Anita Fiodeponti, maestra ad Arzachena(1918-1938) di Francesco Cossu

ANITA FIORDEPONTI ( La Maddalena, 1893 – Pisa ,1938)

imagesQuando la maestra Anita Fiordeponti insegnava ad Arzachena non c’era il problema del crocefisso da espellere dalle aule scolastiche, non si tentennava se era il caso di preparare con i ragazzi il presepio per non turbare gli alunni che provengono dal Marocco, non serpeggiava il pensiero relativistico che oggi vorrebbe mettere in dubbio l’esistenza della verità, non si parlava della scuola a tempo pieno, della maestra di sostegno e neppure si contestava la maestra e tanto meno si allagavano le aule o si distruggevano i registri di classe.

L’insegnamento della religione cristiana, (tre ore settimanali, con la preghiera all’inizio e alla fine delle lezioni), era “il fondamento e il coronamento di tutta l’opera educativa”.

La maestra unica, spesso, in una pluriclasse, doveva presentava un programma personalizzato per diverse fasce d’età, mentre attualmente due o tre insegnanti, ciascuna nel suo specifico ambito, linguistico o matematico – scientifico, insegnano nella stessa classe.

La scuola era un punto di riferimento per grandi e piccoli perché la triade “scuola, chiesa e famiglia” erano “un tutto unico” ed usavano termini unici nella formazione dei ragazzi.

Come si vede, è passato tanto tempo e molte cose sono cambiate nei programmi e nella didattica, nella cultura, ma tutt’oggi, ad Arzachena la figura della maestra Anita Fiordeponti non solo è ricordata con particolare affetto e nostalgia dai suoi ex suoi alunni, ancora viventi, ma è rimasta nella memoria della comunità come la maestra per antonomasia, l’insegnante “consigliera”, “mamma di l’olfani”, “limosinagghja”, “femina di cori”, “ santa”.

Era giunta nel nostro paese nell’anno scolastico1926-27, proveniente dalle scuole rurali di Alà dei Sardi, dove aveva insegnato per alcuni anni, ma era nata a La Maddalena, il 18 ottobre 1893, da Teresa Zonza e da Francesco Fiordeponti, un piccolo impresario proveniente da Poggio Mirteto (Rieti), che lavorava nell’arsenale militare.

Frequentò le scuole cittadine a La Maddalena e poi quelle normali di Sassari, dove conseguì il diploma nel giugno del 1918, ospite presso l’Orfanotrofio delle Figlie di Maria, diretto dalle Figlie della Carità dove si formava tutta l’aristocrazia femminile sassarese, da Antonietta De Martini a Laura Carta Caprino, future spose rispettivamente di Paolo Antonio Giagu e di Antonio Segni.

Fin dal1926 l’insegnante Anita Fiordeponti risulta sia nell’elenco dei 44 membri componenti il Comitato femminile pro asilo Santa Lucia sia in quello dei membri di diritto del Comitato del Comune di Arzachena per la Protezione della Maternità e dell’ Infanzia con il rev. Gavino Russino e Gian Domenico Altana, Paolo Rozzo, dott. Giovanni Ragnedda,segretario politico del Fascio.

Fu anche insegnante, insieme alle colleghe Maria Manca, Anita Torre, Maddalena Alberini fra gli 80 alunni frequentanti la scuola materna Santa Lucia.

Solo nell’anno scolastico 1931/32 la maestra Fiordeponti inizia ad insegnare nella scuola festiva comunale per gli adulti e nell’anno scolastico 1933/34 nella terza maschile e poi ininterrottamente fino all’anno scolastico 1937/38.

Considerava la religione “come fattore primo della formazione della personalità, il cui insegnamento tende a sviluppare il sentimento ed a rafforzare la fede”.

Nel registro di classe per l’anno 1931 leggiamo una straordinaria preghiera:

“Signore, aiutatemi a mettere in pratica la massima che voglio seguire: dimenticare me stessa per pensare se non agli altri; dare, dare, dare senza restrizioni e perdonare sempre”.

Grande pedagoga, era solita richiamare i ragazzi chiacchieroni gridando: “ Maledetta quella lingua”.

Usava anche la bacchetta, come si può vedere in qualche fotografia, oppure faceva uscire i più discoli nella soglia della scuola e li faceva sostare tenendo in mano una scopa sollevata in alto secondo l’uso pedagogico del tempo.

Molto più spesso preferiva trattenerli in classe non solo fino alla fine della lezione, ma fino a che non avessero finito i compiti e non stessero zitti ed ordinati.

Andava a casa per ricuperare i bambini che non frequentavano la scuola ed insegnava con il cuore, con calore, con sopportazione, stimolando la fantasia dei ragazzi per la storia, ma soprattutto per la matematica. I suoi alunni ricordano il famoso tre semplice ed il tre composto di cui si servono ancora.

Fu mamma adottiva di figli senza distinzioni di età, di sesso, di stato sociale, guida culturale e spirituale della comunità ed ha saputo unire i due aspetti nella vera figura dell’educatore, la figura di educatrice e di genitore, incarnando nella sua vita non solo l’insegnamento, ma il suo amore materno.

Alla conclusione dell’anno scolastico 1933-34 nel suo registro di classe annotava:

“Mi è stata affidato l’insegnamento nel corso serale. Tre classi formate da giovanotti sui vent’anni, esuberanti di vita e di brio, che più di una volta misero a repentaglio la mia povera pazienza. Gli iscritti furono 33.

Curai soprattutto l’italiano perché volevo che avessero imparato a farsi una letterina, cosa indispensabile per essi, che presto si allontaneranno dalla famiglia per soddisfare l’obbligo militare”.

“Secondo i momenti, le ore, le circostanze, ho saputo essere l’amica, la sorella buona dei miei alunni abbassandomi fino al loro livello, lasciandoli liberi di parlare, cercando di correggerli, spronarli al bene quando è stato necessario impartendo la materia in maniera gioiosa guidata sempre dall’amore, che come dice il Pestalozzi, è l’alfa e l’omega dell’educazione”.

In parole povere, la maestra Fiordeponti non era tanto l’insegnante che illustrava i libri di testo e si limitava a dire che 2 più 2 fanno 4; ma era colei che preparava i giovani ai valori, alle vere responsabilità, ad avere la forza di volontà per reagire nelle avverse vicissitudini della vita, ad approfondire come si affronta la vita, come interpretarla nelle sue massime espressioni.

Aveva sentimenti materni verso tutti i ragazzi, ma soprattutto verso gli orfani.

Mia mamma, Agostina Sanna, mentre partiva all’ospedale di Tempio, – così ricorda Niccheddu Filigheddu – colpita da setticemia, prevedendo che non sarebbe ritornata a casa, si rivolse alla maestra Fiordeponti, dicendole:

“Vi affidu Niccheddhu meu”.

Mamma morì all’ospedale e la maestra Fiordeponti mi considerò, sempre, come figlio”.

Individuava i ragazzi più intelligenti e quelli forniti di maggiore capacità intellettive e li segnalava ai genitori perché li facessero proseguire negli studi.

Mario Farena mi raccontò alcuni aneddoti vita scolastica con la maestra Fiordeponti:

“Una volta ero andato a scuola con le mani sporche di pece perché facevo l’apprendista calzolaio.

La maestra Fiordiponti, vedendomi in quello stato, mi rimproverò:

“è questo il modo di venire a scuola?”.

I compagni intervennero:

“Maestra, fa il calzolaio!”.

“Quando fai il calzolaio?”.

“Dalle sette alle nove del mattino e, dopo la scuola, dalle 14 sino alle 20”.

“Ed i compiti quando li fai?”.

“La sera, dopo cena”.

Visibilmente commossa, mi abbracciò e nei giorni successivi chiamò mio padre e gli disse:

“Lo faccia studiare perché il ragazzo è molto intelligente”.

“Ma siamo poveri!”.

“Fate una lettera a Mussolini!”.

Pasquale Filigheddu, segretario comunale, preparò ed inviò una lettera commovente all’onorevole Mussolini, il quale rispose immediatamente:

“Caro Mario, ho ricevuto la tua lettera patriottica! Ti promuovo avanguardista moschettiere!”.

Nel 1933 con amarezza scrive nel registro di classe:

“Ventidue dei miei alunni hanno pagato la tessera, gli altri non hanno potuto, dati tempi difficili che viviamo.”

Di un suo alunno scrive: “è sempre inappuntabile, il suo grembiule nero è pulito, ma ora non regge più a tutti i rattoppi”.

Accenna anche al freddo che “ è così intenso che molti bambini si ammalano”, e ad alcune famiglie il cui “interessamento è stato quasi nullo” perché “curano più volentieri la propria cavalla, i propri armenti che non i figlioli stessi”.

Fu una maestra fascista convinta

È lei stessa che annotò nel registro di classe:

“Ho dato larga importanza al programma di cultura fascista, facendo partecipare i miei alunni a tutte le manifestazioni civili e patriottiche del paese, agli avvenimenti ed alle ricorrenze nazionali più notevoli

Tutti gli alunni hanno acquistato la pagella e la tessera tanto che ho avuto il tesseramento totalitario. Ho dato molta larga importanza al programma di cultura fascista, facendo notare tutto il benessere che godiamo sotto il Regime fascista. Ho sempre parlato calorosamente e con entusiasmo prendendo lo spunto dalle circostanze più notevoli o dalla lettura di qualche martire fascista per sviluppare sempre più l’amore e la deferenza per la Patria, il Re, il Duce.

“Continuo l’opera di disciplinare gli alunni ed ho ottenuto da tutti il grembiule. Sono una spesa lievissima: le Piccole Italiane hanno un grembiulino bianco con un nastro azzurro. Quando vanno a scuola ed all’uscita, formano per le vie del paese una schiera festosa che diffonde un certo senso d’ordine e pulizia.”

Fu presente con gli alunni a tutte le manifestazioni civili e patriottiche del paese, agli avvenimenti e alle ricorrenze nazionali più notevoli. Anzi per la perfetta riuscita della festa “va data lode alla infaticabile signorina Anita Fiordeponti, che è sempre presente con la sua opera disinteressata e preziosa, ogni qual volta c’è da fare del bene

Come Delegata della G.F. (Gioventù Fascista) lavorò sempre per ottenere da quasi tutte la divisa completa con la mantella e la tessera pagata.

Nel 1931 le fu conferita la medaglia d’argento di benemerenza della Mutualità Scolastica Italiana, in compenso dei suoi pregevoli servizi prestati all’Istituzione stessa.

Tutti gli arzachenesi le augurarono, attraverso il cronista locale de L’Isola, giornale di Sassari, “di poterla averla ancora fra ad Arzachena per l’opera indefessa e coscienziosa spiegata in pro della scuola”.

Nell’anno successivo per il lavoro svolto con sue alunne ottenne la medaglia d’oro e lei, giustamente soddisfatta, annotò nel suo registro di classe:

“Come fiduciaria delle P. I. (Piccole Italiane) e GIL (Gioventù Italiana del Littorio) quest’anno ho ottenuto molto dalle mie organizzate. Abbiamo lavorato per i poverelli con recite e con la preparazione di corredini per neonati. Abbiamo lavorato indefessamente per la II mostra di Sassari riuscendo anche quest’anno a meritare la medaglia d’oro. Come premio ho accompagnato le mie organizzate a Sassari soggiornando alla casa della P Il colmate delle più fraterne accoglienze”.

Anche questa volta alla signorina Fiordeponti “che tanti elogi ha saputo finora meritarsi per i suoi spiccati sentimenti di patriottismo e di fede fascista in seno alla scuola”, le arrivano, tramite il cronista de L’Isola, “le nostre più vive congratulazioni per la nuova ambita ricompensa”.

Collaboratrice  parrocchiale

Grande organizzatrice, collaborò, soprattutto, con il parroco don Russino, per promuovere lotterie, mostre, commedie per ricuperare fondi per l’asilo.

Nel 1926 è presidente dell’associazione Opera delle Vocazioni Ecclesiastiche e nel 1930 presidente della Commissione Missionaria per la Propagazione della Fede, clero indigeno e Santa Infanzia.

Rimase nel ricordo di tutti soprattutto la rappresentazione: la regina san Marcando, rappresentata nel 1932, per l’attualità dell’insegnamento, per i costumi, per la brillante interpretazione di Margherita Chiodino di Tummeu Ricciu

La maestra Giannina Ruzittu, allora alunna, ricorda ancora a memoria tutto il testo della commedia

La maestra Fiordeponti sposò Giuseppe Cossu, giovane di Arzachena, conosciuto durante le lezioni domenicali impartite agli adulti.

Morì durante il parto, dando alla luce Maria Teresa Ada Gennara Anita Attilia, negli Ospedali Riuniti di Pisa, il cinque agosto 1938, all’età di 45 anni.

Fu un gravissimo lutto per  per tutta la comunità arzachenese.

Il fratello Antonio così la ricorda:

“Anima semplice e buona, trascorse la sua vita nell’esercizio di tutte le cristiane virtù. Illuminata dalla fede, sorretta dalla speranza, spinta dalla carità; il bene fu il suo scopo, l’amore la sua arma, il perdono la sua difesa. Maestra esemplare, predilesse la scuola e vi profuse le sue migliori energie. Plasmò ai sentimenti del dovere un’intera generazione di alunni cui seppe infondere con l’amore al sapere e il timore santo di Dio e la dedizione assoluta alla patria.

Sposa felice, sul punto di divenire madre, la sua esistenza si spense come un’offerta suprema; ché più che mai salda nel suo sentimento religioso, accettò con rassegnazione la morte prematura, suggellando con atto di sublime cristiano eroismo, quella missione benefica che Iddio le aveva assegnato.

I suoi cari che tanto l’amavano, mentre le tributano questo mesto attestato di affetto, trovano soprannaturale conforto all’immenso dolore e balsamo divino all’amaro distacco, nella certezza che loro diletta Anita è ormai eternamente beata nel seno di Dio, nella speranza che la riabbracceranno un giorno, per sempre, nella patria immortale”.

La figura della maestra Anita Fiordeponti è quanto mai attuale nell’odierna società dove “la conoscenza diventa sempre più specializzata e settoriale, e profondamente segnata dal relativismo” e dal primato della tecnica avanzata, delle analisi eccessivamente iperspecialistiche.

Oggi non bisogna negare le proprie radici, ma ricuperarle e risulta ancora più necessario aprirsi alla “sapienza” che viene dal Vangelo.

“L’uomo, infatti, come insegna Benedetto XVI , è incapace di comprendere pienamente se stesso e il mondo senza Gesù Cristo: Lui solo illumina la sua vera dignità, la sua vocazione, il suo destino ultimo e apre il cuore ad una speranza solida e duratura. Un lavoro scientifico orientato alla ricerca della verità, nel dialogo tra fede e ragione, in una ideale tensione verso l’integrazione delle conoscenze e dei valori”.

Occorrono, dice ancora il Papa, “positive sintesi tra fede e cultura, tra scienza e sapienza, per la crescita piena ed armonica della persona umana.

“Oggi , come in passato, si ha bisogno di veri maestri, che trasmettano, insieme a contenuti e saperi scientifici, un rigoroso metodo di ricerca e di valori e motivazioni profonde” ai giovani, suggestionati dai modelli virtuali dello spettacolo e dello sport.

Mario Farena, uno dei tanti suoi alunni, purtroppo deceduto, ricordava sempre le parole che la sua maestra indirizzò a loro nell’ultimo giorno di scuola:

“Alcuni di voi andranno a studiare, altri andranno a lavorare, come Mario: fatevi onore in qualsiasi lavoro!Andate avanti nella vita. Fate sempre il vostro dovere! Buona fortuna a tutti”.

Possiamo considerarlo un saluto ed un augurio che la maestra Anita Fiordeponti, mamma adottiva di tutti gli arzachenesi di allora, rinnova a tutta la comunità di Arzachena di oggi.

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