Maestri in Sardegna di Sabrina Cruceli

Sabrina Cruceli, consultando le singole tesi svolte sui paesi della Sardegna Centro Settentrionale, ha schedato secondo uno schema prefissato 554 maestri. Su di essi ha esposto le sue deduzioni che ritengo ragionevoli e corrette per un primo sguardo sui maestri sardi in epoca postunitaria, vale a dire dalla Legge Casati (1859) alla Daneo Credàro (1911)e successivamente da questa alla caduta del fascismo (1943).  In seguito Elisabetta Pireddu, più recentemente ha schedato circa 994 maestri, di questo ultimo lavoro daremo conto più avanti.

Per ora, per chi è interessato alla storia della scuola in Sardegna in periodo successivo all’Unità d’Italia, offriamo questi riferimenti. Per chi volesse consultare la tesi, questa come altre, basta mettersi in contatto, telefonando allo 079 569560. (Angelino Tedde)

            Maestri in Sardegna di Sabrina Cruceli

1. Premessa

Nei capitoli precedenti si è voluto utilizzare tutta la letteratura, o quasi, che ha affrontato il discorso sull’istruzione primaria in Sardegna con particolare riferimento ai locali, agli scolari e ai maestri. Le conclusioni alle quali quasi tutti gli studiosi giungono sull’avvio, la diffusione e l’andamento della scuola primaria potrebbe riassumersi in un vero e proprio cahiers de dolèances: locali inadatti e fatiscenti, scolari inadempienti, maestri del tutto impreparati.

Alla base di queste dolèances una letteratura generica, per lo più sprovvista di documentazione archivistica e conseguentemente di rigorosi studi sui vari indicatori scolastici quali i locali, gli scolari, i maestri, la didattica. Spesso si fa riferimento alle relazioni del Corradini e del Ravà e alle solite statistiche che, in mancanza di altra documentazione, suggellano e confermano il quadro pessimistico dell’istruzione primaria sarda sia per l’Otto come per il Novecento. Gli schemi utilizzati sono per un verso quelli d’una storiografia già superata e per l’altro verso partendo da pregiudizi ideologici del senso di poi non si preoccupano di cercare un minimo di contestualizzazione che permetta una più aderente lettura ai fatti.

D’altra parte vi è da tener presente che molti “classici” della scuola hanno attinto sia dai dati statistici sia dalle relazioni degli ispettori.

E. De Fort ha pensato di mettere in crisi le rilevazioni statistiche nel suo magistrale studio Scuola e analfabetismo nell’Italia del ‘900 e i nuovi metodi storiografici di raccolta dei documenti cominciano a mettere in crisi i quadri e le interpretazioni storiche del passato. La “nuova storia” poi con la valorizzazione della storia locale, rivista attraverso le fonti scolastiche, tende man mano a smentire i soliti luoghi comuni sull’istruzione primaria nell’isola sia dell’Otto come del Novecento.

Le delibere dei consigli comunali, le relazioni dei maestri, gli stessi registri scolastici dai quali si possono ricavare la carriera degli alunni e i profili dei maestri fanno emergere una realtà storica più puntuale e meno generica di quella tracciata a “volo d’uccello” del passato.

La valorizzazione degli archivi storici comunali e scolastici stanno dando esiti che spesso contrastano su quanto asserito da una storiografia priva di documentazione archivistica.

Si veda in proposito quanto è emerso dagli archivi scolastici e comunali di Sassari, Alghero, Chiaramonti, Ploaghe, Mores, Isili, Buddusò, La Maddalena, Ittiri, Porto Torres, Ozieri, Orgosolo e altri Comuni dell’isola sulla istruzione primaria dall’Unità alla fine del Regno d’Italia e quanto gli archivi di Cagliari e Torino hanno offerto per quanto riguarda la scuola cosiddetta normale di Carlo Flice.

Dagli archivi comunali emerge intanto una classe dirigente alfabetizzata che si preoccupa, sia pure con tutti i limiti, dell’istruzione elementare, da quelli scolastici emergono i ricchi profili dei maestri che contrariamente a quanto solitamente si asserisce, specie dopo l’Unità, figurano laici e non religiosi, e nel tempo più donne che non uomini; emergono anche i progetti dei vari edifici scolastici che denotano l’impegno degli amministratori comunali nel costruire spesso delle strutture che ospitano sia la casa comunale sia i locali scolastici.

Infine la ricostruzione dei profili dei maestri registrano una classe magistrale che avanza e cresce culturalmente e metodologicamente.

2.La ricerca: maestri in Sardegna

L’indagine oggetto di questa tesi ci ha spinti a ricostruire attentamente il profilo di circa 500 maestri con particolare riguardo ad alcuni indicatori quali l’anno della loro nascita, il luogo di provenienza, i vari gradi della patente conseguiti e dei rispettivi centri che la rilasciavano, i titoli speciali conseguiti, le benemerenze civili, gli incarichi politici e scolastici e gli stipendi.

Dalle singole schede è stato possibile ricavare in particolare l’indice dei nomi, quello dei luoghi di nascita, quello dei gradi delle patenti, quello delle loro provenienze e naturalmente quello delle nascite o cronologico.

Per meglio inquadrare i denominatori comuni si ritiene opportuno partire dall’indice cronologico

a)L’indice cronologico

Di circa 77 (14%) tra maestri e maestre su 554 si ignora l’anno di nascita, per i rimanenti 478 invece possiamo stabilire le seguenti fasce cronologiche:

anni maestri %

1 1818-1848 30 5%

2 1849-1859 51 9%

3 1860-1874 100 18%

4 1875-1900 265 48%

5 1901-1916 31 6%

TOTALE 478/554

Per cui circa 30 sono nati tra gli anni Dieci e Quaranta, 51 nel primo decennio dell’epoca liberaldemocratica, 100 nel primo decennio dell’Unità d’Italia, 265 nel periodo della Sinistra Storica, 31 tra il 1903 e il 1901 e il 1916 e quindi in epoca giolittiana.

Nelle 5 fasce il rapporto maestri e maestre è il seguente: nella prima fascia (1818-1848) su 30 insegnanti abbiamo 13 maschi e 17 femmine, nella seconda fascia cronologica (1849-1859) su 51 insegnanti abbiamo 35 femmine e 15 maschi, nella terza fascia (1860-74) su 100 insegnanti abbiamo 60 femmine e 40 maschi, nella quarta fascia (1875-1900) su 265 insegnanti abbiamo 206 femmine e 59 maschi, nella quinta fascia (1901-1916) si registrano 31 insegnanti dei quali 29 femmine e 2 maschi. Confrontando i 77 insegnanti dei quali si ignora la data di nascita, ma che ragionevolmente si può collocare tra il 1818 e il 1916 si registrano 36 femmine e 41 maschi.

Per concludere nel corso di oltre un secolo su 554 del campione insegnanti si registrano 365 femmine (66%) e 190 maschi (34%). E’ evidente la progressiva femminilizzazione del corpo docente elementare

La prevalenza delle maestre può avere numerose motivazioni fra le quali non mi sembra azzardato far riferimento, oltre alla cosiddetta “naturale attitudine” della donna a farsi educatrice dell’infanzia e in specie di quella degli strati sociali più deboli in quanto più idonea a formare il cittadino facendo leva sulle buone maniere e sui sentimenti, e al fatto che sono più disponibili verso un’attività dura e poco remunerata – che per gli uomini è spesso un ripiego – non si può trascurare quanto precisava l’articolo 341 della legge Casati: “In qualunque situazione, a parità di diploma, di luogo, e di classe d’insegnamento, alle donne dovesse essere corrisposto uno stipendio pari a due terzi di quello maschile corrispondente, assunto come unità di misura e come metodo di paragone”.

Non a caso, impiegare una donna permetteva a municipi afflitti da una perenne penuria di bilancio di risparmiare e garantirsi ampi margini di discrezionalità nell’adempiere agli obblighi contratti

E’ da tener presente inoltre che la scuola normale rappresenta l’unico canale per la conquista della cultura e del pubblico impiego da parte della donna, che è ammessa all’università nel 1874 e solo nel 1883 accettata senza scandalo anche nei licei e negli istituti tecnici .

Un altro dato non trascurabile è riferibile al fatto che dal 1874, la scuola normale di Sassari, da maschile che era, fu trasformata in femminile perché le studentesse ammesse agli esami di patente superavano il numero dei candidati maschi. E se analizziamo i luoghi in cui i nostri maestri hanno conseguito la patente, ci accorgiamo che essi l’hanno ottenuta nelle Regie Scuole Normali di Cagliari o di Nuoro in un primo momento.

Altro rilievo che risalta dalle fasce cronologiche è che la maggior parte del campione prescelto abbraccia il periodo 1872-1893 senza prendere in considerazione i 77 dei quali non si conosce la data di nascita. Infine vi è da rimarcare come dei 480 insegnanti la stragrande maggioranza è nata nel XIX secolo e denota come la classe degli insegnanti elementari tenda ad ingrossarsi soprattutto nella seconda metà del secolo citato sostituendo, a parte qualche eccezione, del tutto gli ecclesiastici nell’istruzione primaria.

b) L’indice dei nomi (dei cognomi)

Dall’indice dei nomi si può rilevare un nucleo di cognomi che possono dirsi tradizionalmente sardi quali Sanna, Satta, Porcu, Piras, Salis, Solinas, Talu, Pusceddu, Biddau, Canu, Manca, Mulas, Pinna, Piroddi, Prunas, Sotgiu; presenti però, quasi in egual misura cognomi che possono dirsi italiani sia delle regioni che guardano alla Sardegna sia delle isole piccole quali Ponza e grandi quali la Sicilia e Corsica.

È indubbio che i cognomi Angillotti, Bellieni, Braccioni, Brugiotti Fabiani, Calzerino, Caranza, Chiama, Ciarocchi, De Agostini, Faccioli, Favella, Gentilini, Leggi, Linaro, Luppi, Macchi, Mastroni, Mortara, Negre, Poyani, Sarbunk, Tiezzi, Torchiani, Tortorici denotano origini e provenienze peninsulari.

c) L’indice dei luoghi o delle provenienze

In modo più chiaro l’indice di provenienza denota i centri a maggiore reclutamento dei maestri e delle maestre.

Risalta immediatamente, data la rilevazione effettuata nella Sardegna centro-settentrionale, come il centro a maggiore vocazione magistrale sia Sassari sede con Cagliari per un buon lasso di tempo delle uniche scuole normali dell’isola. Circa 200 maestri (36%) provengono da Sassari, al secondo posto si colloca Ozieri (8%), seguono Bosa (2%) e Alghero (2%), Nuoro (3%), e poi man, mano gli altri numerosi centri della provincia di Sassari che in questo periodo comprende anche il circondario di Nuoro. Tutti i piccoli e grandi centri, sia pure con poche unità, concorrono ad incrementare la vocazione magistrale.

In ordine alfabetico notiamo Alghero, Berchidda, Il centro di maggior rilascio di patenti figura la scuola normale di Sassari con 250 (45%), Nuoro con 51 (9%), Cagliari con 37 (7%), seguono Oristano con 11 (2%) , Ozieri con due, ma anche Roma con 5, e Alessandria con una, Ascoli Piceno, Cuneo, Milano, Perugia, Reggio Emilia, e sicuramente altri centri del continente tra i maestri patentati dei quali non si sono rintracciati i dati nei registri scolastici.

e)L’indice dei gradi

La maggior parte dei maestri del campione (69%) hanno conseguito la patente di grado superiore, ma non mancano quelli forniti della patente di grado inferiore nell’ordine del 18, 19 % del campione. Da notare, tuttavia, che una piccola percentuale di maestri figura con altri titoli quali quello di segretario comunale, chirurgo, ma anche forniti di licenza ginnasiale e/o di altri titoli scolastici.

f)L’indice dei titoli didattici

Significativo anche quest’indice: il 49% degli insegnanti (213 su 544) figura con particolari titoli didattici tra i quali occorre sottolineare i vari corsi di psicologia pedagogica, sperimentale, infantile, sociale, preventiva; inoltre di pedagogia, di direttore didattico, di ginnastica, di maestra giardiniera, e di altri vari e numerosi corsi. Questa percentuale dimostra come all’occorrenza gli insegnanti uomini (25%) e donne (14%) fossero portati a conseguire altri titoli per migliorare la propria professionalità. Tutto ciò era collegato naturalmente alle iniziative che le associazioni degli insegnanti o lo stesso ministero erano capaci di intraprendere. È probabile che quel 61% che non risulta, conseguissero altri titoli al di fuori del diploma o che appartenessero al periodo in cui in alcun modo detti corsi e diplomi non venivano organizzati.

g) L’indice delle benemerenze

Seguono con quest’indice alcune benemerenze o incarichi politici che vennero conseguiti da maestri e maestre per lo più in epoca fascista il cui campione sfiora appena come periodo, tuttavia anche questo piccolo segmento di appena 51 (9%) insegnanti è la dimostrazione come alcuni di essi avessero aderito al nuovo regime e alle conseguenti idealità.

CONCLUSIONI

Con questo campione di circa 554 maestri della Sardegna centro settentrionale si è voluto dare uno sguardo più approfondito sulla loro identità, tenendo presenti tutti quegli indicatori che servissero a darci un’immagine autentica dei maestri in Sardegna, in particolare dei primi maestri della scuola unitaria.

Si è così potuto osservare come su 554 insegnanti 345 siano femmine e 190 maschi con una netta prevalenza delle maestre. La maggior parte di essi si sono formati presso la scuola normale di Sassari frequentando i tre anni di corso previsti per il conseguimento della patente prima e del diploma in seguito.

Il 25% dei maestri e il 14% delle maestre conseguono oltre il diploma, specie quando vi è l’opportunità, svariati corsi conseguendo i titoli didattici proposti.

Soltanto percentuali ridotte conseguono benemerenze e riconoscimenti politici ricoprendo cariche nell’ambito delle organizzazioni giovanili. Tutti, salvo un ristretto numero, figurano iscritti al monte pensioni ed ebbero ad insegnare in varie sedi. Soltanto meno del 20% figura con il semplice titolo che li abilita all’insegnamento inferiore, oltre l’80% è fornito di titolo superiore.

Pochi, altresì, coloro che hanno conseguito titoli ritenuti validi, ma non specifici per l’insegnamento.

Non si è potuto rilevare la durata della carriera scolastica dei singoli, né la mobilità e tanto meno l’impegno didattico di ognuno, salvo che per una percentuale del 14% delle maestre e del 25% dei maestri , dei quali può dirsi che approfittarono delle varie abilitazioni, corsi, diplomi, di vario genere per migliorare la loro professionalità. Da rimarcare, tuttavia, che non si può parlare di scarso entusiasmo per migliorare la professionalità per i periodi in cui detti corsi non si effettuavano.

Tra gli insegnanti più ricchi di professionalità vorremmo citarne alcune. Ad es., Domenica Biosa di Sassari possiede il diploma superiore; si abilita all’insegnamento di lavori manuali nelle scuole elementari e secondarie, frequenta i corsi di igiene infantile, di pedagogia sociale, di didattica applicata all’agraria, di profilassi per malattie infettive, di abilitazione all’insegnamento nei giardini d’infanzia. Riceve inoltre una medaglia di bronzo dal M.P.I. “Pro festa degli alberi”; infine, il diploma di benemerenza regio per l’impegno profuso come Presidente Centrale dell’Opera Nazionale Balilla.

È indubbio che si tratta di una maestra attiva, impegnata nella scuola per la quale cura la professionalità; ma impegnata nel campo politico-scolastico a favore dei balilla, quali erano considerati in genere gli alunni delle scuole elementari.

Altra figura ammirevole di maestra è Cristina Cocco di Sedini che possiede il diploma di abilitazione e oltre a questo co consegue l’abilitazione all’insegnamento del lavoro manuale educativo nelle scuole elementari maschili, inoltre il diploma di didattica applicata all’agraria, di pedagogia, di igiene infantile, di direzione didattica governativa.

Altro esempio, la maestra Maria Arca di Sassari che oltre a possedere il diploma di abilitazione, supera l’esame al “Corso di didattica applicata all’insegnamento dell’agraria; riceve il diploma di abilitazione all’insegnamento dei lavori manuali nelle scuole elementari, complementari e normali; attestati di frequenza ed esami superati ai corsi di “Profilassi antimalarica” e “Profilassi antitubercolare”; attestato di frequenza alle conferenze magistrali e al “Corso di pedagogia sociale. Ottiene infine l’attestato di lodevole servizio.

Tra i colleghi maschi esemplare appare la figura di Giovanni Battista Zicconi di Muros che possiede il diploma superiore; ha conseguito il titolo di direttore didattico, l’abilitazione all’insegnamento del lavoro manuale educativo; l’abilitazione all’insegnamento d’agraria, è maestro di ginnastica; possiede il diploma di segretario commerciale, membro del Consiglio Provinciale Scolastico nei provvedimenti disciplinari contro i maestri; amministratore della “banca degli importi”. Ha ottenuto la medaglia di Bronzo, la medaglia d’Oro e la Croce della Corona d’Italia.

Concludendo si può affermare che l’analisi di circa 554 maestri non esaurisce la necessità di scavare ulteriormente nell’universo magistrale sardo, anzi, occorre continuare a costruire attraverso la ricerca archivistica se non tutti almeno un campione significativo della classe magistrale sarda.

Dalle immagini che ci offrono sarà possibile ricavare i tratti essenziali di questi lavoratori e lavoratrici intellettuali che hanno promosso l’opera di alfabetizzazione nell’isola nel corso degli anni che vanno dal 1860 al 1911 e da quella data al 1945.

Per quanto ci riguarda abbiamo cercato di dare un sostanziale contributo su questa linea.

BIBLIOGRAFIA DELLE OPERE CITATE E CONSULTATE

AA.VV., L’istruzione di base in Italia (1859-1977), Vallecchi, Firenze 1978.

BRIZZI G. P. (a cura di), “Ratio Studiorum”. Modelli culturali e pratiche educative dei gesuiti in Italia tra cinque e seicento, Roma 1981.

BRIGAGLIA M. (a cura di), La Sardegna,Vol.I, Della Torre, Cagliari 1988.

COLLI VIGNARELLI F., Gli Scolopi in Sardegna, Gasperini, Cagliari 1982.

ROGGERO M., Scuola e riforme nello Stato Sabaudo, Deputazione subalpina di storia patria, Torino 1981.

ALBERTI L., Alfabetizzazione popolare e riforme scolastiche in Sardegna. Le istruzioni di Maurizio Serra per i maestri delle scuole normali (1824), in SACER, Associazione storica sassarese, Anno V, n. 5, Sassari 1998.

BERTONI JOVINE D., Storia dell’educazione popolare in Italia, Laterza, Bari 1965.

DELOGU A., La problematica educativa e scolastica nel pensiero di G. B. Tuveri, in “Archivio Sardo del movimento operaio contadino e autonomistico”, Quaderni nn. 26/28, Cagliari 1989.

MOCCI G., Per la scuola e per la vita, Tipo-litografia commerciale, Cagliari 1982.

MARONGIU M., Per la scuola educativa, Tip. Ortu, Tempio 1903.

VARGIU C., Periodici pedagogico – scolastici in Sardegna nella seconda metà dell’800, in “Quaderni sardi di filosofia e scienze umane”, nn. 11-12, 1982-1983.

MARCHI D., La scuola e la pedagogia del Risorgimento, Loescher, Torino 1985.

BORGHI L., Educazione e autorità nell’Italia moderna, La Nuova Italia, Firenze 1951.

BORGHI L., Il pensiero pedagogico del Risorgimento, Giuntine – Sansoni, Firenze 1958.

INZERILLO G., Storia della politica scolastica in Italia, Editori Riuniti, Roma 1974.

CANESTRI G. – RICUPERATI G., La scuola in Italia dalla legge Casati a oggi, Loescher, Torino 1976.

ZAMBALDI I., Storia della didattica, Editori Riuniti, Roma 1976.

BUTTURINI E., La religione a scuola dall’Unità ad oggi, Queriniana, Brescia 1987.

ATZENI F. – DEL PIANO L., Intellettuali e politici tra sardismo e fascismo, CUEC, Cagliari 1993.

LOMBARDO RADICE G., Didattica viva, La Nuova Italia, Firenze 1955.

PISANO L., Stampa e società in Sardegna dalla grande guerra all’istituzione della Regione Autonoma, Franco Angeli, Milano 1986.

PUTZOLU A., L’ente di Cultura e di Educazione della Sardegna, Tip. Giovanni Ledda, Cagliari 1928.

CURTI C., Il dialetto nelle scuole elementari, in “La Sardegna scolastica”, n. 14, 1924.

LOMBARDO RADICE, Lezioni di didattica, Sandron, Firenze 1934.

SOTGIU G. , Storia della Sardegna durante il fascismo, Laterza, Bari 1995.

TOMASI T., Dalla Scuola normale al liceo magistrale, in “Scuola e città”, anno XVI, La Nuova Italia, Firenze 1965, nn. 6-7.

BERTILOTTI T., Tra offerta istituzionale e domanda sociale: le scuole normali dall’Unità alla “crisi magistrale”, in “Annali di storia dell’educazione e delle istituzioni scolastiche”, La Scuola, Brescia 1995.

VIGO G., Il maestro elementare italiano nell’Ottocento. Condizioni economiche e status sociale, in “Nuova Rivista Storica”, nn. 1-2, 1977.

TISATO R. (a cura di), Positivismo pedagogico italiano, II vol., UTET, Torino 1976.

GENOVESI G. – ROSSI L. (a cura di), Educazione e positivismo tra Ottocento e Novecento in Italia, Corso, Ferrara 1995.

SANTONI RUGIU A., Dai primi del 900 alla riforma Gentile, in “Scuola e Città”, nn. 4-5, La Nuova Italia, Firenze 1967.

BERTONI JOVINE D. (a cura di), Scritti di pedagogia e politica scolastica, Editori Riuniti, Roma 1961.

BINI G., Romanzi e realtà di maestri e maestre, in C. VIVANTI (a cura di), Intellettuali e potere, Storia d’Italia, Annali 4, Einaudi, Torino 1981.

GIORDANO F., Il Calasanzio e l’origine della scuola popolare, A.G.I.S., Genova – Cornigliano 1960.

GENOVESI G., RUSSO . (a cura di), La formazione del maestro in Italia, Corso editore, Firenze 1995.

GUIDETTI M. (a cura di), Storia dei sardi e della Sardegna: L’età contemporanea dal governo piemontese agli anni sessanta del nostro secolo, Vol. IV, Jaca Book, Milano 1990.

BERTONI JOVINE D., Storia della scuola popolare in Italia, Einaudi, Torino 1954.

BERTONI JOVINE D., La scuola italiana dal 1870 ai giorni nostri, Editori Riuniti, Roma 1967.

Commenti sono sospesi.

RSS Sottoscrivi.