettante quelle due stanze terrene di cui una col solaio intavolato e piazzale aderente ,che si possiede entro questo popolato e contrada appellata genneidda, quali stabili confinano colla strada pubblica da dietro e con ingresso d’altrui case non che coll’orto corrispondente alle stesse stanze e piazzale, d’altra parte da sottoindicarsi, di di esso capitale,sarebbe annesso da pie e da dietro un orto dove sarebbe investito il capitale censo di scudi sardi 16 ed altro orto appartenente a Priamo Mura di Ussassai. La figlia si assuma il carico censuario obbligandosi alla corrisponsione annua fino alla luizione di esso capitale della pensione relativa”.I testi sono Giammaria Deplano e Luigi Lai di Esterzili illetterati.
Il 10 gennaio 1848 il notaio roga la vendita perpetua di un chiuso in prezzo di scudi sardi 40 passata dallo scrivente Giuseppe Marcello a favore di Vincenzo Laconi di Esterzili (carta 40, carta 405):“tutto quel chiuso che si possiede in vicinanza di questo paese e preciso distretto appellato sa perda de sali ossia s’avvanziu di estenzione ad un dipresso are 40 coerente con chiuso del notaio Raimondo Locci da un lato, colla strada comunale da capo, dall’altro lato con chiuso dello stesso acquisitore Laconi e da pie con vigna di Raimondo Lobina. Il prezzo è valutato secondo estimo di Giovanni Antioco Dessi di Esterzili”. I testi sono Sisinnio De Murtas di Jerzu e lo scrivente Tommaso Usai di Esterzili.
In data 4 febbraio 1848 si roga la vendita perpetua di un tancato in prezzo di scudi sardi 400 (sic) pari a lire nuove 1920 eseguita dallo scrivente Giuseppe Saturnino Lobina in favore dello scrivente Vincenzo Olianas di Esterizli (carta 41):” tancato che si possiede fra questi territori e regione segnatamente appellata masoni de beranu che coerenzia da capo col cammino conducente al villaggio di Seui ed al ghiandifero de su irtersu(sic); da un lato col cammino comunale e reale conducente ai predetti posti, dall’altro con tanca dello scrivente Giuseppe Luigi Lobina e da pie con predi delli eredi di Antonio Dessì Usai e delli eredi di Antonio Dessi Turroni, fra di essi contraenti all’amichevole patteggiati e convenuto dela qual somma scudi 100 confessa di aver ricevuto di anticipo , onde cerziorato espressamente rinuncia all’evizione del denaro non numerato; scudi 110 e soldi 10, compresi scudi 20 di capitale censo ,cui il compratore consegno già il relativo pubblico instromento di mio stesso rogito in data 2 ottbre 1835 ,avrebbe pagato e ceduto contestualmente il compratore al venditore , scudi 190 meno 4 soldi ,rimane dovendo( di cui scudi 50 si obbliga il compratore e si esibisce pagare per la festa dell’Arcagelo san Michele sotto li 20 settembre del venturo anno 1848 e 140 scudi promette a pagare nel gennaio 1851 senza la benchè menoma replica nè ritardo obbligando, come in caso di inadempimenti espressamente si obbliga alle spese tutte di fuori lite”.I testi sono Valentino Aresu dimorante in questa villa, illetterato ed il notaio Raimondo Locci.
In data 5 agosto 1848 si roga il testamento della signora Serafina Marcello di Esterzili (carta 42)
nella casa di genneidda:”Sul riflesso che un giorno o l’altro debbesi da noi mortali pagare il tributo alla morte perciò la signora Serafina Marcello stimato conveniente per vitar a massime ogni qualunque scissura o controversia potesse in processo di tempo insorgere circa li suoi beni di qualunque sorta essi siano di disponer come in appressoi.Incomanda parimenti l’anima al signore Iddio cui prega si degni di accettare al godimento dell’eterna felicità”, Risponde negativamente per lasciti ad altri corpi; al marito Antonio Ghiani lascia tutto quanto ad essa testatrice sia appartenuto e le possa per qualsisia dritto via o ragione dorinnanzi appartenere e dopo decesso del Ghiani suo marito ricadano cosifatti beni ai di lui figli e rispettivi figliastri Antonio e Saturnino fratelli germani Giovanni e Marcello; curatore è il maruto, lascia in arbitrio del marito le spese da rifondersi sul funerale; ratifica e conferma la disposizione testamentaria seguita fra di essi coniugi rogato al fu notaio Andrea Usai sotto li 24 aprile 1836”, I testi sono Giuseppe Tommaso Laconi, Giovanni Gaviano, Daniele Muceli, Pasquale , Giuseppe e Luigi padre e figlio Lai, Giovanni Usai Muceli, Priamo Pisu, Battista Marongiu scarparo tutti residenti ed illetterati.
Il 20 agosto 1848 si stila l’inventario dei beni lasciati da Antonio Dessi e Francesca Loi di Esterzili (carta 44, carta 406):
“Morirono i giugali Antonio Dessi e Francesca Lai della presente villa e lasciarono dietro loro dei beni stabili e semoventi non che sette figli in minore e pupillar etade per nome Marianna, Emmanuela, Giuseppe Luigi. Sisinnia, Priamo. Andrea ed Antioco fratelli e sorelle Dessi Loi del predetto paese, Per amministrare quindi dessi beni ed aver cura massime del personale di detti pupilli venne prescelto in curatore il loro zio paterno Tommaso Dessi e per mallevadore l’altro zio Giovanni Antioco come può ben avvincersi dalle pezze giudiziarie che si uniscono; onde i stimo indispensabile, inerendo in proposito alle disposizioni delle leggi, di procedersi alla legale descrizione dei medesimi beni.
Comparso pertanto in persona dinanzi al sottoscritto notaio e testi infranotandi, dai quali tutti pienamente si conosce l’anzidetto Tommaso Dessi, previo non meno il personale intervento di Giovanni Antioco Dessi del medesimo luogo si deferì nelle rispettive qualità premesse dall’istesso sottoscritto notaio, astanti i testi, legalmente il giuramento di bene e fedelmente denunciare quanto di beni ed effetti esisteva all’epoca del decesso dei preventivati consorti ed ora dei prefati comuni figli. Qual denuncia è come in appresso.
Una stanza terrena esistente nel vicinato de funtana de susu vale scudi sardi 54, pari a lire nuove 259 e venti centesimi ,lire nuove 259.20
le case di abitazione col piazzale ,poste dentro questo popolato e vicinato de pinna matteu estimate scudi 140, pari a lire nuove 672
l’orto sito in su istrumpu vale scudi 20 eguali a lire nuove 96
//406 v
la vigna di nuxi ranedda(saccedda ?) scudi 35 pari a lire 168
il piccolo chiuso di piras lobadas vale scudi 19 ,lire nuove91.30
il chiuso di sidoni in argiola e serra scudi 70 pari a lire 336
il possesso di pirenargiu vale scudi 140 ,lire nuove 672
una metà vigna in detto locale di pirenargiu vale scudi 10. lire nuove 48
la metà della vigna che si possiedono ad Ussassai vale scudi 25 pari a lire nuove 120
denuncia dei terreni aperti
uno starello equivalente a 40 are terreno arativo marafrau vale uno scudo, lire nuove 4.80
60 are di terreno arabile in serceni valgono reali 15 pari a lire nuove 7.20
due etari (sic) terreno arabile in bau e ponti ,valgono scudi 5 ,pari a lire nuove 24
un etaro ed 80 are terreno arativo a truiscu valgono uno scudo pari a lire nuove 9, dico in bodditorgiu valgono 4 scudi e mezzo pari a nuove lire 21 .60
40 are terreno arativo in truiscu valgono uno scudo pari a lire 4.80
un etaro ed are 60 terreno in corjoi valgono 2 scudi pari a lire nuove 9.60
60 are terreno arabile in cerasia valgono reali 7 e mezzo pari a nuove lire 3.60
40 are terreno in s’ollasteddu vale mezzo scudo ,eguale a lire 2.40
are 80 terreno arabile in feurrargius valgono uno scudo, lire nuove 4.80
are 80 terreno arabile in perd’eserra valgono uno scudo lire 4.80
un etaro e 20 are terreno in cucuru e perdas valgono reali 15 pari a lire nuove 7.20
60 are terreno arabile in gennaruina valgono reali 7 e mezzo pari a lire nuove 7.20
60 are terreno arabile in genna ruina valgono reali 7 e mezzo pari a nuove lire 3.60
un etaro terreno arabile in nualei in planu e seddas vale nuove lire 4.80
20 are terreno arabile in giuanni e serra valgono mezzo scudo pari a lire nuove 2.40
Siegue il denuncio (sic) del bestiame si domito che rude
una giumenta domita vale 3 scudi ,pari a nuove lire 14.40
capi vaccini in numero 28 ,estimati in scudi 112 pari a nuove lire 537.60
60 capi pecorini valgono scudi 25 pari a nuove lire 120
4 capi porcini valgono scudi 6 e reali 4 pari a nuove lire 30.72
capi 25 caprini valgono lire nuove in ragione di nove il capo pari a lire nuove 4 e 30 centesimi 108.80
denuncio delli attrezzi d’agricoltura ,cavalcatura, robbe , vestiti ed utensili domestici
un giogo di arare con le redini di sola cruda valgono reali 3 pari a lire nuove 1.44
una zappa, un marrone vulgo picu ed una scure valgono reali 7 pari a lire nuove 3.36
una fune di sola cruda per chiappare (sic) delle bestie vale 4 reali pari a lire nuove 1.92
una corda di canape vale mezzo scudo pari a nuove lire 2.40
una briglia colla guarnitura vale un quarto di scudo pari a lire nuove 1.20
un paio di trepiè grandi di peso libre 12 valgono reali 7 ed un soldo pari a nuove lire 1.78
due paia di trepiè usati e quasi consumati valgono reali 4 ed un soldo pari a lire nuove 1.52
4 spiedi , due cioè grandetti e due piccoli valgono 12 soldi pari a lire nuove 1.20
altro trepie, scure e ronca vecchi valgono lire nuove 0 centesimi 90
due sertagini di mezzana qualità, nuove, valgono lire nuove 7.20
un calderone ed altro piccolo di rame di peso libbre 27 valgono scudi 3 reali 3 e soldi due pari a a lire nuove 16.4
3 caldaie tra grandi e e piccole di peso 28 libre valgono reali 28 pari a nuove lire 13.44
una bilancina ossia statera antica vale mezzo scudo eguale a nuove lire 2 e 40
una macina colla pila valgono scudi 4 pari a nuove lire 19.20
un telaio coi realativi attrezzi valgono reali 15 pari a lire nuove 7.20
un tapetto (sic) di lana vale uno scudo pari a nuove lire 4.80
un lenzuolo di lino vale uno scudo pari a lire nuove 4.80
una tavola di menar pasta vale reali 6 par a lire nuove 2.80
una coperta usata di lana bianca vale due scudi pari a lire nuove 9.60
altra coperta dipinta della suddeta specie vale 3 scudi e mezzo pari a lire nuove 16.80
una coperta nuova vale 4 scudi pari a nuove lire 19.20
una gonna di stamengia col grembiule di scarlato rosso valgono scudi 3 pari a nuove lire 14.40
un padiglione colla camicietta e giraletto valgono scudi 4 pari a lire nuove 19.20
una cassa nuova di Aritzo vale 3 scudi pari a nuove lire 14.40
2 tovaglie di lino ed un copetto (sic) di seta verde valgono uno scudo pari a nuove lire 4.80
altra cassa capace al par della già descritta ,vale reali 15 pari a nuove lire 7.20
un cassone vale mezzo scudo pari a nuove lire 2.40
un sella da cavalcare colle stafe vale 12 reali pari a nuove lire 5.76.
La donora (sic) fatta finalmente alla figlia Marianna estimata in scudi 30 pari a nuove lire 144
Questi e non più sono i beni ed effetti di spettanza un tempo dei consorti Antoco Dessi e Francesca Loi ed al presente dei loro figli Marianna, Emmanuele.Giuseppe Luigi, Sisinnia, Priamo, Andrea ed Antioco sorelle e fratelli Dessi Loi, tutti della presente villa ,ascendenti nel valore, salvo errore di calcolo a nuove lire 3644 e centesimni 64, se non è che in progresso di tempo venga a rimembrarsi il suaccennato curatore denunciante Dessi di qualche altro bene od effetto di cui ora dimenticato si sia, oppur venga col tempo a pervenirne delli altri per qualunque altra via, parte o ragione, nel qual caso si esibisce e promette di denunciarli o con soggiungerli al presente inventaro, ove non sia spirato il termine per ambe o con formarne altro, come lo promette ed afferma, né soscrive per essere illetterato del che.
Deplano notaio.
Addì 22 agosto 1748 ad Esterzili . Si certifica qualmente tutt i beni//408 v/7 sovradescritti sono stati avvalorati nella stessa maniera che si marcarono nel presente inventaro dai periti contadini Valentino Olianas e Francesco Usai di Tommaso di questo medesimo luogo, previo giuramento da essi prestato a mani e delazione del sottoscritto notaio, alla presenza dei testi Elia Olianas e Giovanni Lai e dell’interessati (sic ), li quali esperti dovettero anco fissare il prezzo al ferrame , legne, rame e quant’altro contiene la denuncia fatta dal curatore Tommaso Dessi col personale intervento non meno della cauzione fideiussoria lo scrivente Giovanni Antioco Dessi, in difetto d’estimatori su d’ogni rispettiva materia, come la legge prescrive contenuta nella presente legale
descrizione, poichì in questo paese conforme pienamente consta non esisterebbero estimatori di tal fatta, a riserva delle robbe, vestiario e lingeria che vennero estimate dalla vedova Agostina Melis e Marianina Salis di questo medesimo luogo, che pur prestarono, come sovra il giuramento, in vista della piena pratica, che tengono queste e li altri esperti suespressi di simili estimi ed aver altre volte assistito a tali operazioni, né segnano le anzidette donne come gli altri estimatori, testi ed interessati per essere tutti quanti illetterati, firma bensì il prefato fideiussore
Dessi. Del che.
Giovanni Antioco Dessi
Francesco Ignazio Deplano notaio
L’anno milleottocento quarantotto ed alli ventidue del mese di agosto Esterzili.
Ad ognuno sia manifesto che Tommaso Dessi di questa villa piu volte mentovato nel corso di quest’inventaro nella qualità che aggisce(sic) di curatore dativo dei minori suoi nipoti Marianna, Emmanuele, Sisinnio, Giuseppe Luigi, Priamo, Andrea ed Antioco fratelli e sorelle Dessi Loi di questo paese lasciati dai comparti (sic) Antonio Dessi e Francesca Loi confessa di tenere presso di
se realemente//409// tutto quanto di beni ed effetti nonchè di frutti già descritti e denunciati nel presente inventaro di pertinenza un tempo di detti lor genitori Antonio Dessi e Francesca Loi s’obbliga in forza del presente pubblico instrumento nella migliore e più solenne forma di dritto e di fatto, custodirli ed amministrarli colla massima esattezza e fedeltà, dando come darà al tempo conveniente i dovuti conti non solo di essi in natura, ove esistono e del loro valore, conforme sono stati valutati e marcati in questo inventaro, ove od in tutto o in parte, in genere, od in specie ne mancasse si fatta esistenza, ma anche dei loro frutti legali. Per maggior sicurtà intanto dei beni e cautela delli effetti e frutti e dei minori e pupilli suddetti obbliga i suoi beni presenti e futuri a titolo di ipoteca, come anche a qualunque deterioramento, che per di lui colpa, mal amministrazione od indolenza potesse per avventura occorrere, non meno che a qualunque spesa anco di fuori lite, che potessero essi minori e pupilli per si fatta causa sofferire, si come l’afferma e conferma alla presenza dei testi Elia Olianas e Giovanni Lai di questo luogo che non segnano per essere illetterati al par di esso Dessi. Del che
Francesco Ignazio Deplano notaio.
Alle cinque di questo dopo pranzo si messe (sic) fine alla legale descrizione dei beni già quistionati(sic) e marcati. Del che
Lo stesso Deplano notaio.
Reali ventotto pari a nuove lire tredici e quaranta quattro per salario, lire sei e settantadue per dritto regio , una lira e quarantaquattro per l’insinuazione. Deplano notai”.
(carta 310) Lettera del 18 dicembre 1847 al Giudice del Mandamento.dallo scrivente Giovanni Antioco Dessi è la seguente:” essendo morto il fratello Antonio che ha lasciato i minori e si pone il problema di un curatore per attendere ai beni.
Sono fatti comparire di fronte al Giudice Giovanni Antioco Marcello, Rafaele Serra, Giuseppe Marcello, Lussorio Cucca e Giovanni Caredda di Esterzili , Giovanni Antioco e Priamo Dessì zii, Saturnino Raimondo Dessi d’Antonio .Essi giurano per eleggere un soggetto idoneo e risponsale che con tutto zelo ed attività disimpegnar possa l’officio di curatore dei minori figli di Antonio Dessi con attendere alla amministrazione dei beni dei medesimi spettanti dall’eredità dei genitori. I probi uomini fatti gli opportuni riflessi riferiscono che l’unico soggetto che disimpegnar possa l’officio di curatore dei beni di Antonio Dessi, per la lodevole di lui condotta e commendevoli suoi costumi e portamento nonchè l’attività con cui ha sempre disimpegnato i propri affari ed oltre al coltivo dei suoi beni noi stimiamo esser lo stesso zio paterno di essi minori Tommaso Dessi senza che non altro fuori di lui ,anche per lo stretto grado di parentela… si segnano i predetti Marcello e Giovanni Antioco Dessi,
Riva Giudice , Mignati Segretario.
Avviene così la nomina di Tommaso Dessi
//410 v// In data 10 giugno 1848 Tommaso Dessi presenta cauzione la persona del fratello Gio Antioco Dessi per esser notoriamente idonea per garantire gli interessi dei minori Dessi.
In data 10 dicembre 1848 si roga la donazione remuneratoria di un corpo di case e piazzale aderente, di capi 40 pecorini e di una giunta di buoi di lavoro eseguita dal pastore Priamo Corria in favore del suo figlio Luigi, entrambi della villa di di Esterzili (carta 50, carta 412 a matita).
Ciò “ in vista dei servigi finora prestatigli, venerazione e rispetto non che per la volontaria esibizione che in questo punto fa di continuare, semprechè le strette circostanze del padre nel suo vivente non altramente esigessero ad attenderlo con tutto zelo e disimpegno in ciò tutto ragguarda(sic) la vita animale, verso il proprio figlio Luigi del medesimo luogo presente coi debiti ringraziamenti, accettante: il corpo di case e piazzale in cui esso donatario attualmente soggiorna sito ad un’estremità di questa villa e contrada denominata Cuccureddu, contigui al cammino comunale da una parte, con case dell’erede Rafaele Corria d’altra parte e con ingresso delle case di detto donatore da dietro. Tutto già ricevutot e consegnati precedentemente al rogito del presente stromento”. I testi sono Rafaele Serra ed Antonio Depau.
In data 28 ottobre 1848 si roga il testamento nuncupativo esplicito disposto dalla vedova Agostina Puddu di Esterzili nella sua casa in contrada di geccas(carta 51, carta 413);
“Ad ognuno sia manifesto che trovandosi come attualmente si trova da certa malattia un po travagliata la vedova Agostina Puddu della presente villa sul dubbio che non vada cosi fatta indisposizione ad imperversar a segno che possa coglierla in men che pensa la morte, di cui ignora il tempo, sana però di mente, perfetta loquela ed udito, procura disporre del suo patrimonio per testamento come in appresso.
Scudi sardi 10 dai suoi beni per spese di funerale; capi 40 pecorini di quelli che custodisce il suo fglio Battista Lai, cui ove voglia aderirvi dovrà sempre attendere a pascolare il predetto figlio Battista poichè in ciascun anno del prodotto di esse pecore verbi gratia lana. ,caccio(sic) capi che si esiteranno oppur periranno s’applichino a seconda del prodotto tante messe lette o cantate colle relative assoluzioni in suffragio delle anime di essa testatrice e del di lui consorte Raimondo Lai, volendo ed incaricandone in proposito il parroco pro tempore di questa stessa villa perchè annualmente possa anzi debba domandare al suddetto figlio Battista od altri che custodisca il bestiame in discorso i dovuti conti e far eseguire quanto //413 v// ordinato dalla testatrice, Risponde negativamente per i lasciti ai corpi.Il curatore è indicato in suo figlio Battista. Dopo la morte i suoi pochi beni si dividano egualmente fra tutti i suoi figli Battista, Cristoforo, Domenica Luisa, Mariantonia. Francesca fratelli e sorelle germani Lai ed i nipoti figli dell’or difunta Rosalia Lai
chiamati Antonio, Efisio, Emilia e Maria Rosa fratelli e sorelle Ghiani di detto paese “senza la benchè menoma differenza od alterazione a pena, in caso contrario, di ricadere tutti gli su descritti beni in pro di questa Parrocchiale Chiesa, la quale sarà in obbligo assoluto di mantenere in buono stato rispettosamente e cura e custodia ed il prodotto si dovra impiegare ogni anno in messe lette e cantate colle ripsettive assoluzioni con suffragio delle anime di essa testatrice e di lei difunto marito e Purganti. I testi sono il muratore Giuseppe Ignazio Usai di Orroli e quà (sic) esercente il premesso suo mestiere, Salvatore Cuboni, Francesco Usai lobina, Giacinto Ligas e Michele Marcello tutti qui commoranti che non segnano per essere illetterati.
In data 19 dicembre 1848 il notaio roga il mandato speciale e generale passato dal molto reverendo Vicario Parrocchiale della villa di Esterzili , il Vicario Vincenzo Melis di Esterzili verso il canonico Federico Uselli canonico della Cattedrale di Tortolì (carta 53 ) “ perchè si presenti di fronte al Vicario Generale Capitolare della Diocesi di Ogliastra onde venirgli nuovamente conferito il beneficio di Vicariato perpetuo parrocchiale di detta di Esterzili, cui non a guari rinunciò per moti come descritti nell’atto.I testi sono Giuseppe Luigi Lobina e Battista Migali.
Il giorno 28 dicembre 1848 si roga la vendita perpetua di un chiuso eseguito dallo scrivente Giuseppe Saturnino Lobina verso la signora Orsola Lobina di Esterzili al prezzo di lire 413( carta 54) .Il chiuso “ è in vicinanza di questa villa ,appellato de Gianni Lai, coerente da su , da giù e da un lato con piazzale e case degli eredi di Maria Pasqua e di Francesco fratelli e sorelle Lecis e di Priamo Dessì nonchè da più colla strada comunale”.I testi sono i signori Pietro Maria e Giovanni Antioco padre e figlio Marcello.
(carta 417).
In data 2 gennaio 1849 ad Esterzili si roga la vendita perpetua di un chiuso in prezzo di scudi sardi 105 conferta da Michele Marcello in favore del signor notaio Raimondo Locci di Esterzili (carta 55) :”quel chiuso che dice di possiedere situato in vicinanza de questo villaggio e comunemente appellato di cannedu, coerente da capo con tacu, con chiuso di Giuseppe Moi e di questa Parrocchiale Chiesa da un lato, da pie col cammino reale e dall’altro lato con chiuso dello scrivente Valentino Serra”. Il prezzo è valutato dai periti agricoltori con estimo praticato da Giovanni Antioco Dessi e Francesco Usai Lobina di quest’abitato previo giuramento di fronte al notaio. I testi sono Luigi Puddu Usai ed Antonio Depau.
Il giorno 26 aprile 1849 il discreto notaiodeplano roga il mandato per emettere la professione della fede conferto dal molto reverendo signor Vicario parrocchiale di Esterzili sacerdote Vincenzo Melis in capo all’Illustrissimo Molto Reverendo signor canonico della Cattedrale di Tortoli sacerdote Federico Uselli di Tortoli (carta 56) “ per fare la pofessione della fede dietro al reintegramento del beneficio e possesso datogli di vicario perpetuo di questa parrocchiale chiesa di Esterzili, prestando in proposito nell’anima del sullodato signor committente il giuramento sull’addotta professione di fede nel modo e forma prescritta dai sagri Canoni ed eseguire qualunque altro fatto relativo ( riservandosi come si riserva il prefato signor principale constituente adempiere in persona tosto rimessosi dalla malattia che in oggi ostinatamente più che lo travaglia ed anzi a quanto tutto si sarebbe già comunicato)”. I testi sono Giuseppe Usai e il notaio Deplano.
In data 20 giugno 1849 si roga la permuta di due poderi seguita fra Tommaso Dessi e Priamo e Sebastiano fratelli Pisu di Esterzili (carta 57 o carta 419),
“ a titolo di concambia il chiuso che si possiede in bau de Sadali coerente da un lato colla riviera, dall’altro col cammino reale e da un canto con chiuso di Giovanni Antioco Dessi in prezzo di lire 144 ed i memorati fratelli Pisu cedono a titolo similmente di concambia in prò dell’anzidetto permutante Dessì il chiuso che si possiederebbero in comunione nel distretto appellato sardasai delimitante con chiuso dello scrivente Giovanni Antioco Marcello, con vigna dell’istesso permutatore Dessi e da capo con tancato delli eredi di Raimondo Lai in prezzo non meno di lire 144 ;liberi ambi predi al presente permutati da qualunque carico”. I testi sono Rafaele Serra e Luigi Ghiani di Antonio.
Il giorno 20 giugno 1849 il notaio roga la vendita di due porzioni di chiuso in prezzo di scudi sardi 24 ,passata dalla vedova Anna Rosa Pisu verso il genero Antonio Deplano di Esterzili (carta 58 o 419 v)” le due porzioni di chiuso spettatele nella vigna distretto sita in genna picinna , coerente con altre porzioni appartenenti agli altri eredi Boi in su palas a soli da due canti e la metà del chiuso de su faci a soli confinante con tanca di don Diego Locci da capo e da un lato e dall’altro lato con porzione ai suddetti eredi Boi spettanti; come gli vende non meno perpetuamente la metà del chiuso di lircisei (sic)onfinanate da capo a funtana de ambrosu, da piè con possesso di Ignazio Lecis e da un lato con tanca di Rafaele Olianas” .I prezzi sono fissati da Francesco Usai Lobina estimatore .I testi sono Raimondo Dessì Lai e Francesco Pilia entrambi di questo paese.
Il 25 giugno 1849 si roga la quietanza di scudi sardi 90 passata dallo scrivente il signor Giuseppe Saturnino Lobina verso lo scrivente Vincenzo Olianas (carta 58),” abbuonamento di maggior somma ragguardante il prezzo fissato al tancato che tempo è il prefato Lobina all’anzidetto Olianas come a chiare note si evince dallo stromento di compra e vendita di mio stesso rogito seguita sotto li 4 febbraio del precorso anno 1848 e per tale quita il Lobina all’Olianas totalmente definisce dell’anzi spiegata somma senza però pregiudicare il compratore al venditore della residua somma di scudi 100 che ragguarda il prezzo integro di detto predio alienato” I testi sono il ferraro Luigi Porcu e lo scrivente Francesco Deplano.
Il due luglio 1849 il notaio roga la vendita perpetua di tre porzioni di case, di una vigna intiera, d’altre due porzioni similmente di vigna in prezzo di scudi sardi 105 ,passata dal notaio Raimondo Locci di Esterzili verso la vedova Rita Lobina di Ussassai (carta 59);
“le tre porzioni di case che con giusto titolo dice di possiedere nella vlla di Ussassai, poste nella contrada detta giriossu contigue davanti e da un lato con case della stessa acquisitrice Lobina, dall’altro con case di Priamo Dessi da dietro con cammino comunale;una vigna intiera appellata di Luigi Puddu situata fra i vigneti di detto paese e preciso distretto denominato scoli (sic),coerente da capo con vigna di Giovanni Mura, da più col pubblico cammino, da un lato con vigna di Valentino Serra e dall’altra con vigna della medesima compratrice ed altre due porzioni di vigna detta di Giovanni Boi e di Vincenzo Ghiani esistenti si fatte due porzioni di vigna nel locale appellato suergiu che delimitano da capo con vigna di Angelo Mura e di Vincenzo Puddu e al piè con cammino comunale e con vigna di Paolo Lobina e da un lato con vigne di Antonio Lobina e di Filippo Deplano”. I testi sono Luigi Loi e Luigi Pisano entrambi di Ussassai.
In data 27 dicembre 1849 il notaio Francesco Ignazio Deplano roga la
vendita perpetua di una porzione di case e piazzale davanti conferta dallo scrivente Giuseppe Mameli di Lanusei nella qualità di procuratore Generale della di lui madre vedova Mariantonia Lobina a favore della vedova Anna Muntoni e di lui figlio scrivente Valentino Serra di Esterzili in prezzo di scudi sardi 160(carta 60):
“quella porzione di case ,cucina cioè e due stanze attigue alla madesima coi rispettivi solai e piazzale davanti pervenutile dalla trapassata sua zia donna Maria Eduarda Lobina coerente una di
dette stanze appellata la sala del Vicario col magazzino lasciato in favore di questa parrocchia, con casa di Salvatore Puddu da un lato, da piè col pubblico cammino dall’altro lato con piazzale delli acquirenti Serra e Muntoni e le altre due stanze coerenziano con altra stanza lasciata alla stessa Parrocchiale Chiesa e anche coll’anzidetta strada da dietro e con piazzale di detti acquisitori”. I testi sono Luigi Caredda e il sacrista Giacinto Ligas.
Il 16 febbraio 1850 si roga l’atto quitanziario seguito tra Nicolò ,Cristoforo e Raimondo Dessi Loi fratelli di Esterzili” ragguardante la tangente ossia porzione di beni ad essi appartenuta( carta 61) spontaneamente di certa loro scienza e libero arbitrio per loro stessi successori ed eredi intendono ricedere da qualunque disputa e controversia tra loro insorta fino qui a potesse da ora inb avanti suscitarsi circa la tangente dei beni paterni e materni ai medesimi spettata, quindi si quitano e totalmente definiscono d’ogni qualunque cosa potesse ad essi per qualsivoglia titolo o ragione appartenere con propoito di non più ripetere l’un dall’altra d’orinanzi la benchè menoma cosa siccome l’affermano e confermano alla presenza dei testi Francesco Usai Lobina e signor Giovanni Antioco Marcello.
In data 21 febbraio 1850 si roga la vendita perpetua di due chiusi in prezzo di scudi sardi 55 eseguita dallo scrivente Nicolò Dessi al fratello germano Cristoforo di Esterzili (carta 63)
“due chiusi che gli pervennero dai suoi genitori Raimondo Dessi e Pasquala (sic) Loi siti in vicinanza d questo paese e preciso locale appellato di santa Elisabeta(sic) o cortisigoni coerente da un capo con predio del capraro Giovanni Lai seuese e dello scrivente Pietro Maria Marccello da un lato con chiuso dello scrivente Luigi Depau ,da pie colla strada pubblica e dall’altro con orto di spettanza del glorioso martire san Daniele”. I testi sono signor Giuseppe Saturnino Lobina e Michele Marcello.
Il giorno 21 febbraio 1850 si roga il testamento della zitella Barbara Porcu di Esterzili (carta 64) in casa di abitazione in contrada genneidda:
“ad ognuno sia manfesto che trovandosi come attualmente si trova la zitella Barbara Porcu ditenuta in letto da malattia, ma però sana di mente , perfetta loquela ed udito sul riflesso che in menche si pensa può sopravvenir la morte essa zitella perciò ha stimato conveniente disporre come in appresso dei suoi pochi averi da specificarsi per via del presente elogio” (carta 425); nomina curatore lo scrivente Giovanni Antioco Dessi ed esecutore testamentario, non lascia cosa o limosina a nessun corpo;
“per il suffragio dell’anima e spese funerarie lascia in arbitrio del suo amato sposo Valentino Diana; lascia i suoi beni allos sposo; vuole ed insta che il curatore più volte mentovato prenda tutto l’interessamento immaginabile e cura onde in tutto e per tutto assistere massime sulla divisione dei quistionati beni praticando al prefato suo sposo, poiche questi come giovine ed inesperto non potrebbe giammai spiciarsi(sic) e superare le difficoltà ed incagli che in caso di qualche scissura tra eredi e controversia affaciarsi ponno, venendo in tal caso desso curatore satisfatto della sua constante assistenza e lavoro”.
I testi sono gli scriventi Efisio Bandino, Giovanni Antioco Dessi, il sacerdote Salvatore Deidda scrivente, Giacomo Loi di Sadali.
In data 22 febbraio 1850 si roga la vendita perpetua dì un dominario ,passata dallo scrivente Nicolo Dessì in favore di Francesco Loi pastore di Esterzili in prezzo di scudi sardi 140(carta 66)
“ quel dominario tutto che si compone di quattro stanze terrene con rispettivo piazzale ed orto corrispondenti davanti e da un fianco situati dentro questo popolato e contrada denominata de Mulas, coerente il predetto corpo di case con case di Francesco Usai del fu Francesco da un lato e da dietro con case degli eredi d’Antonio Lai Pisu e l’orto suddetto coerenzia con casupola spettata a Maria Lai e col cammino comunale ed il piazzale finalmente delimita con piazzali del prefato Francesco Usai e del figlio Salvatore da un lato , col cammino comunale davanti e con case dall’altro lato delli eredi d’Antonio Dessi Usai e di Salvatore Usai ora degente a Gairo”.I testi sono Antonio Diana ed Antonio Depau.

.1. I toponimi della Barbagia di Seulo nel secolo XVII.
Seui a pagina – 45;
Esterzili pag. 48;
Sadali pag. 61;
Seulo pag. 64;
Ussassai pag. 65.

Commenti

  1. Molto inetressante, grazie

    riccardo virdis
    Febbraio 16th, 2018
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