Categoria : narrativa

I corvi neri della penisola degli uccelli di Ange de Clermont

A mia nipotina  Beatrice T.

C’era una volta una terra circondata dal mare da tutte le parti eccetto che da una parte che la saldava al continente, perché i marosi non la facessero staccare dal molo. Su questa terra vivevano ogni specie di uccelli dai più svariati colori: uccelli verdi a nord, uccelli rossi come il fuoco al centro, uccelli rosa nelle isole.

Per tutto l’anno questi uccelli volavano liberamente da una parte all’altra della penisola e delle isole vicine, tuttavia, periodicamente si levavano su di loro dei laidi uccelli neri che, per la loro dimensione, arrecavano fastidio, dolore e morte agli altri uccelli. Questi corvi neri avevano un cervello che funzionava ad intermittenza, visto che si rimpinzavano degli altri uccelli e di carogne, ma se riuscivano attaccavano anche gli esseri umani che perciò vivevano nel terrore del loro giorno di scatenamento.

Gli umani, puzzolenti di denaro, riuscivano spesso a comprare molto mangime, per questi uccelli lochi e laidi, ammassando soprattutto umani in determinate postazioni.

Un giorno presero un uomo, lo legarono ad un palo del supplizio come facevano gl’indiani d’America e gli scagliarono addosso una loca, una pazza per dirla in lingua italiana, perché gli divorasse il cuore, ma perché la cosa riuscisse più efficace misero un richiamo per gli uccelli neri, che per l’occasione si misero un vaso da notte in testa e si vestirono in frak.

Urlarono la sentenza di morte per l’uomo del palo e su promessa di cibo pagato con fior di denaro che puzzava mille miglie, quei corvi neri che terrorizzavano l’intera penisola con le urla di morte, uccisero l’uomo al palo del supplizio e poi si gettarono su tutte le carogne su cui poterono gettarsi.

Ma un giorno gli stessi uccelli neri si gettarono anche su coloro che li avevano allettati con carogne comprate da tutte le parti.

In particolare si gettarono su una loca dalla larga bocca di strega, alta un metro e 45 cm., e su uno gnomo che comprava con il denaro (che rubava ovunque) ogni genere di cadaveri di uccelli e di uomini, anche se bisogna dire che la sua predilezione andava verso gli uccelli neri vestiti in frak e con un vaso da notte nero in testa, che finalmente divorarono insieme lui con la loca. La loca fu sbranata e quando i corvi neri aprirono il suo ventre lo ritrovarono ripieno di denaro  e così fecero per lo gnomo il cui cervello era ripieno di un liquido giallastro su cui i corvi laidi si gettarono invano.

Haec fabula scripta est propter  illos qui pecunia puteolenti, iudices corrumpunt ut  innocentes opprimant. Quibus omina facimus ut nigrae aves iis, antea vel postea, sed melius  antea,  ferocibus faucibus viscera  vorent. Et tu , dulcis adulescens, quae hanc fabulam legeris, cogita super orrida munera quae, miserrima matrum, tibi  adulescentibus annis fert.

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