Le iniziative per l’istituzione di un asilo infantile a Chiaramonti di Cristina Urgias

Casa Comunale-Scuola di Chiaramonti (1874)

Casa Comunale-Scuola di Chiaramonti (1874)

Esaminando le carte comunali si  apprende che già dal 1862 l’amministrazione di Chiaramonti è invitata ad istituire in questo comune un asilo infantile. In una lettera del settembre del 1862 il Regio Ispettore delle Scuole Primarie e Magistrali di Sassari scrive:

L’esperienza di parecchi anni ha dimostrato al sottoscritto che la maggior parte dei genitori obbligati a valersi dell’opera dei loro figlioli, appena questi sono atti a qualche fatica, li tolgono troppo per tempo dalle scuole elementari e li privano così di quella istruzione che deve essere il patrimonio di tutti (…)”[1].

Egli propone quale rimedio a questa situazione l’istituzione di un asilo infantile, concepito come struttura assistenziale e preparatoria alla scuola primaria.  Egli continua dicendo:

“(…) L’utilità di queste scuole, ove essi accolgono i bambini di ambo i sessi da 4 a 6 anni, è così universalmente riconosciuta che il sottoscritto ritiene inutile ogni parola in proposito (…)”.

Lo stesso fa presente inoltre che il Ministro della Pubblica Istruzione aveva istituito un fondo, con cui si sarebbe potuto far fronte alle spese di primo impianto, da suddividere come premio tra i comuni che si sarebbero dimostrati più solleciti nell’istituzione di tali scuole   Inoltre il Consiglio Provinciale Scolastico era disposto a concorrere al pagamento dello stipendio della maestra.

L’ispettore conclude con la raccomandazione di istituire, per il nuovo anno scolastico, se non un asilo, almeno una scuola per i bambini di entrambi i sessi, affermando che il comune, con questa iniziativa, si sarebbe reso utile alla patria e non avrebbe tardato a vedere i benefici di questo atto.

 Purtroppo non è stata rinvenuta alcuna risposta in merito a quest’invito a causa della mancanza di documentazione[2] e per sentir parlare nuovamente dell’asilo occorre attendere il 1906, quando è rinnovato l’invito al Comune da parte dell’intellettuale G. Falchi quale Presidente della società di Beneficenza che insieme alla comunale Congregazione di Carità si occupava dei poveri. Nel paese figura anche la Società delle Dame della Carità le cui cariche sono ricoperte da Giuseppina Tola, presidente, insegnante elementare e da Ninetta Schintu, cassiera e segretaria[3].

G. Falchi in una lettera del luglio 1906[4] indirizzata ai consiglieri del Comune di Chiaramonti sostiene la necessità di dotare questo centro di un asilo infantile. Egli era dell’opinione che quest’ idea sarebbe stata accolta con molto entusiasmo da tutte le persone a cui stava a cuore la sorte dei bambini che, non seguiti dai loro genitori, impegnati nelle loro faccende, si aggiravano nelle vie dell’abitato senza alcuna adeguata educazione.

Quale sede per tale istituzione, proponeva di utilizzare i locali dell’ex convento dei Carmelitani che, essendo ormai disabitati, sarebbero andati in rovina senza opportune riparazioni.

Egli fa inoltre delle proposte sui fondi finanziari necessari per il funzionamento di quest’istituzione, proponendo di utilizzare sia la rendita incassata dal Comune ricavata dall’affitto dei terreni annessi al Convento sia quella che tutti gli anni lo stesso Comune percepiva dall’amministrazione del Fondo per il Culto. Queste rendite, secondo la legge, dovevano essere utilizzate unicamente per la manutenzione del convento e dell’annessa chiesa del Carmelo.

Un’altra fonte di finanziamento, secondo G. Falchi, avrebbe potuto essere il lascito di Pancrazio Spanu destinato a beneficio dei poveri del paese[5].

Inoltre “(…)Né a tal pio e filantropico istituto avrebbe a mancare annua sovvenzione da parte della Società di Beneficenza e della Cooperativa in grano, nonché da questi abitanti, sia in mezzo di questue da farsi che merce privata (…)”

Propone di istituire, per l’amministrazione dell’asilo, una commissione composta da alcuni membri della Congregazione di Carità e dalla Società privata di Beneficenza, questo al fine di evitare le lentezze burocratiche e permettere una veloce istituzione dell’asilo.

Alla direzione educativa dell’asilo propone le suore Domenicane di San Sisto Vecchio di Sassari, che già da lui contattate, si erano rese disponibili, volendosi inoltre occupare di “(…) avviare le fanciulle povere nei lavori domestici con notevole giovamento di quante dovrebbero diventare un giorno le sagaci ed operose massaie (…)[6].

Questa volta sembra che l’iniziativa possa essere portata a termine.

Il Consiglio comunale nel novembre del 1906  delibera che si possa fondare un asilo e farlo funzionare nel fabbricato del Convento del Carmine dopo aver provveduto alle opportune riparazioni di cui necessitava

La necessità di tale asilo viene giustificata con la seguente motivazione:

“(…) il fondare un asilo infantile in questo Comune sarebbe provvidenziale per numerosi adolescenti impossibilitati per mancanza di età a frequentare la scuola elementare ed abituati a girovagare tutto il giorno per le vie dell’abitato privi sovente del necessario alla vita, esposti ai pericoli nonché ad apprendere massime riprovevoli ed incoscienti a pronunziare parole sconce ed irriverenti (…)”[7].

Dopo aver ricevuto l’appoggio, in merito alla sua iniziativa, da parte del Consiglio Comunale, della Congregazione di Carità e di diverse persone facoltose del paese, Giorgio Falchi invita a venire da Sassari la Superiora delle suore Domenicane, e durante la sua visita vengono presi gli accordi in merito alla gestione dell’asilo[8].

Il 3 dicembre 1906 il consiglio Comunale delibera che si autorizzi il Sindaco a stipulare il contratto con la superiora delle domenicane affinché mandi tre suore per impartire l’istruzione e l’educazione ai bambini di età dai 4 ai 6 anni compiuti.

Questo contratto prevede che l’Amministrazione Comunale si obblighi a consegnare alle suore il locale dell’ex convento del Carmine, costituito al piano inferiore da un ingresso, un corridoio, due magazzini, e annessi un cortile ed un frutteto. Si consegnano inoltre del piano superiore i locali un tempo destinati a refettorio e cucina, nonché tutte le celle esistenti ed il corridoio. Si cede pure l’uso della sacrestia e della chiesa annessa.

Si stabilisce che le celle, destinate ad abitazione delle suore e delle persone di servizio, siano provviste di un lettino in ferro per ciascuna, con un materasso di paglia, esclusa la biancheria, due sedie, un tavolino, un tavolo ed un comodino.

Questo contratto prevede che le suore oltre ad impartire l’istruzione e l’educazione ai bambini possano ricevere per proprio conto ragazze agiate a pagamento, ed aprire un laboratorio a proprio vantaggio.

Si delibera di destinare le somme provenienti dagli affitti mensili dei terreni annessi al Convento del Carmine alla copertura delle spese delle riparazioni del fabbricato e di quelle necessarie per l’arredamento delle camere destinate alle suore.

E’ previsto inoltre che a partire dall’esercizio 1908 e annualmente, nel  Bilancio comunale, si stanzi la somma di £. 700 quale assegno dovuto alle suore ed alla persona di servizio.

Il Consiglio istituisce anche una Commissione di Vigilanza, incaricata sia di raccogliere le varie offerte che fossero fatte da privati che di provvedere al regolare funzionamento dell’asilo. Di questa Commissione fanno parte: nella qualità di Presidente Giorgio Falchi e come membri Pietro Vincenzo Migaleddu, Giovanni Rottigni, Gavino Denanni, Francesca Madau e Zenobia Tedde[9].

Viene anche predisposto uno schema sul materiale didattico occorrente e sulle relative spese stilato come segue[10]:

“Impianto di un giardino d’infanzia

1) Aule di scuola in proporzione del numero dei bambini da dividersi in tre sezioni secondo l’età.

2) Sale di ricreazione, giardino o spazio all’aperto ove vengono ricreati i bambini ed intrattenuti fino all’ora di andare nelle classi.

3) Spogliatoio, cessi, lavatoio con abbondanza di acqua ed asciugatoio per la pulizia dei bimbi.

4) Tutti i locali debbono essere tenuti secondo le più scrupolose regole dell’igiene, aria, luce e pulizia.

5) Banchi da due o quattro posti ciascuno, con piano orizzontale, sedile con la spalliera, quindi i banchi debbono essere in proporzione del numero dei bambini.

6) Lavagna grande reticolata per la maestra.

7) Armadio a vetro per tenere in buon ordine il materiale didattico e i lavori eseguiti dai bambini.

8) Un pianoforte o un’armonium per accompagnare i canti ed i giochi dei bambini.

9) Quadri murali rappresentanti animali, scene familiari ovvero oggetti dei principali usi della vita.

10) Materiale didattico per l’educazione ed istruzione dei bambini, i doni di Froebel e gli oggetti per le occupazioni normali.

11) Collezioni per gli oggetti delle lezioni di cose, queste collezioni possono essere fatte per cura della maestra stessa con il procedere del tempo.

Materiale didattico occorrente per 40 bambini:

40 lavagnette reticolate da un lato e rigate dall’altro ciascuna 50 cent. in tutto   £ 20,00

40 palline colorate di lana 1° dono di Frobel ciascuna 10 cent

 in tutto £ 4,00

12 scatole 2° dono ciascuno 0,80 in tutto £ 9,00

40 scatole 3° dono ciascuno 0,40 in tutto £ 8,00

40 scatole 4° dono ciascuno 0,40 in tutto £ 8,00

1000 steccoline ciascuno 0,80 in  tutto £ 8,00

20 mazzi di bastoncini della stessa lunghezza £ 5,00

5 scatole di anelli £ 5,00

10 scatole superfini £ 10,00

40 aghi da tessere £ 8,00

una grossa di tessitura n°1 £ 2,00

una grossa di tessitura n°2 £ 2,0

carta reticolata £ 3,00

cartoncino per ricamo £ 4,00

cotone colorato £ 2,00

matite di ardesia e gessetti bianchi £ 3,00

creta per la plastica £ 2,00”

Il 10 gennaio 1907 viene presentato dall’Ing. Serra di Sassari, al Comune un progetto di ristrutturazione del Convento per un importo di £. 149,20 per poterne adibire i locali ad uso asilo infantile secondo il metodo del giardino d’infanzia così come emerge dall’arredo richiesto[11].

Il Consiglio Comunale delibera l’approvazione del progetto di ristrutturazione il 28 aprile 1907, stabilendo inoltre in tale seduta, di chiedere un sussidio anche al Governo e alla Provincia per finanziarne le spese. Questo sussidio viene ritenuto necessario a causa delle ristrettezze economiche del Comune[12].

Dopo questa delibera, però, non vengono rinvenuti altri documenti sulla ristrutturazione dell’ex convento del Carmine e dell’istituzione in tale edificio di un asilo. Nelle delibere successive, infatti, non si accenna più a tali propositi né a favore né contro.

L’iniziativa di istituire un asilo infantile non venne portata a termine neanche in questa occasione.

Questo  fatto produsse un grave rammarico soprattutto nel promotore G. Falchi  che si vide costretto a chiedere scusa alla superiora delle domenicane e ad indennizzarla per le spese sostenute per l’inutile e faticoso viaggio in questo paese[13].

Giorgio Falchi scrive, in una pagina del suo diario, che in questo modo fu impedito il sorgere di una benefica istituzione a sostegno soprattutto della classe povera della popolazione che era solita lasciare i fanciulli a girovagare tutto il giorno per le vie dell’abitato dando molestia ai passanti.

Da quest’abortita iniziativa passeranno circa 7 anni, quando il benefico G. Falchi provvede a fare qualcosa di concreto a favore dell’infanzia a disagio  del suo paese. Con testamento olografo del 20 marzo 1915 stabilisce di istituire un Istituto di previdenza e di beneficenza intitolato ai genitori Cristoforo Falchi e Maria Madau, dotato di un notevole patrimonio, costituito da terreni e fabbricati propri, con sede in largo Azuni in Chiaramonti presso una casa di sua proprietà.

L’Istituto  stanzierà dei soldi per l’acquisto di libri premio e di vestiario da assegnare agli scolari più studiosi di entrambe i sessi frequentanti le scuole elementari. Stanzierà finanziamenti per l’acquisto di  opere letterarie e scientifiche volte ad accrescere il numero dei libri già posseduti dal testatore col fine di istituire una biblioteca circolante intestata al fratello prof. Francesco Falchi. Infine ogni anno sarà stanziato un contributo a favore dell’asilo infantile che all’epoca della stesura del testamento ammontava a £. 25[14].

Per quanto riguarda il discorso sull’asilo infantile non sono stati rinvenuti altri documenti sulla promozione della sua istituzione sino al 1922, quando, dalla delibera del Consiglio comunale del dicembre 1922 si apprende che il canonico Grixoni si era fatto promotore di un comitato al fine di raccogliere le somme necessarie per l’istituzione di un asilo. Non sono stati ritrovati tuttavia documenti che attestino l’effettiva costituzione del comitato, per cui non si conoscono tutti i nomi, ad accezione di quello del Presidente canonico Grixoni e quello della presidente delle Dame della Carità Giuseppina Tola, e della segretaria cassiera Ninetta Schintu[15].

In seguito a questa richiesta il Consiglio delibera lo stanziamento di una somma  £. 5.000, che sarà prelevata dal bilancio 1923, a favore di tale iniziativa.

All’iniziativa di tale comitato contribuiscono finanziariamente anche persone facoltose del paese con dei lasciti, infatti il 2 marzo del 1925 Angelo Maria Budroni fa testamento lasciando in usufrutto la metà della sua casa di Siligo alla moglie, disponendo però che alla morte di costei la casa venga venduta e il ricavato venga donato al comitato “Pro asilo”[16].

Il 22 febbraio 1927 la signorina Giuseppina Tola,  in qualità di segretaria di tale comitato, riceve la somma di £. 100 come donazione da parte dell’avvocato Giuseppe Cossiga di Sassari[17].

Il 26 novembre 1927 il nobile chiaramontese Nicolò Ferralis fa testamento disponendo a favore del comitato “Pro asilo” le seguenti proprietà site in agro di Chiaramonti: Sa tanca del s’Istrumpu, Sa Tanca de sa Figu,  Sa Tanca de Santu Matteu, e Sa Tanca de Funtana Ulumu. Dispone in oltre che la moglie doni al suddetto comitato la somma di £. 2.500[18].

Dall’insieme  di queste notizie si può ragionevolmente dedurre che l’attività dell’asilo abbia avuto inizio nel 1922 o al più tardi nel ’23. Ai  sensi di legge il consiglio comunale non avrebbe potuto destinare a favore di tale iniziativa alcuna somma se l’asilo non fosse stato attivato.

Dall’esame di  alcuni documenti d’archivio si sa che negli anni 1923-1931 funzionava con certezza a Chiaramonti un asilo. Nella  seduta del 5 dicembre 1927 il consiglio Comunale all’art. 85 del Bilancio 1928 stanzia la somma di £. 6.000 come “contributo spesa funzionamento dell’asilo infantile”[19]. Inoltre tra le delibere della Giunta è registrata tra le spese a calcolo del 4 aprile 1929: “Pagate a Piras Antonio £. 40 per pulizia scuole e asilo”.[20]

Purtroppo non si è  rintracciato alcun altro documento in merito alla sua costituzione effettiva e data di inizio della sua attività.

Una ricostruzione di tale periodo, seppur sommaria a causa del lasso di tempo trascorso, è stata fatta mediante il ricorso a fonti orali, infatti in concomitanza alle ricerche documentarie si è provveduto ad effettuare delle interviste a circa 9 persone nate tra il ‘22 ed il ‘26 e che ricordano di aver frequentato l’asilo infantile tra il ’27 e il ‘31. Grazie a costoro è stato possibile rintracciare la fotografia di una maestra, il nome di un’altra, una fotografia di una scolaresca, avere notizie sui locali e spaccati dell’attività educativa.

Dalle interviste sono emerse alcune interessanti notizie.

Su nove persone intervistate, una ricorda che la sua maestra fu inizialmente una certa Angioletta Cosseddu, nell’anno scolastico ’27-29[21], della quale, non essendo chiaramontese, non è stato possibile rinvenire altre notizie su di lei. Tutti gli intervistati ricordano anche la maestra Fanny Brandano, diplomatasi all’Istituto Magistrale di Sassari secondo la testimonianza dell’anziana figlia. Questa maestra viene ricordata come giovane e graziosa, la figlia ci ha fornito la fotografia.

Dai ricordi degli intervistati emerge che l’attività educativa si svolgeva presso un’aula posta al piano terra del fabbricato della casa-comunale-scuola. L’aula aveva il pavimento in legno anche se con le pareti umide. Era corredata di qualche armadio e di piccoli tavolini. La maestra insegnava ai bambini il disegno, il canto e la numerazione, organizzava recite e li conduceva frequentemente a passeggio nei sentieri campestri vicino al paese.

Dall’osservazione di una foto del periodo si può affermare che l’asilo veniva frequentato da circa 70 bambini e che questi presentano un aspetto decoroso, infatti, i più piccoli, che sono in prima fila, hanno tutti  il grembiulino e le scarpe. Dei bambini delle file successive solo alcuni hanno il grembiule, ma tutti sono vestiti decentemente e probabilmente hanno le scarpe. I loro volti non sono provati e tutti danno un’immagine di ordine e pulizia. Nella foto vi sono anche due donne di cui una è la maestra e l’altra si può ipotizzare sia un’assistente[22].

Molto probabilmente l’attività di questo asilo s’interruppe, non si sa per quali cause, verso il ‘31. Di quest’attività si ha documentazione nel bilancio del ‘31 all’art. 76 dove si legge: “Contributo asilo infantile in diminuzione da £. 4.000 a £. 2.000”[23]. Nel Bilancio del ’32 e ’33 non figura alcuna voce, in quello del ‘34 all’art. 75: “Si sopprime lo stanziamento di £. 2.000 per il funzionamento dell’asilo infantile perché detto asilo non funziona e non si può prevedere l’epoca del suo funzionamento”[24].

Negli anni successivi l’opera volta ad istituire un asilo viene alimentata molto tenacemente dallo stesso canonico Grixoni.

Del periodo intercorso tra il 1931 e il 1938 negli atti comunali non vi è traccia d’attività educative e assistenziale a favore dell’infanzia.

Nel frattempo, tuttavia, la fondazione Falchi-Madau costruisce un fabbricato presso il parco delle rimembranze, nella parte nord del paese, per ospitare la propria sede operativa, la biblioteca e dare attuazione alle disposizioni testamentarie di G. Falchi. Presidente della fondazione risulta un fratello del medesimo, Francesco, mentre il canonico Grixoni, suo cugino, figura ancora presidente del comitato “pro Asilo”.

Infatti il Consiglio di Amministrazione dell’Ente Morale Falchi-Madau, il 30 giugno 1935 redigeva il verbale di aggiudicazione dei lavori per la costruzione di un nuovo fabbricato per la sede dell’Ente in Chiaramonti per una spesa complessiva di £. 72.678,30. L’impresa che si aggiudicò i lavori fu quella del chiaramontese Emilio Cossu che ultimò la costruzione nel 1937[25].

Per accordi presi con la Prefettura di Sassari il consiglio di amministrazione dell’Ente cedette gratuitamente una parte dei locali per il funzionamento dell’asilo[26] che, salvo qualche breve interruzione, doveva diventare fino all’istituzione della scuola materna statale, una solida struttura di accoglienza per l’infanzia.

L’Ente Morale, forse in previsione della concessione dei locali alla struttura d’accoglienza per l’infanzia, aveva provveduto a costruirli secondo un particolare stile.

Le finestre davano alla suggestiva valle di Puttu Conzu e al colle di Santa Caterina per cui i saloni e la cappella godevano di una vista suggestiva, dalla quale i bambini non potevano che sentirsi immersi in un vero e proprio giardino d’infanzia.

L’edificio si sviluppava su due piani. Nel piano terreno vi erano due ampie aule ben soleggiate, una per il gioco ed una per la refezione Vi era inoltre una cucina per il refettorio delle suore ed una stanza per il dormitorio. Al loro arrivo le suore trovarono nella stanza adibita al gioco: 24 sedie, 40 piccoli tavolini vecchi e 40 seggioline; nel dormitorio: 4 letti nuovi con 2 coperte, 2 lenzuola e dei guanciali, un cassettone con sopra un Gesù bambino in legno, 4 comodini con piastra di marmo, 4 catini ed un grande armadio.

Nel pian terreno era stato predisposto, immerso nel verde, un cortile con alberi di mandorlo nel quale era data l’opportunità ai bambini di trascorrere nei giorni tiepidi i loro momenti ricreativi: marcia, corsa ed elementari esercizi ginnici e giochi collettivi. Una decina di mandorli ed una siepe di fichi d’india denotavano il confine. Il  cortile era separato da un muretto a secco dalla collinetta del Parco delle Rimembranze e da una gradinata di larghi scalini dalla via principale.

Un altro ambiente fondamentale dei momenti ricreativi era la cappella che man mano fu arredata in modo tale da colpire la fantasia ed il cuore dei fanciulli.

Essa era dotata di  quadri significativi, quali quello di Gesù e i bambini, di due statue di angeli custodi in gesso, delle 14 stazioni della Via Crucis in gesso colorato, di un incensiere, un aspersorio, una pisside per le ostie. Vi era anche una statua della Madonna Immacolata. L’altare rifinito in marmo bianco, leggermente venato, si ergeva su due scalini, e nella parte frontale era ornato di fregi dorati con la scritta “Laudate pueri Dominum”.

Tutto l’arredamento della cappella era finalizzato a suscitare nei fanciulli il senso del sacro. Le suore tesero a completarlo insieme agli amministratori dell’Ente con tovaglie e vasi sacri.

Le suore  provenivano dalla Congregazione delle Povere Suore Scolastiche di Nostra Signora fondate nel 1833 a Neunburg (Germania) da Beata Madre Maria Teresa di Gesù al secolo Karoline Gerhandinger per l’educazione e l’istruzione della gioventù femminile. In seguito la loro attività si è estesa ed esse si occupano anche della direzione di scuole speciali per handicappati, orfanotrofi, centri catechistici e asili. Dal 1958 la sede della Casa Generalizia è Roma, Monaco è la Casa Madre e Neunburg la culla della Congregazione. Attualmente fanno parte di questa Congregazione 8864 suore distribuite in 883 case. Essa si diffuse in tutto il mondo ed anche in Sardegna[27].

Qui arrivarono nel ‘37 quando furono chiamate alla direzione di un asilo a Domusnovas e  nel gennaio del ’38 a Cossoine.

Il canonico Grixoni, venenuto a conoscenza di queste suore dal parroco di Cossoine, don Dattena, si mise in contatto con la Superiora Provinciale Maria Grazia Rositi e la convinse a mandare delle suore per la direzione di un asilo a Chiaramonti.

Così nel mese di ottobre del ’38 arrivarono suor Giuseppina Marucchi, direttrice, suor Luigia Mente, maestra di taglio, ricamo e cucito, suor Paola Brecelli, maestra d’asilo e suor Bonifacia per la cucina[28].

Dall’arrivo (1938) delle suore fino alla loro partenza (1947) seguiremo, dalla cronaca citata, l’attività delle suore ed i loro rapporti con la gente, le autorità e i notabili di Chiaramonti.

Al loro arrivo furono salutate con molto entusiasmo da tutta la popolazione. Le campane suonarono a festa, la popolazione andò incontro alle suore con mazzi di fiori e lanci augurali di grano e di fiori. Anche il parroco, don Dedola, aspettava con gioia il loro arrivo e nella messa celebrata in loro onore, durante l’omelia rivolta ai fedeli, disse che il motivo dell’arrivo delle suore era quello di pregare, fare penitenza e di dedicarsi all’educazione dei bimbi e della gioventù. Con ciò si volevano sottolineare gli scopi dell’attività delle suore: l’asilo e l’educandato.

Oltre ad occuparsi dei bambini dell’asilo le suore si misero a disposizione della popolazione svolgendo anche altre attività. Esse animavano le funzioni religiose occupandosi dei canti e delle musiche, insegnavano il catechismo per la preparazione alla prima comunione e alla cresima. Suor Giuseppina impartiva lezioni a pagamento di tedesco, violino, armonium. S’istituì un laboratorio a pagamento rivolto alle giovani con corsi di taglio ricamo, cucito. Il Presidente dell’asilo fissò i prezzi per l’amministrazione:

a) per le lezioni di taglio £. 15 mensili, 3 volte la settimana,

b) per le lezioni di ricamo o pittura non meno di £. 20 al mese, 3 volte la settimana.

Il ricavato sarebbe servito per l’amministrazione dell’asilo. Questo laboratorio però non fu molto frequentato e così nel ’41 suor Luigia ritornò a Gorizia.

Dopo qualche tempo giunse suor Armela che si occupò della cucina mentre suor Bonifacia  ritornò a Gorizia.

Il ruolo di maestra fu ricoperto inizialmente da suor Paola, in possesso del diploma d’abilitazione all’insegnamento nelle scuole del grado preparatorio conseguito a Gorizia.

Nel 1940 fu sostituita da suor Salesia Gesualdo, anch’essa in possesso del diploma d’abilitazione all’insegnamento, che venne a Chiaramonti da Domusnovas per cambiare aria, in quanto in precedenza aveva contratto la malaria.

Dal novembre del ’42  e sino alla loro partenza (1947) il ruolo di maestra fu ricoperto da suor Gemma Gesualdo e suor Salesia fece ritorno a Domusnovas.

Purtroppo  non si hanno documenti riguardanti i programmi svolti, ma grazie a quanto riferito da Suor Gemma ancora vivente insieme a suor Salesia[29] possiamo sapere che il metodo educativo seguito era quello delle sorelle Agazzi.

Secondo questo metodo educativo questo, grande importanza si attribuiva all’educazione igienico-sanitaria: i bambini devono essere educati alla pulizia, all’ordine e al rispetto della proprietà personale e comune. La vita comunitaria deve far nascere sentimenti di solidarietà e fratellanza. Il canto dev’essere utilizzato oltre che per l’educazione della voce, dell’udito, del senso musicale anche per l’apprendimento della lingua. L’educazione non deve essere altro che espressione della vita naturale e quotidiana del bambino. Questo metodo attinge dal froebelismo la funzione essenziale del gioco e la vita all’aria aperta. Infine l’educazione religiosa è da considerarsi una componente imprescindibile per la piena formazione umana[30].

Seguendo questo metodo nel corso della mattinata si svolgevano le varie attività. Si iniziava con l’insegnar ai bambini l’igiene: spesso le suore dovevano provvedere a lavare il loro viso e le loro mani.

Una volta “purificati” venivano condotti nella cappella per le preghiere e l’illustrazione delle verità elementari della fede. Venivano insegnati loro i canti religiosi ed esposte in modo semplice alcune pagine della S. Scrittura.

Successivamente venivano accompagnati in un vasto salone per lo svolgimento dell’attività didattica.

Suor Gemma riferisce che l’attività didattica veniva svolta con pochi e semplici mezzi: gessetti e matite colorate, fagioli, fave, ceci. Ai bambini veniva insegnato a cantare, a disegnare.

La mancanza di uno spazio specifico, non favoriva lo svolgimento di un’adeguata attività fisica, che si svolgeva nel cortile. Questa disciplina oltre a una serie di giochi ed esercizi ginnici, rivolti soprattutto ad esercitare l’attività del corpo, era mirata alla formazione delle abitudini di pulizia e d’ordine.

La presenza di un armonium, acquistato con un contributo comunale e di un violino, che venivano suonati da suor Giuseppina, testimoniano il valore che veniva attribuito all’insegnamento del canto soprattutto religioso.

Le fonti orali riferiscono, che in occasioni importanti i bambini dell’asilo si esibivano alla presenza dei genitori e della popolazione cantando e recitando ciò che le suore avevano loro insegnato. Per assistere a queste rappresentazioni veniva richiesta un’offerta il cui ricavato era destinato all’amministrazione dell’asilo.

Tra le difficoltà incontrate da queste suore nei vari insegnamenti, almeno agli inizi, la più grande era l’utilizzo del dialetto da parte di quasi tutti gli alunni. Esse ovviarono facendosi aiutare nella traduzione da quei pochi bambini che parlavano l’italiano.

Questa difficoltà era  dovuta al fatto che i bambini accolti provenivano dai vari strati sociali, ma la maggior parte proveniva da quelli più poveri i cui genitori erano spesso analfabeti.

Le suore, in seguito alla donazione di una consistente quantità di stoffa, confezionarono i grembiulini per i bambini affinché non si notassero differenze tra  di loro. Pochi erano, infatti, i bambini che potevano permetterseli.

Per mancanza di spazio vennero accolti inizialmente solo i bambini di 4 e 5 anni, successivamente gli altri.

Il primo giorno andarono all’asilo 32 bambini, ma ogni giorno il numero aumentava stabilizzandosi poi sulle 70/80 presenze giornaliere.

Le madri mostrarono fin dall’inizio di apprezzare questa istituzione favorendo la frequenza dei bambini.

Per i bambini abbienti veniva richiesto il pagamento di una retta mensile di £. 3.

L’orario di ingresso per i bambini fu fissato  la mattina dalle 9 alle 12 e  il pomeriggio dalle 14 alle 16.

Per i primi anni non fu possibile offrire ai bimbi un pasto caldo. Quest’opportunità, con grande beneficio per la loro salute, fu data a partire dal maggio del ’42, quando il maestro Brau, allora Podestà, ed alcune insegnati si recarono all’asilo per discutere sulla refezione scolastica.

Si  giunse ad un accordo e così dal 10 di questo mese per la prima volta gli 80 scolari dell’asilo e 40 delle elementari ricevettero un pasto caldo.

In seguito ogni giorno vennero conferiti all’asilo 40 litri di latte.

Inoltre dal gennaio del ’46 i bambini dell’asilo poterono godere, per merito del vice parroco don Masala, anche del beneficio della refezione della Pontificia Opera di Assistenza[31].

Dopo qualche mese i fratelli Giulio e Battista Falchi riuscirono ad ottenere per l’asilo anche i generi alimentari forniti dall’U.N.R.R.A[32].

Tutta la popolazione si è sempre prodigata a beneficio delle suore e dei bambini dell’asilo.

Soprattutto in occasione delle festività le suore ricevevano viveri di ogni genere: frutta, pane, dolci, formaggio, carne, latte, granoturco, orzo ecc. Ricevevano anche omaggi floreali per l’addobbo della cappella.

Esse ricevevano anche altri regali.

Ad esempio le insegnanti elementari del paese regalavano loro gesso colorato, matite ed altri oggetti che potevano servire per l’attività didattica.

Il maestro Brau, Podestà, le omaggiò di un vocabolario sardo-italiano che fu loro di aiuto visto che quasi tutti parlavano in dialetto.

Il vice parroco don Masala e il parroco don Dedola, regalavano spesso alle suore viveri e testi di musiche sacre.

Le suore collaboravano anche con la parrocchia, le Dame e le Damine di Carità. Queste  davano in consegna alle suore il ricavato delle loro questue ed in occasione delle festività organizzavano presso l’asilo la refezione per i poveri.

In seguito alla decisione della Casa Madre di richiamare le suore a Gorizia tutta la popolazione espresse  il suo dispiacere.

Questa decisione fu maturata in seguito alla visita nell’aprile del ’47 della Superiora Provinciale.

Dopo aver visto in che condizioni vivevano le suore decise di ritirare queste dall’asilo.

Il principale motivo che portò al ritiro delle suore fu la mancanza dell’acqua corrente nel caseggiato al cui rifornimento dovevano provvedere talvolta le suore, portandola dalla pubblica fontana, e ciò non era ritenuto conveniente data la concezione semiclaustrale delle loro regole.

L’approvvigionamento dell’acqua comportava dei grossi disagi, infatti essa veniva procurata dalla fonte pubblica Funtana Noa per raggiungere la quale occorreva percorrere una lunga e ripida discesa. Questa situazione induceva le suore ad adottare degli stili di vita non consoni alla loro condizione.

Un altro motivo che portò a questa decisione fu l’insufficiente ricompensa che veniva corrisposta alle suore, bisognose anch’esse di vitto, alloggio e arredo nei limiti di un austero decoro.. Dal loro arrivo e sino al ’45 esse percepivano in 3 £. 415 mensili. Nel ’46 ottennero un aumento e percependo £. 800. In seguito ad un ulteriore aumento dal gennaio del ’47 percepirono £. 1.000. Non ostante questi aumenti la paga rimaneva insufficiente per le loro più elementari esigenze.

Esigua era pure il compenso di Giorgina Piras che, assunta nel dicembre del ’43 come domestica, percepiva £. 60 mensili sino al ’47. Da tale periodo in seguito alle suppliche delle suore la sua paga venne portata a £. 100.

L’esiguità dei compensi veniva giustificata dal fatto che l’amministrazione dell’asilo non disponeva di grosse somme, traeva la sua sussistenza oltre che dagli affitti dei vari lasciti (che andavano deprezzandosi), dalle rette corrisposte dai bambini abbienti (che erano pochi), dai contributi corrisposti dal comune, ammontanti sino al ’47 in £. 1.000 annue, da quelli corrisposti dall’Ente Morale che ammontavano sino a questo periodo a £. 3.000 annue. Per qualche anno la Provincia corrispose un contributo di £. 200, né poteva elargire di più in quanto l’asilo non era eretto in Ente Morale.

Il canonico Grixoni ricevette una lettera nel giugno del ‘47 dalla Casa Madre di Gorizia nella quale la Superiora Provinciale gli esponeva i motivi per i quali le suore venivano richiamate a Gorizia.

Così vennero iniziati i preparativi per la partenza. Le suore impacchettarono quello che era di loro proprietà e lasciarono in perfetto ordine ciò che apparteneva all’asilo.

Le Povere Suore Scolastiche di Nostra Signora partirono da Chiaramonti il 22 luglio del 1947 con grave rammarico di tutta la popolazione.

Il Consiglio di Amministrazione dell’Ente Morale, forse in seguito alla partenza di queste suore, decise nel dicembre del ‘47 di aumentare la somma stanziata per l’asilo infantile da £. 3.000 a £. 10.000. Un ulteriore aumento si avrà nell’ottobre del ‘49 quando la somma stanziata per l’asilo verrà portata a £. 30.000[33].

Anche il comune deliberò di aumentare il contributo a favore dell’asilo corrispondendo a partire dal gennaio del ’48 £. 5.000 annue.[34]

In seguito alla partenza delle Suore di Nostra Signora, la direzione dell’asilo venne affidata alle Suore Missionarie Figlie di Gesù Crocifisso di Tempio.

Questa congregazione venne fondata nel 1925 dal canonico Salvatore Vico per l’istruzione religiosa dei pastori della Sardegna, l’insegnamento del catechismo e le opere di assistenza. La sua prima missione ufficiale avvenne nel ’26 presso i pastori degli stazzi della Gallura e Anglona. In seguito ampliò il proprio campo di lavoro aprendo filiali in Brasile e Zaire[35]

Purtroppo del periodo di permanenza di queste suore non si ha niente di documentato, in quanto nell’archivio del loro istituto di fondazione non è conservato quasi niente a proposito dell’asilo di Chiaramonti.

Giunsero a Chiaramonti il 1° ottobre del 1947[36]: suor Veronica che esercitò la funzione di maestra; suor Raffaella in qualità di direttrice e suor Maria come cuoca[37].

La domestica era ancora Giorgina Accorrà.

Suor Veronica, che svolgeva l’attività di maestra, si era diplomata a Cagliari nel 1940 all’Istituto Magistrale.

Dai suoi ricordi emerge che all’epoca l’asilo funzionava con una sola sezione. La mattina si accoglievano i bambini verso le nove, poi dopo le preghiere si svolgevano le attività. Si trattava di attività ludiche a causa del poco materiale didattico a disposizione. Il metodo didattico seguito continuò ad essere quello delle sorelle Agazzi. Verso mezzogiorno si pranzava, poi i bambini dormivano e verso le 16,00 venivano ritirati dalle mamme.

Alla sera le suore facevano attività di laboratorio con le giovani del paese: cucito, ricamo, maglia[38].

Anche con queste suore la popolazione fu molto disponibile omaggiandole di molti viveri: agnelli, dolci, pane fresco, farina ecc.

Per l’anno scolastico 1949-50, la Direzione didattica di Ploaghe redige una relazione sull’attività dell’asilo. Da questa si ricavano le seguenti informazioni:

“L’asilo dipende dall’Ente Morale Falchi-Madau ed è autorizzato dal Provveditorato agli studi. Lo stato patrimoniale è buono. I locali sono insufficienti e poco adatti. Due bellissimi saloni sarebbero indicati per refettorio e sala di ricreazione ma non per aule. Queste effettivamente mancano. Il materiale didattico è scarso. Il funzionamento è adeguato alle possibilità offerte dai locali, alla mancanza di aule vere e proprie, allo scarso materiale. La direttrice e la maestra si interessano abbastanza”[39].

Per qualche anno durante gli anni ‘50 è stato attivato presso l’asilo il servizio di mensa rivolto alle gestanti e nutrici. L’O.M.N.I. corrispondeva £. 85 a pasto come quota forfettaria di rimborso[40].

Le suore Missionarie Figlie di Gesù Crocifisso lasciarono la direzione dell’asilo il 28 agosto del 1953. Anche in questo caso uno dei motivi principali di questa decisione fu dovuto alla esigua paga che veniva corrisposta alle suore. In tre percepivano all’incirca £. 2.000-2.500 al mese. All’epoca il loro fondatore decise di ritirare da queste attività le suore che non percepissero in tre almeno £. 10.000 mensili[41].

Per i tre anni scolastici successivi la direzione dell’asilo, venne affidata all’ Ente per le Scuole Materne della Sardegna (E.S.M.A.S.)[42]. Non è stato possibile rinvenire copia della convenzione per avere informazioni in merito agli accordi circa la gestione di questi anni.

In seguito ai documenti rinvenuti nella Direzione Didattica di Ploaghe si sono ottenute delle informazioni circa questi anni.

Durante l’anno scolastico ’54-’55 l’asilo funzionò dal 10 ottobre al 30 giugno, con un’unica sezione, ad orario continuato dalle 9 alle 16, dal lunedì al sabato. I frequentanti furono 50: 25 maschi e 25 femmine di cui 8 iscritti gratuitamente e 32 a pagamento[43].

Come assistente c’era Andreuccia Carboni.

La maestra era Giovannina Quadu, diplomatasi all’Istituto Magistrale di Sassari. Questa ha insegnato a Chiaramonti per due anni scolastici: 1953/54 e 1954/55. Era alla prima esperienza di insegnamento in un asilo e per questo l’ESMAS le fece frequentare un corso di specializzazione a Cagliari. All’epoca insegnava la sera, sempre a Chiaramonti, nelle scuole popolari.

Si ricorda che accoglieva i bambini dalle 9 sino alle 16. Frequentavano l’asilo circa 60 bambini dai 3 ai 5 anni. Insegnava ai bambini delle canzoni, delle storielle, a fare dei lavoretti di carta per le feste. Si faceva poca attività didattica[44].

Anche per l’anno scolastico ’55-‘56 l’asilo funziona dal 10 ottobre al 30 giugno, ad orario continuato dal lunedì al sabato, con un’unica sezione. Il numero dei frequentanti l’asilo diminuisce, risultano infatti iscritti 41 bambini: 23 maschi e 18 femmine di cui 14 gratuitamente e 27 a pagamento. La maestra è Francesca Marinaro[45] di cui non sono state rintracciate altre  notizie.

Nell’anno scolastico ’56-‘57 l’asilo non funziona.[46] Non si sa quale ne sia il motivo. Un’ ipotesi al riguardo potrebbe essere la fine della gestione da parte dell’E.S.M.A.S perché l’asilo non era costituito in ente morale e i finanziamenti dovevano essere gestiti da altro ente quale era l’ente Falchi Madau

In una lettera al Prefetto, non datata, il Sindaco A. Brandano scrive che sino al 1956 il sussidio erogato dal Comune a favore dell’asilo era di £. 5.000 annue. Con delibera di approvazione tale contributo viene elevato a £. 36.000 con la seguente motivazione: “Art. 106 il contributo asilo infantile viene maggiorato e portato a £. 36.000 e viene modificato in “Contributo all’asilo infantile per alloggio alla maestra dell’asilo” in quanto non avendo l’asilo la possibilità di fornire o pagare l’alloggio per un anno è stato chiuso l’asilo”[47].Ciò denota che l’ente che era stato promotore dell’ asilo continuava a richiedere l’affitto dei locali.

Nel settembre del ’56 il canonico Grixoni fa domanda al Comune affinché venga concessa all’asilo la fornitura gratuita dell’acqua corrente. Il Consiglio di Amministrazione in data 26 settembre fa questa concessione in considerazione anche del fatto che presso l’asilo veniva somministrata anche la refezione per i bambini poveri e per le nutrici assistite dall’O.M.N.I. Per tale refezione il Comune dava anche un contributo per la fornitura della legna e per i vari servizi.[48]

Questa concessione è molto importante in quanto la mancanza di acqua corrente comportava dei gravi disagi e ha costituito uno dei motivi della partenza delle suore.

Nel marzo del ‘57 viene stabilita la temporanea chiusura dell’asilo in seguito al rifiuto da parte del Provveditorato agli studi e dell’E.S.M.A.S. di concedere l’autorizzazione per l’avvio dell’anno scolastico in quanto le condizioni igieniche del locale non erano ritenute soddisfacenti. Erano richiesti i lavori di : costruzione di bagni per i bambini con acqua corrente, lavabo e rivestimento delle pareti con materiale impermeabile, riparazione del muro di cinta e del pavimento del terrazzo, rifacimento degli intonaci interni ed esterni ed imbiancatura dei locali. Per l’esecuzione di questi lavori viene corrisposta la somma di £. 155.320 al signor Paolino Malta da parte della fondazione[49].

La ditta Putzolu Emilio nel 1958 esegue dei lavori di ristrutturazione nei locali dell’asilo per una spesa di £. 732.183. Questi lavori, consistenti in: riparazione del tetto, rifacimento degli intonaci interni ed esterni e costruzione dei servizi igienici, sfurono necessari a causa delle abbondanti nevicate e delle forti piogge invernali ed inoltre perché nei locali non erano stati eseguiti i lavori di ordinaria manutenzione in seguito all’inattività dell’asilo[50].

Sempre nel mese di dicembre, arrivano, per la direzione dell’asilo, le Suore del Getzemani di Sassari[51].

Questa Congregazione venne fondata nel 1927 da Giovanni Battista Manzella e dalla madre Angela Marongiu con questi fini: formare le adolescenti alla vita familiare e parrocchiale, insegnando loro i lavori e le mansioni utili per la vita e la famiglia; istruire i piccoli nella dottrina cristiana. Dopo la revisione delle regole la comunità si dedica ad ogni opera di bene con scuole, cliniche, orfanotrofi ecc[52].

Anche per questo periodo non è stata possibile svolgere alcuna ricerca documentaria in quanto negli archivi di questa Congregazione non sono conservati documenti in merito.

Quindi non si può sapere da chi e a quali condizioni furono presi gli accordi con i responsabili di questa Congregazione.

Le fonti orali riferiscono che all’epoca dell’arrivo di queste suore il Presidente dell’asilo era ancora il canonico Grixoni[53].

Al loro arrivo la direttrice era suor Maria Pais, svolgeva il ruolo di maestra suor Pia Meloni in possesso del diploma dell’Istituto Magistrale conseguito a Sassari, coadiuvata da suor Annunziata Moro. Dopo suor Pia il ruolo di maestra è stato ricoperto da suor Vitalia Sechi anch’essa in possesso del diploma.

Da quanto ricorda suor Pia anche in questo periodo veniva svolta poca attività didattica, seguendo sempre il metodo Agazzi, per lo più si svolgevano attività assistenziali-educative e ludiche. Si insegnava ai bambini a contare, a disegnare,  a cantare delle canzoni.  In occasione delle feste si organizzavano le recite.

I bambini venivano accolti dalle 9 del mattino sino alle 4 del pomeriggio.

Dopo che i bambini andavano via le suore facevano delle attività di laboratorio con le giovani del paese: cucito, ricamo, taglio.

In questo laboratorio, seguendo le disposizioni del loro fondatore G. B. Manzella, oltre a dare una formazione professionale si cercava di offrire un minimo d’istruzione. Si leggevano libri di formazione, il Vangelo e le vite dei Santi, si stimolavano le ragazze al dialogo aiutandole così ad uscire dalla chiusura mentale in cui a quei tempi venivano lasciate.[54].

Suor Pia ricorda ancora la disponibilità e la generosità della popolazione[55].

Degli anni che vanno dal ’58 al ’63, in base ai documenti rinvenuti nella Direzione Didattica di Ploaghe, sono emerse le seguenti notizie.

Durante l’anno scolastico ’58-‘59 l’asilo funziona con due sezioni, poiché il numero degli iscritti raddoppia rispetto all’anno ’55-‘56. Infatti lo frequentano 82 bambini: 54 maschi e 28 femmine. Gli iscritti gratuitamente sono 8, a pagamento 74. La direttrice era Suor Maria Pia Meloni.

Nell’anno scolastico ’59-‘60 funziona una sola sezione. Il numero degli iscritti decresce, essi sono 59 di cui 29 maschi e 30 femmine. Risultano iscritti gratuitamente in 20, a pagamento 39. Durante questo anno in 19 non prendono la refezione. La direttrice era Suor Maria Pais.

Per l’anno scolastico ‘60-‘61 l’asilo funziona nuovamente con due sezioni. Vi è un notevole incremento degli iscritti, essi risultano essere 90: 40 maschi e 50 femmine di cui 35 iscritti gratuitamente e 55 a pagamento. Da questo anno tutti gli alunni ricevono la refezione gratuitamente. La direttrice era Suor Vitalia Sechi.

Durante l’anno scolastico ‘62-‘63 vi sono sempre 2 sezioni, il numero degli iscritti subisce un lieve incremento arrivando a 95 presenze giornaliere: 38 maschi e 47 femmine. Gli alunni iscritti gratuitamente sono 45, a pagamento 40. La direttrice era Suor Maria Pais[56].

Purtroppo non è stato possibile reperire delle informazioni relative all’andamento dell’asilo per i successivi anni scolastici.

Nel gennaio del ‘64 il consiglio comunale in seguito alla richiesta fatta dal Presidente dell’ente morale Falchi Madau, succeduto al canonico Grixoni al quale venne dedicato l’asilo, l’avv. Battista Falchi, accetta di aumentare l’affitto dei locali a questo corrisposto arrivando ad un importo pari a £. 100.000 annue[57].

Quest’aumento si rendeva necessario in quanto le spese superavano il totale dei contributi vari e delle rendite dell’ente..

Il 29 agosto del 1970 la Giunta Municipale presieduta dal sindaco Carlo Patatu i e dai sigg. Piu Giuseppe e Villa Giuseppe in qualità di assessori effettivi, delibera di istituire ai sensi della Legge 18 marzo 1968 n.° 444 una Scuola Materna Statale.

Questo provvedimento si rese necessario in quanto in quei giorni si era sparsa la notizia che le suore che dirigevano l’asilo sarebbero andate via. Questo avrebbe comportato ancora una volta  la chiusura dell’asilo, creando grave disagio per le famiglie.

L’amministrazione comunale prese accordi col Presidente dell’Ente Morale, affinché concedesse i locali in uso gratuito per lo svolgimento delle lezioni della futura Scuola Materna Statale. Questa richiesta venne accolta.[58]

Con l’istituzione della scuola materna statale , si chiuse così un periodo delle vicende dell’ educazione infantile a Chiaramonti, strettamente legata all’ente morale Falchi-Mdau che se per certi versi offrì la propria struttura muraria a favore dell’infanzia ne condizionò la sua costituzione in ente morale autonomo con le conseguenze di far perdere all’asilo i finanziamenti che specialmente dopo la costituzione dell’ ESMAS (1942) avrebbero potuto rilanciarne l’attività  non solo de facto, ma anche de jure.


[1] A Co Ch, fald. 215 cart. 3.

[2] A Co Ch mancano le delibere del Consiglio e di Giunta dal 1848 al 1888.

[3] Rendiconto dell’attività delle Dame della carità in “la Carità”, Biblioteca Beni Culturali in Sassari.

[4] A Co Ch, fald. 215 cart. 3.

[5] A Co Ch, fald. 215 cart. 3.

[6] AcoCh, Fald. 2

[7]A Co Ch, fald. 215 cart. 3.

[8] A P. F.

[9] A Co Ch, fald. 215 cart. 3.

[10] A Co Ch, fald. 215 cart. 3.

[11] A Co Ch, fald. 215 cart. 3.

[12] A Co Ch, fald. 215 cart. 3.

[13] A P F.

[14] A Co Ch, fald. E. M. cart. 3.

[15] A Co Ch, Del. del Cons. dal 15 ott. 1920 p. 62 n. 2.

[16] A Co Ch, fald. 217 cart. 7.

[17] A Co Ch, fald. “L. S. “ cart. 5.

[18] A Co Ch, fald. “L. S.” cart. 5

[19] A Co Ch, reg. Del. Cons. dal 15/10/1920 p. 173 n. 38.

[20] A Co Ch, reg. Del. Giunta 1928-1933 n. 18 p. 7.

[21] App. II Int. sez. A n. 5.

[22] App. III f. n.° 3

[23] A Co Ch, Del. Giunta 1928-33 n. 76 p. 66.

[24] A Co Ch Del. Giunta 1928-33 n. 71 p. 193.

[25] A Co Ch, fald. “E. M.” n.5 cart. 6.

[26] A Co Ch, fald. E.M. cart. 3.

[27] G. ROCCA,Le Povere Suore Scolastiche di N. S., in Dizionario degli Istituti di Perfezione, Edizioni Paoline, Roma1974, p. 227, vol. 7; M. CARITINA GRON, Una donna al timone, Gorizia, 1979, p. 160.

[28] APSSNSG, Cronaca dell’attività delle suore a Chiaramonti dal 1938 al 1947, compilata da Suor Giuseppina Marucchi.

[29] App.II, int. Sez. B n.° 1

[30] G. CHIOSSO, Novecento pedagogico, Editrice la Scuola, Brescia, 1997, p. 220.

[31] Essa venne istituita da Pio XII nel gennaio del 1945 con compiti di assistenza e beneficenza, assunse nel 1953 la denominazione di Pontificia Opera di Assistenza (POA) e fu soppressa nel 1973. Dizionario enciclopedico La piccola Treccani, Marchesi Grafiche Editoriali, Roma 1995, p.780, vol. I.

[32] Sigla dell’inglese United Nations Relief And Rehabilitation Administration, organizzazione internazionale costituita nel 1943 a Washington da 44 stati delle Nazioni Unite per prestare assistenza economica, sanitaria e alimentare alle popolazioni degli stati alleati particolarmente danneggiati dagli eventi bellici della seconda guerra mondiale. Fu attiva sino al 1947. Dizionario enciclopedico La piccola Treccani, Marchesi Grafiche Editoriali, Roma 1996, p. 532, vol. XII.

 

[33] A Co Ch, fald. “E. M.” n. 11 cart. 14.

[34] A Co Ch, fald. “E.M.” n.° 15 cart. 8.

[35] G. ROCCA,Le missionarie figlie di Gesù Crocifisso, in Dizionario degli Istituti di Perfezione, Edizioni Paoline, Roma, 1974, p.1546, vol. 5.

[36] Archivio Istituto Suore Missionarie Figlie di Gesù Crocefisso di Tempio (d’ora in avanti) A I S M F G C T.

[37] Maria Solinas nata a Buddusò il 15/07/14 entrata in comunità il 04/10/33 con il nome di suor Veronica; Maria Lepori nata a Castelsardo il 03/02/20 entrata in comunità il 20/02/41 con il nome di suor Raffaella; Angelina Serra nata a Castelsardo il 06/11/20 entrata in comunità il 18/08/22 con il nome di suor Maria. M. MARRAS, L’impegno sociale e religioso di S. Vico dal 1922 al 1926, Tesi di Laurea Università degli Studi di Sassari anno accademico 1993/94

[38]App. II Int. sez. B n. 2.

[39] Archivio Direzione didattica Ploaghe (d’ora in avanti A D D Pl)., fald. Stat. Anni ’47-49.

[40] A Co Ch, fald. 46 cart. 3.

[41] App. II, Int. sez. B n. 2.

[42] Questo ente venne istituito con la legge n.° 901 del 1° giugno 1942, con le seguenti finalità: assolvere a esigenze di propaganda per il regime fascista per l’indottrinamento dei bambini frequentanti e promozione di interventi di tipo sociale. Iniziò, però, la sua attività soltanto a guerra finita nel 1947.

[43] A D D Pl, fald. Stat. Anni ’47-49..

[44] App. II, Int. sez. B n. 3.

[45] A D D Pl, doc. 20.

[46] A D D Pl, fald. Stat. anni 47-59.

[47] A Co Ch, fald. 276 cart. 2.

[48] A Co Ch, fald. 276 cart. 1..

[49] A Co Ch, fald. “E. M.” n.6 cart. 2.

[50] A Co Ch, fald. “E. M.” n.6 cart. 2.

[51] App. II, Int. sez. B n. 4.

[52] L. CHIEROTTI, Le suore del Getzemani, in “Dizionario degli Istituti di Perfezione”, Edizioni Paoline, Roma, 1974, p.1150, vol. 4.

[53] App.II, Int. Sez. B n.° 4.

[54] G. CONGIAS, L’iimpegno educativo-pedagogico di padre Giovanni Battista Manzella in Sardegna, Tesi di laurea Università degli studi di Sassari, a. a. 1991-92 p. 93.

[55]App.II,  Int. sez. B n. 4.

[56] A D D Pl, fald.stat. cart. 3.

[57] A Co Ch, fald. 283 cart. 2.

[58] A Co Ch, del. di G. anni ’70 n.° 77.

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