I primi della classe al governo del paese di Angelino Tedde

Prof. Mario Monti

Le opposizioni hanno tanto remato contro un governo uscito vittorioso dalle elezioni,ma sfilacciatosi in cammino da troppi limiti di ogni ordine e grado, per ottenere un governo dei primi della classe. D’altra parte l’opposizione a tutt’oggi non ha una maggioranza forte e coesa e formando un governo non potrebbe durare che tre giorni. Non si fa maggioranza contro qualcuno, la si fa se si ha un programma concordato e unitario, diversamente si va incontro a governi a  tempi stretti com’è stato l’ultimo governo del cattadulto Prodi, fatto saltare da Mastella, dopo le sparate di Giggino (leggi Demagistris, l’untorello), istrionico sindaco della capitale del sud (allora piemme rampante) che rischia tutti i giorni di affogare in un mare d’immondezza.

E’ giusto allora che Napolitano abbia chiamato a salvarci dalla tempesta monetaria le personalità di spicco dell’aristocrazia della finanza e di benemerenze internazionali (personcine per bene,pare, non gradasse come l’imprenditore milanese) a livello politico e sociale come Andrea Riccardi. Speriamo che nonostante le turbolenze globali e soprattutto europee (con la massaia Merkel al timone), questi uomini insigni, ci salvino dal fallimento o quanto meno sappiano pilotare al meno peggio la fine di una moneta unica nata sotto cattiva stella. Queste personalità ricche di competenze, già date a mezzo mondo, sapranno darle anche ad un parlamento dai più variegati temperamenti, perché legiferi per il bene del paese. E’ ovvio però che se la turbolenza monetaria perdura e da tromba d’aria si trasforma un ciclone non c’è primo della classe che possa far miracoli. Siamo indebitati fino all’ultimo centesimo e gli speculatori di borsa cercano di succhiarci fino all’ultima goccia di sangue chiedendoci interessi fino al 7% con cifre da capogiro. Il loro premio, a questo punto, potrebbe essere solo la dichiarazione di fallimento così noi rasenteremmo l’economia del maiale, ma loro (gli speculatori) avranno modo di abbrustolirsi  con titoli che non varranno niente: chi troppo vuole nulla stringe. Del resto si stanno comportando come laidi usurai che puntano a comprarsi tutto quello che il debitore possiede. Conoscono bene la forza economica dell’Europa e sinceramente questa frenetica corsa verso interessi più alti non ha senso né economico né tanto meno etico: questi non sanno nemmeno che cosa sia e in che cosa consista l’etica insufflati come sono dal dio quattrino.

Tornando ai nostri professori ministri, (navigati baroni), ci aspettiamo da loro un lavoro efficace così da toglierci quel magone che fino ad ora ci ha assillato e tuttora ci assilla.

L’unica cosa certa è che ci dovremmo preparare ad ulteriori sacrifici che speriamo siano proporzionati al reddito dei contribuenti. L’ICI sulla prima casa se la possono pagare coloro che fruiscono di discreti redditi, non le vedove che riescono a vivere con una modesta pensione di reversibilità o anziani soli che fruiscono di una pensione a livelli di fame.

Auguriamoci, infine, che tanto sale in zucca scenda sulla testa di quella marea di parlamentari che divorano abbondantemente una cospicua parte del nostro reddito per incornarsi come buoi alla fiera ed esercitarsi come oratori da strapazzo in un luogo istituzionale dove ogni parola dovrebbe essere frutto di riflessione e possibilmente espressa in un italiano corretto. L’ideale sarebbe anche che le due camere vengano ridotte alla metà di quelle attuali. Pensiamo che gli USA hanno un Senato di 100 membri e una Camera di 535 deputati per governare un popolo di circa 350 milioni di abitanti. E’ vero che in ogni Stato americano c’è un parlamento, ma noi in ogni regione abbiamo ugualmente i parlamentini regionali i cui membri come quelli siciliani  vengono pagati più di quelli nazionali. I costi della politica italiana non hanno nessuna giustificazione. A 150 anni dall’Unità d’Italia (1861) e a 63 anni (1948) dall’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica Italiana non navighiamo certo in buone acque. Dio benedica l’Italia e non rivolga altrove la sua faccia.

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