Categoria : recensioni

Catechismo e orazioni in parlata gallurese nella raccolta di Francesco Cossu

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Gli studiosi di storia moderna hanno messo in luce l’attività rivolta all’insegnamento del catechismo da parte dei riformatori protestanti e conseguentemente dell’alfabetizzazione.

Gian Paolo Brizzi, in uno studio collettaneo, ha compendiato quest’attività con la formula “Il catechismo e la grammatica”.

Lutero e i suoi seguaci, volendo favorire la lettura della Bibbia da parte dei credenti, svolsero proficua attività pastorale, attraverso la predisposizione di catechismi e per l’apprendimento del leggere e dello scrivere. Questo compito, ricadendo nelle responsabilità dei principi tedeschi, incrementò la scuola pubblica.
In ambito cattolico, l’opera della catechesi per l’infanzia e per gli adulti procedette, dopo il Concilio di Trento, con variegato impegno nelle diverse diocesi cattoliche. Spesso ai bimbi sbandati e cenciosi si offriva da mangiare con la promessa ulteriore di insegnar loro a leggere e a scrivere. Quest’attività è compediata
nella formula di un altro studioso,Stefano Pivato, “Pane e grammatica”.images-111

Intensa fu l’opera degli arcivescovi Carlo e Federigo Borromeo nella vasta diocesi di Milano.
Varie associazioni di sacerdoti della dottrina cristiana operarono intensamente in questo campo in sinergia con i parroci.

Nell’ambito della riforma cattolica fu vasta l’opera del Bellarmino come autore del catechismo romano. Essenziale conseguentemente fu l’opera dei parroci in cura d’anime.

images-43A questi operatori religiosi, a partire dalla seconda metà del Cinquecento, si aggiunsero i vari ordini quali i Francescani, i Domenicani, i Carmelitani, i Gesuiti, gli Scolopi che precipuamente operarono in Sardegna.

L’insegnamento del catechismo e spesso la conseguente alfabetizzazione non si limitò semplicemente allo stretto insegnamento del Pater, Ave, Gloria, Credo e le verità della fede, ma a seconda dei vari carismi degli ordini religiosi, all’insegnamento delle varie orazioni per impetrare la salute, per la guarigione di varie malattie, e per i più importanti eventi sia del ciclo della vita come quelli del ciclo del tempo e del  ciclo dell’anno liturgico in cui si contempla la vita di Cristo, della Vergine, dei santi e degli angeli ed arcangeli.images-91
Le varie popolazioni che emigrarono nel Nordamarica, spesso isolate in località dove il pastore poteva garantire la presenza una o due volte l’anno, affidavano il compito della catechesi ai capi famiglia che svolgevano il ruolo d’insegnare le verità della fede nell’ambito di quelle famiglie allargate che andavano costituendosi.
Era sufficiente che egli sapesse leggere il catechismo per poter insegnare le verità della fede ai membri della famiglia.
Identico fenomeno si propose anche in tutta l’Europa del Nord in cui i capi famiglia ebbero il compito di istruire nella fede i vari componenti familiari.

images-7Nelle località in cui erano assenti coloro che sapessero leggere e scrivere, non mancarono di certo coloro che, provenendo da centri in cui si svolgeva l’opera di catechesi, pur non sapendo leggere, avevano appreso a memoria il catechismo, le orazioni per le varie circostanze ed erano capaci di tramandare oralmente quanto mnemonicamente avevano appreso.
C’è da ritenere, inoltre, che in tutte le regioni di antica cristianità fossero presenti, di tempo in tempo, missionari iteranti che svolgessero sia l’opera di inculturazione cristiana sia nei centri abitati sia presso le popolazioni disperse in vasti territori, ma comunque riunite in agglomerati di famiglie allargate.

images-121Questa premessa per affermare che la raccolta di formule di dottrina cristiana, di orazioni rivolte a Dio e alla Vergine, ai santi e agli arcangeli, effettuata attraverso le interviste da don Francesco Cossu, nel corso dei suoi 40 anni di apostolato in Gallura, (regione storico-culturale della Sardegna inserita nell’antica diocesi di Civita e successivamente di Tempio Ampurias), fa parte della tradizione cristiana, tramandata anche oralmente e appresa dai missionari, dai preti diocesani, da laici cristiani giunti dalle zone popolate della stessa regione o dalla Corsica che oralmente furono capaci di tramandare quanto appreso. Gli stazzi galluresi, per quanto dispersi in un vasto territorio, erano sempre raggiungibili a piedi e a cavallo e con altri animali da soma.
Nella regione interessata, inoltre, per voler andare a ritroso nel tempo, si attestarono sicuramente per secoli numerose “ville” romane che scomparvero simultaneamente alle altre zone della Sardegna nei secoli XIII e XIV, per dar luogo a centri urbani più dimensionati in zone più interne della stessa Gallura e più al sicuro dalle piraterie barbaresche.images-131

Non c’è da meravigliarsi, quindi, se le preci rituali ordinarie e quelle straordinarie si possono riscontrare nel corso della seconda metà del Novecento in Gallura, tra l’altro abbastanza simili a quelle raccolte nella seconda metà dell’Ottocento nell’area di parlata sarda e pubblicate da vari studiosi, spesso incoraggiati dal noto filologo friulano Graziadio Isaia Ascoli.
Uno studio comparativo tra le varianti del sardo e la parlata gallurese sarebbe utile per mettere in luce in che modo anche in una popolazione di cultura orale e non scritta si siano diffuse non solo le essenziali verità della fede, ma anche le conseguenti orazioni per i vari cicli di vita e dell’anno e per le particolari urgenze di salute: malattie, incidenti, pandemie, esorcismi contro il malocchio e altre pratiche di magia nera che si riscontrano in tutte le popolazioni non solo rurali, ma spesso anche urbane. In queste orazioni domestiche non mancano quelle per favorire l’attività agricola e di allevamento del bestiame come quelle contro fenomeni che potessero danneggiare il raccolto e lo stesso allevamento del bestiame.
Don Francesco Cossu, che mira a raccogliere tutto ciò che fa parte della cultura gallurese, al fine di conservarne l’identità storico-culturale, in questo impegnativo lavoro di memoria e storia, offre un ulteriore contributo, a quelli che egregiamente ha dato nel corso dei quarant’anni di attività pastorale e di ricerca, e negli ultimi anni, nella collana organica di cui questo saggio costituisce il quarto volume.

Per un essenziale riferimento alla letteratura sull’argomento si vedano: “Annali di storia dell’educazione e delle istituzioni scolastiche” 1, (1994) diretto da Luciano Pazzaglia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Canti popolari
in dialetto logudorese di Giuseppe Ferrero, Loescher, Firenze- Roma 1891 nella collana di Canti e racconti del popolo d’Italia a cura di D. Comparetti, A. Ancona vol IX; G. Pozzi, Grammatica e retorica dei santi, Vita e Pensiero, Milano 1997.

Angelino Tedde

 

 

 

 

 

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