Categoria : memoria e storia

La cavalla baia di Antonio Maria Murgia

Pascolava in un prato  nei pressi del fiume Filighesos la nostra cavalla baja, ma un grigio mattino scomparve nel nulla. Quando mio padre,  avanzò dei sospetti su  un latitante abigeatario,  proveniente dalla montagna, che stazionava nella nostra zona, parlandone con   Alosso Tedde, questi, da uomo capace e deciso qual’era, lo prese per il bavero e gli contestò il furto della cavalla.cavallaDopo alcuni giorni dall’intimidazione dell’amico arrivarono nel nostro casolare  due montagnini a cavallo. Molto simili ai cavalieri dell’West.Mio padre li fece accomodare imbandendo loro del  formaggio e salsiccia secondo la consuetudine verso gli ospiti, sos istranzos. Nel bel mezzo del desinare, i due uomini sollevarono gli occhi verso il soffitto, notarono una damigiana che pendeva dalla trave , chiesero che cosa contenesse ed egli rispose che conteneva del vino da bere nei giorni  della trebbiatura del grano. Soggiunsero che se avesse offerto loro di quel vino, entro una settimana, avrebbe riavuto  la sua cavalla baia. Mio padre non ci pensò due volte, tirò giù la damigiana e quelli  bevvero  con grande soddisfazione.

Dopo una settimana ritrovammo la cavalla baia al pascolo presso il prato da cui l’avevano prelevata. Era molto dimagrita e ammalata. Pregammo tanto il buon Dio perché si rimettesse  in stato di salute, per riprendere il suo ruolo di mezzo di trasporto dei sacchi di  grano verso il mulino del paese e poi di sacchi di bianca farina da cui mia madre  sapeva ricavare il pane profumato, cibo essenziale per noi tutti. Purtroppo non si riprese dallo stato in cui era stata ridotta e morì, lacerandoci il cuore.

O come ricordo le splendide albe tra i fiumi in piena e il fragore della cascata! L’impeto delle acque che scendevano in processione nel fiume Filighesos che alternava le piene alle secche. Nel ricordo di questi spettacoli mi turbano ancora le ombre dei malviventi che non tenevano in nessun conto le proprietà di chi lavorava per il sostentamento della famiglia che onestamente svolgeva il suo lavoro.

Un sardo “svedese”

Compiuti 17 anni emigrai dal paese verso il Piemonte e di lì, per 4 anni, la mia ditta multinazionale mi mandò in Svezia, dove un giorno incontrai un altro corregionale.

Come ci presentammo per la prima volta mi chiese di dove fossi, gli risposi che ero di Chiaramonti, allora mi raccontò:

-Quand’ero ragazzo venni un giorno nelle campagne di Chiaramonti a prelevare una cavalla per il trasporto delle castagne.-

–       Gli domandai:

–  Chi ti ha ospitato?

Rispose- zio Pietro P., che mi indicò di persona la cavalla da prendere per portarla via-

– Infatti, presi la cintola dei pantaloni come corda essendone nel momento sprovvisto, e portai al richiedente la cavalla.

–  Soggiunsi quella cavalla era nostra, di mio padre.-

–  Quando ce la restituirono non riuscimmo, dopo tante cure a salvarla.-

–  Per forza rispose:

– I complici del posto le bucarono gli intestini con del giunco appuntito prima che la lasciassimo in libertà, perché il padrone non la potesse più utilizzare.-

Dopo 25 anni conoscevo uno degli attori del reato  e per giunta ne diventai amico  in terra straniera  tutti  e due accomunati dal guadagno di un tozzo di pane.

E pensare che, dimenticando il torto fatto alla nostra famiglia, gli feci pure  scuola guida in Svezia, rovinandomi la Fiat 1100 D colore rosso. In quella circostanza  mi comportai come mio nonno e mio padre che si sottomettevano sempre come Giobbe alla volontà del Signore e alla cattiveria dei malviventi: il Signore ha dato il Signore ha tolto, sia fatta la volontà del Signore. Essendo ormai in pensione, quest’individuo, alcuni  anni orsono venne a Chiaramonti ad acquistare dei vitelli. Si presentò con un tipo dall’area sospetta e vestito alla montagnina, mentre lui era più presentabile.

Lo presentai  a mia moglie, alla quale fece una brutta impressione, ed egli ci invitò a casa sua a Galtelli  dove affermò   di possedere un grosso supermercato con macelleria. Era, inoltre,alla ricerca di una ruspa per poter bonificare i suoi terreni. Fui nuovamente molto cortese con lui, secondo le cosuetudini della mia famiglia di origine Berchiddese.

La cavalla baja che pascolava in quei verdi pascoli, si è sciolta con le fresche acque del fiume Filighesos  alla sua morte! Così i responsabili sono finiti nelle acque  torbide e puzzolenti, carichi di putridume, col ricordo meschino.

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