Categoria : c'est la vie

Orria Pithinna si affaccia alla storia coi fuggiaschi di un amore impossibile di Ange de Clermont

L’anno del Signore millecentrotrantacinque, forse in una notte di gennaio, a cavallo, percorrendo i tratturi che dall’abbazia di Salvennor, portavano verso Osteana de Montes e Nugulbi, e poi deviavano verso la chiesa di Santa Giusta, Petru de Flumen bussò alla porta della sorella di Maria Pira che abitava nel primo rione della villa di Orria Pithinna.

La donna, sui 50 anni, aprì, riconobbe al lume di stearica il volto stanco e la pancia tondeggiante della sorella. La fece entrare insieme all’accompagnatore, la invitò a sdraiarsi sul letto di legno con materasso di paglia ed esclamò:

-Che ti è successo Maria?

La donna non rispose, ma Petru de Flumen, uomo libero, originario di Villa Alba, anche lui residente a Salvennor, disse:

– Sta per sbocciare il fiore che abbiamo seminato a primavera inoltrata, ma tu sai io sono un uomo libero e la consuetudine impedisce che io la sposi. Credo che fermandoci da te fino al parto potremo poi, in barba al priore di Salvennor, sposarci e vivere serenamente.-

 -Incosciente, rispose Giusta, sai bene che i monaci di Savennor non accetteranno di buon grado questo matrimonio, essendo lei di pertinenza del monastero. Potevate evitare queste cose e tu già sei uomo di mondo. Maria è serva della chiesa e i suoi frutti appartengono alla stessa chiesa. Di certo il parroco di Santu Nicolau non benedirà le vostre nozze.

I procuratori di Salvennor in men che non si dica, sapendo che io abito in questa villa, non si faranno attendere anche perché qui è un crocevia di passaggio e dai quattro punti cardinali arriva gente che riferirà dove vi siete rifugiati!-

Una settimana dopo, nacque un maschietto e anche di fronte all’evidenza il parroco di Santu Nicolau non volle sposare i due fuggiaschi.

Nel frattempo Maria allattava il bambino e la sorella la nutriva come la loro condizione permetteva, pentolame molto grezzo, brocche mal rifinite, mestoli di sughero e legna, non mancava una cassapanca per il pane e nicchie scavate nel muro rustico per sistemare la provvista del lardo. Solo la biancheria di lino locale sembrava dare splendore a quella casa.

La stessa casa piccola e bassa con tegole grezze, porta di legna e spioncino scorrrevole, per vedere i passanti e i visitatori rivelavano la povertà della proprietaria, da tempo resa libera da ogni servitù.

Il tracciato del piccolo villaggio di circa 40 famiglie e 120 abitanti aveva conservato il disegno dell’antica villa romana, di tempo in tempo abbandonata e poi ripopolata. Nelle campagne circostanti non mancava la legna, l’acqua del rio Badu Olta e i campi di grano sia pure di proprietà di vari liberi che offriva ai servi a giornata l’opportunità del pane per tutto l’anno. Nel bosco gli arbusti nutrivano le capre.

Il maiale dava il lardo e il pollaio era abbondante. La caccia e la pesca dalle piscine dava il resto. Il commrtcio in forma di scambio merce per merce non mancava dato che la piccola villa era il crocevia di passaggio per Thatarie-Piaghe, Osteana de Monte e Nugulbi, Castelgenovese e Coghinas.

 Non passò un mese che il procuratore della chiesa di Salvennor, Costantino De Tori, arrivato anche lui a cavallo con due servi, bussò alla porta dei fuggiaschi, incontrò gli occhi di Maria che allattava il bambino e poi scovò anche Petru de Flumen.

– Vi dichiaro in arresto. Tu Petru sei libero e rimarrai libero,ma tu Maria e tuo figlio sei serva del monastero di Salvennor e dovrai ritornare lì con tuo figlio, appartenente anche lui al monastero. A te Petru se rispetterai le consuetudini ti darò in moglie una delle mie figlie della tua stessa condizione. Quando mai ti è venuto in testa di rubare Maria alla chiesa di Salvennor.

– Sellate i cavalli e alla spiccia si parte per Salvennor!

Delle lacrime rigarono il volto di Maria e scesero sul viso del figlio che allattava, Petru la guardò con uno sguardo di rassegnazione. Montarono lesti tutti a cavallo e ripresero la via del ritorno lungo la sterrata che conduceva a Montes e poi a Salvennor.

I peccati di primavara si piangono in inverno, quelli di gioventù in vecchiaia diceva il proverbio.

Maria si avviò rassegnata al suo destino e Petru al suo. Lei serva al monastero. Petru. dopo l’alzata di testa, doveva restare nel suo rango e già sognava di impalmare la figlia migliore del procuratore Costantino De Tori.

Commenti

  1. sa paristoria chi est bistada iscrita sighende e immanende su documentu tenet unu pecu ebbia, chi teniat de àere iscrita in sa limba de sos documentos dae inue ste partida o assu mancu in loguderesu pro nos imbolare in su tempus passadu. ispero a sa atera orta de lu acatare ortadu.

    angela
    Giugno 3rd, 2012
  2. Su Condaghe de Salvennor unu tempus iscritu in sardu pustis est istadu bortadu in casteddanu o ispagnolu, a parte paritzas cartas, allu chi no ti poto acuntentare. però si tue bortas in sardu cust’istoria la podimus iscriere finza in limba sarda e italiana, cara anghela.
    Anghelu de sa Niéera

    scriptor
    Giugno 4th, 2012
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