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Muros- Mille anni di Storia (800-1800)- di Gesuino Scano, recensione a cura di Angelino Tedde

Gesuino Scano, Muros, mille anni di storia 800-1800 , Nuova Stampa Color, Muros, 2012 pp. 230 €. 15.


Il libro è frutto di un lavoro lungo e appassionato dell’autore, quattro volte sindaco di questo centro rurale dalla lunga storia  e quindi come ogni sindaco, innamorato del suo paese ,che da borgo vicinissimo a Sassari (10  Km.) di appena 529 abitanti nel 1961 ora è di 853 nel 2012. Gesui no Scano ha voluto regalare in occasione dei 60 anni della riapertura del Municipio una storia lunga e tormentata che va dal periodo giudicale al rinascimento degli anni sessanta grazie all’insediamento del Cementificio del bergamasco Pesenti.

Il saggio, decoroso biglietto da visita di un’attività editoriale che si svolge in territorio di Muros, (la Nuova Stampa Color) si compone di 230 pagine circa, compresa la splendida iconografia dell’appendice in cui spiccano alcuni tra i più illustri personaggi dell’ottocento murese e reperti preistorici, protostorici e dell’antichità come ha illustrato sia nella presentazione del libro sia nell’appendice la dottoressa. e assessora Nadia Canu, allieva del prof. Pianu archeologo, romanista, dell’Università di Sassari.

Prof. Salvatore Pulina (1864-1952)

Non è agevole soffermarsi su un periodo così lungo di vicende storiche, tuttavia c’è da considerare che lo storico non fa la cronaca quotidiana anche se deve obbligatoriamente soffermarsi sulla quotidianità della vita materiale della comunità della quale s’interessa. Prima dell’approccio alla storia di Muros esistevano tanto nella letteratura quanto negli archivi pezzi sparsi di storia, ma è compito dello storico servirsi di questi per cercare di ricostruire gli elementi salienti di queste vicende. In un certo senso lo storico è come colui che dovendo ricercare agl’inizi si trova di fronte ad un muro di nebbia ed è costretto a prendere dei fari e cercare fin dove può  di aprire pertugi, squarci, finestre e porte in mezzo a questa nebbia della storia e presentarle dandole un senso, un significato utile a rafforzare l’identità degli abitanti. E’ questa l’operazione culturale che ha fatto l’autore attraverso letture di opere generali, ricerche archivistiche e soprattutto riflettendo sui numerosi dati archivistici raccolti  per dare un senso alle vicende storiche lumeggiate.

Opportunamente l’autore, dopo l’indice dei vari capitoli, ha collocato una cronologia di Muros, per fissare i punti nodali che hanno toccato le popolazioni di questi borgo i cui abitanti con tenacia, grazie alla feracità del piccolo territorio, ricco di fiumi, torrenti e  colline hanno superato le difficoltà sia delle vicende preistoriche, protostoriche, dell’antichità, del medioevo, dell’età moderna per giungere fino a oggi. I Muresi non si sono lasciati travolgere, a partire dai giudicati, pesti, carestie e guerre di ogni genere e nemmeno dall’emigrazione com’è avvenuto per tanti paesi nel secondo dopoguerra come del resto non si erano lasciati travolgere dalla drastica riduzione delle più di mille ville medievali tra il XIII e il XIV secolo, ricostruite spesso in altri siti e diventate circa 300 borghi.

Per una serie di contingenze storiche Muros si è sempre salvato, piccolo borgo quanto si voglia, ma mai ridotto al destino di Ilvossa o di Rebeccu, di Lachesos di Mores o di Orria Pithinna dell’agro di Chiaramonti. La tenacia è stata la caratteristica degli abitanti di questo piccolo borgo all’ombra delle colline che la sovrastano e che sembrano proteggere case e abitanti. L’antica villa romana, di cui resta qualche strada, forse dall’abbandono temporaneo dello sfacelo barbarico, ha preso il nome di Muros o più esplicitamente Muros, vale a dire Ruderi, secondo Pittau, ma dopo questa risorgenza tardo-romana, benché ridotta a pochi abitanti non si è mai estinta.

Marchese di Montemuros (1751-1837)

L’autore ha colto i momenti nodali delle sue vicende in epoca giudicale rintracciando i segni della fede nella sua  pievania, dotata di fonte battesimale e in una cappella corredata di rendite.  La prima denota la presenza di una comunità che battezzava i propri figli, nella pievania, infatti c’era il battistero, mentre alla cappellania erano legate rendite.  Altro squarcio del periodo giudicale è l’appartenenza di Muros alla diocesi di Ploaghe e alla curatoria di Figulinas.

La vita materiale della popolazione in questo periodo era legata a quella che gli storici chiamano l’economia del maiale, punto fondamentale per la produzione del lardo e degli altri prodotti che da essi derivavano.

Altro squarcio si apre nel 1300, quando la comunità di Muros dà alla chiesa per le decime 7 alfonsini d’oro da cui si deduce che il reddito dichiarato dei Muresi  era di 70 alfonsini. Per quei tempi una cifra se non di agiatezza almeno di buona sussistenza, tenuto conto dei 150 abitanti.  Non dimentichiamo poi i frutti della caccia e della pesca, dei cereali e dei legumi che in tutte queste ville medievali sono presenti.

Più in là, quasi alla fine del 1300, le decime si riducono e il reditto si riduce a 10 alfonsini.

Peste, epidemie varie, carestie si fecero sentire nell’isola e naturalmente anche a Muros.

Più tardi Muros, fra il 1300 e 1400 subisce le infeduazioni dei catalani aragonesi e successivamente degli spagnoli dopo il matrimonio di Isabella di Castiglie e   Ferdinando di Aragona. Durante il periodo aragonee e poi spagnolo la Sardegna accanto ai danni ebbe i suoi vantaggi perché fu inserita nel mondo europeo allora in progressione non solo tecnica, scientifica e religiosa, ma soprattutto culturale e demografica sopattutto dal seicento in poi.

Il paese allora passa attraverso varie agglomerazioni con altri pesi sotto il potere di baroni e marchesi, fino ad arrivare ai Marchesi di Montemuros che diventano gli unici titolari di Muros fino alla soppressione da parte di Carlo Alberto del Feudalesimo nel 1838 anhe se l’ultimo Marchese non vide la fine del sistema essendo morto nel 1837.

Non mancarono i vantaggi dei Muresi anche con l’assegnazione della Sardegna al Piemonte che favorì la restaurazione delle due Università sarde e quindi la cultura, ne più nemmeno quanto gli spagnoli con i gesuiti e gli scolopi  avevano fatto sorgere la classe scolastica sarda, rinnovando anche la preparazione del clero e fissando la parrocchia come punto di riferimento del ciclo della vita degli uomini e del ciclo delo tempo liturgico e agrario. Muros si ravvivò all’epoca e in merito si richiederebbero ulteriori approfondimenti.

E’ un vero peccato che un vecchio parroco, peraltro molto amato e stimato, abbia fatto fuori i quinque libri restaurabili con un bel rogo, getando l’oblio sugli abitanti con tanto di nome e cognome dal 1662 al 1818. In questo cosa, però, l’acutezza dell’autore ha fatto sì che da documenti fiscali dell’archivio di Stato di Sassari abbia recuperato tanti nomi, diversamente dispersi.

Merito suo quindi quello di aver recuperato il profilo onomastico storico-descrittivo per anni precedenti l’ottocento e soprattutto per l’ottocento.

Grazie alla consultazione dell’archivio scolastico  dello scrivente e ai numerosi inventari in esso contenuti (seminaristi, graduati all’Università, maestri elementari, alunni e scuole) e recentissime monografie sulla vita scolastica, si veda il bel lavoro di Fabio Pruneri, Storia dell’Istruzione in Sardegna dal 1720 al 1848, Bologna 2011  Gesuino Scano ha potuto tracciare un’analitica storia dell’istruzione nel suo amato paese. Emergono così l’anatonomo Giovanni Maria Merella, il prof. Salvatore Pulina e i sindaci Giuseppe Tolu e Giovanni Battista Ziconi.

Posiamo concludere dicendo che il sindaco, trasformatosi in ottimo didatta, ha voluto impartire ai suoi concittadini un’ottima lezione di storia patria, un bagno identitario notevole e uno strumento sempre a portata di mano che potrà servire ai nonni, ai padri e ai figli per generazioni.

Con questa monografia Muros si adegua a molti dei trecento paesi dell’Isola che negli ultimi anni hanno scavato sulla storia delle loro popolazioni. Molto ancora c’è da fare dalla preustoria al periodo medievale e naturalmente sul Novecento sul quale il nostro bravo sindaco sta lavorando, nonostante la vivacità del suo carattere che a tratti, di fronte alle difficoltà, vorrebbe arenarsi, ma noi che abbiamo avuto la fortuna di trascorrere insieme, in un contesto d’impegno non solo scolastico annia giovanili, siamo certi che poi farà quanto deve fare, magari brontolando e dicendo:- Dimmi tu chi me lo ha fatto fare!- La risposta è ovvia:-L’amore per il tuo paese, altrimenti a 75 anni anni non ti saresti imbarcato a fare il sindaco.-  Auguri al Sindaco e ai Muresi.

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