Una polemica sulla raccolta ed esportazione di un lichene sardo di Paolo Amat di San Filippo

In una cartella del Fondo Segreteria di Stato e di Guerra dell’Archivio di Stato di Cagliari[1] si trova la documentazione relativa a una protesta presentata, nel 1832, all’Intendenza Generale da parte di alcuni commercianti di Sassari e di Genova, contro l’esclusiva, di raccolta e esportazione di un lichene sardo usato in tintoria, concessa a una ditta inglese.

L’Intendente Generale dell’epoca era il barone Giovanni Luigi Francesco Rubin; i commercianti sassaresi erano: Filippo Senno, Francesco Costa, Gio Amedeo, Tommaso Tealdi, Giovanni Garapino, Camillo Bellieni, Francesco Cossiga e Tommaso Picolino.

La ditta inglese alla quale era stata concessa la privativa della raccolta ed esportazione del lichene era quella di Giorgio Macintosh, commerciante di Glasgow, operante nell’isola fin dal 1810, e  rappresentata dal commerciante W.S. Craig.

Il lichene oggetto della diatriba, secondo i commercianti sassaresi era l’Oricello tramontana (Lichen Portulatus), denominato volgarmente “Erba nera”. Secondo gl’inglesi, invece, il  loro lichene, del quale solo nel 1827 era stata definita la specie botanica , era  il Lichen Parellus , ben differente dal Portulatus.

Il lichene d’uso  tintoriale è la Roccella, appartenente al genere di Licheni pirenocarpi della famiglia delle Roccellacee, di cui se ne conoscono ben trenta specie.

Questo cresce nei litorali marini mediterranei e delle isole del Capo Verde.  E’ costituito da alghe verdi e da funghi che hanno un tallo cespuglioso con base allargata (R. tinctoria, R. portentosa, R. phycopsis, etc).

Un tempo se ne ricavava l’Oricello o Laccamuffa (in tedesco Lackmus), o Tornasole, per colorare le stoffe in violetto e, in chimica, per le cartine indicatrici acido-base (cartine di Tornasole).

Figura 1: La Roccella tintoria2. Legenda.: 1-Pianta completa (Provenienza Lima).

2- Pianta completa (Provenienza capo di Buona Speranza). 3- Parte di una pianta (Provenienza Madera). 4- Sezione logitudinale di un apotecio (frutto sporifero a forma di  bicchiere). 5- Una parte di questa sezione, molto ingrandita. 6- Spore.

La sostanza colorante[2] veniva ottenuta dai Licheni di questo genere, sopratutto dalla Roccella tinctoria D.C, Roccella Montagnei Bel, Roccella fuciformis D.C., Roccella pernensis Krjl. che si trovano lungo le coste rocciose delle isole del Capo Verde, ed anche in Italia. (L’osservazione che questi licheni contenevano una sostanza colorante risale a un fiorentino del 1300, certo Ferro o Federigo).

Oltre che dalle Roccelle, Licheni essenzialmente marini, l’Oricello poteva ricavarsi da altri licheni che allignano sui monti (Variolaria, Lecanora, Evernia, Cladonia) dei Paesi Scandinavi, della Scozia, delle Alpi, e dei Pirenei.

Quello sardo veniva raccolto in Gallura e in Ogliastra.

Questi licheni non contengono la sostanza colorante già formata, ma alcuni acidi incolori, derivati dall’Orcina, o ad essa affini, quali l’acido Lecanorico o Diorsellinico, l’acido Orsellinico, l’acido Evernico, l’acido Ramalico, l’acido Eritrico od Eritrina, l’acido Atranorico, ed altre sostanze, a struttura non conosciuta. Tali composti si scindono dando luogo all’Orcina ed a un suo omologo, la b-Orcina, che per azione dell’ammoniaca, in presenza dell’ossigeno atmosferico, si trasformano in Orceina che è la sostanza colorante.

Per estrarre l’Oricello, dopo aver liberato i Licheni dalle sostanze estranee per mezzo di lavaggi con acqua e setacciatura, li si riscaldavano per tre giorni a 60 °C, in contenitori aperti, con una quantità tripla di ammoniaca. La sostanza colorante si separava in forma di una pasta (Oricello in pasta) di colore violaceo. Per essiccameno di questa, all’aria, si otteneva una polvere detta Persio o Cudbear. Quella ottenuta, originariamente dalla Lecanora  era di colore azzurro-violetto o rosso-violetto.

L’estratto di Oricello o Carminio di Oricello, si preparava per lenta evaporazione del liquido ottenuto dal trattamento della pasta con acqua.

La soluzione di Oricello, si otteneva estraendo i Licheni con acqua bollente, concentrandone l’estratto e esponendolo all’azione dell’aria e dell’ammoniaca. Trattando la soluzione ammoniacale di Oricello con cloruro di calcio precipitava un prodotto denominato Porpora francese

Questa veniva impiegata largamente, in passato, per la tintura della lana e della seta in bagno, sia neutro che debolmente acido o alcalino.

I colori ottenuti, pur essendo assai belli, erano però poco resistenti.

Oggigiorno l’Oricello non si usa più, se non eccezionalmente, stante la realizzazione, più economica, dei coloranti organici sintetici.

L’Oricello stesso veniva frequentemente sofisticato con estratti di Legno di Campeggio, Legno del Brasile, e con coloranti azoici.

Nella loro protesta, i commrcianti sassaresi, sostenendo d’aver commercializzato l’Erba nera già prima che l’Intendenza Generale ne concedesse alla Macintosh l’esclusiva di raccolta e esportazione, ne chiedevano l’annullamento e il trasferimento a loro favore.

L‘intendente Generale barone Rubin, per conoscere a fondo il problema, chiese alle parti contendenti campioni del lichene ed una relazione esplicativa.

Mentre non risulta che da parte dei commercianti sassaresi siano stati presentati campioni e la relazione richiesta, il Craig, a nome della Macintosh, presentò il seguente esposto:

“…W.S. Craig Negoziante Inglese, domiciliato nell’Isola della Maddalena col più distinto rispetto, si dà l’onore di rassegnare all’E.V., che avendo implorato dal benefico patrocinio di S.S.R.M. la privativa di poter estrarre dal regno l’olio di lentisco ed un Lichen sin’ora sconosciuto, non furono inutili le di lui supplicazioni, giacchè riguardo al primo, la M.S. si è degnato accordargliela, come da Regio Brevetto delli dodci luglio 1831. In sequela a si ben grata benefica Sovrana provvidenza, ripieni d’invidia li Negozianti della Città di Sassari hanno fatto ricorso al Superiore Governo coll’intenzione di poter annientare la nuova intrappresa del negozio di cui il Rassegnante previo il citato Regio Brevetto deve goderne imprescindibilmente la privativa.

La supplica dei Negozianti di Sassari è fallace, ed erronea. Fallace nella prima parte, prchè nella sciocca loro esposizione fan vedere, che la pianta, per cui l’Oratore ha supplicato il privilegio esclusivo d’esportazione, era da loro ab antiquo conosciuta quando al contrario non è mai stata in Sardegna tenuta per oggeto di speculazione commerciale, e che è affatto diversa dall’Erbanera. Erronea nella seconda perchè incapaci i distinguere, ed approppriare il nome all’erbnera, così da essi scritta, mentre non inclinati alle ricerche, e conoscenze Botaniche, la quale essi hanno riconosciuto nel 1827 cioè quattro anni dopo, che l’Oratore n’avea già fatto cinque caricamenti per l’Inghilterra, ed è per conseguenza una vera insolenza di quei Signori Negozianti, avendo l’ardire di rappresentare, che l’erbanera era già conosciuta senza dell’Oratore, e che questo non sia stato il primo a farla raccogliere, e spedire al Continente. l’asserzione poi, che avendo la privativa, l’oratore opprimerebbe i contadini, continua ad esser falsa, giacchè dal 1810, fino al 1827, cioè pendente 17 anni, che era lui solo nella speculazione dei Licheni sardi, non si è mai intesa una simile lagnanza da nessuna persona, anzi tutti benedivano sifatto commercio, da cui un gran numero mangiava il pane, senza di che avrebbero dovuto soffrire tutti i terrori della fame.

Il Rassegnante è stato rappresentato da quei Negozianti Straniero, epperò indegno di qualunque indulgenza Sovrana, e con ciò si prova il loro spirito malevole nel Commercio, ed i materiali meschini, di cui per la mancanza di migliori, sono costretti servirsi in quest’occasione; non han però osservato che lo stabilimento dell’Oratore, e del suo negozio esiste in Sardegna dal 1810, e lui medesimo vi è dal 1818, da cui è scaturito in ripartizione ai poveri regnicoli un milion e mezzo di franchi; energica prova questa, che i Patriotti Negozianti Sassaresi, non possono riprendere, nè rendere insuffragante.

Sono pure ridicoli, e puerili l’osservazioni, che fanno riguardo all’olio lentisco. Lo scopritore di questi rami di commercio vanta d’essere il rassegnante, e lo ha perciò il Governo ricompensato affine di eccitare gli altri nella industria.

Si ristringe l’Oratore nelle deffinizioni di questo dilema per non rendersi tedioso presso la bontà dell’E.V., ma intanto non ommette di farla osservare, che essendo giusto il ricorso dei Negozianti Sassaresi verrebbe ad essere falso l’esposto, che il Rassegnante ha umiliato al Sacro Trono per ottenere la Privativa, ad oggetto perciò di delucidarsi il nero ombreggiamento, che i medesimi hanno dato al suo carattere, supplica l’equità imparziale di V.E. a volersi degnare di prendere cognizione, e particolare interesse dell’esposto, facendo anche pervenire l’unita copia al Regio Trono, e risultando di essere la verità di quanto umilia, renderlo degno dlla dovuta soddisfazione, che il savio discernimento dell’E.V. crederà del caso, come a ragione, e giustizia che della grazia...”

Probabilmente, a seguito dell’esposto del Craig, il 31 ottobre 1831, l’Intendente Generale, inviò alla Regia Segreteria di Stato e di Guerra la seguente relazione:

“…L’unito ricorso che i Neg.ti della Città di Sassari intendono inoltrare al regio trono onde impedire l’effetto della Sovrana grazia implorata dalla Casa di commercio diretta da Giorgio Macintosh di Glasgow, crede il sottoscritto di non poter meritare un favorevole accoglimento. Dallo stesso ricorso risulta che questa Casa fu la prima in Sardegna a far raccogliere e spedire fuori Regno le diverse qualità della cosìdetta pietra lana, senzachè nè i Negozianti di Sassari, nè alcun altro si occupasse prima di essa di siffatta speculazione, mentre era stato un’oggetto del tutto sconosciuto.

Fin dal 1812 un certo Cameron, spedito in Sardegna dalla predetta Casa, principiò a far raccogliere, ed incettare dessa pietra lana, segnatamente nelle Montagne della Gallura, avendo lasciato nel villaggio di Tempio dopo essersi egli ritirato in questa Capitale, altro agente Inglese che assieme a diversi nazionali, da lui parimenti incaricati, si occuparono dell’acquisto di tal vegetale.

Seguito il decesso del Cameron, nel 1821, fu spedito in surrogazione di questi all’Isola Maddalena certo Craig che fino ai primi del corrente anno, epoca in cui egli partì pel Continente, ha sempre, e senza interruzione proseguito nell’incetta con aver anzi di recente questi fatto una nuova scoperta d’altra simile qualità di essa pietra lana, della quale finora non se ne fece uso alcuno.

La predetta casa, in siffatto spazio di tempo, non ha estrato dal Regno meno di Cant.a 90/m delle diverse qualità di essa erba avendo somministrato in tal modo la sussistenza a tanta povera gente della Gallura che tenne occupata nella raccolta, e tanto è vero che l’ultimo carico spedito all’Estero sui primi di quest’anno, prodotto dalla racolta dello scorso, non importava meno di L.e N.e 75/m di puro costo, oltre i diritti di Dogana, quantità questa sola che supera di gran lunga le tante estrattesi dai Neg.ti sassaresi.

Non può negarsi che quest’erba formava oggetto del commercio della parte settentrionale dell’Isola, come negli anni 1821 e 22 lo fu ancora per varj villaggi della Provincia d’Ogliastra ciò che si deve al merito della casa Macintosh per cui è sembrata, e sembra degna dell’implorato favore, ed è pur vero che questo ramo di commercio fu dalla partenza all’Estero del Craig quasi del tutto decaduto.

Per questi motivi il sott.o non può che persistere nel già spiegato sentimento colle precedenti memorie in data 31 ultimo scorso agosto e 6 cadente.

l’Intendente Generale

Barone Rubin

In questa  relazione è detto che il Cameron, venuto in Sardegna nel 1812, fosse morto nel 1821, e che il Craig fosse arrivato in quell’anno. Da un documento della Segreteria di Stato,  risulta, però, che  il Craig  fosse già nell’Isola nel 1810.

Il lato interessante della questione è che tra il 1812 e il 1827 la ditta Macintosh aveva raccolto ed esportato non meno di 90.000 cantara (circa 3600 tonnellate) di lichene grezzo, e che, solo nel 1831 aveva esportato questo materiale per un valore di 75.000 Lire nuove di Piemonte, cifra che corrispondeva, grosso modo, all’appannaggio annuo di un principe della Casa Regnante.

Alla luce delle risultanze, la richiesta dei commercianti sassaresi venne respinta e la privativa della Macintosh venne confermata.

Un’altra richiesta di privativa per l’esportazione del Lichen parellus, venne presentata, sempre all’Intendenza Generale, nel 1832, dal commerciante svizzero Luigi Rogier, console di quella Nazione in Sardegna.

Nel 1845, il negoziante Carlo Torel, fratello del console di Svezia Antonio Torel, chiese la privativa per la commercializzazione di una altra pianta sarda, qanch’essa usata per la tintura dei tessuti, il Mezereo, Mazaria o Dafnoide, che in sardo viene chiamata Troiscu, in spagnolo Mazerei, in francese Mezeré, in tedesco Kellerhals.

Il Craig, che nel 1832  viveva alla Maddalena, nella seconda metà dell’800 divenne console inglese e si trasferì a Cagliari dove morì, per cui è sepolto nel Cimitero di Bonaria. Pur essendo sposato in Inghilterra, egli si formò un’altra famiglia in Sardegna, e ancor oggi ad Assemini vivono  persone con il cognome Craig.


[1] Archivio di Stato di Cagliari, Fondo Segreteria di Stato e di Guerra, II Serie, Vol. 1303, passim.

[2] H.E. Fierz-David Künstliche Organische Farbstoffe, pag. 6. Volume III della Collana Technologie der Textilfasern, edita dal Prof. Dott. R.O. Herzog. Julius Springer Verlag, Berlino 1926.

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